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Il patrimonio storico-memoriale come offerta turistica

I.2 I luoghi della memoria, tra monumentalizzazione ed educazione

I.2.1 Il patrimonio storico-memoriale come offerta turistica

Il turismo della memoria, considerato, quindi, come una parte del turismo culturale, è caratterizzato dalla presenza d’un patrimonio storico-culturale.

Dal momento che la visita ai luoghi della memoria viene richiesta da una quantità, oggi, elevata di persone, al fine d’una conoscenza storica e d’una costruzione identitaria, è necessario predisporre un’organizzazione ed una gestione turistica, per questo patrimonio, in quanto forma d’attrazione da rendere, dunque, accessibile e visitabile. Un’adeguata offerta turistica si costituisce come precondizione per uno sviluppo ed una valorizzazione dei luoghi della memoria.

Come già affermato precedentemente, il turismo della memoria è generato dalle esigenze degli individui, di riscoprire sia le proprie radici culturali sia quelle altrui, in una realtà, in cui la società si caratterizza per una sua multiculturalità e per l’esistenza d’un dialogo sociale fra individui di differenti nazionalità, religioni, etnie, ecc.

Lo conferma il fatto che il trend turistico attuale, si indirizzerebbe verso forme nuove del turismo, come quello naturalistico od enogastronomico, poiché non più soddisfatto dall’esperienza della vacanza tradizionale (balneare, montana, ecc.). In questi contesti convenzionali, infatti, il turista è sempre alla ricerca d’arricchire il suo soggiorno, con

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altri elementi tipici del territorio, quali la gastronomia, l’artigianato, la natura, le tradizioni culturali, folkloristiche e culinarie, in un approccio più responsabile ed indirizzato verso la riscoperta dell’originario significato del viaggio e d’una cultura, diversa dalla propria.

Tendenzialmente, il turismo della memoria, per la presenza d’un patrimonio storico, collocato su vasta area, genera dei veri e propri sistemi turistici locali, che comprendono più risorse attrattive di tipo storico. L’Italia ne è un esempio, in questo senso, poiché sistemi integrati, comprendenti più attrazioni turistiche, fanno, ormai, parte della politica turistica del Paese. In Germania, nonostante si possa ricordare, qui, un esempio di sistema turistico integrato, qual è l’Isola dei Musei28 (Museuminsel), a Berlino, è difficile ipotizzare, per quanto riguarda i temi della Shoah e del Nazismo, un sistema turistico locale, composto, in via del tutto tradizionale, da un museo storico, da un archivio, o da una biblioteca, annessi ad un campo di concentramento. È vero che le città tedesche, le quali si trovano ad accogliere turisti in visita ai campi di concentramento nazisti, hanno organizzato e gestito l’area interessata, secondo modalità d’integrazione e cooperazione fra i soggetti, ma è vero anche come simili luoghi non possono sottostare ad una logica turistica, che abbia lo scopo di creare un vero sistema turistico locale, la cui “offerta turistica” si baserebbe sulla presenza di campi di concentramento o di strutture simili adibite, nel passato, alle uccisioni di massa degli Ebrei.

La sfida che si trovano ad affrontare gli operatori turistici, i quali hanno il compito di pianificare la pratica turistica nei luoghi memoriali, consiste nella realizzazione di un’offerta storica adeguata e veritiera, che racconti gli eventi storici tramite una modalità narrativa, e che non crei “messe in scena” o rappresentazioni banalizzate del passato, o, addirittura, che manipoli la realtà dei fatti. Fortunatamente, questo, generalmente, non si verifica, poiché gli individui hanno, da sempre, dimostrato un elevato grado di responsabilizzazione nelle forme turistiche atte a ricordare eventi di rilevante tragicità, come le guerre mondiali e la Shoah. Sia il turista sia l’educatore, di cui parlavamo precedentemente, hanno, costantemente, dimostrato, dinanzi a queste memorie, serietà e comprensione, in luoghi, così significativi, nei quali, spesso, il silenzio diventa un “elemento comunicativo”, oltre che “educativo”.

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Proprio nel centro di Berlino, si trova questo complesso, formato da cinque istituzioni museali: Altes

Museum, Neues Museum, Alte Nationalgalerie, Pergamonmuseum e Bodemuseum, dichiarati patrimonio

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Il fatto che accanto, o negli stessi campi di concentramento, si creino strutture adibite a musei, archivi o spazi, aperti al pubblico, non risulta frutto d’una “istituzionalizzazione della memoria”, ma d’un insieme d’azioni ed opere, messe in atto per la trasmissione della conoscenza, ai visitatori ed anche alle generazioni future. Si vuole, così, proporre un approccio propositivo e finalizzato alla visita del luogo memoriale, a fronte d’una sostanziale ed attuale noncuranza della maggior parte dei cittadini e delle istituzioni, con lo scopo d’attivare un possibile confronto storico ed umano fra gli individui.

Nel costruire un’offerta turistica qualitativa, affinché si trasmetta la memoria storica, senza incorrere in spiacevoli rituali e rappresentazioni storico-commemorative, non veritiere, occorre gestire e pianificare i luoghi della memoria, con un’attenzione ed una sensibilità diverse. Fondamentale, per esempio, dev’essere la presenza, sul posto, d’un personale competente e formato nel settore, e d’istituzioni ed enti locali, sia pubblici sia privati, i quali intervengano a garanzia di un’offerta che sia coerente e logica, il più possibile.

Nonostante nei luoghi della memoria della Germania, che, per loro natura, necessitano di forme operative differenti, non si possa dare vita ad un “sistema turistico locale”, il cui centro “attrattore” sarebbe, paradossalmente, un campo di concentramento nazista, sarebbe, invece, auspicabile, agire in una logica di sistema, inteso, in questo caso, quale programmazione d’un piano turistico, da parte di tutti gli operatori presenti sul territorio, basato sulla creazione d’un percorso memoriale, adatto ai visitatori, che mantenga la funzione originaria ed immutata, nel tempo, di trasmissione della memoria storica e di valori culturali. Quindi, non un sistema turistico locale, ma un sistema, nel senso d’azione collettiva ed integrata di vari attori, accumunati, non da un fine economico, bensì dal fine educativo della trasmissione della memoria, a tutte le generazioni, incluse quelle future.

Inoltre, si auspica un’azione, che sia, innanzitutto, sottostante alla logica del sistema (inteso precedentemente), ma che tenga anche conto, del suo indissolubile legame con il suo territorio (il quale, già di per sé, veicola un’identità), andando, così, a costituire il

significato dell’esperienza del visitatore.

La conseguenza è, dunque, la costruzione d’una narrazione, ossia d’un filo “storico”, che unisca il luogo memoriale al suo spazio, la cui tematica fondamentale è la memoria. L’art. 111 del Codice dei Beni Culturali, identifica le attività di valorizzazione «nella costituzione ed organizzazione di risorse, strutture o reti, ovvero nella messa a disposizione di competenze tecniche o risorse finanziarie o strumentali finalizzate

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all’esercizio delle funzioni ed al perseguimento delle finalità indicate all’art. 6. A tali attività possono concorrere, cooperare o partecipare soggetti privati»29. Inoltre, «la valorizzazione ad iniziativa privata è attività socialmente utile e ne è riconosciuta la finalità di solidarietà sociale»30.

La costituzione, quindi, di parchi, sentieri, itinerari, circuiti storici della memoria, sostanzialmente, identificabili come reti o sistemi di strutture e servizi culturali31, acquisterebbe una grande rilevanza, per la corretta valorizzazione dei luoghi e per l’espletamento della loro funzione pubblica.

Come l’esistenza d’un soggetto, auspicabilmente privato, apparirebbe necessaria per la gestione e l’organizzazione del luogo memoriale, così, anche l’appoggio ed il sostegno di altri soggetti si rivelerebbero essenziali: soggetti sia pubblici, come i ministeri, le soprintendenze, le regioni, le università, i centri di ricerca, le scuole ed altri istituti museali, sia soggetti privati, aventi competenze tecnico-scientifiche, come gli Istituti per la Storia della Resistenza ed associazioni locali32.

In seguito ad una regolamentazione, in termini legislativi, pianificatori e finanziari, da parte del soggetto promotore, si prevedrebbe, poi, un piano logistico e gestionale, che sia concreto e reale, al fine dell’organizzazione, della fruizione e dell’accessibilità del luogo, mediante forme pratiche quali: segnalazioni ed indicazioni stradali, cartellonistica; parcheggi; mezzi di trasporto e di collegamento e mezzi per il soccorso; predisposizione d’un piano di sicurezza per i visitatori ed i beni culturali; assistenza ed accoglienza ai visitatori, con personale formato e competente; servizio di guardiania, vigilanza, pulizia e manutenzione del luogo; servizi aggiuntivi per il visitatore, quali punti di sosta, per il riposo dei visitatori, bookshoop, punti vendita, ecc.; preparazione ed organizzazione di mostre, eventi culturali, convegni, percorsi, itinerari, laboratori, ecc.; servizi primari d’alloggio e ristorazione, nonché servizi d’assistenza al turista (uffici IAT); sviluppo d’un sito web del luogo memoriale e della località in cui si trova, che sia completo ed integrato; creazione d’una rete museale regionale33.

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Codice dei beni culturali e del paesaggio, ai sensi dell’articolo 10 della legge 6 luglio 2002, n.137,

pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 45 del 24 febbraio 2004 – Supplemento Ordinario n. 28, Decreto Legislativo 22 gennaio 2004, n. 42, TITOLO II: Fruizione e valorizzazione, Capo II: Principi della

valorizzazione dei beni culturali, Art. 111, c. 1, Attività di valorizzazione.

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Vedi nota 29, Art. 111, c. 4.

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Massimo Carcione, Per una corretta valorizzazione dei Luoghi della Memoria, Cuneo 2013, www.academia.edu/3593448/Per_una_corretta_valorizzazione_dei_Luoghi_della_Memoria._Lo_stato_de llarte_in_ambito_legislativo_Cuneo_2013. 32 Vedi nota 31. 33 Vedi nota 31.

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Quest’ultimo punto, la creazione d’una rete museale, si rivelerebbe fondamentale, poiché i luoghi della memoria dovrebbero congiungersi in un’unica rete, che comprenda tutti quei siti, portatori d’istanze storiche e memoriali, e non rimanere isolati fra loro. Infatti, i musei della memoria non dovrebbero esistere su dimensione locale, ma, possibilmente, acquistare una dimensione nazionale, ed essere riconoscibili da tutti, in base al filo storico che li lega, dal momento che i temi della guerra, dei valori della democrazia, della libertà e della pace, sono valori universalmente ravvisabili.

Esclusivamente, quindi, mettendo a sistema il luogo memoriale, il suo territorio, nonché la sua popolazione, ed offrendo al visitatore il significato dell’insieme di questi elementi, ossia il suo core, risulterebbe possibile creare una narrazione storica, e fornire una visione corretta del passato, tale da stimolare l’individuo alla formazione d’una coscienza.

I musei ed i luoghi, come complessi memoriali, si rivelano dei mezzi per la diffusione della conoscenza storica, della sua conservazione ed elaborazione della memoria. L’art. 101, infatti, del Codice dei Beni Culturali, definisce il museo come «una struttura permanente che acquisisce, conserva, ordina ed espone beni culturali per finalità di educazione e di studio»34.

Il tema storico della memoria, dovrebbe essere convertito, dai soggetti implicati, in qualcosa di tangibile, con lo scopo di dare vita ad una proposta turistica, che sia arricchente e stimolante per il visitatore. Essa, infine, dovrebbe, raccontando il tema storico, essere in grado di fornire un patrimonio culturale ed umano e permettere l’intima conoscenza delle proprie radici. Ma questo sarebbe possibile, solo, tramite la formazione d’un percorso, nel quale il visitatore possa crearsi una sua esperienza personale.

A questo scopo, Pezzino spiega l’efficacia e le differenti funzioni dei mezzi tecnologici, impiegati nelle istituzioni museali, che permettano di relazionarsi con il visitatore e di aiutarlo nella visita esperienziale.

Il visitatore, infatti, sarebbe spinto a rapportarsi con la narrazione dei fatti storici raccontati, attraverso la predisposizione di materiali multimediali, che favoriscano una qualsivoglia interattività, individuale o collettiva: si organizzano, perciò, ambienti, in cui, da una parte il visitatore possa essere coinvolto individualmente, ed attivare, così, un processo di riflessione propria, dall’altra, che egli possa relazionarsi e vivere un

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Vedi nota 29, TITOLO II: Fruizione e valorizzazione, Capo I: Fruizione dei beni culturali, Sezione:

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momento di confronto collettivo35. Progettare percorsi ed itinerari memoriali, mediante le tecnologie, configurerebbe, dunque, un nuovo linguaggio di comunicazione, che coinvolgerebbe, in un profondo “discorso” con il museo, il visitatore, che, chiamato a partecipare alla trama della storia, vivrà la sua esperienza memoriale36.