dino, è sospinta verso la prima e somma Verità, che è la luce divina.
II. Ameremo Dio. L’uomo è fatto per amare, è creato per l’amore.
Ora Dio è Amore, è l’Amore infinito, l’unico che possa appagare l’infinita sete di amore che arde nel cuore umano. Noi ci attacchiamo agli amori creati, ma essi non ci bastano e ci sospingono verso l’Amore increato, per il quale siamo fatti.
III. Godremo Dio. Egli sarà la nostra gioia. Dio è luce, è amore, è leti
zia infinita. Il nostro cuore è fatto per lui e sarà sempre inquieto finché non riposa in lui.42 Noi ci tufferemo e naufragheremo in quello sconfinato oceano di letizia.
Vedere, amare, godere Dio stesso.
Vedere tutta la verità che esiste, la Verità infinita.
Amare tutto l ’amore che esiste, l’Amore infinito. Godere tutta la gioia che esiste, la Gioia infinita, non per un giorno, non per un secolo, non per un millennio di secoli, [ma] per sempre, eternamente!
Chi mi concederà43 di darvene almeno una pallida idea?
- Supponete di poter concentrare tutto l’universo e le sue bellezze in un solo punto: per esempio, tutte le bellezze che l’astronomo cerca ed in
daga attraverso il suo telescopio; tutte le meraviglie che il biologo scopre col suo microscopio; tutti gli incanti dei monti, dei fiumi, dei laghi, dei mari; tutti i segreti che la natura gelosamente custodisce nel suo seno; tut
te le bellezze di tutte le opere d’arte disseminate nel tempo e nello spazio;
- supponete ancora di poter condensare nello stesso punto tutto l’a
more dei fiori, q[uan]do ridono sotto il sole; l’amore della terra che ger
moglia e nutre tutte le cose viventi; l’amore degli animali per le loro crea
ture; l’amore [del] patriota per il paese; l’amore del soldato per la sua causa; l’amore dello scienziato per la sua scoperta; l’amore dell’artista per il suo capolavoro; l’amore delle madri per i figli, dello sposo per la sposa, l’amore dell’angelo per l ’angelo e per Iddio, tutto l’amore condensato in un punto;
- e nello stesso punto supponete di poter condensare tutte le gioie godute e godibili da tutte le creature in tutto l’universo passato, presente e futuro.
Ed ora questo attimo in cui avete condensato tutto ciò che si può ve
42 Sant Agostino, C onfessioni 1,1.
43 Nell’originale: darà.
dere e amare e godere, rendetelo immobile, senza fine, eterno. Voi avrete la felicità eterna del paradiso?
No! L’eternità non sarà nulla di simile a tutto questo. Ascoltate la vo
ce di Dio: «L ’occhio non vide, l’orecchio non udì, né mai mente umana ha potuto immaginare ciò che Dio tiene preparato per coloro che lo ama
no!».44
44 1 Cor 2,9.
IL PARADISO SULLA TERRA
042. [L’eucaristia]
(Religiosi)1
Vangelo secondo [san] Giovanni: [«Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita e io lo risusciterò neH’ultimo giorno. Perché la mia carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue dimora in me e io in lui. Come il Padre, che ha la vita, ha mandato me e io vivo per il Padre, così anche colui che mangia di me vivrà per me. Questo è il pane disceso dal cielo, non come quello che mangiarono i padri vostri e morirono. Chi mangia questo pane vivrà in eterno. Queste cose disse Gesù, insegnando nella sinagoga a Cafarnao»]
(Gv 6,54-59).
In questo giorno, consacrato alla riconoscenza per i doni ricevuti dalla mis[ericordia] di Dio, non possiamo dimenticare il dono per eccellenza dell’infinito amore di Dio, quel dono del quale s[ant]’Agostino dice che:
- Dio essendo potentissimo, non potè dare di più, - essendo sapientissimo, non seppe dare di più, - essendo ricchissimo, non ebbe da dare di più.
- Il dono ineffabile della s[anta] eucaristia, in cui egli ha voluto rima
nere nostro compagno, nostra vittima, nostro cibo,
- il dono che è il centro del culto cattolico, il cuore della chiesa, il pa
rafulmine alzato al cielo su questo mondo1 2 divenuto un’immensa polve
riera.
I. Messa. Quanti religiosi praticamente ignorano la messa, le sue arca
ne meraviglie, la sua potenza santificatrice ! Quanti non sanno che nella messa possiamo profondissimamente toccare il cuore del n[o]s[tro] Pa
1 II titolo delle schede manoscritte è: S[anta] messa. Porta la numerazione cerchia
ta 11,1-2. Per altri sviluppi dell’argomento cf. C 023 ss.
2 Nell’originale: fulmine.
dre celeste in favore n[o]s[tro], in favore di tutto il mondo, e anche of
frirgli la gioia suprema, inondare il mondo di grazia, di luce, di gioia!
Se la messa è un grande mistero, uno strepitoso miracolo, ancora più incomprensibile è il mistero che noi riusciamo ad assistervi senza morire di gioia. [Per] Pabitudine, il tempo limitato, la stanchezza, [le] distrazio
ni, noi non la comprendiamo più, non la gustiamo più, non la viviamo più. Ed allora diventa una mezz’ora stracca, lunga, noiosa. Ci passa vicino il più grande distributore di santità e grazia e noi rimaniamo a mani vuo
te. Salviamo la n[o]s[tra] m[essa] dalla vorace usura dell’abitudinarismo sciatto e superficiale, che riesce ad avvilire anche le cose più grandi [e procuriamo di] comprenderne le arcane meraviglie, [di] viverla nella sua efficacia santificatrice.
1. Comprendere le arcane meraviglie della messa vuol dire anzitutto avere una grande, affascinante idea della sua indole drammatica e sociale.
Non [è solo] preghiera, q[uan]to [piuttosto] azione e dramma. Non [tan
to] culto di persona privata, ma il banchetto sacrificale di tutta la grande famiglia di Dio attorno alla mensa del Padre.
— [E stato Cristo stesso che ha] istituito e celebrato [la] prima messa, [nell’ultima] cena [con i suoi apostoli nel cenacolo]. Anche oggi, al di là dei riti e [delle] formule [che ne costituiscono il] nucleo centrale, la mes
sa rimane una cena, un banchetto.
-Tavola, tovaglie, coppa, un piatto dorato, del pane, vino, acqua [so
no tutti simboli che si ispirano alla cena].
-T utto [il] rito è intonato alla celebraz[ione] di un convito. [Sforzia
moci di] scoprire la fisionomia del convito sotto le cerimonie della messa.
- [I] sacramenti, non [sono] riti nuovi, ma gesti comuni e umani, [e Gesù ce li ha dati] conferendo [loro] l’efficacia soprannaturale di pro
durre la grazia. [Il] più nobile e grande rito sacramentale (messa) è costi
tuito dal gesto più comune ed umano: [una] refezione familiare. Tutti i giorni la famiglia si raduna attorno alla tavola. [L]’atto del mangiare, che potrebbe essere volgare, [viene] nobilitato, compenetrato di in te llig e n za ed amore: vi è un’arte, quasi una liturgia della tavola.
a. Si parla e si asco[l]ta. [Siedono in comune] genitori, figli, in t e lle t tuali, amici, politici, affaristi. Scambio di pensieri e di affetti.
Gesù stesso [scambia con noi] intime confidenze. Nell’intimità del
l’ultima cena [ha detto]: «Io vi ho chiamati amici, perché vi ho svela
to...».3
3 Gv 15,15.
Il paradiso sulla terra
203 b. Si offre. Gli invitati [si scambiano] amicizia, doni. Gli ospiti: tavola accogliente, [il] meglio [che si ha in casa]; scambi naturali e spirituali:[rendono] dolce e intima l’ora passata attorno alla tavola.
c. Ci si comunica vicendevolmente: l’ora dell’effusione, [dell]’intesa, [dell]’unione. [Com’è] triste [mangiare tra sconosciuti in una] trattoria!
- La famiglia dopo la dispersione della giornata [ritorna] unita.
- [Quale gioia poter] festeggiare un incontro, un avvenimento, [una]
promozione], un matrim[onio]... attorno a un desco familiare!
Applicazione trasparente: nella messa, [che è un]’azione sociale e co
munitaria, si parla, si offre, si comunica. Tutta la fam iglia] di Dio vi prende parte attiva, pur in modo e grado diverso.
(a) Nella prima parte, dall’inizio all’off [erto rio], il Padre di f [amiglia]
parla ai suoi figli e convitati attraverso la voce dei suoi profeti ed apostoli (epistola]), e del suo Figlio (vangelo), [e del] sacerdote.
I figli ascoltano, ed anch’essi parlano al Padre. Non sono come i com
mensali di d[on] Rodrigo che dicevano s[empre] di sì, fino a ridursi alla frutta ad essere incapaci di dir di no!4
- [Chiedendo] perdono nel C onfiteor, - lodandolo nel Gloria,
- implorando negli orem u s,
- protestandogli la propria fede nel Credo.
Ecco il colloquio della famiglia di Dio attorno alla mensa del Padre.
(b) Nella seconda parte della messa (offertorio e consacraz[ione].
Si offre: I figli tutti insieme, per le mani del sacerdote loro amba
sciai [ore], offrono al Padre il pane e il vino, ciò che hanno di meglio e di più prezioso: frutto, elementi essenziali] di v[ita]; egli li restituisce loro trasformati nel corpo e sangue di Cristo: ciò che il Padre ha di più gran
de, il suo Figlio unigenito.
Nella consacraz[ione] poi, il Figlio primogenito offre se stesso al Pa
dre, immolandosi misteriosamente e rinnovando incruentemente lo stra
zio della croce, si offre a nome degli altri fratelli, insieme a loro, per la gloria del Padre ed il vantaggio di tutta la famiglia. La consacr[azione] è l’offerta non solo del Capo, ma di tutto il Corpo mistico attraverso il Ca
po. [La] messa è il sacrificio del Cristo totale, Capo e corpo.
(c) Nella terza p[arte] della messa (comunione) tutta la famiglia si
4 «In faccia ai due cugini, due convitati oscuri, de’ quali la nostra storia dice sol
tanto che non facevano altro che mangiare, chinare il capo, sorridere e approvare ogni cosa che dicesse un commensale, e a cui un altro non contraddicesse» (A. Manzoni, I p rom essi sposi, c. 3).