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Il remote sensing e Venezia

2.2.3 La terraferma veneziana 1 Marghera

2.2.4.3  Il remote sensing e Venezia

Il  remote   sensing  applicato   all'ecologia   o   comunque   a   tipi   di   studi naturalistici, viene definito environmental remote sensing. Si tratta di un assieme di tecnologie tramite le quali è possibile indagare una porzione di spazio e la sua composizione “da remoto”, ovvero senza interagire direttamente con l'oggetto di indagine.   Questa   metodologia   si   avvale   dell'utilizzo   di   fotografie   aeree   e immagini satellitari, poi rielaborate ed analizzate secondo le teorie scientifiche del caso e gli obiettivi da perseguire.

Nel   caso   della   laguna   di   Venezia,   alcune   immagini   satellitari   sono consultabili   nel   sito   del   progetto   NASA  Earth   Observatory187,   un   osservatorio

spaziale   sul   nostro   pianeta,   nel   cui   portale   è   possibile   comparare   una   foto satellitare della laguna del 2000 con uno scatto del 2013, e rendersi conto delle mutazioni   che   hanno   coinvolto   terra   emersa   e   laguna.   Fa   parte   della   NASA Samantha   Cristoforetti,   l'astronauta   italiana   a   bordo   della   ISS   (International Space Station) dal Novembre 2014 e ritornata sulla Terra a Giugno 2015, la quale ha condiviso sul suo social network188 due immagini satellitari di Venezia, e che hanno fatto il giro del mondo. Il primo risale al 28 Gennaio 2015189  ed il 187http://earthobservatory.nasa.gov/IOTD/view.php?id=83394&src=share  (ultima consultazione 6 Luglio 2015) 188https://twitter.com/astrosamantha 189http://www.veneziatoday.it/cronaca/foto­venezia­spazio­samantha­cristoforetti.html  Trovo importante segnalare il commento di un utente che si firma And, inviato il 28 Gennaio

successivo il 7 Marzo 2015.

L'ESA (European Space Agency) ha anch'essa un programma apposito di monitoraggio   ambientale,   denominato  Copernicus190,  un   complesso   di   diversi

sistemi   che,   integrandosi   tra   loro,   collezionano   dati   da   più   fonti   (satelliti   e sensori  in   situ),   risultando   altamente   affidabili   e   costantemente   aggiornati. Questi dati possono essere suddivisi per area tematica: terra, acqua, atmosfera, cambiamento climatico, gestione delle emergenze e sicurezza; possono pertanto essere impiegati negli ambiti più vasti: protezione ambientale, organizzazione delle aree urbane, pianificazione regionale e locale, agricoltura, scienze forestali, ittica, salute, trasporti, cambiamento climatico, sviluppo sostenibile, turismo e protezione civile.

Ne   è   un   esempio  FLOODIS,   un   progetto   della   Comunità   Europea   in riferimento al Settimo Programma Quadro – divisione spazio191  –     che mira a

fornire informazioni su maree ed alluvioni, in modo da poter affrontare in modo migliore situazioni di crisi, a partire già da prima che si verifichino ed aiutando ulteriormente nella fase post­emergenza.  Nel contesto veneziano,  ne fornisce una parziale dimostrazione l'Istituzione Centro Previsioni e Segnalazioni Maree, in cui   dati   meteorologici   e   mareografici   vengono   elaborati   per   monitorare   e prevedere le maree, e divulgare tramite il portale le informazioni ottenute. La cittadinanza,   o   comunque   gli   interessati,   possono   anche   avvalersi   di   una

2015, e da cui emerge un'altra fotografia di Venezia, dalle tinte fosche, “scattata dal basso”: «Penso che vedere da "cosi' in alto" questa citta' ormai ridotta a poco piu' che paesotto di 43.000 residenti di cui almeno il 75% anziani, circondata da una laguna inquinatissima da idrocarburi , attraversata quotidianamente da enormi navi che ne deturpano il paesaggio ed inquinano come 30.000 automobili ad ogni passaggio,con un clima orribile umido e gelido in inverno ed afoso ed irrespirabile in estate, con antistante le "spiagge dorate" del lido ma che in realta' nascondono sotto centinaia di tonnellate di amianto residui delle capanne ecc. demolite e nascosta sotto la sabbia negli anni 80 e potenzialmente pericolosissimi se vengono a contatto con l'aria SIA UNA GRANDE TRISTEZZA, povera Venezia, povera laguna, e tutto questo grazie alla classe politica , dirigenziale, forze di controllo che da 30 anni reggono questa citta' e che hanno portato il disastro ormai irreparabile a cui assistiamo da tempo. Amen.» (ultima consultazione 11 Agosto 2015) 190http://www.copernicus.eu/ (ultima consultazione 7 agosto 2015) 191http://cordis.europa.eu/programme/rcn/863_it.html (ultima consultazione 10 Agosto 2015)

newsletter quotidiana che riporta i dati di marea previsti, nonché un servizio di allerta tramite comunicazione SMS ed e­mail, in caso di marea eccezionale ed il conseguente rischio di acqua alta. Tornando all'utilizzo delle immagini satellitari e della loro analisi, emerge ancora una volta il contributo imprescindibile delle ricerche scientifiche “dallo sguardo alto”, considerando anche che i maggiori fruitori di progetti ­ come quello di  Copernicus­,  sono proprio i decisori politici e le autorità pubbliche, i quali   necessitano   questo   genere   di   informazioni   per   formulare   adeguate legislazioni e politiche ambientali, o per prendere decisioni urgenti in stato di emergenza   (disastri   o   crisi   umanitarie).   Nel   caso   veneziano,   per   chi   abbia curiosità  o  interesse  nel  vedere  in   pratica   l'utilizzo   delle  immagini  satellitari applicate a mappature di diversa tipologia, un ottimo strumento di cui avvalersi e che ricopre ogni possibile aspetto del contesto di nostro interesse è  l'Atlante

della laguna192: «il geoportale della laguna, del territorio e della zona costiera di

Venezia», come recita la descrizione che fa da sottotitolo nella home page.

Restando all'interno del progetto  Copernicus,  Copernicus Masters193  è la

sezione del programma spaziale che si occupa di premiare soluzioni innovative per l'economia e la società basate sulle informazioni date dal monitoraggio del nostro pianeta. Una delle competizioni è stata fortemente voluta da GEO194, una

rinomata rivista tedesca diffusa in diciassette nazioni (tra cui Russia e Cina), e che dal 1976 si occupa di divulgare contenuti scientifici su natura e società. È nata così la  GEO Illustration Challenge,  che nel 2013 è stata dedicata al tema

Trace of Humankind, cioè tracce di umanità, dunque prediligendo immagini da

cui l'impatto della specie umana sulla natura risultasse evidente, o su particolari tipi di ambienti caratterizzati dall'impronta umana. Il vincitore di quell'anno  è

192http://www.silvenezia.it/  (ultima   consultazione   20   Luglio   2015).   È   disponibile   anche   la versione cartacea aggiornata fino al 2006: Guerzoni S, Tagliapietra D. (a cura di),  Atlante

della laguna, Venezia, Marsilio, 2006

193http://www.copernicus­masters.com/ (ultima consultazione 7 Agosto 2015) 194http://www.geo.de/ (ultima consultazione 8 Agosto 2015)

stato Alexander Popp. Il suo scatto satellitare si intitola  Acqua Alta195,  e ritrae

Venezia durante la sua caratteristica fase in cui la superficie terrestre subisce una parziale sommersione. Popp, tramite il suo scatto, ha voluto porre l'attenzione su alcuni   problemi   di   scala   mondiale,   come   l'eustatismo   globale   e   il surriscaldamento terrestre196 ­incentivato dall'effetto serra e scaturito dall'azione antropica­, mettendo tali problematiche in relazione ad un contesto più ristretto e marginale. È il caso di Venezia, che nella sua piccola dimensione racchiude il grave pericolo che gran parte delle terre emerse correrà negli anni futuri, ovvero il rischio di essere invasa dalle acque. Tuttavia, lo scopo dell'autore è soprattutto «to make people realize that if nothing is done, Venice will sink, trampled down by humankind»197. Il lento sprofondare198 di Venezia è misurato tra 0.6mm ­ 1.6 mm all'anno. Soprattutto nell'ultimo secolo la tendenza è andata aggravandosi, arrivando a circa 25 cm (di cui 15 cm sicuramente da reputarsi alle operazioni di pompaggio delle falde acquifere della zona industriale, e 10 cm di eustatismo). Il centro storico veneziano è a soli 90 cm sopra al livello del mare, e se le previsioni dell'IPCC (Intergovernmental Panel on Climate Change) si rivelassero corrette, il livello del mare relativo sarebbe compreso tra i 17 cm e i 53 cm nel 2100, e le acque   alte   (+110cm)   di   Venezia   si   verificherebbero   dalle   20   alle   250   volte l'anno.   Cercando   di   determinare   le   percentuali   di   subsidenza   naturale   e antropogenica l'utilizzo di differenti rilevazioni satellitari è di grande aiuto. La subsidenza naturale si attesta attorno ai 0.8–1.0 mm all'anno, mentre quella antropogenica   dipende   principalmente   dall'area   di   analisi,   dove   il   livello massimo può raggiungere 10 mm all'anno. 195http://www.copernicus­masters.com/index.php?anzeige=winner_geo2013.html  (ultima consultazione 8 Agosto 2015) 196 http://www.corriere.it/ambiente/15_agosto_14/turismo­2100­addio­mare­estate­spagna­ italia­tutti­spiaggia­mar­baltico­03a97cd4­426f­11e5­ab47­312038e9e7e2.shtml (ultima  consultazione 19 Agosto 2015) 197Ibidem 198Mi avvalgo del contributo di Tosi L., Teatini P., Strozzi T., “Natural versus anthropogenic subsidence of Venice” in Scientific Reports, 2013

2.2.4.4

 

1966 e Mo.S.E.

Il   4   e   il   5   Novembre   1966,   Venezia   viene   colpita   da   una   marea straordinaria di ben 194 cm (registrata a Punta della Salute). Un'«acqua alta» che   si   protrae   per   più   di   un   giorno.   A   quest'alluvione   inaspettata,   seguì   un generale fermento politico e sociale che portò a galla preoccupazioni e conflitti latenti, riguardo la situazione problematica di una città ineguagliabile al mondo, che gravemente correva – e corre tutt'ora­  il rischio di essere invasa dalle acque.

Visto   che   il   problema   maggiore   è   da   ricercarsi   nella   squilibrata propagazione della marea nella laguna, derivata dalla distribuzione sregolata del volume   acqueo   tra   le   bocche   di   porto   causata   della   portata   massima sproporzionata che la bocca di Malamocco scambia con il mare, nel 1970 il Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR) propone cinque progetti con cui si ipotizza di chiudere le bocche della laguna con delle dighe mobili.  In questo contesto di grave rischio, viene alla luce la prima Legge Speciale su Venezia, numero 171 emanata il 16 Aprile 1973, denominata “Interventi per la salvaguardia di Venezia”, a cui ne seguiranno altre negli anni futuri199. Nel Titolo I200  viene esplicitato l'intento programmatico di tutela e salvaguardia di

Venezia   e   della   sua   laguna,   con   un   approccio   preminentemente   statale   e regionale. La laguna di Venezia, e Venezia stessa, infatti, vengono assunte come patrimoni dell'umanità in pericolo e perciò meritevoli di essere protetti, anche tramite l'applicazione di metodologie straordinarie e sperimentali.

  Nel   1975   il   Ministero   dei   Lavori   Pubblici   indice   un   concorso internazionale   per   le   operazioni   necessarie   al   ripristino   dell'equilibrio

199Per la documentazione mi avvalgo del materiale condiviso dal sito del comune di Venezia, http://www.comune.venezia.it/flex/cm/pages/ServeBLOB.php/L/IT/IDPagina/61001 2001.La   salvaguardia   di   Venezia   e   della   sua   laguna   è   dichiarata   problema   di   preminente

interesse   nazionale.   La   Repubblica   garantisce   la   salvaguardia   dell'ambiente   paesistico, storico,   archeologico   ed   artistico   della   città   di   Venezia   e   della   sua   laguna,   ne   tutela l'equilibrio idraulico, ne preserva l'ambiente dall'inquinamento atmosferico e delle acque e ne assicura   la   vitalità   socioeconomica   nel   quadro   dello   sviluppo   generale   e   dell'assetto territoriale   della   Regione.   Al   perseguimento   delle   predette   finalità   concorrono,   ciascuno nell'ambito delle proprie competenze, lo Stato, la Regione e gli Enti locali.

idrogeologico lagunare e il contenimento delle acque alte, ma non valutando positivamente   i   progetti   ritenuti   ammissibili,   nel   1980   assegna   ad   una commissione   di   autorevoli   studiosi   il   compito   di   analizzare   la   situazione idrogeologica   della   laguna   ed   avanzare   ipotesi   risolutive.   Il   loro   lavoro   si condensa nell'81 nello Studio di fattibilità e progetto di massima per la difesa della

laguna   di   Venezia   dalle   acque  alte.   La   soluzione   proposta   consisteva

nell'integrazione di opere fisse, cioè varchi e moli per rafforzare la resistenza dei porti;   e   opere   mobili,   cioè   circa   un   chilometro   complessivo   di   paratoie sommergibili in prossimità delle tre bocche di Lido, Malamocco e Chioggia.

Tale   opera   sperimentale   si   richiamava   ai   principi   di   gradualità   e reversibilità,   infatti   solo   dopo   l'installazione   delle   opere   fisse   sarebbe   stato possibile attuare una ricerca tramite cui ricavare i dati necessari per procedere con   l'installazione   delle   opere   mobili,   valutandone   previamente   un'eventuale modifica. Tale progetto fu approvato nel 1982, con qualche riserva da parte del Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici e da alcuni enti locali. La sua attuazione avrebbe previsto che la portata massima complessiva delle tre bocche si sarebbe stata   ridotta   in   media   del   17%,   garantendo   a   Venezia   un   buon   margine   di sopravvivenza.

Il   18   Ottobre   1994   viene   approvato   il   progetto   alle   bocche   di   porto dall'Assemblea   Generale   del   Consiglio   Superiore   dei   Lavori   Pubblici   e   l'8 Novembre   2002   il   Magistrato   alle   Acque   approvò   il   progetto   definitivo, nonostante   un   iter   burocratico   non   proprio   trasparente,   manchevole   di   un progetto   esecutivo   e   privo   di   una   disposizione   che   garantisse   il   controllo sistematico sui lavori intrapresi. L'appalto venne affidato in concessione unica (dal 1984) al Consorzio Venezia Nuova, formato da 26 società, a capo del quale vi era Giovanni Mazzacurati. Da questo momento in poi, il fragile destino di Venezia e della sua laguna verrà ulteriormente compromesso. Il MOSE201 è [...] un vastissimo programma di attività che coniuga la difesa 201Mo.S.E. è l'acronimo di MOdulo Sperimentale Elettromeccanico

delle   acque   alte   e   dalle   mareggiate   con   il   riequilibrio   morfologico dell'ecosistema lagunare e che, per l'ampiezza del territorio interessato, per la natura dei problemi affrontati e per le caratteristiche delle opere eseguite, non ha eguali al mondo. Il MOSE rappresenta un modello di adattamento ai cambiamenti   climatici   che   è   diventato   riferimento   mondiale   per   le   altre realtà impegnate nella sfida della difesa costiera e ambientale. Per convivere con l'acqua in un ambiente resiliente.202

Una grande opera dal nome pretenzioso, che richiama la sacra tradizione cristiana  (Mosè),  e che si propone come  modello globale  da  imitare, perché senza   far   collassare   l'ecosistema   vuole   fungere   da   benefico   spartiacque   tra laguna e mare, portando alla salvezza una delle città più belle al mondo. Una descrizione a mio giudizio ambiziosa, e che – al di là del mio giudizio ­ omette qualcosa di fondamentale. Per completare la descrizione sul Mo.S.E., basta aggiungere un piccolo dettaglio. Dietro questa grande opera si è nascosto un sistema. Un sistema che è passato alle cronache proprio con l'appellativo di “sistema Mo.S.E.”, e che di biblico  qualcosa  a  guardar  bene  ce  l'ha,  ovvero lo  smodato  giro d'affari  che nascondeva.  Un sistema di tangenti di  almeno  22 milioni di euro, e  che ha investito politici di ogni calibro e provenienza ideologica:

Nel Sistema c’erano le imprese di ogni colore, comprese le cooperative rosse. E   infatti   il   Sistema   aveva   «a   libro   paga»   i   politici   di   destra   e   sinistra, finanziava   le   campagna   elettorali   di   entrambi,   consegnava   mazzette   di decine di migliaia di euro in contanti agli uni e agli altri negli alberghi di Venezia e Mestre. Nelle carte dell’inchiesta c’è la ricostruzione di un modello di gestione degli appalti pubblici che, stando a quanto sostiene l’accusa, va avanti indisturbato da almeno un decennio.203

Un   sistema   portato   alla   luce   da   dei   semplici   controlli   fiscali,   che   si trasforma nella cosiddetta “Retata Storica”. Si tratta di un'inchiesta giudiziaria di straordinaria importanza, che ha mirato, tra il 2008 e il 2014, ad individuare le fila di una rete di corruzione204 che avvolgeva il mondo dell'imprenditoria e della 202Riporto la descrizione del progetto Mose, traendola da un volantino dello stand informativo Puntomose, presente al padiglione Expo ­ Aquae di Marghera (VE), visitato il 13 Maggio 2015 203http://www.lastampa.it/2014/06/05/italia/cronache/inchiesta­mose­tra­gli­indagati­anche­ lex­ministro­altero­matteoli­2qBVZ7ygNlru0fSFXrazeM/pagina.html  (ultima   consultazione 16 Giugno 2015)

politica, in particolar modo venete. Grandi opere e corruzione205, un binomio tristemente noto, che in Veneto trovava prima il suo nido in contesti di appalto per infrastrutture, poi ­ terminata la florida stagione con Tangentopoli '92­  è stato ospitato in una nuova dimora, fornita da quell'opera che avrebbe dovuto aiutare le sorti incerte di Venezia, salvaguardandola dal fenomeno dell'acqua alta e dal pericolo di affondare. Il nome di questa grande opera pubblica, il Mo.S.E., ormai è divenuto non più «sinonimo di dighe mobili […] ma il nome­ simbolo del malaffare e della corruzione»206.

Eppure,   nonostante   le   vicende   giudiziarie   e   la   sfiducia   del   mondo ambientalista (ma non solo), qualcuno si sente di spezzare una lancia a favore di questa   grande   opera.   Si   tratta   di   due   istruttori   di   pesca   sportiva,   soci   della F.I.P.S.A.S. ­ Veneto, che tengono il laboratorio didattico  I pesci del Veneto si

presentano, allo stand della Regione del Veneto. Il tema dello stand è dedicato

alla   fauna   ittica   veneta   e   alla   pesca   tradizionale   veneta,   con   tanto   di riproduzione di un tipico casone e cinque acquari che accolgono pesci distinti per habitat (in fascia diagonale: da Belluno a Verona ­ zona salmonicola, da Treviso a Rovigo ­ zona ciprinicola, zona lagunare, Golfo di Venezia e Lago di Garda). Pesci   che   permangono   una   settimana,   e   poi   vengono   nuovamente   liberati   e sostituiti con altri consimili, mi assicurano. Il «vastissimo programma di attività» su citato, avvalorato dalla Legge Speciale per Venezia (Legge n. 171/1973) per la salvaguardia della città dal rischio di sommersione generato dalle azioni di subsidenza ed eustatismo, ha previsto, infatti, la costruzione di barene artificiali207, complementari alle dighe mobili. I due istruttori di pesca sportiva mi confermano entrambi che, sebbene tra i colleghi dell'associazione vi siano idee discordanti nei confronti del Mose, danella_n_5445373.html (ultima consultazione 14 Luglio 2015) 205A questo tema ha dedicato un libro il giornalista Fraschilla A.,  Grandi e inutili. Le grandi opere in Italia, Torino, Einaudi, 2015 

206Amadori   G.,   Andolfatto   M.,   Dianese   M.,  Mose:   la   retata   storica,   Portogruaro, Nuovadimensione, 2014, p.11

207http://nuovavenezia.gelocal.it/venezia/cronaca/2015/01/29/news/barene­artificiali­in­ laguna­nord­nuovo­progetto­in­salvaguardia­1.10765410 (ultima consultazione 14 Giugno  2015)

una cosa buona su cui tutti concordano è proprio la costruzione di queste barene artificiali, che hanno contribuito a un netto miglioramento delle condizioni di vita   della   fauna   ittica,   favorendone   un   notevole   incremento   soprattutto   per alcune specie che vi trovano rifugio e insieme a ciò, uno spazio riproduttivo in più. E a quanto pare, non solo i pesci gradiscono la novità, ma pure due migliaia di fenicotteri rosa208. Non è della stessa opinione Marta Canino, che mi avverte MC: «ad oggi, non sappiamo come [le barene artificiali] diventeranno da un punto di vista di flora e fauna, questo non è possibile per noi dirlo, e non è possibile definire come, anche da parte loro [pescatori F.I.P.S.A.S.]. Vedo molto difficile che possano ­ tra virgolette ­ sostanziare rispetto soltanto a due barene artificiali e a... un funzionamento, invece, della laguna. Perché, invece, ci sono molti altri pescatori che ti dicono bene il contrario, se tu vai ai banchi di pesce dove ci sono i pesci di laguna, e parli col pescatore ­ride­ di laguna […].»209 Non concorda210 neppure Luigi D'Alpaos, uno degli ingegneri idraulici più

esperti   in   merito   alla   laguna   veneziana   e   professore   emerito   in   Ingegneria dell'Università di Padova, che in  Fatti e misfatti di idraulica lagunare  rompe il silenzio e ripercorre le sorti della laguna ­ dagli albori agli effetti degli ultimi interventi211 alle bocche di porto ­ evidenziando le criticità del progetto Mo.S.E.,

le   sue   conseguenze,   e   infine   proponendo   modalità   di   intervento   alternative, come ad esempio l'installazione di ulteriori opere correttive al Mo.S.E. oppure qualcosa di più sperimentale come l'innalzamento del suolo veneziano.

Venezia   affonda   e   l'Italia   sta   a   guardare,   allora   perché   gli   Stati   Uniti d'America dovrebbero aiutare? Si chiede l'avvocato Melissa Fien212. Dopo una 208http://nuovavenezia.gelocal.it/venezia/cronaca/2014/05/31/news/migliaia­di­fenicotteri­ sulle­barene­artificiali­1.9332803 (ultima consultazione 14 Giugno 2015) 209Canino Marta, intervista effettuata il 25 Luglio 2015, giardino di Ca' Bembo (VE) 210http://www.repubblica.it/cronaca/2014/06/05/news/cronaca_mose_dubbi­88085901/ (ultima consultazione 27 Luglio 2015) 211Di cui possiamo vederne la costruzione tramite la comparazione di due immagini satellitari  dell'ESA, una dell'Agosto 1985 e una del Settembre 2013 al sito  https://earth.esa.int/web/earth­watching/image­of­the­week/content/­/article/venice­italy 212Fien M., Venice is Sinking & Italy is Watching so Why Should the US Help?,  http://www.law.harvard.edu/faculty/martin/art_law/fien_venice.htm      (ultima  consultazione 6 Giugno 2015)

breve   analisi   sulla   situazione   drammatica   in   cui   versa   Venezia,   e   dopo   aver constatato che nemmeno parte delle autorità pubbliche realmente crede che il Mo.S.E. possa risolvere il complesso quadro entro cui la città e la laguna si trovano, l'avv. Fien si chiede se gli USA possano far qualcosa per scongiurare tale pericolo. 

L'avvocato   propone   una   concisa   riesamina   normativa   che   coinvolge Venezia.   Questa   città,   con   l'Italia   intera,   fa   parte   delle   Nazioni   Unite. L'organizzazione mondiale impone che la responsabilità per la salvaguardia di Venezia sia da reputare allo Stato italiano. Se e quando, il governo italiano si prenderà realmente l'incarico di proporre ed effettuare l'insieme di interventi di tutela elaborando un piano a lungo termine, allora l'Italia potrà richiedere l'aiuto finanziario di altre nazioni. Senza un piano progettuale efficace, nessuna somma monetaria   potrà   mai   definitivamente   risolvere   il   problema.   Proprio   per   tale ragione

Italy is deceiving US citizens by allowing them to contribute to a hopeless cause. And, until Italy establishes a long­term plan for Italy’s protection, Italy   will   continue   to   mislead   the   US.   The   New   York   Attorney   General, therefore,   has   an   obligation   under   US   law   to   prevent   Italy’s   fraudulent behavior   by   banning   all   fundraising   to   Venice   until   Italy   can   fulfill   its promise that the charitable contributions will actually help save Venice.213

Tra le varie proposte internazionali ingegneristiche per salvare Venezia, una   delle   più   sperimentali   e   futuristiche   è   stata   proposta   dall'ing.   Rachel Armstrong:   architettura   che   si   autoripara214.   La   professoressa   di   Architettura