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L’educazione, il cardine della democrazia

John Dewey, propone una nuova pedagogia scientifica che si realizza in una interconnessione continua con la filosofia, intesa come teoria generale dell’educazione, “se siamo disposti a considerare l’educazione come il processo di formazione di certe disposizioni fondamentali, intellettuali ed emotive, verso la natura e gli esseri umani”.32 Per Dewey il cardine della democrazia è l’educazione perché un governo a suffragio popolare prospera solo se coloro che eleggono e seguono i loro governanti sono educati: “la devozione alla democrazia è un fatto ben noto. […] Poiché una società democratica ripudia il principio dell’autorità esterna, deve trovare un surrogato nelle disposizioni e nell’interesse volontari; e questi possono essere creati solo dall’educazione. […] E’ evidente che una società alla quale sarebbe fatale la stratificazione in classi separate deve provvedere a che le opportunità intellettuali siano accessibili a tutti e a condizioni eque e facili. […] Una società mobile, ricca di canali distributori dei cambiamenti deve provvedere all’educazione dei suoi membri in termini di

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Condorcet, op. cit., p. 271-272.

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John Dewey, Democracy and Education, New York, Macmillan, 1916; trad. it di E. E. Agnoletti e P. Paduano, .Democrazia e educazione, con un saggio introduttivo di Carlo Sini, Milano, Sansoni, 2004, p. 362, (I ed. it. Firenze, La Nuova Italia, 1949).

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iniziativa personale ed adattabilità”,33 scrive Dewey nel secondo paragrafo del VII capitolo. Una società democratica esige, quindi, una partecipazione collettiva e non elitaria al progetto comunitario e al suo senso condiviso.

L’educazione, in una società democratica, partecipa alla correzione di privilegi ingiusti e non li perpetua. “L’educazione non è un mezzo rispetto a un fine ‘vita’ , ma si identifica con l’atto stesso di vivere una vita che sia feconda e intrinsecamente significativa …”34 e questo vale per tutti gli individui indipendentemente dalle differenze di censo, genere ed estrazione sociale. Il compito dell’educazione in una società democratica è di ricomporre la frammentazione dei vari studi che interpreta e asseconda la storica divisione della società in due classi, l’una colta e l’altra incolta, l’una intellettuale l’altra pratica, l’una libera di godere da colta di una vita oziosa, l’altra costretta a lavorare per la propria sussistenza e per permettere alla classe superiore di vivere agiatamente.

Il valore degli studi risiede nell’unità e nell’integrità dell’esperienza e solo “l’educazione che promuove la capacità di sapere, come fine a sé stessa senza riferimento alla pratica di doveri, nemmeno di quelli civici, è veramente liberale o libera”.35 La democrazia non può esistere e prosperare laddove persiste l’antitesi nell’istruzione fra quella per le masse, caratterizzata da fini utilitari ed economici, e quella per una minoranza caratterizzata da un’educazione ispirata alle tradizioni di una classe colta specializzata. Dewey, a tal proposito, mette in evidenza un aspetto del rapporto fra educazione e democrazia ancora assolutamente attuale. L’emancipazione politica ed economica delle masse si è realizzata attraverso lo sviluppo di un sistema scolastico pubblico e libero sorto per contrastare l’idea dello studio e della cultura come monopolio di pochi eletti, ma la rivoluzione è ancora incompiuta. L’idea prevalente è sempre quella di un’educazione “che contrappone l’utile e il pratico al nutrimento del gusto e alla liberazione del pensiero”.36

La soluzione del dualismo inconciliabile fra un’educazione liberale, dedita al puro sapere, e l’addestramento pratico privo di contenuto intellettuale ed estetico sarà un’educazione che riuscendo a conciliare i due estremi tramite il

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John Dewey, op. cit., pp. 95-96.

34

John Dewey, op. cit., p. 264.

35

John Dewey, op. cit., p. 280.

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coinvolgimento attivo e partecipe degli uomini nei fini della loro attività unificherebbe, in estrema sintesi, la società stessa. La sottomissione intellettuale e il servilismo necessari per esercitare funzione di controllo sulle masse da parte di una minoranza non sono adatti a una società che tende alla democrazia. In una società progressiva educare significa suscitare la curiosità, l’interesse, sviluppare l’iniziativa e l’intuizione valorizzando le preziose variazioni individuali che costituiscono il motore del suo sviluppo. Già Platone, come abbiamo visto, dichiarava che il compito fondamentale dell’educazione in una società organizzata è scoprire le peculiarità di ciascun individuo e istruirlo affinché possa esprimere il meglio di sé per l’utilità sociale.37

Per Chomsky l'istruzione rappresenta una leva di cambiamento sociale e la democrazia un’utopia irrealizzabile senza educazione. Non c'è società realmente libertaria e illuminata fin quando il fine della produzione è una produzione di beni e non di esseri umani liberi, reciprocamente associati in condizioni di uguaglianza, in cui non si è solo spettatori ma partecipi.38

Ritornando a Dewey, quello che emerge con forza nella sua riflessione pedagogica è la sia straordinaria attualità.

Il suo modello di educazione democratica e antiautoritaria, non solo nei fini ma anche nei metodi, ispirata al riconoscimento della centralità e della dignità dell’allievo, al carattere processuale, problematico dell’apprendere e alla necessità che l’apprendimento, per essere efficace, si basi sempre su interessi autentici del discente. In questo ambito, la mentalità scientifica gioca un ruolo essenziale nello sviluppo di un individuo. L’approccio scientifico alla conoscenza, infatti, aiuta l’individuo a liberarsi da condizionamenti dogmatici, lo porta a riconoscere una varietà di punti di vista, a riconoscere la necessità della tolleranza e a riconoscere la necessità di sottoporre le proprie convinzioni all’esperienza. Il modello educativo di Dewey è ancora un’utopia nella maggior parte delle realtà scolastiche, così come la democrazia da lui auspicata, dopo un secolo dalla pubblicazione di Democracy and Education, si può affermare sia ancora incompiuta. Società in cui siano state abbattute barriere di classe e di razza, in cui effettivamente non esista separazione tra classi privilegiate, in cui

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Plat, La Repub., libro II, 369, 370.

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Noam Chomsky, Democrazia e istruzione. Non c'è libertà senza l'educazione, Roma, Edup, 2005.

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l’interazione sociale significhi ricchezza di stimoli e sviluppo di una grande varietà di capacità personali, sono ancora in divenire.

Potente è la sua riflessione sulle diversità. Le differenze costituiscono il punto di partenza e il punto di forza di una vera discussione democratica, la quale non potrebbe che inaridirsi laddove le differenze diventassero forti disuguaglianze sociali.

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Capitolo Terzo

IL QUADRO DI RIFERIMENTO CONCETTUALE

DELL’EQUITÀ

Premessa

L’obiettivo del terzo capitolo è l’approfondimento del significato dell’equità applicata al sistema scolastico. Si è affrontata la questione della definizione facendo riferimento al dibattito filosofico e al contributo della sociologia dell’educazione. Si è descritto, inoltre, il sistema d’indicatori di equità dei sistemi educativi elaborato dallo European Group of Research on Equity of the Educational Systems, come esempio della operazionalizzazione del concetto di equità. Il gruppo di ricerca composto da sei unità di ricerca appartenenti a sei università europee ha, infatti, svolto nell’ambito del progetto europeo Socrates una ricerca con l’obiettivo di comparare e misurare l’equità dei sistemi scolastici dei Paesi appartenenti all’Unione Europea.

Il dibattito sulle politiche educative e sociali che ha impegnato negli ultimi anni soprattutto i filosofi dell’educazione e della politica ha registrato uno slittamento progressivo del fuoco dall’uguaglianza all’equità. Nell’ottica dell’equità, l’uguaglianza non è considerata come un valore a sé stante, ma assume valore in relazione a una coerente teoria della giustizia.

L’analisi del sistema scolastico secondo il criterio dell’equità non implica, quindi, la tendenza a tralasciare la discussione sull’uguaglianza ma esprime l’orientamento a considerare l’uguaglianza in termini relativi. Relativizzare il concetto di uguaglianza si traduce nell’accettazione di uguaglianza in una determinata sfera e di disuguaglianza in un’altra. Ciò pone il problema di prendere posizione facendo ricorso ad una teoria della giustizia. È necessario, quindi, per approfondire la riflessione, definire il concetto e porsi la domanda nei termini in cui l’ha posta il premio Nobel per l’economia Amartya K. Sen:

Equality of what ?39

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Amartya K. Sen, Equality of what?, The Tanner Lecture on Human Values, delivered at Stanford University, 1979, http://www.dse.unifi.it.

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