mente sono calcolate stime definitive basate sul-l’intero universo delle dichiarazioni contributi-ve (1,2 milioni di unità circa, che includono tut-ti i dipendentut-ti e tutte le imprese con almeno un dipendente nei settori esaminati).
Le informazioni che l’Istat diffondeva in pre-cedenza in questo campo erano: gli indici men-sili delle retribuzioni contrattuali; gli indici mensili del costo del lavoro e delle retribuzioni lorde di fatto relativi alle grandi imprese (oltre 500 addetti); i monti retributivi e degli oneri so-ciali, che insieme costituiscono i redditi da lavo-ro dipendente, stimati nel quadlavo-ro della contabi-lità nazionale trimestrale. I nuovi indicatori, ri-lasciati alla fine del trimestre successivo a quel-lo di riferimento, completano il quadro informa-tivo con statistiche congiunturali sulle retribu-zioni di fatto esaurienti in termini di copertura dimensionale e settoriale.
Dal punto di vista dell’utilizzo dei nuovi in-dicatori, è importante sottolineare le differenze di tipo concettuale, definitorio e classificatorio che li distinguono dai dati stimati nell’ambito della contabilità nazionale per i medesimi setto-ri. In primo luogo i dati relativi alle retribuzioni lorde e ai redditi da lavoro dipendente di conta-bilità nazionale includono il lavoro “irregola-re”, che costituisce una componente consistente e variabile nel tempo, mentre quelli Oros lo escludono per definizione. Le unità di lavoro X
lo infrannuale mostra però un recupero di dinamismo nel corso dell’an-no: il tasso di crescita tendenziale, particolarmente contenuto nel primo trimestre, è risalito sino al 3,1 per cento nel terzo trimestre per poi atte-nuarsi lievemente nel quarto. Tale recupero è stato più significativo per l’industria, dove le retribuzioni hanno segnato incrementi del 3 per cen-to sia nel terzo sia nel quarcen-to trimestre, mentre è stacen-to parziale nei ser-vizi, che hanno registrato un aumento di nuovo modesto nel quarto tri-mestre (+1,7 per cento in termini tendenziali).
Nell’insieme dell’economia il ritmo di crescita della retribuzione con-trattuale media per dipendente è stato pari al 2,2 per cento nella media del 2003, superiore di un decimo di punto a quello dell’anno
preceden-della contabilità nazionale comprendono i lavo-ratori con la qualifica di dirigente, esclusi dalla fonte Oros, e sono al netto della Cig (quelle Oros al lordo); quest’ultima differenza è parti-colarmente rilevante per il settore industriale. Le stime di contabilità nazionale, che seguono gli schemi del Sec95, sono effettuate sulla base del criterio della competenza economica, men-tre gli indicatori Oros misurano i flussi di cassa. Inoltre, i dati della contabilità nazionale sono calcolati includendo nei settori di attività eco-nomica considerati anche le unità istituzionali di natura pubblica, che invece non sono incluse negli indicatori Oros, che si riferiscono alle so-le imprese private. Anche per la definizione del-le variabili di base vi sono alcune differenze: nella contabilità nazionale le retribuzioni lorde
comprendono anche la componente in natura (vitto, mensa, alloggio eccetera) e le mance, mentre ciò non avviene nella rilevazione Oros. Infine, la composizione degli oneri sociali diffe-risce in misura sensibile: in contabilità naziona-le sono inclusi i contributi obbligatori, volonta-ri e figurativi, mentre gli indici Oros degli onevolonta-ri sociali considerano soltanto quelli obbligatori.
Nella Tavola 1.27 sono presentate le varia-zioni tendenziali per gli anni 2001-2003 degli indici delle retribuzioni di fatto, degli oneri e del costo del lavoro, per i settori dell’industria, dei servizi e per il totale del settore privato extra-gricolo. Gli indicatori diffusi regolarmente ri-guardano anche ciascuna delle nove sezioni di attività economica incluse nell’aggregato; le re-lative serie storiche sono disponibili dal 1996.
Totale Industria Servizi Totale Industria Servizi Totale Industria Servizi
2001 I trim. 2,8 3,6 2,1 2,1 2,2 2,0 2,6 3,2 2,1 II trim. 1,8 2,0 1,1 -0,1 0,0 -0,4 1,3 1,4 0,8 III trim. 4,0 4,1 3,7 2,4 2,6 2,5 3,6 3,7 3,4 IV trim. 3,3 2,9 3,6 1,9 2,2 1,7 2,9 2,8 3,1 2002 I trim. 3,0 2,3 3,5 1,8 1,6 2,4 2,7 2,1 3,1 II trim. 2,8 2,6 2,7 3,0 2,8 3,5 2,8 2,7 2,9 III trim. 1,6 1,8 1,3 2,4 2,6 2,4 1,9 2,0 1,6 IV trim. (a) 1,9 1,7 2,2 3,9 3,5 4,7 2,5 2,2 2,8 2003 I trim. (a) 0,8 1,0 0,5 1,4 1,6 1,1 0,9 1,2 0,6 II trim. (a) 2,2 2,0 2,2 2,9 3,1 2,9 2,4 2,3 2,4
III trim. (a) 3,1 3,0 3,1 3,8 3,4 4,1 3,3 3,2 3,3
IV trim. (a) 2,4 3,0 1,7 1,6 2,4 0,7 2,2 2,8 1,5
Oneri sociali per Ula Costo del lavoro per Ula
Retribuzioni lorde per Ula
Fonte: Istat, Rilevazione trimestrale Oros
(a) Stime provvisorie.
Tavola 1.27 - Indici delle retribuzioni lorde, degli oneri sociali e del costo del lavoro per Ula per settore di attività economica - I trimestre 2001-IV trimestre 2003 (variazioni percentuali rispetto al
corrispondente trimestre dell’anno precedente)
te. Anche per le retribuzioni contrattuali l’andamento in corso d’anno fa registrare una significativa accelerazione della crescita nel secondo se-mestre, dovuta al rinnovo di molti contratti collettivi. Lo scorso anno sono stati rinnovati 27 dei 76 contratti di lavoro nazionali considerati dall’indagine Istat sulle retribuzioni contrattuali, con un numero di lavo-ratori coinvolti di quasi 5,2 milioni di unità (corrispondenti al 42,8 per cento del monte retributivo contrattuale totale). I rinnovi contrattuali più importanti hanno riguardato l’industria metalmeccanica, quella ali-mentare, l’energia elettrica, i pubblici esercizi e gli alberghi, le attività ferroviarie, le poste, le telecomunicazioni e le assicurazioni; nel settore pubblico sono stati rinnovati quelli relativi a scuola, sanità e enti locali.
1.3 Finanza pubblica
Il conto economico consolidato delle Amministrazioni pubbliche7, nella ver-sione provvisoria8relativa all’anno 2003 ha registrato un leggero peggioramen-to dell’incidenza dell’indebitamenpeggioramen-to netpeggioramen-to sul Pil, salipeggioramen-to al 2,4 per cenpeggioramen-to dal 2,3 per cento dell’anno precedente. In valore assoluto, la stima dell’indebitamento netto è pari a 31,8 miliardi di euro, con un aumento di 3,4 miliardi rispetto al-l’anno precedente. Il saldo primario (indebitamento netto al netto della spesa per interessi) è risultato positivo e pari al 2,9 per cento del Pil, segnando un’ul-teriore riduzione rispetto al 3,5 del 2002 (3,9 per cento nel 2001) (Figura 1.22). Il risparmio delle Amministrazioni pubbliche, corrispondente al saldo delle par-tite correnti, è tornato, dopo cinque anni, a essere negativo e pari a circa -3,2 mi-liardi di euro (-0,2 per cento del Pil).
-8 -6 -4 -2 0 2 4 6 8 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003
Indebitamento Saldo primario
Saldo corrente Saldo c/capitale
Fonte: Istat, Conti economici nazionali
Figura 1.22 - Saldi di finanza pubblica - Anni 1996-2003 (valori percentuali sul Pil)
7Il conto economico consolidato delle Amministrazioni pubbliche, nell’ambito dei conti nazionali, è
ela-borato dall’Istat in conformità alle regole fissate dal regolamento Ue n.2223/96 (Sec95), dal regolamento sugli obblighi di notifica alla Ue nell’ambito della procedura sui deficit eccessivi di cui al protocollo annes-so al Trattato di Maastricht n. 3605/93 (così come emendato dal regolamento Ce n. 475/2000 e dal lamento n. 351 del 25/2/2002), nonché sulla base del Manual on General Government Deficit and Debt. Il rego-lamento n. 351/2002 stabilisce che le operazioni di swap di interessi e di forward rate agreement sono da con-siderare a tutti gli effetti interessi e incidono quindi sul calcolo dell’indebitamento netto. Ciò introduce uno scostamento rispetto al Sec95 recentemente revisionato (v. reg. Ce n. 2558 del 3/12/2001) che ha invece riconosciuto, come l’Sna93 e il manuale del Fondo monetario internazionale sulla bilancia dei pagamenti, che tali operazioni sono da trattare comunque come operazioni di carattere finanziario da classificare nella categoria degli strumenti finanziari derivati. Tale situazione normativa comporta il calcolo di due distinte misure dell’indebitamento netto; una al lordo e l’altra al netto degli swap e altri contratti simili. Nel testo, per evitare di ingenerare confusione nel lettore, e a meno che non sia espressamente indicato, si fa sempre riferimento alla misura al lordo degli swap adottata ai fini della notifica.
8Per tener conto degli aggiornamenti intervenuti nelle fonti statistiche utilizzate nella costruzione dei
conti economici nazionali ogni anno, oltre alla stima provvisoria dell’anno precedente, vengono presenta-te anche le revisioni relative al triennio precedenpresenta-te.
Quasi stabile l'indebitamento netto ma continua a peggiorare il saldo primario
Rispetto agli andamenti ipotizzati nei documenti di programmazione economica, il consuntivo relativo al rapporto tra indebitamento e Pil (2,4 per cento) si pone a un livello leggermente inferiore alla previsione contenuta nella nota di aggiornamento al Documento di programmazione economica (Dpef) del settembre 2003, in cui veni-va formulata una previsione pari al 2,5 per cento.
2000 2001 2002 2003 2001/2000 2002/2001 2003/2002
USCITE
Spesa per consumi finali 213.300 229.518 238.921 253.438 7,6 4,1 6,1
Redditi da lavoro dipendente 123.480 131.084 136.423 143.606 6,2 4,1 5,3
Consumi intermedi 58.214 62.338 63.411 69.022 7,1 1,7 8,8
Prestazioni sociali in natura acquistate sul mercato 27.512 31.299 33.084 33.258 13,8 5,7 0,5
Ammortamenti 14.700 15.612 16.394 17.244 6,2 5 5,2
Imposte indirette 11.560 11.579 12.377 11.965 0,2 6,9 -3,3
Risultato netto di gestione 577 146 81 141 -74,7 -44,5 74,1
Produzione di servizi vendibili, produzione di beni
e servizi per uso proprio e vendite residuali (-) -22.743 -22.540 -22.849 -21.798 -0,9 1,4 -4,6
Contributi alla produzione 13.903 14.670 13.641 14.510 5,5 -7,0 6,4
Imposte dirette 0 0 0 0
Prestazioni sociali in denaro 195.460 202.291 214.035 224.210 3,5 5,8 4,8
Trasferimenti ad enti pubblici 0 0 0 0
Trasferimenti a istituzioni sociali private 2.918 3.227 3.842 4.257 10,6 19,1 10,8
Aiuti internazionali (compresa IV risorsa) 6.557 6.478 8.598 10.317 -1,2 32,7 20,0
Trasferimenti diversi a famiglie e imprese 4.315 4.631 4.390 4.713 7,3 -5,2 7,4
Altre uscite correnti 467 605 668 764 29,6 10,4 14,4
Uscite correnti al netto di interessi 436.920 461.420 484.095 512.209 5,6 4,9 5,8
Interessi passivi 75.333 79.570 72.547 69.291 5,6 -8,8 -4,5
Totale uscite correnti 512.253 540.990 556.642 581.500 5,6 2,9 4,5
Investimenti e acquisti netti di altre attività non finanziarie 14.252 30.476 24.049 34.666 113,8 -21,1 44,1
Contributi agli investimenti 13.292 15.688 17.823 17.302 18,0 13,6 -2,9
di cui: a enti pubblici - - -
-Altri trasferimenti in c/capitale 2.147 1.687 1.493 1.127 -21,4 -11,5 -24,5
Totale uscite in conto capitale 29.691 47.851 43.365 53.095 61,2 -9,4 22,4
Totale uscite al netto interessi 466.611 509.271 527.460 565.304 9,1 3,6 7,2
Totale uscite complessive 541.944 588.841 600.007 634.595 8,7 1,9 5,8
ENTRATE
Risultato lordo di gestione 15.277 15.758 16.475 17.385 3,1 4,6 5,5
Interessi attivi 1.932 3.423 2.852 2.890 77,2 -16,7 1,3
Imposte indirette 175.171 176.492 185.116 188.522 0,8 4,9 1,8
Imposte dirette 170.547 182.690 178.964 177.370 7,1 -2,0 -0,9
Contributi sociali effettivi 144.199 149.927 157.588 167.313 4,0 5,1 6,2
Contributi sociali figurativi 3.884 3.978 3.737 3.715 2,4 -6,1 -0,6
Trasferimenti da enti pubblici - - -
-Aiuti internazionali 1.106 612 546 1.139 -44,7 -10,8 108,6
Trasferimenti diversi da famiglie e imprese 13.268 15.832 15.737 14.813 19,3 -0,6 -5,9
Altre entrate correnti 3.906 4.465 5.003 5.118 14,3 12,0 2,3
Totale entrate correnti 529.290 553.177 566.018 578.265 4,5 2,3 2,2
Contributi agli investimenti 2.762 1.208 1.483 3.394 -56,3 22,8 128,9
Imposte in conto capitale 1.117 1.065 2.986 20.204 -4,7 180,4 576,6
Altri trasferimenti in c/capitale 1.231 1.129 1.117 900 -8,3 -1,1 -19,4
Totale entrate in c/capitale 5.110 3.402 5.586 24.498 -33,4 64,2 338,6
Totale entrate complessive 534.400 556.579 571.604 602.763 4,2 2,7 5,5
Saldo corrente al netto interessi 92.370 91.757 81.923 66.056
Risparmio o disavanzo 17.037 12.187 9.376 -3.235
Saldo generale al netto interessi 67.789 47.308 44.144 37.459
Indebitamento (-) o accreditamento (+) -7.544 -32.262 -28.403 -31.832
VOCI
Valori assoluti Variazioni percentuali
Tavola 1.28 - Conto economico consolidato delle Amministrazioni pubbliche (a) - Anni 2000-2003 (milioni di euro)
Fonte: Istat, Conti economici nazionali
1.3.1 La dinamica delle uscite
Nel 2003 la spesa pubblica complessiva è cresciuta del 5,8 per cento, un tasso più alto di quello fatto registrare nel 2002 (+1,9 per cento). L’incidenza sul Pil della spe-sa totale è aumentata di oltre un punto percentuale, passpe-sando dal 47,6 per cento al 48,8 per cento. Nel 2003 è quindi ripresa la tendenza alla crescita della quota della spesa pubblica sul Pil, dopo la diminuzione registrata nel 2002 (Figura 1.23).
A livello europeo, in quasi tutti i paesi è stato osservato nel 2003 un aumento di questo rapporto, a eccezione di Spagna e Austria (Tavola 1.29). Nella media dell’Uem l’incidenza è passata, tra il 2002 e il 2003, dal 48,4 al 49,1 per cento, mentre nell’Ue15 è salita dal 47,5 al 48,5 per cento.
In Italia, l’aumento delle uscite complessive registrato nel 2003 è la risultante di an-damenti divergenti delle principali componenti: un aumento del 5,8 per cento delle partite correnti al netto degli interessi, una diminuzione degli interessi passivi del 4,5 per cento e un consistente aumento delle uscite in conto capitale (+22,4 per cento).
La significativa crescita delle uscite in conto capitale è dovuta a un livello ec-cezionalmente basso della corrispondente spesa del 2002, più precisamente de-gli investimenti, sul cui ammontare netto avevano inciso le vendite di immobili. Il valore di queste vendite era stato pari, nel 2002, a circa 11 miliardi di euro, di cui 6,6 miliardi introitati dagli enti di previdenza per effetto di operazioni di car-tolarizzazione9.
Al netto dell’impatto sulla spesa pubblica del 2002 delle operazioni della ven-dita straordinaria di immobili attraverso le cartolarizzazioni, la crescita delle usci-te in conto capitale nel 2003 sarebbe stata pari al 6,3 per cento.
Nell’ambito delle spese correnti al netto degli interessi, la componente di co-sti diretti coco-stituita dalle spese sostenute per la produzione dei servizi pubblici Aumenta l'incidenza della spesa pubblica sul Pil 38 40 42 44 46 48 50 52 54 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003
Uscite totali Uscite totali al netto interessi Entrate totali
Fonte: Istat, Conti economici nazionali
Figura 1.23 - Entrate e uscite delle Amministrazioni pubbliche - Anni 1996-2003
(valori percentuali sul Pil)
9A tale proposito si fa presente che nei conti nazionali qualunque vendita di attività materiali, quali i beni di investimento mobili o immobili deve essere contabilizzata come investimento negativo. Crescono
le spese correnti e in conto capitale
(spese per consumi finali) ha presentato una crescita più elevata (+6,1 per cento) rispetto a quella per operazioni di redistribuzione del reddito (prestazioni socia-li, contributi alla produzione, trasferimenti diversi). In particolare sulle spese di personale, che sono aumentate del 5,3 per cento, hanno inciso i nuovi contratti collettivi di lavoro, tra cui quelli relativi al personale dei ministeri, della scuola, delle forze dell’ordine, delle forze armate e gli aumenti automatici per la catego-ria dei magistrati e dei docenti universitari. Ancora più sostenuta è stata la cre-scita dei consumi intermedi (+8,8 per cento). Tale incremento è attribuibile so-prattutto allo Stato (+21,2 per cento) ed è stato determinato dai sensibili aumenti della spesa per la giustizia, delle spese di funzionamento dei ministeri, delle com-missioni per la gestione dei titoli e per la riscossione delle imposte. Sono, invece, aumentate solo dello 0,5 per cento le prestazioni sociali in natura, costituite dal-l’acquisto da parte dalle Amministrazioni pubbliche di servizi in convenzione da produttori di mercato e forniti direttamente alle famiglie (farmaci, ricoveri in ca-se di cura private, assistenza sanitaria generica e specialistica, ricoveri in istituti di assistenza convenzionati eccetera); questa crescita così contenuta è dovuta al mancato rinnovo, in alcune regioni, di una parte delle convenzioni. Di contro, nelle Asl e nelle aziende ospedaliere, l’aumento rispetto all’anno precedente è ri-sultato più consistente (superiore all’11 per cento).
Anche le operazioni di redistribuzione del reddito hanno dato luogo a au-menti sostenuti. In particolare, le prestazioni sociali in denaro sono aumentate del 4,8 per cento, ma in rallentamento rispetto alla dinamica dell’anno preceden-te (+5,8 per cento), che era stata influenzata dall’effetto dell’adeguamento dei minimi pensionistici disposti a decorrere dal 1° gennaio 2002. Sono invece ri-presi ad aumentare i contributi alla produzione (+6,4 per cento), dopo il signifi-cativo calo verificatosi l’anno precedente.
Nel 2003 è continuata la riduzione degli interessi passivi, sia pure a un ritmo inferiore all’anno precedente (-4,5 per cento nel 2003 contro il -8,8 per cento del 2002); tra il 1993 e il 2003, il peso relativo di tale componente sul totale delle
Continua a ridursi la spesa per interessi 1999 2000 2001 2002 2003 1999 2000 2001 2002 2003 Belgio 50,1 49,4 49,5 50,5 51,5 43,1 42,6 42,9 44,4 45,9 Danimarca 56,3 54,8 55,1 55,8 56,3 51,5 51,3 51,8 52,9 53,5 Germania 48,7 45,7 48,3 48,5 48,9 45,3 42,4 45,0 45,4 45,8 Grecia 47,6 49,9 47,8 46,8 47,2 39,3 42,0 40,7 40,6 41,5 Spagna 40,2 40,0 39,6 39,9 39,5 36,7 36,7 36,5 37,1 37,0 Francia 53,6 52,7 52,6 53,6 54,9 50,2 49,5 49,4 50,4 51,9 Irlanda 34,6 32,1 33,8 33,3 34,8 32,1 30,1 32,3 31,9 33,4 Italia 48,9 46,9 48,7 48,0 49,0 42,1 40,4 42,1 42,1 43,6 Lussemburgo 41,3 38,5 39,1 44,3 46,8 40,9 38,2 38,8 44,0 46,6 Paesi Bassi 46,9 45,3 46,6 47,5 48,9 42,4 41,5 43,2 44,4 45,9 Austria 54,2 52,4 51,8 51,3 51,1 50,5 48,6 48,1 47,8 47,8 Portogallo 45,3 45,2 46,3 46,0 47,9 42,0 41,9 43,0 42,9 45,0 Finlandia 52,1 49,1 49,2 50,1 50,6 49,0 46,2 46,4 47,9 48,6 Svezia 60,3 57,3 57,1 58,3 59,1 55,5 53,3 53,9 55,1 56,7 Regno Unito 39,2 37,0 40,4 41,1 42,8 36,3 34,2 38,0 39,0 40,8 Uem 48,9 47,1 48,2 48,4 49,1 44,6 43,0 44,2 44,7 45,6 Ue15 47,7 45,7 47,2 47,5 48,5 43,7 41,9 43,5 44,1 45,2
Al lordo degli interessi passivi (a) PAESI
Al netto degli interessi passivi (a) Tavola 1.29 - Spesa delle Amministrazioni pubbliche nei paesi dell’Ue (a) - Anni 1999-2003
(valori percentuali sul Pil)
Fonte: Commissione europea
(a) In questa tavola, a differenza della Tavola 1.28, per effettuare i confronti internazionali si è utilizzata la definizione di spesa delle Amministrazioni pubbliche riportata dal regolamento Ue n.1500/2000, in base alla quale le spese sono al lordo dei ricavi connessi all'attività produttiva, al netto degli ammortamenti e al lordo della correzione posi-tiva degli swap di interessi passivi.
uscite correnti è sceso dal 24,5 all’11,9 per cento. Alla contrazione degli interes-si pasinteres-sivi nel 2002 e nel 2003 hanno contribuito anche le operazioni di swap, cioè la sostituzione di titoli emessi a tassi elevati con titoli di nuova emissione a tassi più bassi ma a durata più lunga. Tali operazioni sono ammontate a 1,9 miliardi di euro nel 2002 e a 0,6 miliardi nel 2003.
Con la notevole riduzione registrata dallo stock complessivo del debito pub-blico10in rapporto al Pil (106,2 per cento nel 2003 rispetto al 108,0 per cento del 2002 e al 110,6 per cento del 2001), l’Italia ha compiuto ulteriori progressi nel percorso fissato in sede di programma di stabilità, anche se il divario rispetto agli altri paesi della Ue è rimasto ancora ampio. Occorre ricordare che nel dato sul debito comunicato nella notifica alla Ue del 1° marzo sono stati considerati an-che i conti correnti postali verso la clientela privata, non inclusi nelle precedenti stime. Le revisioni al rialzo dovute a questa inclusione sono state di 1,3 punti percentuali nel 2002, e 1,1 punti percentuali nel 2001. La riduzione complessiva dell’incidenza del debito pubblico sul Pil è invece da attribuire alle dismissioni mobiliari, in gran parte connesse con la trasformazione della Cassa depositi e prestiti in società per azioni11, all’utilizzo della liquidità detenuta dal Tesoro pres-so la Banca d’Italia, agli scarti di emissione e all’apprezzamento dell’euro.
A ostacolare una riduzione più significativa del debito ha invece, concorso la riduzione del rapporto fra l’avanzo primario e lo stock del debito, sceso dal 3,3 per cento del 2002 al 2,7 per cento del 2003; il differenziale fra costo medio rea-le del debito e crescita rearea-le si è, invece, rea-leggermente ridotto, passando da 1,8 per cento nel 2002 a 1,7 per cento nel 2003 (Figura 1.24).
Il rapporto tra debito e Pil scende ma resta il più alto dell'Ue
0 1 2 3 4 5 6 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003
Saldo primario/debito medio Costo medio reale debito Crescita reale
Fonte: Banca d’Italia; Istat, Conti economici nazionali
Figura 1.24 - Determinanti fondamentali del rapporto tra debito pubblico e prodot-to interno lordo - Anni 1996-2003 (valori percentuali)
10Il dato sul debito pubblico, elaborato dalla Banca d'Italia, è costruito sulla base delle infor-mazioni desunte dalle rilevazioni della banca stessa sul sistema monetario e finanziario. Esso, secondo le definizioni previste dai regolamenti comunitari, rappresenta lo stock del debito delle Amministrazioni pubbliche calcolato al valore nominale.
11A partire dal mese di dicembre 2003 la Cassa depositi e prestiti, in seguito alla trasformazio-ne in società per azioni e in seguito al trasferimento di parte delle attività e passività al ministero dell’economia e delle finanze è stata riclassificata dal settore delle Amministrazioni pubbliche a quello delle istituzioni creditizie, tra gli intermediari finanziari.
Rispetto al resto dell’Ue, il debito pubblico italiano continua a presentare il li-vello assoluto e relativo più elevato: in valore assoluto esso ammonta a oltre 1.382 miliardi di euro che rappresenta il 106,2 per cento del Pil. Nell’ambito de-gli altri paesi dell’Ue, solo il Belgio (100,5 per cento) e la Grecia (103,0 per cen-to) presentano rapporti debito/Pil superiori alla soglia del 100 per cento. Consi-derando il valore di riferimento del 60 per cento stabilito dal Trattato di Maastri-cht, anche il debito di Germania, Francia e Austria supera nel 2003 tale soglia (con un’incidenza rispettivamente pari al 64,2 per cento, al 63,3 per cento e al 64,9 per cento) (Figura 1.25).
1.3.2 La dinamica delle entrate
Nel 2003 le entrate totali sono aumentate del 5,5 per cento; la loro incidenza sul Pil (46,3 per cento) è aumentata di un punto rispetto all’anno precedente (45,3 per cento). In realtà, questo aumento è stato determinato soprattutto dalle imposte in conto capitale nelle quali sono comprese le sanatorie fiscali (condo-no e scudo fiscale) (Figura 1.27).
Le entrate fiscali e parafiscali rappresentano la componente principale delle ri-sorse complessive: nel 2003 esse costituiscono circa il 93 per cento di queste ultime. La pressione fiscale (definita come rapporto fra la somma di imposte dirette, indirette e in conto capitale, contributi sociali effettivi e figurativi, da un lato, e prodotto interno lordo, dall’altro) ha ripreso a salire, per lo stesso motivo indi-cato sopra, passando dal 41,9 per cento del 2002 al 42,8 per cento del 2003.
Rispetto agli altri paesi europei, la pressione fiscale delle Amministrazioni pubbliche in Italia12, per effetto del forte incremento delle imposte in conto
ca-La pressione fiscale influenzata dai condoni 0 10 20 30 40 50 60 70 80 90 100 110 120 Be lg io D ani marca Germani a
Grecia Spagna Franci
a Irl anda Italia Lussemburgo P aesi B a ssi A u stria P o rtogal lo Fi nl andi a Sve z ia R egno U n it o Ue m U e15 2000 2001 2002 2003 Fonte: Eurostat
Figura 1.25 - Rapporto tra debito pubblico e Pil nei paesi dell’Ue - Anni 2000-2003
(valori percentuali)
12A differenza dei dati riportati nella Tavola 1.28 (Conto consolidato delle Amministrazioni pubbliche)
nei confronti internazionali i dati della pressione fiscale forniti da Eurostat sono non consolidati, cioè al lordo delle imposte pagate allo Stato da altre Amministrazioni pubbliche.
La nuova classificazione della spesa pubblica per funzione13utilizzata nei conti nazionali fa riferimento al-la Cofog, (Cal-lassification of function of government), de-finita a livello internazionale dalle principali istituzioni che si occupano di contabilità nazionale: Ocse, Fmi, Eu-rostat. Le funzioni che costituiscono oggetto di analisi della spesa per funzioni sono le seguenti: servizi genera-li delle Amministrazioni pubbgenera-liche, difesa, ordine pubbgenera-li- pubbli-co e sicurezza, affari epubbli-conomici, protezione dell’ambien-te, abitazioni e assetto del territorio, sanità, attività ri-creative, culturali e di culto, istruzione, protezione socia-le. I servizi di tipo collettivo sono oggetto delle prime sei funzioni; i servizi a caratteristiche o a domanda indivi-duale vengono inclusi nelle rimanenti funzioni.
La novità dell’attuale classificazione funzionale con-siste nell’aver dato evidenza ad attività già svolte in pre-cedenza, ma che ora vengono analizzate in specifiche funzioni, come è il caso della protezione dell’ambiente, e nell’avere escluso categorie di spese non ripartite. L’uni-verso di riferimento per le elaborazioni relative alla clas-sificazione funzionale trattata in questa sede è quello del-le Amministrazioni pubbliche, così come vengono defini-te dal Sec95.
L’analisi della spesa pubblica ha richiesto un lavoro di standardizzazione delle fonti informative a cui si è per-venuti attraverso la riclassificazione delle spese delle unità istituzionali o loro raggruppamenti. Lo Stato, che rappresenta l’istituzione di maggiore rilievo all’interno del sottosettore delle Amministrazioni centrali, presenta