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La giustizia in una prospettiva storico-filosofica

Parlare di equità nell’ambito scolastico implica la necessità di uscire dall’ambito della pedagogia e della psicologia per inquadrare l’educazione e le scelte, che di volta in volta sono operate da politici, istituzioni, dirigenti e insegnanti, in un quadro di riferimento filosofico sociale e politico più ampio.

Affrontare il tema dell’equità nell’istituzione scolastica richiede, in primo luogo, di ragionare sulla concezione della giustizia in una prospettiva storico-filosofica. Il concetto di giustizia è stato oggetto di definizioni diverse secondo i diversi presupposti ideologici o etici in base ai quali è stato interpretato.

Nella storia del pensiero ha indicato di volta in volta la conformità a norme naturali, divine o positive o l’ideale cui la norma deve riferirsi per essere valida, l’ispirazione all’uguaglianza o l’ordine da stabilire.

Nel pensiero greco, la giustizia è il rispetto e la conformità a un ordine universale, per mezzo del quale le cose occupano un posto e svolgono un compito determinato. La legge è una norma che prescrive il comportamento del cittadino e si fonda su un ordine naturale che assegna a ciascuno il suo posto e il suo comportamento.

I sofisti spezzano l’unità di natura e legge e affermano che le leggi politiche sono norme dettate dall’interesse della sopravvivenza di una singola comunità o dall’utilità del tiranno che le istituisce, “l’utile del più forte”.40 Platone ridà alla giustizia un valore oggettivo in riferimento ai concetti di ordine e armonia. Nella Repubblica troviamo un’esposizione completa del concetto platonico di giustizia. Lo stato è costituito da tre classi, costituite da filosofi, guerrieri e artigiani, che concorrono ciascuna con i propri compiti al perfetto equilibrio delle parti. Aristotele41 fa una distinzione tra giustizia correttiva e giustizia distributiva. La prima prevede un rapporto di reciprocità e ristabilisce l’uguaglianza fra ciò che ciascuno dà e riceve, mentre la seconda esclude l’uguaglianza ma rispetta la proporzione fra i meriti dei singoli individui e ciò che è loro dovuto.

40 Plat., Rep., I, 338e-339b. 41

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Secondo Aristotele “la natura dell’equo” è quella di “essere un correttivo della legge, laddove la legge sia difettosa a causa della sua universalità”.42

L’equità riafferma la giustizia laddove l’universale è inadeguato per il particolare. Il presupposto, dunque, è l’inadeguatezza dell’universale rispetto al particolare.

Nel diritto romano, Ulpiano definisce la giustizia come suum cuique tribuere, 43 ma il “dare a ciascuno il suo” è un’impostazione che pone il problema della definizione del “suo”.

Nel pensiero moderno il concetto di giustizia è stato subordinato ad altri valori quale l’utilità sociale e la felicità del maggior numero delle persone, ma a partire dalla fine del XVIII secolo la giustizia si identifica con l’uguaglianza politica e sociale.

Le principali teorie che segnano il dibattito contemporaneo sulla giustizia costituiscono la cornice teorica entro la quale si muovono le riflessioni e le ricerche sul tema dell’equità nel sistema scolastico.

Il pensiero di Rawls fornisce un importante punto di riferimento rispetto al discorso sull’equità che si vuole sviluppare nel presente lavoro. L’autore pone, infatti, alla base di una cooperazione sociale equa e a vantaggio di tutti gli individui, l’interazione dei principi di libertà, uguaglianza ed efficacia.

Con il suo trattato, A theory of justice44, John Rawls innesca un dibattito pubblico sulle questioni inerenti la giustizia sociale. Nella sua opera, egli delinea i principi fondamentali di una società giusta, di una società bene ordinata nella quale i benefici e gli oneri siano distribuiti equamente fra gli individui.

Rawls si riallaccia alla concezione classica della teoria della giustizia distributiva, che si fonda sull’uguaglianza delle opportunità e sostiene il principio delle differenze. I principi di giustizia si fondano sulla distribuzione di costi e benefici tra i partecipanti all’impresa sociale ai quali è garantito il massimo di equità (fairness) da parte di un soggetto che sceglie.

Rawls sostiene che il primo principio di una società giusta è quello che prescrive la più ampia libertà per tutti: “ogni persona ha un eguale diritto al più ampio sistema totale di eguali libertà fondamentali compatibilmente con un simile 42 Ivi, 1137b 26-27. 43 Ulp., Reg., 1. 44

John Rawls, Rawls, A Theory of Justice, Cambridge, Mass., Belknap Press of Harvard University Press, 1971; trad. It. Una teoria della giustizia, Milano, Feltrinelli, 2002.

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sistema di libertà per tutti”.45 Accettare che alcune persone possano essere più libere di altre significherebbe negare il principio di giustizia e giustificare una società schiavista, razzista o etnocentrica. Le dottrine razziste sono ingiuste e irrazionali.46 Non ammette le limitazioni al principio di libertà, neanche in cambio di una maggiore uguaglianza o di una maggiore efficienza economica. L’equa libertà è il bene più prezioso di una società giusta, ma il valore della libertà non è uguale per tutti.47 Rawls, dopo il principio di libertà, sviluppa il principio di uguaglianza, che riformula come principio di differenza. Le ineguaglianze economiche e sociali sono ammissibili soltanto se sono per il beneficio dei meno avvantaggiati. Questo principio afferma dunque che sono accettabili le ineguaglianze in termini relativi tra i membri della società se comportano un beneficio, in termini assoluti, per i meno avvantaggiati. La sua concezione generale della società giusta è, quindi, che “tutti i beni sociali principali – libertà, opportunità, reddito e ricchezza, e le basi per il rispetto di sé – devono essere distribuiti in modo eguale, a meno che una distribuzione ineguale di uno o più di questi beni non vada a vantaggio dei meno avvantaggiati”.48

Considera moralmente arbitraria49 la distribuzione del reddito e della ricchezza in base alle abilità e ai talenti. Le ineguaglianze di partenza, derivate da sesso razza, cultura, posizioni sociali o doti naturali, devono essere compensate secondo il “principio di riparazione”.50 Una società democratica e giusta è una società che riesce ad armonizzare il principio dell’equa eguaglianza con il principio di differenza, optando per le soluzioni che migliorano le condizioni di chi è in posizione di svantaggio.51 Far stare meglio chi sta peggio, senza danneggiare gli altri,52 significa coniugare i principi di differenza e di efficienza a beneficio di tutta la società.

La teoria della giustizia di Rawls è una teoria globale che ha notevoli implicazioni sull’educazione. Nei principi generali di Rawls, l’educazione non

45

John Rawls, op. cit., p. 255.

46

John Rawls, op. cit., p. 135.

47

John Rawls, op. cit., p. 178.

48

John Rawls, op. cit., pp. 255-256.

49

John Rawls, op. cit., p. 76.

50

John Rawls, op. cit., p. 96.

51

John Rawls, op. cit., p. 77.

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occupa un posto definito, ma nella sua lista dei beni sociali primari non ce n’è uno al quale un’educazione dai risultati positivi non dia accesso.53È interessante, ai fini dell’approfondimento della riflessione, la posizione di Michael Walzer rispetto all’idea di uguaglianza.54 L’uguaglianza, se è espressione di una sostanziale uniformità, non è sufficiente alla comprensione adeguata della società contemporanea (caratterizzata da prosperità, incremento della mobilità, diversità di stili di vita). Egli sostiene la necessità di reimpostare in termini nuovi il discorso sull’uguaglianza e sulla giustizia secondo il principio del rispetto della diversità delle esperienze e delle scelte. Il criterio di equità adottato da Walzer, stabilisce che le disuguaglianze in educazione debbano essere indipendenti dalle disuguaglianze osservabili in altre sfere (economica, politica, ecc.), il che implica da un lato che la ricchezza e l’origine sociale non debbano dare vantaggi in materia di educazione e dall’altro che l’educazione non ne debba dare in termini monetari. In altre parole, si istruisce per il solo piacere e non perché l’educazione può essere remunerativa e redditizia.

Gli studi dell’economista Amartya Sen55 sottolineano che l’equità presuppone che tutti gli individui siano in possesso delle capacità che consentano loro di partecipare a pieno titolo alla vita della comunità di cui fanno parte e che tale partecipazione richieda conoscenze e competenze che si acquistano con la scuola di base. Egli misura la giustizia essenzialmente sulla base della proporzione di individui al di sotto d'una certa soglia. Collocarsi, quindi, al di sotto d'una data soglia di competenze costituisce senza dubbio una condizione che può avere per l'individuo gravissime conseguenze sociali. Per Sen l’uguaglianza è essenzialmente libertà di scegliere fra una serie di vite possibili, al fine di acquisire “lo star bene”.

Mentre Rawls considera fondamentale, per un’equa uguaglianza delle opportunità, il possesso di beni e risorse prescindendo dalle attitudini e dalle scelte individuali, per Sen, le decisioni prese sulla base delle preferenze

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Secondo Rawls i beni primari sono quelli con cui “… gli uomini possono garantirsi un maggior successo nel realizzare le proprie intenzioni e nel raggiungere i propri fini, quali che essi siano. I beni sociali principali, raggruppati per categorie, sono diritti e libertà, opportunità e poteri, reddito e ricchezza”. in Una teoria della giustizia, Milano, Feltrinelli, Milano 2002, p. 91.

54

Michael Walzer, Spheres of justice, Oxford, Robertson, 1983; trad. it. Sfere di giustizia, Milano, Feltrinelli, 1987.

55

Amartya K. Sen, Inequality reexamined, New York, Russel Sage Foundation, 1983; trad. it. La

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individuali sono una condizione imprescindibile di garanzia di libertà. “Una persona meno abile o meno dotata nell’utilizzare i beni primari per garantirsi le libertà (ad esempio perché disabile mentalmente o fisicamente, perché suscettibile alle malattie, perché vincolata sul piano sociale o biologico dal genere di appartenenza) è in posizione di svantaggio rispetto a un’altra che non soffre analoghe limitazioni, anche se entrambe posseggono lo stesso paniere di beni primari”.56

E questa libertà di scelta, secondo Sen, è il principio alla base dello sviluppo: “development can be seen as a process f expanding the real freedoms that people enjoy” e in questo senso, ”development requires the removal of major sources of unfreedom: poverty as well as tyranny, poor economic opportunity as well as systematic social deprivation, neglect of public facilities as well as intolerance or overactivity of repressive states”.57