• Non ci sono risultati.

Il peccato 115 - avrebbe trascinato [la lingua per terra da Valdocco a Superga, pur

Nel documento ESERCIZI SPIRITUALI (pagine 112-116)

di evitare un peccato];

- [che ripeteva]: Mi riposerò q[uand]o riposerà anche il demonio;

- avrebbe strozzato con le sue mani gli scandalosi che rovinano le ani [me];

- avrebbe preferito veder bruciata [una sua casa, piuttosto che vi si commettesse un peccato?].44

Don Bosco [fu instancabile nella sua] lotta al peccato.

Il salesiano [deve possedere una] radicale opposizione] al peccato.

Aggiungete che l ’eventuale peccato di un’anima consacrata [anche del semplice religioso, tanto più del sacerdote] rischierebbe facilmente di de­

generare in sacrilegio. [Come la vita e le opere del santo religioso sono quasi una continua, mistica messa di onore a Dio, così la vita e le opere di un religioso indegno rischiano di divenire un continuato sacrilegio. Il peccato del religioso è quasi sempre la profanazione di cose sacre: della sua persona che è sacra e consacrata, dei suoi voti che sono vincoli sacri, dei sacramenti che sono segni sacri, delle anime che valgono la redenzio­

ne di Cristo. Non dico che ogni peccato del religioso sia necessariamente un sacrilegio. Certamente però sacrilegio personale sono certi peccati che non occorre specificare; sacrilegio reale i sacramenti ricevuti indegna­

mente; sacrilegio abominevole personale e reale la profanazione delle ani­

me]. Anche qui la sola ipotesi ci fa tremare: sacrilegio, cioè profanazione

44 «Egli ci rispose che lo aiutassimo nella battaglia che ha da sostenere col nemico delle anime; e poi soggiunse: “Se mi lasciate solo, mi consumerò più presto, perché ho risoluto di non cedere a costo di cader morto sul campo. Aiutatemi adunque a far guerra al peccato. Io vi assicuro che rimango sì’ fattamente oppresso quando veggo il demonio nascondersi in qualche angolo della casa a far commettere peccato, che non so se si possa dar martirio più grave di quello che io soffro allora. Io sono così fatto:

quando vedo l ’offesa di Dio, se avessi ben anco un’armata contro, io non cedo”» (MB 7,376-377). «Oh se io potessi un poco mettere in voi questo grande amore a Maria e a Gesù Sacramentato, quanto sarei fortunato. Vedete, dirò uno sproposito, ma importa niente. Sarei disposto per ottener questo a strisciar colla lingua per terra di qui fino a Superga. E uno sproposito, ma io sarei disposto a farlo. La mia lingua andrebbe a

di cose e persone sacre. Siccome vive in una comunità dove ogni settima­

na tutti si accostano alla confessione e ogni giorno alla com[unione], ecco l’indegno [che] per una vile paura s’intruppa cogli altri, e genuflesso de­

votamente davanti all’altare si mangia e si beve la propria condanna.45 Usare di Cristo per crocifiggere Cristo: deicidio doppiamente sacrilego.

3. Finalmente, qualora un’anima consacrata per disgrazia si abbando­

nasse al peccato, lo farebbe con ben tristi conseguenze. Rileviamone una sola!

La rovina manifesta o segreta della congregazione. [La rovina del suo apostolato, reso sterile e infecondo come il tralcio staccato dalla vite. Ai suoi apostoli Gesù l’aveva preannunciato: «Come il tralcio non può por­

tare frutto da sé, se non rimane unito alla vite, così neppure voi, se non rimanete in me» (Gv 15,4). E questo vale di ogni peccato, anche il più se­

greto ed occulto]. Il religioso indegno è colpevole di matricidio. Quali umiliazioni], rossori, lacrime e disonore per la congregazione] anche per colpa di uno solo! «Di che lagrime gronda e di che sangue»46 l’even­

tuale naufragio di un religioso! La nostra congregazione], una tra le più gloriose e onorate nella chiesa, è una congregazione di santi, di martiri, di vergini, di angeli,47 che porta luminoso nel suo stemma il motto di Do- m[enico] Savio: «La morte, ma non peccati». Guai a chi osasse disonora­

re questa santissima madre e infrangere il gloriosissimo nome salesiano!

Sorgerebbero a maledirlo dalla tomba tutti i grandi salesiani che, per l’onore della congregaz[ione], hanno speso la vita e le forze.

Miei giovani amici, la congregaz[ione] è fiera di accogliervi sotto la sua bandiera, ma fate che non abbia ad accogliere in seno nessuna vipera velenosa! L’onore di vostra madre è d’ora in poi anche nelle vostre mani!

A voi è affidata la bandiera di Domenico Savio!

Presto o tardi tutto viene a galla. Il sales[iano] abita in una casa di ve­

tro, [sotto gli sguardi curiosi e spesso maligni dei giovani e non più gio­

vani. «Le parole e gli sguardi anche indifferenti sono talvolta mal inter­

pretati dai giovani che furono già vittime delle umane passioni».48 Sospet­

ti, dicerie. Parla l’aria, parlano i muri, parlano gli stessi interessati a tace­

45 1 Cor 11,29.

46 U. Foscolo, I sepolcri.

4/ Sono altrettanti titoli di «Buone notti» date da don Pietro Berruti nel periodo in cui don Quadrio si trovava a Roma. Se ne conserva lo schema in fogli sparsi. Sono state pubblicate in E. Vat.knttnt, Don Quadrio m odello di spirito sacerdotale, Roma 1980, pp. 52-55. Cf. E 060.

48 Don Bosco, Costituzioni, c. 36.

Il peccato

117 re. Parlano]. Di una cosa sola siamo certi che non si saprà mai, [quella che non abbiamo commessa!

E quando la misura è colma, Dio interviene e «rimuove il candelabro dal suo posto»49. «E fu grande la rovina di quella casa».50 E alla clamoro­

sa rovina talvolta, come tentata giustificazione, si accompagna non solo l’apostasia dalla congregazione, ma anche dalla chiesa, dalla fede e il pas­

saggio all’altra sponda (comunismo, protestantesimo). Caso raro ed estre­

mo, sì, ma logica e naturale conseguenza di premesse meno rare e meno estreme. La via che al termine si chiama apostasia, all’inizio si chiama tie­

pidezza, poi mondanità, poi malcontento, poi ribellione: l’inflessibile lo­

gica del male!].

Ogni atto buono eleva il livello spirituale di tutta la cong[regazione], ogni peccato anche segreto è una falla nella diga: compromette la sicurez­

za di tutti. Non siamo isolati. Siamo un solo corpo. Siamo tutti responsa­

bili della congregaz[ione] che d[on] Bosco, per volere di Maria, ha fon­

data e affidata nelle n[o]s[tre] mani.

Basta. Vi ho fatto soffrire [anche troppo, voi specialmente che siete i più giovani e i più cari]. Ma ho sofferto anch’io nel dirvi queste cose.51 Era necessario non aver compassione di voi. Lo vuole Pio XII, il quale prescrive di istillare nel cuore dei giovani religiosi la consapevolezza del gravissimo passo che stanno per compiere: nessuno vi può obbligare a en­

trare in una congregaz[ione], ma se lo fate dovete conoscere e assumere con coraggio tutte le responsabilità.52 53

Dopo aver soprattutto pregato per tutti i confratelli smarriti e per quelli tra noi che più presto e più fortemente saranno tentati di smarrirsi, noi vogliamo in tim ore et t r e m o r i applicare, ciascuno a sé, il monito di sant’Agostino: «Chi è l’uomo che abbia commesso un peccato, che io non sia capace di commetterne uno peggiore?». Nessuno osi alzare la fronte contro nessuno. Oggi a me, domani a te. Ogni giorno può essere fatale!

Timore, diffidenza, vigilanza, ma nessun turbamento o scoraggiamen­

to. Raccomandiamoci a lei con l’invocazione: Madre mia, fiducia mia. Ag­

grappiamoci alla croce di Gesù, che nel momento della tempesta e del naufragio sarà la nostra tavola di salvataggio].

49 Ap 2,5.

50 Mt 7,27.

51 Nell’originale: nel dirvela.

52 Non seguono gli altri punti, forse inizialmente programmati, quando (nel­

l ’originale) è stato apposto il numero 1 alle conseguenze del peccato nel religioso.

53 lC o r 2 ,3 ;c f.E f6 ,5 .

022. Il peccato del sacerdote

(Torino, Crocetta, 10/02/1955?, chierici e diaconi alla vigilia d ell’ordina­

zione)

Dopo aver alzato gli occhi alle vette, guardiamo ora all’abisso che vi si apre sotto i piedi! «Grandis sacerdotum dignitas, grandis m ina si p ecca ti L aetem ur ad ascensum, sed tim eam us ad lapsum» (san Gerolamo).54 Un santo forse non riuscirebbe a proporre un così doloroso argomento, se non con le lacrime. Perdonate se io, che non sono santo, debba farlo con delle parole, con povere e con troppe parole.

Spirito di tale meditazione dev’essere l’umiltà; frutto il santo timor di Dio, secondo l’avvertimento di Gesù ai suoi sacerdoti e rinnovato ad ogni novello sacerdote: «Simon, Simon. Ecce satanas expetivit vos, ut cribraret sicut triticum » (Le 22,31). «Vigilate et orate, ut non intretis in tentatio- nem... Caro autem infirma».55

In questa meditazione noi vogliamo, come san Giov[anni], appoggiare il n[o]s[tro] capo sul petto adorabile del Salvatore, per sentire anche noi i palpiti di quel divin cuore angosciato, quando disse ai primi suoi sacerdo­

ti: «Uno di voi mi tradirà».56 57 Che Gesù ci impresti il suo cuore per pene­

trare l’abisso insondabile del peccato sacerdotale. Mistero di malizia e di ingratitudine. Mistero di insipienza e di stoltezza. Delieta quis in telligit?51 La gomena della n[o]s[stra] mente sarà sempre troppo corta per toccare il fondo di questo abisso!

Il pericolo di divenire cattivi sacerdoti c’è per tutti e per ciascuno.

Vogliamo oggi guardarlo in faccia con spietata sincerità, per prevenire le sorprese. La chiesa ha accettato in partenza, perché il sacerdote rimane uomo, questo oscuro scandalo delle infedeltà, dei colpi mancini, delle di­

serzioni sacerdotali. Il nome di Giuda (e di altri in ogni tempo) rimane

54 Grandis dignitas sacerdotum, sed grandis ruina si p eccen t! Laetamur ad ascen­

sum, sed tim eam us ad lapsum (S. Gerolamo, Comm. in Ez. 13,44 = CCL 75,1875).

Segue una parte, omessa in successivi utilizzi: «Alla vigilia della vostra ordinazione sa­

cerdotale o di un passo decisivo verso di essa, al vostro fervore ed entusiasmo sembre­

rà una stonatura la meditazione sul peccato del sacerdote. Stetti molto tempo in forse, ma persone illuminate ed esperte mi convinsero a non ometterla. Mi incoraggiano an­

che le parole così chiare, gravi e solenni che ascoltiamo da [don Guido] Favini». La datazione è ricavata da un accenno a questa meditazione, inserito all’inizio di E 034.

55 Mt 26,41.

56 Gv 13,21 e 25; cf. Me 16,18.

57 Sai 18,13.

Il peccato

119

Nel documento ESERCIZI SPIRITUALI (pagine 112-116)