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Il programma “Sportelli Unici in chiavi in mano”

6. Il sostegno agli Sportelli Unici in Italia

6.2 L’Action Plan per lo Sportello Unico

6.2.1 Il programma “Sportelli Unici in chiavi in mano”

Attraverso il programma “Sportelli Unici in chiavi in mano” sono stati realizzati la maggior parte degli interventi sul territorio nazionale (seppure con una concentrazione nelle Regioni localizzate nelle aree obiettivo 1 alle quali era destinato il 75% delle risorse disponibili).

Il modello “Sportelli Unici chiavi in mano” era destinato prevalentemente ad associazioni di Comuni e Comuni ancora privi di Sportello Unico62 e si poneva l’obiettivo di costituire il servizio di Sportello

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Tra gli interventi previsti dall’Action Plan su questa linea rientrano, ad esempio, la direttiva per i contratti integrativi che individua tra i criteri di attribuzione del salario accessorio il rispetto dei tempi relativi al procedimento unico, il ruolo attribuito ai Prefetti, in qualità di capi degli Uffici Territoriali del Governo, di promuovere la collaborazione tra le PP.AA. coinvolte, ecc.

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Per approfondimenti circa gli aspetti particolari degli interventi quali ad esempio gli enti attuatori, i tempi di attuazione, gli aspetti finanziari, ecc. cfr. FORMEZ (2003), Piani di azione e politiche di innovazione. Il caso dello

Unico attraverso le “linee guida” allegato al bando63. In particolare, per raggiungere l’obiettivo (ovvero il 90% della popolazione dei Comuni con Sportello Unico in 6 mesi), le tipologie di azioni previste consistevano in formazione, affiancamento consulenziale, dotazioni hardware e software. Il programma, tuttavia, presentava una grossa lacuna alla base: presupponeva che un intervento esterno (da parte di società di consulenza che dovevano “insegnare” agli operatori comunali come avviare e gestire il progetto “Sportello Unico”) ben fatto, efficace e sofisticato bastasse a rendere attivo un servizio al di là delle differenze tra i contesti e indipendentemente dalle pre-condizioni quali gli adempimenti che le amministrazioni dovevano comunque fare per istituire lo Sportello Unico e rendere possibile ed efficace l’intervento di sostegno64.

Le principali difficoltà incontrate nel corso della realizzazione di tali interventi di sostegno agli Sportelli Unici sono relative al processo di costituzione degli stessi ed ascrivibili a due categorie: criticità all'interno delle amministrazioni e criticità “interistituzionali”.

Le criticità all’interno delle amministrazioni sono relative all’impatto amministrativo derivante dalla costituzione della nuova struttura, in particolare per quanto attiene:

̇ l’individuazione del settore all'interno del quale collocare lo Sportello;

̇ la carenza del profilo professionale del responsabile SUAP e della relativa formazione specifica (che in prima istanza si traduce nelle difficoltà di individuare e nominare un responsabile e fornirgli gli strumenti per essere adeguato al proprio ruolo);

̇ l’organizzazione interna della struttura unica (risorse professionali, economiche, spazi e strumentazioni).

Le criticità “interistituzionali” sono difficoltà relative al rapporto con gli Enti Terzi coinvolti nel procedimento unico e riguardano:

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Le linee guida consistevano nella descrizione delle principali fasi metodologiche e di lavoro che si riteneva componessero il percorso “ottimale” da seguire per l’avvio e l’implementazione dello Sportello Unico del singolo Comune o in forma associata, nonché nell’individuazione e nella descrizione delle specifiche hardware e software per l’informatizzazione dello Sportello, di cruciale importanza non solo per la realizzazione delle attività di formazione e assistenza previsti dal Piano, ma anche per il funzionamento del servizio Sportello Unico da implementare presso l’amministrazione comunale. In particolare, tale percorso era composto dalle seguenti fasi:

1. elaborazione del piano di intervento, prima definizione della struttura organizzativa interna e dei rapporti con gli enti terzi, entro un mese;

2. avvio delle attività dello Sportello, entro due mesi; 3. operatività dello Sportello, entro tre mesi;

4. implementazione dell'archivio informatico accessibile, entro quattro mesi; 5. gestione a regime, entro cinque mesi.

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Malgrado la scarsa considerazione di tale aspetto, la Terza rilevazione mostra che, soprattutto nelle Regioni obiettivo 1 dove è stato concentrato il maggior numero di interventi si è registrata una popolazione dei Comuni con Sportello Unico istituito molto vicina al 90% della popolazione regionale. Si tratta di risultati importanti tenuto conto che molti degli interventi finanziati sono stati realizzati in contesti (piccoli e medi Comuni nelle Regioni del Sud) che nel 2000 erano più indietro nel processo di attivazione degli Sportelli Unici.

̇ difficoltà di adeguamento di tutti i soggetti alle nuove procedure;

̇ difficoltà a contattare e coinvolgere, rispetto al processo di attivazione dello Sportello previsto dal progetto, rappresentanti istituzionali degli Enti Terzi;

̇ necessità di realizzare un collegamento telematico con amministrazioni non ancora informatizzate;

̇ rispetto dei tempi per l’emanazione del provvedimento finale.

Tali criticità (difficilmente risolvibili attraverso correttivi organizzativi e gestionali attuati da società, ovvero soggetti diversi da quelli che devono creare le pre-condizioni necessarie per la costituzione e il funzionamento del servizio, ovvero i Comuni)65 hanno, di fatto, pesato sulla gestione e realizzazione dei progetti, soprattutto per quanto attiene al rispetto dei tempi.

Più lunghi del previsto sono, infatti, stati sia i tempi di start up dei progetti sia, soprattutto, i tempi di realizzazione delle attività e quindi di operatività dello Sportello. Le difficoltà gestionali o di realizzazione del progetto sono derivate da:

̇ mancato controllo dei tempi degli adempimenti formali (nomina del responsabile, individuazione del personale della struttura unica, approvazione del regolamento e stipula di accordi con gli Enti Terzi);

̇ difficoltà incontrate nella formazione (presenza incostante del personale individuato alle attività formative, dovuta sia a cause fisiologiche che straordinarie, soprattutto nei piccoli Comuni);

̇ difficoltà incontrate nell’affiancamento che rimane una modalità di formazione più onerosa rispetto a quella tradizionale soprattutto quando sono coinvolti più Comuni, anche perché è vincolato alla disponibilità delle persone da affiancare.

Sulla base delle indicazioni provenienti dal monitoraggio e dalla valutazione degli interventi “Sportelli Unici chiavi in mano” realizzati negli anni precedenti e dell’analisi delle criticità riscontrate, il successivo avviso del Formez, l’Avviso 1/2002, ha introdotto alcune novità.

In primo luogo, gli interventi previsti dall'avviso 1/2002 sono stati finalizzati a sviluppare la piena operatività degli Sportelli Unici non solo in termini di istruttoria e rilascio dei provvedimenti, ma anche nell’ampliamento dei servizi offerti alle imprese e allo sviluppo del territorio, quali servizi per il

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Ciò è stato a maggior ragione vero per quei progetti che prevedevano la realizzazione associata di Sportelli Unici, in quanto la coesione delle amministrazioni è risultata, in alcuni casi, più instabile e soggetta a fattori esterni (politici, elettorali ecc.) sovente imprevedibili.

marketing territoriale66, per l'attrazione di imprese sul territorio, per l’internazionalizzazione delle imprese locali.

In secondo luogo gli interventi hanno avuto come obiettivo non l’istituzione del servizio, bensì la sua operatività, infatti i Comuni destinatari degli interventi hanno già istituito lo Sportello Unico e nominato il suo responsabile67.

In terzo luogo (e questo è un elemento fondamentale per rendere duraturi gli effetti dell’intervento), i Comuni si sono impegnati a garantire le risorse professionali ed economiche necessarie al funzionamento del servizio Sportello dopo la fine dell’intervento, anche attraverso la partecipazione finanziaria dei Comuni ai costi del progetto.

Infine, nella realizzazione del progetto sono stati coinvolti non solo le amministrazioni comunali ma anche, al fine di facilitare la formalizzazione e l’attuazione di accordi, gli Enti Terzi (Regioni, Province, Asl, Vigili del Fuoco) e le associazioni di utenti (associazioni imprenditoriali e di categoria) per promuovere sul territorio i servizi offerti dallo Sportello e renderli adeguati ai bisogni dell’utenza.