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Il reddito disponibile delle famiglie italiane

Nel documento RAPPORTO ANNUALE (pagine 25-37)

mento della crescita, aumentando del 3,7 con-tro il 4,2 per cento del 2002. La crescita del complesso dei redditi da lavoro è stata spinta dal sostenuto aumento degli oneri sociali da imputarsi essenzialmente agli effetti dei prov-vedimenti volti alla emersione dei lavoratori irregolari che hanno interessato il 2003.

D’altro lato, l’attività svolta dalle famiglie nella loro veste di produttori per il mercato, ossia in quanto lavoratori autonomi, titolari di società semplici e imprese individuali con non più di cinque addetti dipendenti, ha mo-strato decisi segni di recupero. Il reddito misto nel suo complesso è, infatti, cresciuto del 5,2 per cento, il ritmo più alto dal 1996, e conse-guentemente l’ammontare prelevato dalle fa-miglie consumatrici è salito dal 4 per cento del 2002 al 5,5 del 2003, fornendo un impor-tante contributo positivo all’andamento del reddito complessivo del settore.

I redditi che derivano dal contributo im-prenditoriale delle famiglie all’attività delle società e quasi-società, che già nel 2002 ave-vano segnato il passo, hanno subito una lieve riduzione, con un calo dello 0,2 per cento in termini correnti.

Contemporaneamente, le famiglie hanno risentito di una ulteriore contrazione della componente di reddito derivante dal rendi-mento delle attività finanziarie nette. In un contesto caratterizzato dalla persistente in-certezza sulle prospettive dei mercati azionari, le famiglie hanno modificato le loro scelte di investimento, orientandosi verso titoli obbli-gazionari a medio e lungo termine, mentre hanno effettuato vendite nette di azioni e di quote di fondi comuni. La discesa dei rendi-menti ha determinato una contrazione del 6,1 per cento degli interessi percepiti dalle fami-glie. Inoltre, è proseguita la tendenza delle fa-miglie a privilegiare l’investimento in immobi-li, sia in termini di acquisto che di ristruttura-zione, che si è riflessa in un aumento del ri-corso al credito a medio e lungo termine. Cio-nonostante, la riduzione dei tassi di interesse praticati dal sistema creditizio ha provocato una flessione anche degli interessi passivi del-X

le famiglie, scesi del 3,9 per cento. Nel com-plesso ne è derivata una flessione degli inte-ressi netti pari al 6,9 per cento.

Nel 2003 la quota di reddito primario lordo sottratta dalle operazioni di redistribuzione è scesa al 10,1 dal 10,5 per cento del 2002. Le imposte correnti sul reddito e il patrimonio a carico delle famiglie, dopo il rallentamento già mostrato nel 2002, quando erano cresciu-te solo dell’1,1 per cento, sono rimascresciu-te quasi stabili nel 2003 (+0,2 per cento). L’andamen-to del prelievo fiscale operaL’andamen-to sulle famiglie è effetto di una significativa riduzione delle im-poste pagate dai residenti al resto del mondo e di una contrazione dei tributi versati alle Am-ministrazioni pubbliche, a eccezione dell’Irpef che ha subito un aumento del 2,9 per cento. L’incidenza delle imposte correnti sul reddito disponibile delle famiglie si è così ridotta di mezzo punto percentuale, passando dal 14,4 per cento nel 2002 al 13,9 nel 2003. Tuttavia, il 2003 è stato caratterizzato da un consisten-te prelievo di imposconsisten-te straordinarie in conto capitale per i provvedimenti di condono, a se-guito dei quali le famiglie hanno subito un esborso di oltre 10.800 milioni di euro, che non incidono sul reddito, ma piuttosto sulla

ricchezza. Pertanto, la pressione operata dal complesso delle imposte correnti e in conto capitale sul reddito disponibile delle famiglie è salita dal 14,6 per cento del 2002 al 14,9 per cento.

Se alle imposte correnti pagate dalle fami-glie si aggiungono i contributi sociali, sia ef-fettivi sia figurativi, che nello scorso anno so-no cresciuti del 5,8 per cento (+4,6 nel 2002), la pressione fiscale e contributiva corrente sulle famiglie per il 2003 si attesta al 28 per cento del reddito disponibile, inferiore di un decimo di punto a quella del 2002.

Nell’ambito dei trasferimenti, infine, la di-namica delle prestazioni sociali è risultata, per il secondo anno di seguito, vivace, segnan-do un aumento del 4,9 per cento (+6 per cento nel 2002). In particolare si è verificata una crescita delle pensioni e rendite di tipo previ-denziale del 4,5 per cento e delle pensioni di tipo assistenziale del 7,6 per cento; gli am-mortizzatori sociali (cassa integrazione gua-dagni e indennità di disoccupazione) sono au-mentati del 4,3 per cento. La quota delle pre-stazioni sociali sul reddito primario è salita nel 2003 di tre decimi di punto, raggiungendo il 25,2 per cento.

2000 2001 2002 2003 2000-2003

Potere d'acquisto del reddito disponibile (a) 1,8 2,1 0,6 1,5 1,4

Pressione fiscale corrente (b) 15,2 14,7 14,4 13,9 14,6

Pressione fiscale complessiva (c) 15,3 14,8 14,6 14,9 14,9

Pressione fiscale e contributiva corrente (d) 28,6 28,2 28,1 28,0 28,2

Propensione al risparmio (e) 12,2 13,3 13,5 13,6 13,1

Propensione al consumo (f) 88,8 87,6 87,5 87,3 87,8

Tavola 1.5 - Potere d’acquisto, pressione fiscale, propensione al risparmio e al consumo delle famiglie Anni 2000-2003 (variazioni e valori percentuali)

Fonte: Istat, Conti economici nazionali

(a) Variazioni percentuali.

(b) Incidenza sul reddito imponibile delle imposte correnti sul reddito e sul patrimonio.

(c) Incidenza sul reddito imponibile delle imposte correnti sul reddito e sul patrimonio e delle imposte in conto capitale. (d) Incidenza sul reddito imponibile delle imposte correnti sul reddito e sul patrimonio e dei contributi sociali effettivi e figurativi. (e) Risparmio lordo su reddito lordo disponibile.

(f) La somma delle propensioni al risparmio e al consumo è superiore a 100 a causa dell'incidenza sul risparmio della variazione dei diritti netti delle famiglie sulle riserve tecniche dei fondi pensione.

dente, mentre quella delle Amministrazioni pubbliche e delle istituzioni senza scopo di lucro al servizio delle famiglie è aumentata del 2,2 per cen-to (+1,9 per cencen-to nel 2002).

I consumi privati nazionali sono aumentati in misura lievemente supe-riore alla spesa sul territorio economico, che con un incremento dell’1 per cento ha comunque segnato un’evoluzione più favorevole di quella sta-gnante del 2002 (+0,1 per cento). Il divario tra i tassi di crescita di consu-mi interni e nazionali è da attribuire, come già nel 2002, all’effetto con-giunto di una crescita robusta dei consumi degli italiani all’estero (+3,5 per cento) e di un calo significativo della spesa degli stranieri in Italia (-4,1 per cento). Il permanere di tale divaricazione è stato verosimilmente causato dall’effetto che l’apprezzamento del cambio ha prodotto sull’orientamento dei flussi turistici.

La dinamica dei consumi delle famiglie è stata leggermente inferiore a quella del reddito disponibile che, in termini reali, è cresciuto nel 2003 dell’1,5 per cento, segnando un incremento ancora modesto ma decisa-mente superiore a quello dell’anno precedente (vedi box “Il reddito dispo-nibile delle famiglie italiane”). Ne è derivata una lieve riduzione della pro-pensione media al consumo, scesa dall’87,5 per cento del 2002 all’87,3 per cento. Tale evoluzione sembra indicare che i comportamenti di spesa delle famiglie siano stati, in media, ancora orientati alla cautela, risentendo di una diffusa incertezza sull’evoluzione della proprio situazione di reddito. Il prevalere di aspettative negative ha trovato conferma nell’andamento del-l’indice del clima di fiducia dei consumatori che si è mantenuto per l’intero 2003 sui livelli più bassi degli ultimi anni.

L’incremento dei consumi privati interni ha riguardato tutte le compo-nenti della spesa, con una crescita più robusta per i beni durevoli (+1,8 per cento in termini reali) e per i servizi (+1,3 per cento) e decisamente mode-sta per i beni non durevoli (+0,5 per cento). All’interno della componente dei durevoli sono aumentati gli acquisti di mobili (+4,9 per cento) e di arti-coli per la telefonia (+4,5 per cento), mentre sono diminuite del 2,9 per Crescita della spesa

inferiore a quella del reddito disponibile -1 0 1 2 3 4 2000 2001 2002 2003 Italia Uem

Fonte: Istat, Conti economici nazionali; Eurostat

Figura 1.5 - Consumi delle famiglie a prezzi 1995 in Italia e nell’area Uem - Anni 2000-2003 (variazioni percentuali rispetto al corrispondente trimestre dell’anno

precedente) Forte diminuzione

della fiducia dei consumatori

cento le spese per autovetture. Nell’ambito dei beni non durevoli, sono ri-sultate in forte crescita le spese per combustibili (+6,4 per cento) e per far-maci e apparecchi medico-terapeutici (+5,7 per cento), a fronte di una so-stanziale stazionarietà di quelle alimentari e di una netta contrazione degli acquisti di vestiario (-2,2 per cento). Tra i servizi gli incrementi più consi-stenti hanno riguardato i trasporti (+4,5 per cento) e i servizi postali e te-lefonici (+5,6 per cento), mentre la spesa per alberghi e pubblici esercizi ha segnato un leggero calo (-0,5 per cento).

L’aumento dei consumi privati interni registrato nella media del 2003 corrisponde in realtà a un profilo congiunturale caratterizzato da un netto recupero alla fine del 2002 e da una dinamica assai più modesta nel corso dell’ultimo anno. Dopo un andamento stagnante nei primi due trimestri (0 e -0,1 per cento le rispettive variazioni congiunturali), i consumi sono cre-sciuti dello 0,4 per cento nel terzo trimestre ma sono tornati a segnare una variazione quasi nulla nel quarto (-0,1 per cento).

Tale profilo deriva da evoluzioni piuttosto differenziate delle maggiori componenti: i consumi di beni non durevoli hanno presentato una crescita significativa nei due trimestri centrali (+0,6 e +0,4 per cento rispettiva-mente), seguita da un calo marcato nel quarto (-0,8 per cento in termini congiunturali); la spesa per consumi durevoli è stata caratterizzata, invece, da una flessione nei primi due trimestri (rispettivamente -0,2 e -3,1 per cen-to) e da una discreta ripresa nella seconda metà (+1,6 per cento nel terzo trimestre, +0,2 per cento nel quarto). La spesa per servizi è rimasta sostan-zialmente stazionaria per i primi tre trimestri, manifestando una ripresa (+0,6 per cento) solo nella parte finale del 2003.

La dinamica della spesa per consumi delle Amministrazioni pubbliche ha manifestato un progressivo rallentamento: dopo un incremento congiuntu-rale dell’1,0 per cento nel primo trimestre, è aumentata dello 0,5 per cento tanto nel secondo quanto nel terzo trimestre ed è rimasta stabile nel quarto. Un aspetto particolarmente sfavorevole dell’evoluzione dell’economia italiana nel 2003 è costituito dalla dinamica negativa del processo di accu-mulazione del capitale. Dopo essere aumentati dell’1,2 per cento nel 2002, lo scorso anno gli investimenti fissi lordi sono diminuiti in termini reali del 2,1 per cento, facendo registrare il peggior risultato dal 1993, quando la ca-duta era stata più forte ma aveva corrisposto a una fase di profonda reces-sione economica. La flesreces-sione delle spese per beni di investimento è stata maggiore di quella registrata nella zona euro (-1,2 per cento) dove, tuttavia, la tendenza negativa si era manifestata già nel 2002 con intensità ancor più accentuata (-2,8 per cento).

La contrazione della spesa di investimento è stata particolarmente in-tensa nel comparto dei mezzi di trasporto (-9,8 per cento) ma è risultata si-gnificativa anche in quello delle macchine e attrezzature (-4 per cento); per entrambe le componenti la crescita si era già arrestata nel 2002, quando il livello della spesa era rimasto pressoché invariato. Alla battuta d’arresto del ciclo dell’accumulazione ha contribuito il diffondersi dell’incertezza circa l’andamento dell’economia, nonché il progressivo aumento dell’eccesso di capacità produttiva determinato dal protrarsi della stagnazione dell’attività; ne costituisce una conferma la diminuzione, per il secondo anno consecu-tivo, del grado di utilizzo degli impianti nell’industria.

La componente delle costruzioni ha mantenuto nel 2003 una tendenza espansiva (+1,8 per cento), seppure più debole di quella registrata l’anno precedente (+3,3 per cento). La crescita è risultata più vivace nell’edilizia residenziale (+2,3 per cento), che ha beneficiato del perdurare di condizio-ni favorevoli del mercato immobiliare, mentre è stata modesta nell’edilizia

Rallenta la spesa delle Amministrazioni pubbliche

Svolta negativa nel ciclo degli

investimenti …

…contrastata solo dalla tenuta delle costruzioni

non residenziale (+1,3 per cento).

La dinamica congiunturale della spesa per investimenti è stata caratte-rizzata da un forte calo nel primo trimestre (-4,9 per cento), da attribuire verosimilmente alla scadenza degli incentivi introdotti con il provvedimen-to Tremonti-bis, che avevano determinaprovvedimen-to il concentrarsi degli immobilizzi nella parte finale del 2002. Nei successivi tre trimestri la tendenza è rima-sta corima-stantemente negativa, con un ritmo di riduzione congiunturale del-l’ordine dell’1 per cento. La componente dei macchinari e attrezzature ha manifestato un profilo simile a quello degli investimenti aggregati, con una caduta assai marcata nel primo trimestre (-6,8 per cento) e un’ulteriore di-scesa nel corso dell’anno; nel quarto trimestre il livello della spesa è risul-tato inferiore del 9,5 per cento a quello di un anno prima. La spesa per mezzi di trasporto, cresciuta in misura notevole alla fine del 2002, ha subi-to una caduta molsubi-to pesante nella prima metà del 2003 e, dopo un lieve re-cupero nel terzo trimestre, ha registrato un nuovo calo alla fine dell’anno. Diversa è stata la dinamica delle costruzioni che, dopo aver segnato ridu-zioni congiunturali limitate nei primi due trimestri e una flessione più ac-centuata nel terzo, è tornata lievemente positiva nell’ultimo trimestre del 2003 (Figura 1.6).

1.2.2 Commercio con l’estero

L’interscambio mondiale di beni, dopo aver registrato un andamento quasi stagnante nella prima metà dell’anno, ha manifestato nella seconda una significativa accelerazione; secondo le più recenti stime del Fmi, nella media del 2003 la crescita è stata pari al 4,5 per cento. La ripresa del com-mercio internazionale ha coinvolto in misura limitata i paesi appartenenti all’Uem, che nel secondo semestre hanno mostrato primi segnali di recupe-ro dell’interscambio con i paesi esterni dell’area (Figura 1.7). L’andamento In ripresa il commercio mondiale 100 102 104 106 108 110 112 114 116 118 2000 2001 2002 2003 -5 -4 -3 -2 -1 0 1 2 3 4 5

Var. percentuali degli investimenti totali rispetto al periodo precedente (scala di destra) Macchine, attrezzature e mezzi di trasporto

Costruzioni Investimenti totali

Fonte: Istat, Conti economici nazionali

Figura 1.6 - Investimenti fissi lordi a prezzi 1995 - Anni 2000-2003 (numeri indice

-8 -6 -4 -2 0 2 4 6 8 10 2000 2001 2002 2003 160 180 200 220 240 260 280 Importazioni Esportazioni

Ciclo-trend importazioni (scala di destra) Ciclo-trend esportazioni (scala di destra)

Fonte: Elaborazioni su dati Eurostat

Figura 1.7 - Importazioni ed esportazioni totali dell’Uem - Anni 2000-2003 (valori di

ciclo-trend in miliardi di euro e variazioni percentuali sul periodo prece-dente su dati destagionalizzati)

80 85 90 95 100 105 110 1998 1999 2000 2001 2002 2003

Valori medi mensili Medie annuali

Fonte: Banca centrale europea

Figura 1.8 - Tasso di cambio effettivo reale dell’euro deflazionato con gli indici dei prezzi alla produzione dei dodici più importanti partner commerciali dell’area - Anni 1998-2003 (numeri indice base I trimestre 1999=100)

delle esportazioni è stato influenzato anche dalla perdita di competitività determinata dall’apprezzamento dell’euro. Il tasso di cambio reale effettivo dell’euro, calcolato dalla Banca centrale europea (Bce) utilizzando gli indici dei prezzi alla produzione dei dodici più importanti partner commerciali dell’area, nel 2003 si è rivalutato mediamente dell’11 per cento rispetto al 2002 (Figura 1.8).

L’attivo commerciale dell’Uem si è ridotto (da quasi 99 miliardi di euro nel 2002 a poco meno di 73 miliardi nel 2003) per effetto di un calo del va-lore delle esportazioni (-2,8 per cento) assai più accentuato di quello delle importazioni (-0,4 per cento). La contrazione del surplus complessivo è da imputare soprattutto alla riduzione del saldo attivo nei comparti dei mac-chinari e mezzi di trasporto, del tessile, del calzaturiero, della lavorazione dei minerali non metalliferi e dei prodotti chimici. Inoltre, il deficit della bi-lancia energetica è aumentato di oltre 4 miliardi di euro.

In Italia entrambi i flussi dell’interscambio commerciale con l’estero hanno registrato, in media d’anno, una variazione negativa. Le esportazio-ni, già diminuite dell’1,4 per cento nel 2002, hanno subito nel 2003 una contrazione del 4 per cento, mentre le importazioni si sono ridotte dell’1,6 per cento (-1 per cento nel 2002).

Il calo delle esportazioni è stato più accentuato dal lato delle vendite di-rette verso i paesi dell’Ue (-4,6 per cento), ma anche i flussi diretti verso quelli extra-Ue hanno subito una riduzione significativa (-3,4 per cento). Tali risultati hanno determinato un’ulteriore erosione delle quote di merca-to dell’Italia rispetmerca-to al complesso delle esportazioni dei paesi Uem, so-prattutto nella componente diretta all’interno dell’area: tra il 1998 e il 2003 l’incidenza delle esportazioni italiane è diminuita dal 14,5 al 13,5 per cento per i flussi esterni all’Uem e dal 12,3 al 10,6 per cento per quelli diretti al-In calo l'attivo commerciale dell'Uem Italia 14,5 13,7 13,9 13,9 13,6 13,5 Austria 3,0 3,3 3,3 3,4 3,5 3,6 Belgio 7,5 7,4 7,7 7,4 8,2 7,9 Finlandia 3,3 3,1 3,2 3,0 2,9 3,0 Francia 18,1 18,4 17,8 17,3 16,4 16,0 Germania 34,4 34,0 33,3 34,3 34,7 35,7 Grecia 0,7 0,7 0,8 0,7 0,6 0,7 Irlanda 4,1 4,8 4,9 5,4 5,3 4,6 Lussemburgo 0,2 0,2 0,3 0,3 0,3 Paesi Bassi 8,5 8,8 9,0 8,7 8,8 8,9 Portogallo 0,9 0,9 0,9 0,8 0,8 0,9 Spagna 5,0 4,7 5,0 4,8 4,9 5,1 Uem 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 Italia 12,3 12,1 11,7 11,4 11,2 10,6 Austria 3,9 3,9 3,9 4,0 4,2 4,3 Belgio 12,3 12,0 12,1 12,4 12,9 13,1 Finlandia 1,6 1,6 1,7 1,5 1,5 1,4 Francia 17,2 17,2 16,9 16,4 16,1 15,9 Germania 25,3 25,6 25,3 25,5 25,5 26,2 Grecia 0,5 0,5 0,4 0,3 0,4 0,4 Irlanda 3,0 3,1 3,2 3,2 3,4 3,1 Lussemburgo 0,7 0,7 0,6 0,7 0,7 0,8 Paesi Bassi 14,8 14,9 15,4 15,4 15,1 15,1 Portogallo 1,8 1,7 1,7 1,7 1,8 1,7 Spagna 7,3 6,7 7,2 7,4 7,4 7,4 Uem 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0

ESPORTAZIONI VERSO I PAESI EXTRA-UEM

ESPORTAZIONI VERSO I PAESI UEM

Tavola 1.6 - Quota delle esportazioni dei paesi Uem verso l’interno e l’esterno dell’area - Anni 1998-2003 (valori percentuali)

Fonte: Elaborazioni su dati Eurostat In Italia le

esportazioni diminuiscono più delle importazioni

l’interno dell’area. Considerando i principali paesi europei, nello stesso pe-riodo si osserva una progressiva erosione delle quote della Francia, mentre emerge un aumento per la Germania in entrambe le componenti (Tavola 1.6). La scomposizione della dinamica delle esportazioni in termini di quantità

90 93 96 99 102 105 108 2000 2001 2002 2003 Ue v.m.u Ue volumi

Extra-Ue v.m.u. Extra-Ue volumi

Mondo v.m.u. Mondo volumi

Fonte: Istat, Indagini sul commercio con l'estero

Figura 1.9 - Indici dei valori medi unitari e dei volumi delle esportazioni per area di destinazione. Base 2000=100 - Anni 2000-2003

90 93 96 99 102 105 108 2000 2001 2002 2003 Ue v.m.u Ue volumi

Extra-Ue v.m.u. Extra-Ue volumi

Mondo v.m.u. Mondo volumi

Fonte: Istat, Indagini sul commercio con l'estero

Figura 1.10 - Indici dei valori medi unitari e dei volumi delle importazioni per area di provenienza. Base 2000=100 - Anni 2000-2003

scambiate e relativi valori medi unitari (Figura 1.9) indica che la contrazione del valore delle vendite è stata determinata dal forte calo delle quantità (-4,9 per cento). La riduzione del volume di beni esportati è stata più accentuata sul mercato Ue (-5,9 per cento) che su quello dei paesi esterni all’area (-3,8 per cento). D’altro canto, i valori medi unitari sono aumentati nel comples-so dello 0,9 per cento, a sintesi di aumenti pari all’1,3 e allo 0,5 per cento ri-spettivamente per l’area Ue e per quella extra-Ue. In termini di quantità esportate, l’unico comparto ad aver registrato un aumento è stato quello energetico. I settori dei beni intermedi, dei beni strumentali e dei beni di consumo hanno invece segnato ampie contrazioni, con un calo particolar-mente marcato nel comparto dei beni strumentali (-5,8 per cento).

Dal lato delle importazioni, a una sostanziale stabilità dei valori medi unitari si è contrapposta una riduzione delle quantità (-1,6 per cento), sin-tesi di una consistente riduzione degli acquisti effettuati sul mercato comu-nitario (-4,1 per cento) e di un modesto incremento delle importazioni dai paesi esterni all’area (+1,9 per cento) (Figura 1.10). Le quantità importate sono aumentate lievemente nel comparto energetico e in misura significa-tiva in quello dei beni di consumo; per quest’ultima componente l’espan-sione degli acquisti dall’estero è stata favorita, in una situazione di relativa tenuta della domanda per consumi, dal calo dei valori medi unitari dello specifico comparto. Le quantità hanno, invece, registrato significative dimi-nuzioni nel settore dei beni intermedi e, soprattutto, in quello dei beni stru-mentali che ha risentito dell’andamento marcatamente negativo degli inve-stimenti.

Nel corso dell’anno le evoluzioni in valore dei due flussi dell’interscambio commerciale hanno mostrato un profilo molto simile, con un andamento negativo nei due primi trimestri, un recupero nel terzo e un nuovo calo nel quarto. La contrazione del primo semestre è stata più marcata per le espor-tazioni che, peraltro, avevano segnato un risultato negativo già alla fine del 2002. Nel terzo trimestre, invece, le esportazioni sono cresciute dell’1,7 in termini congiunturali, grazie a una netta ripresa delle vendite sui mercati Ue, mentre le importazioni sono aumentate di appena lo 0,5 per cento. Infine, la contrazione del quarto trimestre è stata significativa per entrambi i flussi, ma con un calo meno accentuato per le esportazioni (-1,5 per cento), grazie al

-6 -4 -2 0 2 4 6 8 10 12 14 2000 2001 2002 2003 Ue Extra-Ue Mondo

Fonte: Istat, Indagini sul commercio con l'estero

Figura 1.11 - Esportazioni dell’Italia per area di destinazione - Anni 2000-2003 (dati destagionalizzati,

leggero incremento congiunturale (+0,7 per cento) delle vendite sui mercati extra-Ue che ha parzialmente compensato la caduta (-3,5 per cento) di quel-le indirizzate verso i paesi Ue (Figure 1.11-1.12).

Il surplus della bilancia commerciale ha subito una ulteriore e più consi-stente riduzione: il saldo attivo è sceso da 7,8 miliardi di euro nel 2002 a 1,1 miliardi nel 2003. Il peggioramento del saldo complessivo è da imputare sia all’ampliamento del disavanzo nei confronti dei paesi Ue, sia al ridimensio-namento dell’attivo verso i paesi extra-Ue.

All’ampliamento del deficit commerciale nei confronti dell’area Ue ha con-tribuito soprattutto la forte riduzione delle vendite, che nel 2003 è stata più marcata di quella registrata dagli acquisti. Per quel che riguarda i paesi appar-tenenti alla zona dell’euro, il calo delle esportazioni è stato particolarmente ri-levante, in termini assoluti, verso la Germania, la Francia, il Belgio e i Paesi Bassi, con diminuzioni generalizzate delle vendite dell’industria tessile, chimi-ca, meccanica e dei mezzi di trasporto; solo le esportazioni verso la Spagna hanno registrato un incremento, anche grazie al risultato favorevole delle vendite di prodotti petroliferi.

Per il quarto anno consecutivo, la quota del flusso verso i paesi

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