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L’origine e lo sviluppo del dibattito sull’equità in educazione

Il dibattito contemporaneo sulla giustizia del sistema scolastico trae origine dalla politica di massificazione dell’istruzione. A questo proposito sostiene Dubet61 che la scuola di massa, nonostante sia una scuola molto più ugualitaria e democratica di un tempo, proprio per le sue caratteristiche di uniformità di trattamento per tutti, non ha condotto ad una uguaglianza dei risultati. L’integrazione e allo stesso tempo l’esclusione degli alunni in posizione di svantaggio provoca un crescente senso di frustrazione in chi non riesce a spendere il proprio tiolo di studio nel mondo del lavoro e ad ottenere vantaggi adeguati per la propria vita personale e sociale .Una una scuola che tratta tutti allo stesso modo produce disuguaglianze che riflettono le disuguaglianze sociali. E anche Duru-Bellat62 ha affrontato di recente la questione delle disuguaglianze secondo una prospettiva singolare. L’autrice, in opposizione alla opinione secondo la quale portare il maggior numero possibile di giovani al diploma o alla laurea favorisce il progresso economico e la giustizia sociale, afferma che l’elevato numero di diplomi e di lauree mette in moto un meccanismo che genera incertezza e frustrazione e di fatto differisce nel tempo la selezione. Duru-Bellat sostiene infatti che « au nom de la démocratisation on est contenté jusqu’alors d’ouvrir le système et de rendre les scolarités moins sélectives, en laissant la sélection se faire plus loin, par décantation ».63 Il prolungamento degli studi, specialmente nei Paesi sviluppati, ha un limite, sia a livello individuale sia a livello sociale. Per l’individuo, non riuscire ad utilizzare il proprio titolo di studio per inserirsi nel mondo del lavoro e modificare la propria condizione sociale originaria, si traduce in una perdita di stima in sé stesso connessa alla consapevolezza di non ricoprire il posto giusto. « Cette logique de décantation conduit beaucoup des jeunes à entrer dans les formations professionnelles et dans la vie active sur le mode de l’échec, de manière irrémédiable puisque le

61 François Dubet, « Massification et justice scolaire: à propos d’un paradoxe » , in J. Affichard,

J.-B. de Foucauld (dir.), Justice sociale et inégalités, Paris, Esprit, 1992, p. 107-121.

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Marie Duru-Bellat, L'inflation scolaire. Les désillusions de la méritocratie, Seuil et La république des idées, Paris, 2006.

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retours en formation sont rares ».64 La società, dal canto suo, non riesce a garantire una reale corrispondenza fra le qualificazioni e le esigenze del mondo del lavoro. L’elevato numero di titoli di studio conduce ad una svalutazione degli stessi, perché l’evoluzione della struttura del lavoro non può stare al passo dell’aumento dei diplomi e delle lauree. L’accesso all’istruzione per tutti non è, di per sé, funzione di una società giusta. Per costruire una società meno diseguale è necessario, in primo luogo, garantire a tutti un buon livello di conoscenze e in secondo luogo, assicurare a tutti l’inserimento giusto nel mondo del lavoro. Garantire a tutti pari opportunità di accesso all’istruzione non significa riuscire a compensare le disuguaglianze che hanno origine al di fuori perché i giovani privilegiati, a parità di titolo di studio, accedono sempre ai posti migliori. Il possesso di un titolo di studio elevato non assicura al giovane proveniente da un ambiente svantaggiato l’accesso ad elevate posizioni sociali e professionali. É necessario riconoscere l’ipocrisia del sistema sociale che dà l’illusione a tutti, dietro una parvenza di generosità e di liberalità, di poter ricoprire posizioni a qualificate, indipendentemente dal retroterra socio-culturale. Premiare il merito, afferma Duru-Bellat, è un’altra forma di ipocrisia del sistema scolastico e sociale, infatti, il sistema meritocratico è « convoqué pour justifier la stratification sociale et les inégalités – il lui apporte un moral gloss, un vernis social. En d’autres termes, l’égalité des chances proclamée justifie des inégalités de situations bien réelles : croire en la méritocratie rend plus tolérant aux inégalités existantes (tant à l’école que dans le monde professionnel) puisque tout le monde a eu sa chance et que ce sont le meilleurs qui ont gagné ».65 La giustizia non consiste, quindi, nel dare a tutti pari opportunità di accedere a ruoli disuguali, ma piuttosto nel limitare la disuguaglianza fra i vari ruoli. La prima delle soluzioni che Duru-Bellat propone è collegata al mondo della scuola. Perseguire l’obiettivo di un sistema scolastico equo equivale a considerare centrale la qualità delle opportunità educative, « un bagage solide et homogène, au contenu garanti et explicite, qui par là protège les plus faibles. L’essentiel qu’on contrôle la qualité (élever le niveau de sortie)… ».66 Garantire la qualità dell’istruzione a tutti significa adoperarsi affinché l’uguaglianza delle

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Marie Duru-Bellat, op. cit., p. 83.

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Ivi, p. 100.

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opportunità possa trasformasi in uguali opportunità di successo nella vita sociale. La seconda soluzione chiama in causa le responsabilità della società e della politica. La volontà di equalizzare le posizioni di categorie sociali differenti significa creare uguaglianza nell’ambiente in cui i bambini crescono e quindi una effettiva uguaglianza di opportunità nel lungo termine. « La lutte contre l’inégalités des chances passe avant tout par des politiques de l’emploi et de redistribution égalisant les conditions de vie de familles ainsi que par des structures de garde homogénéisant les conditions de développement de tout jeunes enfants. On ne serait pour autant écarter toute responsabilité pour l’école, mais à l’évidence sa tâche serait plus facile si les enfants lui arriverait moins inégaux ».67

Alla luce di queste considerazioni emerge l’importanza di chiarire a quale tipo di uguaglianza sia legittimo aspirare in educazione. Una scuola giusta ed equa è quella che garantisce l’uguaglianza delle opportunità educative e di trattamento, oppure quella che ha come obiettivo l’uguaglianza dei risultati, partendo dalla considerazione delle differenze individuali?

Se equità in istruzione si traduce in uguaglianza dei risultati, una sistema scolastico giusto dovrebbe compensare le disuguaglianze offrendo le migliori opportunità educative agli studenti svantaggiati. In questo caso, per mirare al raggiungimento di risultati di apprendimento uguali per tutti gli studenti, la scuola e gli insegnanti dovrebbero diversificare i percorsi e distribuire i beni strumentali in modo disuguale.

Se, al contrario, per equità si accetta l’accezione di uguaglianza di trattamento, si delinea un sistema che ratifica e considera giusta la disuguaglianza nei risultati. Nel caso in cui si accettasse come criterio di equità il merito, inteso come talento e impegno, una scuola equa dovrebbe avere come obiettivo il riconoscimento e la valorizzazione dei talenti e degli sforzi che necessariamente si realizzerebbero attraverso le disuguaglianze nei trattamenti e nei risultati. Un sistema meritocratico si fonda sull’assunto dell’inconsistenza dell’impatto socio- economico e culturale sul successo scolastico degli studenti e sull’affermazione delle capacità naturali dell’individuo. In contraddizione a ciò, gli studi e le ricerche effettuate nel passato e in tempi recenti mettono in evidenza quanto sia

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significativo l’impatto delle variabili esterne alla scuola sul rendimento degli studenti. I dati rilevano che il retroterra socio culturale, il reddito dei genitori e il prestigio sociale della famiglia incidono in maniera significativamente maggiore sui risultati scolastici rispetto alle differenze a livello di quoziente intellettivo. Venendo meno il carattere di naturalità delle capacità intellettive, il sistema meritocratico, come meccanismo di selezione, perde la sua ragione di essere. In una sistema scolastico di questo tipo, il merito dissimula il privilegio di partenza68 e rischia di operare come freno nella continuazione degli studi da parte di coloro che ottengono risultati inferiori alla media.

Come abbiamo visto, il tema si presta ad essere affrontato secondo molteplici punti di vista che differiscono per la natura delle ineguaglianze ritenute inique e per il modo in cui sono poste in relazione equità, efficacia e libertà.