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Il paradiso 199 scere, da cui la mente umana, di verità in verità, come di gradino in gra

Nel documento ESERCIZI SPIRITUALI (pagine 196-200)

dino, è sospinta verso la prima e somma Verità, che è la luce divina.

II. Ameremo Dio. L’uomo è fatto per amare, è creato per l’amore.

Ora Dio è Amore, è l’Amore infinito, l’unico che possa appagare l’infinita sete di amore che arde nel cuore umano. Noi ci attacchiamo agli amori creati, ma essi non ci bastano e ci sospingono verso l’Amore increato, per il quale siamo fatti.

III. Godremo Dio. Egli sarà la nostra gioia. Dio è luce, è amore, è leti­

zia infinita. Il nostro cuore è fatto per lui e sarà sempre inquieto finché non riposa in lui.42 Noi ci tufferemo e naufragheremo in quello sconfinato oceano di letizia.

Vedere, amare, godere Dio stesso.

Vedere tutta la verità che esiste, la Verità infinita.

Amare tutto l ’amore che esiste, l’Amore infinito. Godere tutta la gioia che esiste, la Gioia infinita, non per un giorno, non per un secolo, non per un millennio di secoli, [ma] per sempre, eternamente!

Chi mi concederà43 di darvene almeno una pallida idea?

- Supponete di poter concentrare tutto l’universo e le sue bellezze in un solo punto: per esempio, tutte le bellezze che l’astronomo cerca ed in­

daga attraverso il suo telescopio; tutte le meraviglie che il biologo scopre col suo microscopio; tutti gli incanti dei monti, dei fiumi, dei laghi, dei mari; tutti i segreti che la natura gelosamente custodisce nel suo seno; tut­

te le bellezze di tutte le opere d’arte disseminate nel tempo e nello spazio;

- supponete ancora di poter condensare nello stesso punto tutto l’a­

more dei fiori, q[uan]do ridono sotto il sole; l’amore della terra che ger­

moglia e nutre tutte le cose viventi; l’amore degli animali per le loro crea­

ture; l’amore [del] patriota per il paese; l’amore del soldato per la sua causa; l’amore dello scienziato per la sua scoperta; l’amore dell’artista per il suo capolavoro; l’amore delle madri per i figli, dello sposo per la sposa, l’amore dell’angelo per l ’angelo e per Iddio, tutto l’amore condensato in un punto;

- e nello stesso punto supponete di poter condensare tutte le gioie godute e godibili da tutte le creature in tutto l’universo passato, presente e futuro.

Ed ora questo attimo in cui avete condensato tutto ciò che si può ve­

42 Sant Agostino, C onfessioni 1,1.

43 Nell’originale: darà.

dere e amare e godere, rendetelo immobile, senza fine, eterno. Voi avrete la felicità eterna del paradiso?

No! L’eternità non sarà nulla di simile a tutto questo. Ascoltate la vo­

ce di Dio: «L ’occhio non vide, l’orecchio non udì, né mai mente umana ha potuto immaginare ciò che Dio tiene preparato per coloro che lo ama­

no!».44

44 1 Cor 2,9.

IL PARADISO SULLA TERRA

042. [L’eucaristia]

(Religiosi)1

Vangelo secondo [san] Giovanni: [«Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita e io lo risusciterò neH’ultimo giorno. Perché la mia carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue dimora in me e io in lui. Come il Padre, che ha la vita, ha mandato me e io vivo per il Padre, così anche colui che mangia di me vivrà per me. Questo è il pane disceso dal cielo, non come quello che mangiarono i padri vostri e morirono. Chi mangia questo pane vivrà in eterno. Queste cose disse Gesù, insegnando nella sinagoga a Cafarnao»]

(Gv 6,54-59).

In questo giorno, consacrato alla riconoscenza per i doni ricevuti dalla mis[ericordia] di Dio, non possiamo dimenticare il dono per eccellenza dell’infinito amore di Dio, quel dono del quale s[ant]’Agostino dice che:

- Dio essendo potentissimo, non potè dare di più, - essendo sapientissimo, non seppe dare di più, - essendo ricchissimo, non ebbe da dare di più.

- Il dono ineffabile della s[anta] eucaristia, in cui egli ha voluto rima­

nere nostro compagno, nostra vittima, nostro cibo,

- il dono che è il centro del culto cattolico, il cuore della chiesa, il pa­

rafulmine alzato al cielo su questo mondo1 2 divenuto un’immensa polve­

riera.

I. Messa. Quanti religiosi praticamente ignorano la messa, le sue arca­

ne meraviglie, la sua potenza santificatrice ! Quanti non sanno che nella messa possiamo profondissimamente toccare il cuore del n[o]s[tro] Pa­

1 II titolo delle schede manoscritte è: S[anta] messa. Porta la numerazione cerchia­

ta 11,1-2. Per altri sviluppi dell’argomento cf. C 023 ss.

2 Nell’originale: fulmine.

dre celeste in favore n[o]s[tro], in favore di tutto il mondo, e anche of­

frirgli la gioia suprema, inondare il mondo di grazia, di luce, di gioia!

Se la messa è un grande mistero, uno strepitoso miracolo, ancora più incomprensibile è il mistero che noi riusciamo ad assistervi senza morire di gioia. [Per] Pabitudine, il tempo limitato, la stanchezza, [le] distrazio­

ni, noi non la comprendiamo più, non la gustiamo più, non la viviamo più. Ed allora diventa una mezz’ora stracca, lunga, noiosa. Ci passa vicino il più grande distributore di santità e grazia e noi rimaniamo a mani vuo­

te. Salviamo la n[o]s[tra] m[essa] dalla vorace usura dell’abitudinarismo sciatto e superficiale, che riesce ad avvilire anche le cose più grandi [e procuriamo di] comprenderne le arcane meraviglie, [di] viverla nella sua efficacia santificatrice.

1. Comprendere le arcane meraviglie della messa vuol dire anzitutto avere una grande, affascinante idea della sua indole drammatica e sociale.

Non [è solo] preghiera, q[uan]to [piuttosto] azione e dramma. Non [tan­

to] culto di persona privata, ma il banchetto sacrificale di tutta la grande famiglia di Dio attorno alla mensa del Padre.

— [E stato Cristo stesso che ha] istituito e celebrato [la] prima messa, [nell’ultima] cena [con i suoi apostoli nel cenacolo]. Anche oggi, al di là dei riti e [delle] formule [che ne costituiscono il] nucleo centrale, la mes­

sa rimane una cena, un banchetto.

-Tavola, tovaglie, coppa, un piatto dorato, del pane, vino, acqua [so­

no tutti simboli che si ispirano alla cena].

-T utto [il] rito è intonato alla celebraz[ione] di un convito. [Sforzia­

moci di] scoprire la fisionomia del convito sotto le cerimonie della messa.

- [I] sacramenti, non [sono] riti nuovi, ma gesti comuni e umani, [e Gesù ce li ha dati] conferendo [loro] l’efficacia soprannaturale di pro­

durre la grazia. [Il] più nobile e grande rito sacramentale (messa) è costi­

tuito dal gesto più comune ed umano: [una] refezione familiare. Tutti i giorni la famiglia si raduna attorno alla tavola. [L]’atto del mangiare, che potrebbe essere volgare, [viene] nobilitato, compenetrato di in te llig e n ­ za ed amore: vi è un’arte, quasi una liturgia della tavola.

a. Si parla e si asco[l]ta. [Siedono in comune] genitori, figli, in t e lle t ­ tuali, amici, politici, affaristi. Scambio di pensieri e di affetti.

Gesù stesso [scambia con noi] intime confidenze. Nell’intimità del­

l’ultima cena [ha detto]: «Io vi ho chiamati amici, perché vi ho svela­

to...».3

3 Gv 15,15.

Il paradiso sulla terra

203 b. Si offre. Gli invitati [si scambiano] amicizia, doni. Gli ospiti: tavola accogliente, [il] meglio [che si ha in casa]; scambi naturali e spirituali:

[rendono] dolce e intima l’ora passata attorno alla tavola.

c. Ci si comunica vicendevolmente: l’ora dell’effusione, [dell]’intesa, [dell]’unione. [Com’è] triste [mangiare tra sconosciuti in una] trattoria!

- La famiglia dopo la dispersione della giornata [ritorna] unita.

- [Quale gioia poter] festeggiare un incontro, un avvenimento, [una]

promozione], un matrim[onio]... attorno a un desco familiare!

Applicazione trasparente: nella messa, [che è un]’azione sociale e co­

munitaria, si parla, si offre, si comunica. Tutta la fam iglia] di Dio vi prende parte attiva, pur in modo e grado diverso.

(a) Nella prima parte, dall’inizio all’off [erto rio], il Padre di f [amiglia]

parla ai suoi figli e convitati attraverso la voce dei suoi profeti ed apostoli (epistola]), e del suo Figlio (vangelo), [e del] sacerdote.

I figli ascoltano, ed anch’essi parlano al Padre. Non sono come i com­

mensali di d[on] Rodrigo che dicevano s[empre] di sì, fino a ridursi alla frutta ad essere incapaci di dir di no!4

- [Chiedendo] perdono nel C onfiteor, - lodandolo nel Gloria,

- implorando negli orem u s,

- protestandogli la propria fede nel Credo.

Ecco il colloquio della famiglia di Dio attorno alla mensa del Padre.

(b) Nella seconda parte della messa (offertorio e consacraz[ione].

Si offre: I figli tutti insieme, per le mani del sacerdote loro amba­

sciai [ore], offrono al Padre il pane e il vino, ciò che hanno di meglio e di più prezioso: frutto, elementi essenziali] di v[ita]; egli li restituisce loro trasformati nel corpo e sangue di Cristo: ciò che il Padre ha di più gran­

de, il suo Figlio unigenito.

Nella consacraz[ione] poi, il Figlio primogenito offre se stesso al Pa­

dre, immolandosi misteriosamente e rinnovando incruentemente lo stra­

zio della croce, si offre a nome degli altri fratelli, insieme a loro, per la gloria del Padre ed il vantaggio di tutta la famiglia. La consacr[azione] è l’offerta non solo del Capo, ma di tutto il Corpo mistico attraverso il Ca­

po. [La] messa è il sacrificio del Cristo totale, Capo e corpo.

(c) Nella terza p[arte] della messa (comunione) tutta la famiglia si

4 «In faccia ai due cugini, due convitati oscuri, de’ quali la nostra storia dice sol­

tanto che non facevano altro che mangiare, chinare il capo, sorridere e approvare ogni cosa che dicesse un commensale, e a cui un altro non contraddicesse» (A. Manzoni, I p rom essi sposi, c. 3).

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