2.2.3 La terraferma veneziana 1 Marghera
2.2.4.3 Il remote sensing e Venezia
Il remote sensing applicato all'ecologia o comunque a tipi di studi naturalistici, viene definito environmental remote sensing. Si tratta di un assieme di tecnologie tramite le quali è possibile indagare una porzione di spazio e la sua composizione “da remoto”, ovvero senza interagire direttamente con l'oggetto di indagine. Questa metodologia si avvale dell'utilizzo di fotografie aeree e immagini satellitari, poi rielaborate ed analizzate secondo le teorie scientifiche del caso e gli obiettivi da perseguire.
Nel caso della laguna di Venezia, alcune immagini satellitari sono consultabili nel sito del progetto NASA Earth Observatory187, un osservatorio
spaziale sul nostro pianeta, nel cui portale è possibile comparare una foto satellitare della laguna del 2000 con uno scatto del 2013, e rendersi conto delle mutazioni che hanno coinvolto terra emersa e laguna. Fa parte della NASA Samantha Cristoforetti, l'astronauta italiana a bordo della ISS (International Space Station) dal Novembre 2014 e ritornata sulla Terra a Giugno 2015, la quale ha condiviso sul suo social network188 due immagini satellitari di Venezia, e che hanno fatto il giro del mondo. Il primo risale al 28 Gennaio 2015189 ed il 187http://earthobservatory.nasa.gov/IOTD/view.php?id=83394&src=share (ultima consultazione 6 Luglio 2015) 188https://twitter.com/astrosamantha 189http://www.veneziatoday.it/cronaca/fotoveneziaspaziosamanthacristoforetti.html Trovo importante segnalare il commento di un utente che si firma And, inviato il 28 Gennaio
successivo il 7 Marzo 2015.
L'ESA (European Space Agency) ha anch'essa un programma apposito di monitoraggio ambientale, denominato Copernicus190, un complesso di diversi
sistemi che, integrandosi tra loro, collezionano dati da più fonti (satelliti e sensori in situ), risultando altamente affidabili e costantemente aggiornati. Questi dati possono essere suddivisi per area tematica: terra, acqua, atmosfera, cambiamento climatico, gestione delle emergenze e sicurezza; possono pertanto essere impiegati negli ambiti più vasti: protezione ambientale, organizzazione delle aree urbane, pianificazione regionale e locale, agricoltura, scienze forestali, ittica, salute, trasporti, cambiamento climatico, sviluppo sostenibile, turismo e protezione civile.
Ne è un esempio FLOODIS, un progetto della Comunità Europea in riferimento al Settimo Programma Quadro – divisione spazio191 – che mira a
fornire informazioni su maree ed alluvioni, in modo da poter affrontare in modo migliore situazioni di crisi, a partire già da prima che si verifichino ed aiutando ulteriormente nella fase postemergenza. Nel contesto veneziano, ne fornisce una parziale dimostrazione l'Istituzione Centro Previsioni e Segnalazioni Maree, in cui dati meteorologici e mareografici vengono elaborati per monitorare e prevedere le maree, e divulgare tramite il portale le informazioni ottenute. La cittadinanza, o comunque gli interessati, possono anche avvalersi di una
2015, e da cui emerge un'altra fotografia di Venezia, dalle tinte fosche, “scattata dal basso”: «Penso che vedere da "cosi' in alto" questa citta' ormai ridotta a poco piu' che paesotto di 43.000 residenti di cui almeno il 75% anziani, circondata da una laguna inquinatissima da idrocarburi , attraversata quotidianamente da enormi navi che ne deturpano il paesaggio ed inquinano come 30.000 automobili ad ogni passaggio,con un clima orribile umido e gelido in inverno ed afoso ed irrespirabile in estate, con antistante le "spiagge dorate" del lido ma che in realta' nascondono sotto centinaia di tonnellate di amianto residui delle capanne ecc. demolite e nascosta sotto la sabbia negli anni 80 e potenzialmente pericolosissimi se vengono a contatto con l'aria SIA UNA GRANDE TRISTEZZA, povera Venezia, povera laguna, e tutto questo grazie alla classe politica , dirigenziale, forze di controllo che da 30 anni reggono questa citta' e che hanno portato il disastro ormai irreparabile a cui assistiamo da tempo. Amen.» (ultima consultazione 11 Agosto 2015) 190http://www.copernicus.eu/ (ultima consultazione 7 agosto 2015) 191http://cordis.europa.eu/programme/rcn/863_it.html (ultima consultazione 10 Agosto 2015)
newsletter quotidiana che riporta i dati di marea previsti, nonché un servizio di allerta tramite comunicazione SMS ed email, in caso di marea eccezionale ed il conseguente rischio di acqua alta. Tornando all'utilizzo delle immagini satellitari e della loro analisi, emerge ancora una volta il contributo imprescindibile delle ricerche scientifiche “dallo sguardo alto”, considerando anche che i maggiori fruitori di progetti come quello di Copernicus, sono proprio i decisori politici e le autorità pubbliche, i quali necessitano questo genere di informazioni per formulare adeguate legislazioni e politiche ambientali, o per prendere decisioni urgenti in stato di emergenza (disastri o crisi umanitarie). Nel caso veneziano, per chi abbia curiosità o interesse nel vedere in pratica l'utilizzo delle immagini satellitari applicate a mappature di diversa tipologia, un ottimo strumento di cui avvalersi e che ricopre ogni possibile aspetto del contesto di nostro interesse è l'Atlante
della laguna192: «il geoportale della laguna, del territorio e della zona costiera di
Venezia», come recita la descrizione che fa da sottotitolo nella home page.
Restando all'interno del progetto Copernicus, Copernicus Masters193 è la
sezione del programma spaziale che si occupa di premiare soluzioni innovative per l'economia e la società basate sulle informazioni date dal monitoraggio del nostro pianeta. Una delle competizioni è stata fortemente voluta da GEO194, una
rinomata rivista tedesca diffusa in diciassette nazioni (tra cui Russia e Cina), e che dal 1976 si occupa di divulgare contenuti scientifici su natura e società. È nata così la GEO Illustration Challenge, che nel 2013 è stata dedicata al tema
Trace of Humankind, cioè tracce di umanità, dunque prediligendo immagini da
cui l'impatto della specie umana sulla natura risultasse evidente, o su particolari tipi di ambienti caratterizzati dall'impronta umana. Il vincitore di quell'anno è
192http://www.silvenezia.it/ (ultima consultazione 20 Luglio 2015). È disponibile anche la versione cartacea aggiornata fino al 2006: Guerzoni S, Tagliapietra D. (a cura di), Atlante
della laguna, Venezia, Marsilio, 2006
193http://www.copernicusmasters.com/ (ultima consultazione 7 Agosto 2015) 194http://www.geo.de/ (ultima consultazione 8 Agosto 2015)
stato Alexander Popp. Il suo scatto satellitare si intitola Acqua Alta195, e ritrae
Venezia durante la sua caratteristica fase in cui la superficie terrestre subisce una parziale sommersione. Popp, tramite il suo scatto, ha voluto porre l'attenzione su alcuni problemi di scala mondiale, come l'eustatismo globale e il surriscaldamento terrestre196 incentivato dall'effetto serra e scaturito dall'azione antropica, mettendo tali problematiche in relazione ad un contesto più ristretto e marginale. È il caso di Venezia, che nella sua piccola dimensione racchiude il grave pericolo che gran parte delle terre emerse correrà negli anni futuri, ovvero il rischio di essere invasa dalle acque. Tuttavia, lo scopo dell'autore è soprattutto «to make people realize that if nothing is done, Venice will sink, trampled down by humankind»197. Il lento sprofondare198 di Venezia è misurato tra 0.6mm 1.6 mm all'anno. Soprattutto nell'ultimo secolo la tendenza è andata aggravandosi, arrivando a circa 25 cm (di cui 15 cm sicuramente da reputarsi alle operazioni di pompaggio delle falde acquifere della zona industriale, e 10 cm di eustatismo). Il centro storico veneziano è a soli 90 cm sopra al livello del mare, e se le previsioni dell'IPCC (Intergovernmental Panel on Climate Change) si rivelassero corrette, il livello del mare relativo sarebbe compreso tra i 17 cm e i 53 cm nel 2100, e le acque alte (+110cm) di Venezia si verificherebbero dalle 20 alle 250 volte l'anno. Cercando di determinare le percentuali di subsidenza naturale e antropogenica l'utilizzo di differenti rilevazioni satellitari è di grande aiuto. La subsidenza naturale si attesta attorno ai 0.8–1.0 mm all'anno, mentre quella antropogenica dipende principalmente dall'area di analisi, dove il livello massimo può raggiungere 10 mm all'anno. 195http://www.copernicusmasters.com/index.php?anzeige=winner_geo2013.html (ultima consultazione 8 Agosto 2015) 196 http://www.corriere.it/ambiente/15_agosto_14/turismo2100addiomareestatespagna italiatuttispiaggiamarbaltico03a97cd4426f11e5ab47312038e9e7e2.shtml (ultima consultazione 19 Agosto 2015) 197Ibidem 198Mi avvalgo del contributo di Tosi L., Teatini P., Strozzi T., “Natural versus anthropogenic subsidence of Venice” in Scientific Reports, 2013
2.2.4.4
1966 e Mo.S.E.
Il 4 e il 5 Novembre 1966, Venezia viene colpita da una marea straordinaria di ben 194 cm (registrata a Punta della Salute). Un'«acqua alta» che si protrae per più di un giorno. A quest'alluvione inaspettata, seguì un generale fermento politico e sociale che portò a galla preoccupazioni e conflitti latenti, riguardo la situazione problematica di una città ineguagliabile al mondo, che gravemente correva – e corre tutt'ora il rischio di essere invasa dalle acque.
Visto che il problema maggiore è da ricercarsi nella squilibrata propagazione della marea nella laguna, derivata dalla distribuzione sregolata del volume acqueo tra le bocche di porto causata della portata massima sproporzionata che la bocca di Malamocco scambia con il mare, nel 1970 il Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR) propone cinque progetti con cui si ipotizza di chiudere le bocche della laguna con delle dighe mobili. In questo contesto di grave rischio, viene alla luce la prima Legge Speciale su Venezia, numero 171 emanata il 16 Aprile 1973, denominata “Interventi per la salvaguardia di Venezia”, a cui ne seguiranno altre negli anni futuri199. Nel Titolo I200 viene esplicitato l'intento programmatico di tutela e salvaguardia di
Venezia e della sua laguna, con un approccio preminentemente statale e regionale. La laguna di Venezia, e Venezia stessa, infatti, vengono assunte come patrimoni dell'umanità in pericolo e perciò meritevoli di essere protetti, anche tramite l'applicazione di metodologie straordinarie e sperimentali.
Nel 1975 il Ministero dei Lavori Pubblici indice un concorso internazionale per le operazioni necessarie al ripristino dell'equilibrio
199Per la documentazione mi avvalgo del materiale condiviso dal sito del comune di Venezia, http://www.comune.venezia.it/flex/cm/pages/ServeBLOB.php/L/IT/IDPagina/61001 2001.La salvaguardia di Venezia e della sua laguna è dichiarata problema di preminente
interesse nazionale. La Repubblica garantisce la salvaguardia dell'ambiente paesistico, storico, archeologico ed artistico della città di Venezia e della sua laguna, ne tutela l'equilibrio idraulico, ne preserva l'ambiente dall'inquinamento atmosferico e delle acque e ne assicura la vitalità socioeconomica nel quadro dello sviluppo generale e dell'assetto territoriale della Regione. Al perseguimento delle predette finalità concorrono, ciascuno nell'ambito delle proprie competenze, lo Stato, la Regione e gli Enti locali.
idrogeologico lagunare e il contenimento delle acque alte, ma non valutando positivamente i progetti ritenuti ammissibili, nel 1980 assegna ad una commissione di autorevoli studiosi il compito di analizzare la situazione idrogeologica della laguna ed avanzare ipotesi risolutive. Il loro lavoro si condensa nell'81 nello Studio di fattibilità e progetto di massima per la difesa della
laguna di Venezia dalle acque alte. La soluzione proposta consisteva
nell'integrazione di opere fisse, cioè varchi e moli per rafforzare la resistenza dei porti; e opere mobili, cioè circa un chilometro complessivo di paratoie sommergibili in prossimità delle tre bocche di Lido, Malamocco e Chioggia.
Tale opera sperimentale si richiamava ai principi di gradualità e reversibilità, infatti solo dopo l'installazione delle opere fisse sarebbe stato possibile attuare una ricerca tramite cui ricavare i dati necessari per procedere con l'installazione delle opere mobili, valutandone previamente un'eventuale modifica. Tale progetto fu approvato nel 1982, con qualche riserva da parte del Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici e da alcuni enti locali. La sua attuazione avrebbe previsto che la portata massima complessiva delle tre bocche si sarebbe stata ridotta in media del 17%, garantendo a Venezia un buon margine di sopravvivenza.
Il 18 Ottobre 1994 viene approvato il progetto alle bocche di porto dall'Assemblea Generale del Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici e l'8 Novembre 2002 il Magistrato alle Acque approvò il progetto definitivo, nonostante un iter burocratico non proprio trasparente, manchevole di un progetto esecutivo e privo di una disposizione che garantisse il controllo sistematico sui lavori intrapresi. L'appalto venne affidato in concessione unica (dal 1984) al Consorzio Venezia Nuova, formato da 26 società, a capo del quale vi era Giovanni Mazzacurati. Da questo momento in poi, il fragile destino di Venezia e della sua laguna verrà ulteriormente compromesso. Il MOSE201 è [...] un vastissimo programma di attività che coniuga la difesa 201Mo.S.E. è l'acronimo di MOdulo Sperimentale Elettromeccanico
delle acque alte e dalle mareggiate con il riequilibrio morfologico dell'ecosistema lagunare e che, per l'ampiezza del territorio interessato, per la natura dei problemi affrontati e per le caratteristiche delle opere eseguite, non ha eguali al mondo. Il MOSE rappresenta un modello di adattamento ai cambiamenti climatici che è diventato riferimento mondiale per le altre realtà impegnate nella sfida della difesa costiera e ambientale. Per convivere con l'acqua in un ambiente resiliente.202
Una grande opera dal nome pretenzioso, che richiama la sacra tradizione cristiana (Mosè), e che si propone come modello globale da imitare, perché senza far collassare l'ecosistema vuole fungere da benefico spartiacque tra laguna e mare, portando alla salvezza una delle città più belle al mondo. Una descrizione a mio giudizio ambiziosa, e che – al di là del mio giudizio omette qualcosa di fondamentale. Per completare la descrizione sul Mo.S.E., basta aggiungere un piccolo dettaglio. Dietro questa grande opera si è nascosto un sistema. Un sistema che è passato alle cronache proprio con l'appellativo di “sistema Mo.S.E.”, e che di biblico qualcosa a guardar bene ce l'ha, ovvero lo smodato giro d'affari che nascondeva. Un sistema di tangenti di almeno 22 milioni di euro, e che ha investito politici di ogni calibro e provenienza ideologica:
Nel Sistema c’erano le imprese di ogni colore, comprese le cooperative rosse. E infatti il Sistema aveva «a libro paga» i politici di destra e sinistra, finanziava le campagna elettorali di entrambi, consegnava mazzette di decine di migliaia di euro in contanti agli uni e agli altri negli alberghi di Venezia e Mestre. Nelle carte dell’inchiesta c’è la ricostruzione di un modello di gestione degli appalti pubblici che, stando a quanto sostiene l’accusa, va avanti indisturbato da almeno un decennio.203
Un sistema portato alla luce da dei semplici controlli fiscali, che si trasforma nella cosiddetta “Retata Storica”. Si tratta di un'inchiesta giudiziaria di straordinaria importanza, che ha mirato, tra il 2008 e il 2014, ad individuare le fila di una rete di corruzione204 che avvolgeva il mondo dell'imprenditoria e della 202Riporto la descrizione del progetto Mose, traendola da un volantino dello stand informativo Puntomose, presente al padiglione Expo Aquae di Marghera (VE), visitato il 13 Maggio 2015 203http://www.lastampa.it/2014/06/05/italia/cronache/inchiestamosetragliindagatianche lexministroalteromatteoli2qBVZ7ygNlru0fSFXrazeM/pagina.html (ultima consultazione 16 Giugno 2015)
politica, in particolar modo venete. Grandi opere e corruzione205, un binomio tristemente noto, che in Veneto trovava prima il suo nido in contesti di appalto per infrastrutture, poi terminata la florida stagione con Tangentopoli '92 è stato ospitato in una nuova dimora, fornita da quell'opera che avrebbe dovuto aiutare le sorti incerte di Venezia, salvaguardandola dal fenomeno dell'acqua alta e dal pericolo di affondare. Il nome di questa grande opera pubblica, il Mo.S.E., ormai è divenuto non più «sinonimo di dighe mobili […] ma il nome simbolo del malaffare e della corruzione»206.
Eppure, nonostante le vicende giudiziarie e la sfiducia del mondo ambientalista (ma non solo), qualcuno si sente di spezzare una lancia a favore di questa grande opera. Si tratta di due istruttori di pesca sportiva, soci della F.I.P.S.A.S. Veneto, che tengono il laboratorio didattico I pesci del Veneto si
presentano, allo stand della Regione del Veneto. Il tema dello stand è dedicato
alla fauna ittica veneta e alla pesca tradizionale veneta, con tanto di riproduzione di un tipico casone e cinque acquari che accolgono pesci distinti per habitat (in fascia diagonale: da Belluno a Verona zona salmonicola, da Treviso a Rovigo zona ciprinicola, zona lagunare, Golfo di Venezia e Lago di Garda). Pesci che permangono una settimana, e poi vengono nuovamente liberati e sostituiti con altri consimili, mi assicurano. Il «vastissimo programma di attività» su citato, avvalorato dalla Legge Speciale per Venezia (Legge n. 171/1973) per la salvaguardia della città dal rischio di sommersione generato dalle azioni di subsidenza ed eustatismo, ha previsto, infatti, la costruzione di barene artificiali207, complementari alle dighe mobili. I due istruttori di pesca sportiva mi confermano entrambi che, sebbene tra i colleghi dell'associazione vi siano idee discordanti nei confronti del Mose, danella_n_5445373.html (ultima consultazione 14 Luglio 2015) 205A questo tema ha dedicato un libro il giornalista Fraschilla A., Grandi e inutili. Le grandi opere in Italia, Torino, Einaudi, 2015
206Amadori G., Andolfatto M., Dianese M., Mose: la retata storica, Portogruaro, Nuovadimensione, 2014, p.11
207http://nuovavenezia.gelocal.it/venezia/cronaca/2015/01/29/news/bareneartificialiin lagunanordnuovoprogettoinsalvaguardia1.10765410 (ultima consultazione 14 Giugno 2015)
una cosa buona su cui tutti concordano è proprio la costruzione di queste barene artificiali, che hanno contribuito a un netto miglioramento delle condizioni di vita della fauna ittica, favorendone un notevole incremento soprattutto per alcune specie che vi trovano rifugio e insieme a ciò, uno spazio riproduttivo in più. E a quanto pare, non solo i pesci gradiscono la novità, ma pure due migliaia di fenicotteri rosa208. Non è della stessa opinione Marta Canino, che mi avverte MC: «ad oggi, non sappiamo come [le barene artificiali] diventeranno da un punto di vista di flora e fauna, questo non è possibile per noi dirlo, e non è possibile definire come, anche da parte loro [pescatori F.I.P.S.A.S.]. Vedo molto difficile che possano tra virgolette sostanziare rispetto soltanto a due barene artificiali e a... un funzionamento, invece, della laguna. Perché, invece, ci sono molti altri pescatori che ti dicono bene il contrario, se tu vai ai banchi di pesce dove ci sono i pesci di laguna, e parli col pescatore ride di laguna […].»209 Non concorda210 neppure Luigi D'Alpaos, uno degli ingegneri idraulici più
esperti in merito alla laguna veneziana e professore emerito in Ingegneria dell'Università di Padova, che in Fatti e misfatti di idraulica lagunare rompe il silenzio e ripercorre le sorti della laguna dagli albori agli effetti degli ultimi interventi211 alle bocche di porto evidenziando le criticità del progetto Mo.S.E.,
le sue conseguenze, e infine proponendo modalità di intervento alternative, come ad esempio l'installazione di ulteriori opere correttive al Mo.S.E. oppure qualcosa di più sperimentale come l'innalzamento del suolo veneziano.
Venezia affonda e l'Italia sta a guardare, allora perché gli Stati Uniti d'America dovrebbero aiutare? Si chiede l'avvocato Melissa Fien212. Dopo una 208http://nuovavenezia.gelocal.it/venezia/cronaca/2014/05/31/news/migliaiadifenicotteri sullebareneartificiali1.9332803 (ultima consultazione 14 Giugno 2015) 209Canino Marta, intervista effettuata il 25 Luglio 2015, giardino di Ca' Bembo (VE) 210http://www.repubblica.it/cronaca/2014/06/05/news/cronaca_mose_dubbi88085901/ (ultima consultazione 27 Luglio 2015) 211Di cui possiamo vederne la costruzione tramite la comparazione di due immagini satellitari dell'ESA, una dell'Agosto 1985 e una del Settembre 2013 al sito https://earth.esa.int/web/earthwatching/imageoftheweek/content//article/veniceitaly 212Fien M., Venice is Sinking & Italy is Watching so Why Should the US Help?, http://www.law.harvard.edu/faculty/martin/art_law/fien_venice.htm (ultima consultazione 6 Giugno 2015)
breve analisi sulla situazione drammatica in cui versa Venezia, e dopo aver constatato che nemmeno parte delle autorità pubbliche realmente crede che il Mo.S.E. possa risolvere il complesso quadro entro cui la città e la laguna si trovano, l'avv. Fien si chiede se gli USA possano far qualcosa per scongiurare tale pericolo.
L'avvocato propone una concisa riesamina normativa che coinvolge Venezia. Questa città, con l'Italia intera, fa parte delle Nazioni Unite. L'organizzazione mondiale impone che la responsabilità per la salvaguardia di Venezia sia da reputare allo Stato italiano. Se e quando, il governo italiano si prenderà realmente l'incarico di proporre ed effettuare l'insieme di interventi di tutela elaborando un piano a lungo termine, allora l'Italia potrà richiedere l'aiuto finanziario di altre nazioni. Senza un piano progettuale efficace, nessuna somma monetaria potrà mai definitivamente risolvere il problema. Proprio per tale ragione
Italy is deceiving US citizens by allowing them to contribute to a hopeless cause. And, until Italy establishes a longterm plan for Italy’s protection, Italy will continue to mislead the US. The New York Attorney General, therefore, has an obligation under US law to prevent Italy’s fraudulent behavior by banning all fundraising to Venice until Italy can fulfill its promise that the charitable contributions will actually help save Venice.213
Tra le varie proposte internazionali ingegneristiche per salvare Venezia, una delle più sperimentali e futuristiche è stata proposta dall'ing. Rachel Armstrong: architettura che si autoripara214. La professoressa di Architettura