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Il modello lessicalista nella flessione verbale greca

Chomsky, e in particolare il suo studio Remarks on Nominalization, che tra l’altro è l’unico suo saggio ad occuparsi della morfologia, ha creato lo spazio teorico per un componente morfologico autonomo6. Il lavoro di Chomsky verte, soprattutto, al processo della derivazione piuttosto che alla flessione ma è facilmente estendibile alla flessione. Segue una serie di studi quali Halle (1973), Siegel (1974), e Jackendoff (1975) che elaborano l’ipotesi della teoria lessicalista. Il compito assegnato al nuovo livello d’analisi linguistica è quello di inventare una serie di regole in grado di generare tutte le parole ben formate ed escludere

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quelle mal formate. Questi studi portano con sé delle innovazioni notevoli rispetto alla precedente visione sulla morfologia, caratterizzata da rapporti concatenativi. In particolare, sono introdotte per la prima volta le Regole di Formazione di Parola (RFP) che si prestano ad interpretare fenomeni morfologici che vano oltre la semplice concatenazione. Il modello lessicalista opera su una serie di basi lessicali, mentre le varianti flesse sono il risultato delle

Regole di Formazione di Parola. Infine, ogni RFP specifica l’etichetta sintattica e il quadro di sottocategorizzazione della parola risultante, insieme con una lettura semantica. Questo modello prevede due livelli diversi: uno contiene le parole che sono rappresentate nel dizionario e l’altro gli affissi che sono introdotti attraverso le Regole di Formazione di Parola. Un’ulteriore novità è la proposta di Aronoff per un sistema morfologico che si fondi sulla parola (Aronoff 1976:21). In contraddizione ai modelli precedenti che ammettevano il morfema come l’unità di base della morfologia. Grazie al medesimo studioso, le RFP acquisiscono un aspetto più sofisticato; sono arricchite con delle restrizioni per limitarne il potere nonché con delle Regole di Raggiustamento (RR) che intervengono a risanare le malformazioni fonologiche, causate dall’intervento morfologico. Il modello di Aronoff propone due livelli di rappresentazione, rispetto al solo livello proposto da Halle. Il primo livello è costituito dalle parole che sono rappresentate nel dizionario e il secondo è costituito dagli affissi che si trovano nel componente morfologico e sono introdotte dalle RFP. Un altro concetto importante per questo modello è quello della Base lessicale. Le RFP si applicano su quest’ultime che sono specificate sintatticamente. Si suppone, inoltre, una determinata sensibilità delle RFP alla natura semantica della base (Williams 1973, Allen 1978, Scalise 1989). Un altro aspetto che sembra determinare l’applicazione delle RFP alla base è la fonologia. Esempi di questa restrizione fonologica sono citati da Siegel (1970), Schultink (1962), Zwarts (1975), e Booj (1977). In fine, la base è soggetta a restrizioni morfologiche. Il modello lessicalista si distingue nettamente dalla sintassi. Morfologia e sintassi sono due componenti distinti della grammatica. Lapointe (1980) adotta una versione dell’ipotesi lessicalista forte, denominata Generalised Lexicalist Hypothesis dove dichiara:

no syntactic rule can refer to a morphological feature or category. e poi

syntactic transformations are never allowed to perform morphological operations (1978:3).

Quest’ opinione è condivisa da diversi studiosi, a partire da Chomsky (1970) secondo cui:

Syntactic rules cannot make reference to any aspect of the internal structure of a word.

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31 Selkirk (1982:70) afferma:

No deletion or movement transformations may involve categories of both W- structure and s-structure.

Secondo questi punti di vista, la formazione di parola avviene completamente nel lessico. Si tratta di un’ipotesi accolta da tanti studiosi tra cui Ralli per la flessione verbale del greco. Ralli adotta, in effetti, un approccio lessicalista forte nel suo trattamento della flessione verbale greca. In particolare, propone un componente morfologico dinamico che è responsabile per la flessione verbale nonché per la derivazione in generale. A sua volta, questo componente è composto e da una serie di regole di formazione di parola flessa e una serie di regole fonologiche lessicali che garantiscono la buona formazione delle varianti flesse. Ralli adotta poi la divisione del lessico tra lessico permanente che contiene i morfemi e tutto ciò che non è prevedibile dalle RFP. Secondo Ralli, le regole di flessione hanno un aspetto di base e sono formate dal tema → aff. Tutte le parole flesse sono analizzate secondo questa tipologia binaria: tema e desinenze. In sostanza Ralli sostiene che la prima parte corrisponde al tema verbale e la seconda parte esprime sempre numero e persona (Ralli 2005:127). Ovviamente, questa posizione è troppo ristretta per la flessione verbale greca, che come vedremo dall’analisi morfemica (cap. 3.2.) è ben lontana da questo tipo di rapporto. Per questo motivo, giustamente, Ralli aggiunge che un morfema flessivo può assumere il ruolo del morfema portmanteux oppure lo stesso morfema può essere realizzato diversamente ed esprimere informazioni aggiuntive (Ralli 2005:128). Si ricorda il caso dell’aoristo ˡεlis-a “ho sciolto” dove la -a non solo sta per 1a, prs, sg, ma è anche una marca di tempo passato; dall’altra parte i valori di persona e numero sono realizzati diversamente nel presente ˡlin-o “sciolgo” e in un altro modo ancora nel passivo ˡlino-mε “sono stato sciolto”. Secondo, invece, la tesi qui presente, tali inconvenienti, già noti nel mondo dell’analisi morfemica sono risolti attraverso l’approccio realizzazionale alla flessione, secondo cui, è la parola stessa che è associata a determinati tratti morfo-sintattiche e determina il modo della sua flessione. Questo significa che niente esclude la possibilità che le marche flessive, determinate dall’insieme delle proprietà morfo-sintattiche della parola stessa possano semplicemente non realizzare alcune delle proprietà incluse nell’insieme. Nelle teorie incrementali, invece, la parola ottiene l’insieme delle sue proprietà morfo- sintattiche attraverso le marche flessive. Tale metodo non ammette la sottospecificazione e deve di conseguenza ricorrere a mezzi insoliti o assumere spiegazioni ad hoc per poter interpretare fenomeni così comuni nella struttura del linguaggio. Il caso della realizzazione eterogenea della stessa proprietà morfo-sintattica, è ammesso in una teoria realizzazionale ed è regolamentati dal principio di Pānini. Ne è un esempio il caso di ˡlin-o/ˡlino-mε dove sia

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-o che -mε realizzano la proprietà di accordo (cfr. Cap. 4.4). Per tornare allo studio di Ralli, la studiosa nota che, oltre alla realizzazione obbligatoria o meno d’alcuni tratti morfo- sintattici, ci sono delle restrizioni che impediscono la realizzazione di un tratto morfo- sintattico da più morfemi per evitare la ridondanza come, per esempio, una forma del tipo *graftikomoun. In realtà, come afferma Anderson, la realizzazione multipla dello stesso tratto morfo-sintattico è possibile nelle lingue naturali (Anderson on some issues in morphological exponence). Ralli conclude il suo lavoro con la sua proposta di classificazione dei verbi della flessione greca sottolineando che la classe flessiva è una caratteristica esclusivamente morfologica. Ralli distingue due classi sulla base del rapporto dell’allomorfia seguente: i verbi con un rapporto di allomorfia X(a)~X vocale corrispondono alla IIa coniugazione. In assenza di questo rapporto i verbi sono collocati alla prima classe che corrisponde alla Ia coniugazione tradizionale. Questa distinzione secondo Ralli dovrebbe assicurare la corretta combinazione tra temi e desinenze flessive. Una classificazione del genere assicura la buona formazione di una serie di paradigmi verbali come, per esempio, il verbo lin- che non può apparire come *ˡlinisa data l’assenza dell’allomorfia individuata da Ralli mentre la regola provvede correttamente l’esito aγaˡpa- aˡγapisa. La stessa Ralli commenta che questa classificazione non è in grado di assicurare la buona formazione di un verbo come εpiðoˡt- per cui abbiamo εpiðoˡtisa e non *εˡpiðosa. Inoltre, la flessione verbale greca deve affrontare una serie di fenomeni che la presenza di tale allomorfia non garantisce, da sola, la buona formazione delle varianti flesse come, per esempio, la distribuzione stessa della vocale tematica, l’organizzazione e la struttura paradigmatica, le numerose eccezioni ecc. Attraverso questo studio, si sostiene che nonostante l’economia che caratterizza la proposta di Ralli, la flessione verbale greca include più classi flessive basate a volte sulla vocale tematica, come appunto sostiene Ralli, e a volte sulla base di ampliamento del presente oppure sulla base di idiosincrasie particolari che caratterizzano alcuni gruppi verbali. Inoltre, il rapporto di allomorfia X(a) ~X vocale non è determinante per l’assegnazione della coniugazione. Al fine di avere una descrizione che prenda in considerazioni tutte le complessità presenti nella flessione verbale greca, è necessario far riferimento ai rapporti paradigmatici all’interno della flessione in questione. Tornando all’approccio paradigmatico adottato per questa ricerca, si condivide con il modello lessicalista la tesi per un componente morfologico autonomo.

A questo punto è opportuno menzionare la critica all’approccio lessicalista forte di Anderson nel 1982. Lo studio di Anderson vede gli studiosi divisi tra l’ipotesi lessicalista forte e l’ipotesi lessicalista debole. Anderson, in maniera molto significativa, chiama il suo articolo Where’s is

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Morpphology e mette in dubbio che la flessione operi all’interno del componente lessicale. Conclude affermando che: inflectional morphology is what is relevant to syntax.

La riflessione di Anderson parte dall’osservazione che ci siano nella lingua diverse proprietà morfologiche che dipendono dalla sintassi tra cui elenca: l’accordo, l’assegnazione dei casi, del numero. Anderson ritiene che l’ipotesi lessicalista è molto forte e propone il Modello Esteso Parola e Paradigma. La tesi adottata per questo lavoro che riguarda il rapporto tra sintassi e morfologia è quella dell’ipotesi lessicalista forte condivisa da stump 2001:12 per cui:

An inflected word X of category Y associated with a set σ of morphosyntactic properties is inserted as head of phrase YP whose morhosyntactic properties are not distinct of σ.

Secondo quest’ affermazione, morfologia e sintassi sono due componenti diversi nella grammatica. La prima identifica la categoria, mentre la seconda attribuisce delle funzioni. In più la sintassi accoglie le parole già flesse per categoria e assume il solo compito di assegnare la loro funzione all’interno della frase. In altre parole, il punto di convergenza è la parola già flessa7.