• Non ci sono risultati.

Le attività tra imprese e banche tramite Internet

Nel documento RAPPORTO ANNUALE (pagine 175-193)

I servizi di incasso e pagamento riscuotono nel com-plesso un successo assai ampio, poiché il 61,1 per cen-to delle imprese con connessione a Internet li ha uti-lizzati nel 2003. La loro diffusione è più marcata nel settore dell’industria, nelle imprese di medie dimensio-ni e nelle regiodimensio-ni settentrionali. Inoltre crescono note-volmente nel 2003 rispetto al 2002. Gli scambi di flussi elettronici per operazioni bancarie e commercia-li, la tipologia di servizio più simile al tradizionale

corporate banking interbancario, sono

generalmen-te meno diffusi, ma con pungeneralmen-te di utilizzo tra le impre-se con più di 249 addetti

Gli altri servizi bancari, quali la richiesta di fi-nanziamenti on line e il trading on line, sono assai poco diffusi, né si rilevano segnali di dinamicità ri-spetto al 2002.

Dal quadro complessivo emerge il successo creste di Incresternet per i rapporti tra banche e imprese, cen-trato sull’asse portante dei servizi informativi e dei servizi di incasso e pagamento che sono sempre più dif-fusi e che hanno messo in secondo piano l’incidenza del

corporate banking interbancario, mentre fanno

an-cora fatica ad affermarsi la richiesta di finanziamen-ti on line e il trading on line.

X Incidenza (a) Scarto (b) Incidenza (a) Scarto (b) Incidenza (a) Scarto (b) Incidenza (a) Scarto (b) Incidenza (a) Scarto (b) SETTORI Industria e costruzioni 76,0 6,1 62,0 4,1 42,8 0,1 5,0 0,8 3,4 -0,6 Servizi 73,9 7,2 59,7 7,5 37,7 1,8 5,3 0,2 3,6 -0,1 Totale 75,2 6,5 61,1 5,5 40,7 0,7 5,1 0,5 3,5 -0,4 CLASSI DI ADDETTI 10-49 74,4 5,9 60,1 4,6 39,1 -0,2 5,0 0,5 3,4 -0,3 50-99 81,3 10,1 68,7 10,4 50,6 6,5 5,4 0,4 3,4 -1,4 100-249 80,0 10,0 67,0 10,7 51,6 5,8 5,6 0,1 3,9 0,2 250 e oltre 76,0 12,5 61,9 13,6 53,7 7,5 6,9 2,0 3,6 -0,2 RIPARTIZIONI GEOGRAFICHE Nord-ovest 74,8 6,1 60,9 6,0 43,9 0,3 3,8 -0,4 3,3 -0,4 Nord-est 78,4 6,2 67,7 5,8 43,6 1,0 5,7 1,3 2,9 -0,4 Centro 76,3 7,3 57,8 4,3 38,2 0,3 6,2 1,1 4,0 0,8 Sud e Isole 69,3 8,1 54,2 6,4 32,4 3,0 5,8 0,3 4,0 -1,9 Investimenti finanziari Servizi informativi

sul conto corrente

Servizi di incasso e pagamento

Scambi di flussi elettronici per operazioni

bancarie e commerciali

Finanziamenti

Tavola 3.22 - Imprese con almeno 10 addetti che utilizzano i servizi bancari via Internet per tipo di ser-vizio, macrosettore e classe di addetti - Anni 2002 e 2003 (valori e scarti percentuali)

Fonte: Istat, Rilevazione sulle tecnologie dell'informazione e della comunicazione nelle imprese

(a) Percentuale di imprese con connessione a Internet nel 2003.

(b) Variazione delle quote fra 2002 e 2003 calcolata rispetto a settori omogenei. Non sono inclusi i settori delle costruzioni, istruzione, sanità e dello smal-timento, altre attività spettacolo, agenzie di stampa, biblioteche, musei, archivi, attività sportive, altre attività ricreative e dei servizi.

Queste complessive variazioni sono il risultato di performance piuttosto differenziate tra imprese dell’industria e quelle dei servizi, nonché tra le im-prese di varie classi dimensionali. In particolare, tra il 2001 e il 2002 la dina-mica delle imprese con commercio elettronico è stata più favorevole nei set-tori del terziario, sia per una maggior crescita dal lato degli acquisti sia per una minor diminuzione dal lato delle vendite. Inoltre il numero delle impre-se che effettuano scambi on line è aumentato maggiormente tra quelle di di-mensioni medio-grandi dal lato degli acquisti e tra quelle di grandi dimensio-ni dal lato delle vendite. Anche in termidimensio-ni di valore il settore dei servizi con-tribuisce positivamente alla dinamica dei valori scambiati on line, sia dal lato degli acquisti che da quello delle vendite, mentre al settore industriale va im-putata la complessiva diminuzione dei valori scambiati nel 2002 rispetto al-l’anno precedente.

Le differenze territoriali relative alla diffusione degli acquisti on line non sono rilevanti a livello di ripartizioni geografiche: la quota di imprese con ac-quisti on line decresce dal Nord al Sud e Isole ma lo scarto si mantiene limi-tato a 1,5 punti percentuali. Più rilevanti le differenze relative alla diffusione delle vendite on line: nel Mezzogiorno solo il 2,3 per cento delle imprese informatizzate ricorre alle vendite on line mentre nel Nord-est l’analoga quota è pari al 5,4 per cento, cosicché lo scarto tra le due aree è di 2,1 punti percentuali a favore della prima (Figura 3.18). Relativamente più consistenti sono le differenze in termini di valori scambiati nel Nord-ovest rispetto alle altre ripartizioni e in particolare al Mezzogiorno: l’incidenza degli acquisti on line è del 3,8 per cento nel Nord-ovest mentre nel Sud e Isole è dell’1,2 per cento; analoga differenza si riscontra riguardo all’incidenza delle vendite on line. Quanto infine alle variazioni dei valori scambiati per via elettronica tra il 2001 e il 2002 si registrano dinamiche differenti tra il Nord-est, che è l’uni-ca ripartizione con consistenti incrementi dal lato sia delle vendite sia degli acquisti, e le altre ripartizioni che sono invece caratterizzate da variazioni ne-gative dei valori scambiati.

0 2 4 6 8 10

Acquisti on line Vendite on line

Nord-ovest

Nord-est

Centro Sud e Isole Totale economia

Fonte: Istat, Rilevazione sulle tecnologie dell'informazione della comunicazione nelle imprese con almeno 10 addetti

Figura 3.18 - Imprese che effettuano acquisti o vendite on line per ripartizione geo-grafica - Anno 2002 (valori percentuali sul totale imprese informatizzate)

Nord-est in testa nelle vendite on line

10Gli operatori economici del commercio estero sono identificati sulla base della partita Iva. Questa informazione, presente nel supporto informativo delle rilevazioni mensili sugli scambi commerciali intra e extra-Ue, consente una notevole tempestività nell’elaborazione di tali statisti-che. Tuttavia, a differenza delle statistiche sulle imprese esportatrici ed importatrici, non sono senti in queste statistiche i principali caratteri strutturali (classi di addetti, attività economica pre-valente dell’impresa) acquisibili solo tramite il linkage con l’archivio delle imprese attive, in corso di aggiornamento al 2002.

In conclusione, il check-up periodico che l’Istat effettua sulla diffusione e l’uso delle tecnologie Ict presso le imprese italiane mostra un recupero del ritar-do segnalato nelle precedenti edizioni del Rapporto, con livelli che si collocano ormai in prossimità della media Ue15. Segnali incoraggianti provengono dalle dinamiche di diffusione delle infrastrutture e dei computer e di propagazione delle modalità d’uso. Tuttavia, ancora una volta, la frammentazione del nostro sistema produttivo e la prevalenza delle microimprese sono di ostacolo alla generalizzazione dell’innovazione nelle tecnologie e nei modi di operare, soprat-tutto in tema di commercio elettronico e nello sviluppo di “mercati virtuali”. 3.4 L’internazionalizzazione delle imprese

3.4.1 Diversificazione e persistenza degli operatori all’esportazione

In un contesto di crescente concorrenza e di riduzione delle prospettive di espansione sui mercati internazionali, la capacità degli operatori economici di di-versificare le vendite sui mercati esteri a livello sia di prodotto sia di mercato rap-presenta un importante aspetto della competitività del nostro sistema produtti-vo. Le modalità di internazionalizzazione commerciale realizzate dagli operatori si riconnettono inoltre a un concetto di innovazione più ampio e articolato che comprende non solo i processi e i prodotti ma anche la penetrazione in un nu-mero crescente di mercati.

Nel 2003, oltre 180 mila operatori economici10hanno realizzato vendite sui mercati esteri. Di questi, quasi 110 mila si qualificano come micro-esportatori in quanto realizzano vendite sui mercati esteri per un valore annuo inferiore ai 75 mila euro ciascuno, con un complessivo controvalore inferiore all’1 per cen-to delle esportazioni nazionali. L’analisi viene pertancen-to limitata ai rimanenti 73.500 operatori, che coprono un po’ più del 99 per cento del totale delle esportazioni nazionali.

Nel complesso, circa il 40 per cento di questi operatori è presente in un nu-mero limitato di mercati di sbocco, con scarsa capacità di diversificazione geo-grafica e una forte dipendenza commerciale da pochi paesi (Tavola 3.23). In par-ticolare circa il 20 per cento degli operatori agisce al massimo su due mercati, mentre un altro 20 per cento destina le proprie esportazioni a un numero di pae-si compreso tra tre e cinque. Una quota pari al 20 per cento circa degli operato-ri realizza un modesto grado di diversificazione geografica, destinando i propoperato-ri prodotti ad un numero di paesi compreso tra 6 e 10. Ampie capacità di diversifi-cazione geografica sono realizzate da circa il 25 per cento degli operatori che rie-scono a raggiungere una quota superiore a dieci paesi ma inferiore a 26. Infine, solo il 12,5 per cento degli operatori realizza un elevato livello di diversificazio-ne geografica destinando i propri prodotti ad oltre 25 paesi.

L’analisi per classi di fatturato mostra, come atteso, una forte correlazione po-sitiva tra grado di diversificazione geografica e fatturato estero dell’impresa. In particolare, la quota di operatori esteri che realizzano uno scarso grado di diversi-ficazione delle vendite sui mercati esteri (tra uno e cinque paesi) passa dal 57 per cento nel caso degli operatori appartenenti alla classe minore di fatturato (da 75 a Il 40 per cento degli

esportatori è presente soltanto in pochi mercati

Solo il 15 per cento vende più di 10 tipologie di prodotti 750 mila euro) al 2 per cento per la classe superiore (oltre 50 milioni di euro).

Analogamente, la quota degli operatori che esportano in oltre 25 paesi è pari all’1 per cento per le imprese che appartengono alla classe di fatturato minore e raggiunge l’80 per cento per la classe di fatturato superiore. Significative diffe-renze si riscontrano tuttavia nell’ambito della stessa classe di fatturato a testimo-niare la diversa capacità delle imprese di diversificare le proprie esportazioni per mercati di sbocco. In particolare, nell’ambito della classe di fatturato 750 mila-5 milioni di euro, che cattura un segmento importante delle piccole e medie im-prese italiane, poco più del 20 per cento degli operatori esporta merci in un nu-mero molto limitato di mercati (da uno a cinque paesi). Il 60 per cento circa rea-lizza le vendite sui mercati esteri diversificando le proprie vendite su un numero di mercati compresi tra 6 e 25, mentre solo il 20 per cento degli operatori riesce a conseguire un notevole livello di diversificazione geografica delle vendite sui mercati esteri, esportando in oltre 25 paesi.

Un interessante approfondimento riguarda l’analisi della capacità degli opera-tori all’esportazione di diversificare le proprie vendite sui mercati esteri congiun-tamente per prodotti e mercati (Tavola 3.24). A livello di soli raggruppamenti di prodotti, definiti sulla base delle categorie della classificazione Cpa-Ateco 2002, il 16 per cento circa degli operatori all’esportazione è vincolato a una sola tipologia di prodotti, mentre quasi il 50 per cento degli operatori realizza un grado di di-versificazione limitato, compreso tra 2 e 5 tipologie di prodotti. Un significativo grado di diversificazione merceologica è conseguito da circa il 20 per cento degli operatori che esportano un numero di prodotti compreso tra 6 e 10. Infine, solo il 15 per cento degli operatori realizza un notevole grado di diversificazione, ef-fettuando vendite sui mercati esteri relative a più di 10 tipologie di prodotti.

75-750 750-5.000 5.000-50.000 Oltre 50.000 1 7.510 982 99 (d) (c) 8.591 2 5.800 945 97 (d) (c) 6.842 3-5 12.285 2.725 308 12 15.330 6-10 10.519 4.055 614 21 15.209 11-15 4.747 3.396 665 23 8.831 16-25 3.105 4.938 1.365 68 9.476 26-40 551 3.251 1.945 127 5.874 Oltre 40 24 855 2.038 426 3.343 Totale 44.541 21.147 7.131 677 73.496 1 1.593 1.504 1.107(d) (c) 4.204 2 1.302 1.513 1.443(d) (c) 4.258 3-5 3.052 4.624 3.280 881 11.837 6-10 2.994 7.227 6.834 1.958 19.013 11-15 1.634 6.403 7.366 3.419 18.822 16-25 1.306 9.951 16.458 8.186 35.901 26-40 275 7.789 24.944 18.477 51.485 Oltre 40 15 2.458 34.846 70.767 108.086 Totale 12.171 41.469 96.278 103.688 253.606 NUMERO DI PAESI

Classi di valore delle esportazioni (in migliaia di euro)

Totale

ESPORTAZIONI OPERATORI

Tavola 3.23 - Operatori economici (a) per volume di affari e grado di diversificazione geografica delle esportazioni - Anno 2003 (b) (numero e valori delle

espor-tazioni in milioni di euro)

Fonte: Istat, Indagini sul commercio con l'estero

(a) Sono esclusi gli operatori che realizzano valori delle esportazioni annuali inferiori a 75 mila euro. (b) Dati provvisori.

(c) Valori oscurati ai fini della riservatezza.

Combinando l’analisi per prodotti con quella per mercati, si riscontra come il 60 per cento degli operatori all’esportazione realizzi un modesto grado com-plessivo di diversificazione, destinando le vendite di un numero limitato di pro-dotti ad un esiguo numero di mercati (in entrambi i casi inferiore a 10). Solo il 4 per cento degli operatori mostra una diversificazione prevalente nei prodotti (più di 10 prodotti ma meno di 10 mercati), mentre oltre il 25 per cento si qualifica per una diversificazione prevalente nei mercati (più di 10 mercati ma meno di 10 prodotti). Infine, una quota di poco superiore al 10 per cento degli operatori rea-lizza un elevato grado di diversificazione, sia per prodotti che per mercati.

Un ulteriore aspetto rilevante è l’analisi della relazione tra persistenza degli operatori economici sui mercati internazionali e la capacità di diversificazione per mercati di sbocco.

In particolare, la persistenza è misurata, in relazione alla popolazione di ope-ratori attiva nel 2003, dal numero di anni in cui l’operatore è rimasto attivo du-rante il periodo 1998-200311.

Per quanto riguarda gli operatori nel loro complesso, il 68,3 per cento risulta presente nell’intero periodo considerato, il 14,1 per cento è attivo per almeno quattro o cinque anni, il 13,3 per cento è presente solo in due o tre anni, mentre il 4,4 per cento risulta attivo solo nel 2003 (Figura 3.19). La persistenza degli ope-ratori sui mercati esteri aumenta significativamente al crescere del grado di diver-sificazione per mercati di sbocco, confermando il rapporto di interdipendenza Sei esportatori su

dieci vendono pochi prodotti su pochi mercati 1 2-5 6-10 11-25 26-50 Oltre 50 1 4.541 2.899 739 361 39 12 8.591 2 2.188 3.690 627 286 51 (c) (d) 6.842 3-5 2.774 9.669 2.091 672 100 24 15.330 6-10 1.456 9.414 3.201 1.015 97 26 15.209 11-15 553 4.385 2.756 1.033 81 23 8.831 16-25 321 3.501 3.348 2.081 193 32 9.476 26-40 74 1.409 1.954 2.092 315 30 5.874 Oltre 40 14 330 726 1.575 597 101 3.343 Totale 11.921 35.297 15.442 9.115 1.473 (c) 248 73.496 1 1.885 1.425 423 344 57 70 4.204 2 1.268 2.007 456 364 163 (c) (d) 4.258 3-5 1.918 5.947 2.084 1.266 442 179 11.836 6-10 1.806 8.744 4.944 2.884 441 194 19.013 11-15 1.387 6.254 5.390 3.784 1.271 736 18.822 16-25 838 10.663 10.504 10.062 3.134 698 35.899 26-40 873 9.143 13.196 19.002 8.116 1.155 51.485 Oltre 40 467 5.369 10.619 36.660 30.578 24.394 108.087 Totale 10.442 49.552 47.616 74.366 44.202 (c) 27.426 253.606 ESPORTAZIONI NUMERO DI PAESI

Numero medio di merci (b)

Totale

OPERATORI

Tavola 3.24 - Diversificazione merceologica e geografica degli operatori economici all'esportazione - Anno 2003 (a) (numero di operatori e valori delle

espor-tazioni in milioni di euro)

Fonte: Istat, Indagini sul commercio con l'estero

(a) Dati provvisori.

(b) Definite sulla base delle categorie della classificazione CpAteco 2002.

(c) Comprende anche le imprese ed i valori della classe superiore oscurata ai sensi della normativa sul segreto statistico. (d) Valori oscurati ai fini della riservatezza.

11Il conteggio del numero di anni di presenza è realizzato, all’interno del periodo di riferimen-to, a prescindere dalla loro successione temporale.

Il 68 per cento degli esportatori è radicato sui mercati esteri

tra capacità di radicamento sui mercati esteri e strategie di diversificazione per area geografica. In particolare, la quota degli operatori presenti nell’intero perio-do passa dal 52,4 per cento nel caso degli operatori scarsamente diversificati (da uno a cinque paesi) all’84,2 per cento nel caso degli operatori più significativa-mente diversificati (oltre 15 paesi).

Data la significativa correlazione tra grado di diversificazione per mercato di sbocco e dimensione economica dell’operatore, misurata in termini di classi di fatturato all’esportazione12, si è approfondita l’analisi distintamente per diverse tipologie di operatori (Figura 3.20). Anche in questo caso, si conferma, per qua-si tutte le clasqua-si di fatturato all’esportazione conqua-siderate13, la presenza di una si-gnificativa relazione tra tasso di persistenza delle imprese sui mercati internazio-nali e capacità di diversificazione per mercato di sbocco. In particolare, il tasso di persistenza degli operatori appartenenti alla classe di fatturato minore, da 75 a 750 mila euro, passa dal 50 per cento per quelle che esportano in un numero molto limitato di mercati (da uno a cinque paesi) all’80 per cento per gli opera-tori più significativamente diversificati (oltre 15 paesi). Analogamente, per gli operatori appartenenti alla classe di fatturato 5-50 milioni il tasso di persistenza passa dal 62 per cento per quelli scarsamente diversificati all’85 per cento per quelli maggiormente diversificati.

3.4.2 Esposizione internazionale e performance economica delle imprese esportatrici

Le esportazioni italiane sono state caratterizzate, ancora nel periodo 1998-2001, da una crescita significativa, anche se in un contesto nel quale apparivano segnali di de-bolezza della competitività del nostro Paese, collegati fondamentalmente al nostro modello di specializzazione. Per meglio comprendere i punti di forza e di debolezza

0% 10% 20% 30% 40% 50% 60% 70% 80% 90% 100%

1-5 paesi 6-15 paesi oltre 15 paesi totale

un anno da due a tre anni da quattro a cinque anni intero periodo

Fonte: Istat, Indagine sul commercio con l'estero

Figura 3.19 - Persistenza degli operatori economici per numero di mercati di sboc-co - Anni 1998-2003 (sboc-composizione percentuale degli operatori per

numero di anni di persistenza, popolazione di riferimento 2003)

12Si ricorda che il fatturato all’esportazione è correlato al fatturato complessivo dell’impresa per dato livello di propensione all’esportazione.

13L’unica eccezione è rappresentata dagli operatori scarsamente diversificati appartenenti alla classe oltre 50 milioni di euro che presentano un tasso di sopravvivenza superiore agli altri opera-tori della stessa classe di fatturato ma che risultano più significativamente diversificati. Questo risultato è parzialmente spiegato dall’esiguo numero di operatori complessivamente presenti in questa classe di fatturato all’esportazione.

della capacità competitiva del nostro Paese, si è realizzata un’analisi fondata sull’inte-grazione delle informazioni statistiche sulle imprese esportatrici (caratteristiche mer-ceologiche e geografiche delle esportazioni, caratteristiche strutturali delle imprese) con quelle relative ai bilanci civilistici delle società di capitale. In particolare, è stato co-struito un panel chiuso di oltre 29 mila società di capitale attive nei settori della mani-fattura e sempre esportatrici in tutti gli anni del periodo 1998-2001, analizzando le re-lazioni fra dinamica e intensità della presenza sui principali mercati esteri ed evoluzio-ne dei principali indicatori economici e patrimoniali delle imprese. L’insieme di im-prese selezionato (da ora denominato panel) può essere considerato il nucleo “forte” delle imprese manifatturiere esportatrici italiane, rappresentando un terzo del totale delle imprese esportatrici, più della metà dei loro addetti e poco meno dei due terzi dell’export (Tavola 3.25). Il 65 per cento dell’export è realizzato da un nucleo “forte” di 29 mila imprese 0 10 20 30 40 50 60 70 80 90 100 75-750 750-5000 5.000-50000 oltre 50.000

da 1 a 5 paesi da 6 a 15 paesi oltre 15 paesi

Fonte: Istat, Indagine sul commercio con l'estero

Figura 3.20 - Operatori economici attivi nell'intero periodo considerato per classe di fatturato estero e numero di mercati di sbocco - Anni 1998-2003

(incidenza degli operatori attivi per l'intero periodo 1998-2003 sul totale operatori 2003)

IMPRESE 1998 1999 2000 2001

% sul totale esportatrici manifatturiere 30,0 30,6 29,8 30,0

Numero 1.679 1.705 1.733 1.751

Indice 100,0 101,5 103,2 104,3

% sul totale esportatrici manifatturiere 55,9 56,7 58,3 58,0

Valore 115.527 120.203 140.478 146.505

Indice 100,0 104,0 121,6 126,8

% sul totale esportatrici manifatturiere 62,3 64,8 66,2 65,1

ESPORTAZIONI IMPRESE

ADDETTI

Tavola 3.25 - Imprese, addetti e valore delle esportazioni delle imprese esportatrici manifat-turiere costituite in società di capitale e appartenenti al panel - Anni 1998-2001

(numero in migliaia di unità, valori in milioni di euro e valori percentuali)

Fra il 1998 e il 2001 complessivamente le imprese del panel hanno visto crescere le proprie esportazioni del 26,8 per cento, arrivando a rappresentare nel 2001 il 65,1 per cento dell’export totale, con un aumento di tre punti percentuali rispetto al 1998. Considerando i dati medi di periodo, oltre la metà delle imprese evidenzia una quota del fatturato destinata all’esportazione inferiore al 25 per cento e meno del 10 per cento mostra un’incidenza media superiore al 75 per cento; circa un quinto del-le imprese registra, compdel-lessivamente nel periodo 1998-2001, un flusso di esporta-zioni inferiore a 500 mila e poco più del 10 per cento un valore superiore ai 30 mi-lioni di euro (Tavola 3.26). Le imprese della manifattura tradizionale rappresentano il 45 per cento del panel,contro il 5 per cento di imprese attive nei settori ad alta in-tensità di R&S; il restante 50 per cento è equamente rappresentato da imprese atti-ve nei settori dell’offerta specializzata ed in quelli ad elevate economie di scala. Con-siderando gli addetti al 2001, la struttura dimensionale del panel vede una significa-tiva presenza di imprese con 20-99 addetti, che rappresentano il 45,3 per cento del totale. Oltre il 43 per cento delle imprese considerate è localizzato nel Nord-ovest e un’ulteriore quota del 32 per cento circa nel Nord-est cosicché limitata è la presen-za delle imprese del Centro e del Mezzogiorno.

Nel periodo 1998-2001, la crescita media annua delle esportazioni del panel (+8,2 per cento) è stata superiore a quella, pur significativa, del fatturato totale (+6,6 per cento), anche se l’elevata dinamica dei costi intermedi per beni e ser-vizi (+7,4 per cento) ha determinato una crescita del valore aggiunto nettamen-te inferiore, e pari al 4,7 per cento. Una dinamica del costo del lavoro relativa-mente moderata (+3,9 per cento) ha tuttavia consentito un’apprezzabile crescita (+5,9 per cento medio annuo) del margine operativo lordo (Tavola 3.26).

Nello stesso periodo, l’occupazione è cresciuta del 4,3 per cento, a testimo-nianza della dinamicità della domanda di lavoro delle imprese esportatrici in un contesto di crescita della domanda estera. Questo elemento è di una certa im-portanza, vista la tendenza alla contrazione dell’occupazione manifatturiera nel periodo considerato (-0,7 per cento nel quadriennio). Le imprese esportatrici mostrano quindi una caratterizzazione importante dal punto di vista dell’occu-pazione, che cresce in un contesto di apprezzabile dinamica della produttività del lavoro e della redditività media aziendale. Se appare acquisito che la presenza sui mercati esteri implica assetti organizzativi delle imprese relativamente complessi rispetto a quelli prevalenti nelle imprese orientate esclusivamente al mercato in-terno, con una contestuale migliore performance in termini di livelli di produtti-vità i dati fin qui presentati evidenziano una notevole dinamica delle imprese esportatrici nella fase antecedente la creazione della moneta unica.

Questi elementi generali, che testimoniano buoni risultati complessivi delle imprese manifatturiere esportatrici nel periodo 1998-2001, sottintendono note-voli eterogeneità per quanto riguarda gli indicatori di performance (Tavola 3.26). Considerando le esportazioni, i dati segnalano che la crescita più forte ha ri-guardato gli estremi della distribuzione delle imprese per propensione all’espor-tazione (incidenza delle esportazioni sul fatturato). In particolare, i tassi di

Nel documento RAPPORTO ANNUALE (pagine 175-193)