• Non ci sono risultati.

La morte 145 sco qualche anno fa? Sarebbe un’atroce ironia se, dopo aver tante volte

Nel documento ESERCIZI SPIRITUALI (pagine 142-146)

meditato e predicato sulla morte e preparato gli altri al gran passo, ci spuntassero sulle labbra frasi di rammarico, di protesta, di rivolta, «sicut et ceteri qui spem non habent».22.

Facciamo l’ipotesi migliore: morirò in una stanza, dopo una malattia regolare.

1) Verrà dunque presto un giorno in cui mi sentirò male; un capogiro, una febbre strana, un malessere impreveduto mi obbligherà a mettermi a letto. Non potrò più celebrare, l’ultima messa l ’avrò già celebrata senza saperlo. Niente di grave si dirà, ma sarà bene chiamare il medico. La dia­

gnosi sarà accurata, ed il medico, forse e senza forse, a me ne dissimulerà la gravezza. Se mi dirà: «Coraggio! Lei è giovane, ha risorse di energie, la natura fa meravigliose sorprese...», attraverso tali frasi saprò leggere e in­

tendere la verità?

2) Poi qualcuno penserà a darmi più o meno chiaramente l ’annuncio?

Sarò di quelli a cui tutti hanno paura di annunziare il pericolo? In casa tutti sanno, nessuno osa, e intanto il tempo passa. A Valsalice era allora infermiere il chierico] Cimatti. Il buon don Cavadini gli impose di giu­

rargli che, in pericolo di morte, l’avrebbe avvertito chiaramente. Don [Vincenzo] Cimatti non voleva giurare, ma solo promettere... Finalmente, pressato, giurò. Passano vent’anni. Don Cavadini si ammala, è grave (ci furono dei sacerdoti, anche sales[iani] che si fecero giurare dai propri confratelli che sarebbero stati avvertiti in tempo; ci furono altri che fu ben difficile convincere). Don Cimatti lo avvisa: «Sono qui a compiere il mio giuramento, si ricorda?». «Sì che mi ricordo, ma questo non è mica il momento». E ci volle tutto [lo sforzo possibile] per persuaderlo.28 29 Che non si verifichi di noi il caso doloroso di illuderci o lasciarci illudere, ri­

cevendo i sacr[amen]ti in extrem is o morendo senza.

3) E si penserà al confessore.

- Ma chi è il suo confessore? Da chi si confessava? Che tutti sappiano in casa qual è il padre della n[o]s[tra] anima! Comunque qualcuno verrà, e farò l’ultima confessione della vita. Sarà il film di tutta la mia vita. La mano nella mano del mio confessore, forse avrò solo la forza di risponde­

re: «Sì... sì... sì». Dio voglia che sia almeno così.

- Ma se ci fossero imbrogli sulla mia coscienza, come sarà difficile in quei momenti trovare il bandolo e dipanare la matassa, quando le facoltà

2 8 1 Ts 4,12.

29 Don Cavadini non compare nel catalogo dei salesiani defunti.

saranno intorpidite dal male e offuscate dalla agonia! Non rimandiamo mai nessun imbroglio da un giorno all’altro, da una confessione all’altra, dagli esercizi spirituali [che stiamo facendo] agli altri. Chi può ripromet­

tersi di confessarsi un’altra volta?

- E il mio confessore per l’ultima volta mi dirà: «Ego te absolvo». E sarà il degno suggello del bilancio di tutta la mia vita. Dio lo voglia!

4) Ed ecco il viatico recatomi dal direttore, accompagnato dai confra­

telli. Nella stanza sarà disposto il tavolino con tovaglia e ceri accesi, ed io sul letto, rivestito di stola, attendendo l’ultimo incontro con Gesù. Senti­

rò il suono ammonitore del campanello nei corridoi, e poi: «Pax bu ie do­

miti», ed il rito comincia. E mi ricorderò della prima comunione, di tutte le comunioni, di tutte le messe. L’ultima comunione eucaristica sarà pre­

ludio e pegno della comunione beatifica. Forse dirò: «lesu, quem velatum nunc aspicio, / oro fia t illud quod tam sitio: / ut te revelata cern en s fa cie, / visu sim beatus tuae gloriae».30

Ed il sacerdote di rimando: «Accipe, fra ter carissime, viaticum D om ini nostri lesu Christi, qui te custodiat ab h oste m aligno et perducat ad vitam aeternam. Amen».

5) [Ci verrà domandato]: «Vuole anche l’estrema unzione, non è ve­

ro?». O forse, sentendoci venir meno, saremo noi a chiederla. «P er istam sanctam unctionem et suam piissimam m isericordiam indulgeat tib i Domi- nus».31

- Quidquid p er visum deliquisti (tutti i peccati commessi con gli occhi.

Allora sì che certe libertà e curiosità assumeranno il loro giusto rilievo morale!).

- Per auditum, p er locutionem (mormorazioni, denigrazioni, giudizi avventati, scandali mi appariranno nella loro vera luce. Altro che critica costruttiva!).

- Per tactum (le mie mani consacrate dal crisma, che ogni giorno toc­

carono Dio e distribuirono la grazia!).

- P er gressum deliquisti... Amen.

Purificato dalle ultime reliquie del peccato, diverrò così un’ostia pura,

30 Dall’inno eucaristico Adoro te devote, w . 25-28.

31 Alle ore 18 del giorno 23 dicembre 1960 don Quadrio ebbe una grave crisi del suo male. Chiese insistentemente l’Unzione degli infermi e il Viatico. Ricevette il sa­

cramento con edificante pietà e lucidità. Commentò il giorno successivo con gli amici:

«Me l ’hanno amministrato col batuffoletto di cotone. Io invece preferivo che mi si calcasse con la mano il segno dell’olio» (dal diario di don Sabino Palumbieri).

La morte

147 un’ostia santa, un’ostia immacolata sull’altare di Dio. La mia morte sarà la mia vera messa, l’olocausto di tutto il mio essere.

Introibo ad altare Dei... Suscipe, s[ancte] Pater, om n ip oten s ae[terne]

Deus-, hanc immaculatam hostiam... In spiritu hum ilitatis et in animo co n ­ trito suscipiam ur a te, Domine... Suscipiat D om inus sacrificium ... lu b e h aec p erferri p er manus sancii a n geli tui in sublim e altare tuum ?2

6) La raccomandazione dell’anima: dovremmo spesso recitarla, medi­

tarne le soavissime espressioni. Che non ci capiti di sentirle allora per la prima v[olta]. «Subvenite, sancii Dei, occu rrite a n geli Domini, suscipientes animam eius... Suscipiat Christus qui vocabit te...». Ed infine: «Proficiscere, anima christiana, d e h o c m undo». Mi metteranno il crocifisso tra le mani, sp es unicaP3 Una povera donna morente era inconsolabile: «E terribile presentarsi a Dio a mani vuote». La suora le mise in mano il crocifisso. Se è terribile presentarsi al tribunale di Dio a mani vuote, niente può riem­

pirle meglio del crocifisso.

E la corona del rosario. Se pensassi, quando ho in mano la mia coro­

na, che sarà quella che mi stringerà le mani in questi istanti terribili! [E il libro delle Regole!].

7) Intanto sarà sopraggiunta l’agonia e il delirio. Che il mio delirio sia non una sconcertante ripetizione di volgarità, ma pia espressione di pietà per molti anni vissuta e di santità sacerdotale abitualmente professata. I santi preti, delirando, celebrano la s[anta] messa, o ripetono al popolo prediche appassionate sul s[acro] Cuore o sull’Immacolata. Don Grazia- ni, a Roma,32 33 34 nell’incoscienza ripeteva continuamente il gesto di benedire e assolvere! Ma, vedete, non a tutti e non sempre capita così. Chi assiste, non giudichi! Che ne sa lui?

In quei momenti dalla subcoscienza, rilassate le maglie della censura morale, pulluleranno liberamente nella mente e sulle labbra pensieri,

32 II parallelismo tra vita e messa era intensamente vissuto da don Quadrio (C 054). Nella meditazione affine viene aggiunto: «E poi l ’e[strema] u[nzione]: il sacra­

mento della partenza, della perfetta purificazione. Una dottrina ignorata, ma certa:

l ’eufcaristia] ricevuta a tempo con disposizione perfetta cancella completamente - tutti i peccati m[ortali] che non si possano altrimenti rimettere;

- tutti peccati veniali commessi;

-tu tta la pena eterna e temporale meritata peccando, cosi[c]ché Tanima, perfet­

tamente purificata, possa volare direttamente a Dio, senza passare per il purgatorio»

(Arch. 039).

33 O crux, ave, spes unica, dall’inno Vexilla regis prod eu n t (vespri della domenica di Passione), v. 21.

34 Don Antonio Odorico Graziani, morto a Roma il 24 ottobre 1948, a 68 anni.

immagini, affetti, ricordi, che vi si erano sedimentati volontariamente o involontariamente durante la vita, poiché niente si distrugge!

Che cosa penserò e dirò in quei momenti? Nella confusione della mente, per il gioco delle libere associazioni, mi sembrerà di acconsentire, di fare, di essere dannato!

E assolutamente necessaria l ’abitudine dell’atto di contrizione perfetta e di speranza, l’abitudine delle giaculatorie, giacché in quegli istanti le giaculatorie suggeriteci non potranno avere se non il senso abituale che suscitavano in vita nel nostro spirito.35 Altrimenti prevarrà la disperazio­

ne. Preghiamo Dio che possiamo essere assistiti da un sacerdote, non solo zelante, ma possibilmente anche pratico e illuminato.36

35 Dopo un’esperienza di stato comatoso che lo portò sull’orlo della morte (24 di­

cembre 1960), don Quadrio confida con tono di bonarietà, ma con sincera umiltà:

«Se avessi degli amici, darei il grande consiglio di prepararsi bene subito in vita, senza contar troppo sui momenti di agonia o preagonia, o anche di stato grave. Allora si cerca istintivamente solo di aggrapparsi alla vita, si è concentrati solo sulla vita pura­

mente vegetativa, preoccupati di respirare, di respirare quanto più è possibile. L’orga­

nismo è oppresso. I pochi pensieri e affetti nei confronti della misericordia di Dio ri­

sultano dispersi, frammentari. È difficile viverli benino» (dal diario di don Sabino Palumbieri).

36 II cappellano dell’ospedale. Nella meditazione di argomento affine don Qua­

drio aggiunge: «Il demonio sferrerà i supremi assalti, sfruttando i miei lati deboli, mettendo a profitto l ’esperienza accumulata in tanti anni, nei quali si è fatto i capelli bianchi... Solleverà dubbi sui primi peccati dell’infanzia, sulla sincerità e dolore nelle confessioni] passate; su circostanze, consensi, avvenimenti; su mille altre cose che egli sa scegliere con malizia raffinata. Sarò tentato contro la fede, contro la speranza:

Mi dissi: Voglio suggerirgli le preghiere, le parole che desidererei che dicessero a me, se fossi nella sua condizione e stessi per morire. È un mio confratello ed amico. Mi sedetti vicino a lui, alla sua destra; dall’altro lato del letto era seduto un suo confratel­

lo. Chino vicino al suo orecchio, piano, sillabando le parole, frammiste a pause di si­

lenzio, dissi giaculatorie, brevi frasi del Vangelo, brevi espressioni di fede, di penti­

mento, di fiducia e di abbandono in Dio, di offerta delle proprie sofferenze e della propria vita, per santificare il meglio possibile quel momento. Il tutto per 20-25 minu­

ti. Non ebbi la minima reazione di risposta. La mattina successiva ritornai nella sua camera. Pensavo di vederlo agonizzante. Invece era pienamente lucido; aveva ripreso piena coscienza e la parola. Ricordo ancora l ’atteggiamento e le parole con cui mi ac­

colse. Con un grande sorriso, tendendomi le braccia, con voce sentita e forte mi disse:

La morte

149

Nel documento ESERCIZI SPIRITUALI (pagine 142-146)