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Il Ricetto di Candelo

4.2 Il Ricetto: caratteristiche e localizzazione

Il centro abitato attuale di Candelo, si trova a circa 340 metri sul livello del mare, sull’ampio

pianoro che sovrasta l’alveo del torrente Cervo e sul quale, circa quattro kilometri più a monte sorge

anche il capoluogo di provincia. La grande crescita demografica e lo sviluppo edilizio del Novecento hanno oggi reso quasi del tutto omogeneo un tessuto insediativo originariamente articolato, come si è visto, attorno diversi nuclei separati.

Fig. 71: foto aerea del centro storico di Candelo del 4 aprile 2007 (Foto di A. Canevarolo, Centro Documentazione Ricetti, Comune di Candelo).

Il Ricetto di Candelo79 è un nucleo fortificato di forma pseudo-pentagonale (118 x 130 m circa, superfice 13.000 mq circa) con vertice a sud. Situato al limitare di un terrazzo naturale, il suo lato settentrionale è naturalmente difeso da pendii che scendono verso il vicino torrente Cervo. Il nucleo è completamente circondato da un muro di cinta, realizzato soprattutto in ciottoli disposti a spina di pesce, al quale si accede esclusivamente tramite una torre porta chiusa a pianta quadrata, posta isolata sul fianco sud-occidentale verso l’abitato. I due tratti di muratura ad essa contigui sono sfalsati.

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Descrizioni della sua storia e struttura si trovano in VIGLINO DAVICO 1978a, pp. 162-166, VIGLINO DAVICO 1990b, SOMMO 1993, pp. 107-110. Molto dettagliata, soprattutto dal punto di vista della descrizione delle strutture è il volume dedicato al Ricetto di Candelo dall’Università di Kaiserslautern (KAISERSLAUTERN 1982). Una comoda sintesi divulgativa si può invece reperire in RABAGLIO 1995.

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L’impianto presenta anche quattro torri angolari circolari e, a metà del lato orientale, a protezione di uno scarico, un’ulteriore torre (a pianta quadrata, chiamata “Torre di cortina”). Nell’angolo nord-occidentale del Ricetto, inglobato negli edifici più recenti, trova invece posto la

cosiddetta “Torre della gogna”, probabile residuato di una cinta muraria più antica che doveva proteggere una superficie inferiore.

Fig. 72: foto aerea del Ricetto di Candelo (Fondo Toselli, Centro Documentazione Ricetti, Comune di Candelo).

All’interno dell’area fortificata si trovano circa duecento piccole cellule edilizie a due piani,

(denominate “cantine”, “cellule” o “celle”), accorpate senza soluzione di continuità in nove isolati a doppia manica, divisi per lungo da stretti vicoli chiamati “riane” o “quintane” aventi funzioni di scolo delle acque piovane e rifiutaia. Le cinque vie interne del Ricetto, orientate est-ovest e disposte parallelamente fra loro, sono, invece, denominate “rue”. Tra la cinta muraria e le cantine, originariamente, si trovava uno spazio vuoto denominato via di lizza, oggi visibile solo nel settore orientale80.

Le cellule edilizie, generalmente a due piani fuori terra, sono composte da due vani unici sovrapposti, non comunicanti fra loro. Il piano inferiore (“caneva”), più umido, al quale si accedeva tramite un portale, veniva utilizzato come cantina per le derrate alimentari ed il vino, la parte superiore (“solarium”), meno umida, alla quale si accedeva grazie ad una porticina, come deposito delle granaglie o alloggio temporaneo per la popolazione in caso di guerra. In mancanza di scale

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Nelle altre parti le cantine confinanti si sono espanse, nel corso del tempo, occupando lo spazio della via di lizza. Nell’area meridionale, durante gli anni ’90 del secolo scorso, il percorso è stato in parte ripristinato, in versione sopraelevata, appoggiandosi solo il piano terreno delle cellule sottostanti.

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interne il collegamento tra i due vani doveva avvenire con scale a pioli in legno appoggiate

all’esterno, operazione facilitata, in alcuni casi, dalla presenza di balconi lignei, chiamati “lobbie”.

Figg. 73-74: prospetto e schema di cellula tipo del Ricetto di Candelo (da KAISERSLAUTERN 1982, pag. 39).

Le cellule sono prevalentemente realizzate con una muratura in ciottoli fluviali disposti ordinatamente a spina di pesce e legati da malta, con spigoli realizzati con blocchi squadrati di diorite ricavati dal taglio di massi più grandi della stessa provenienza81. Elementi dello stesso genere ma di dimensione maggiore sono in alcuni casi visibili come basamento su cui si basano le strutture, altrimenti prive di fondamenta.

Figg. 75-76: dettaglio della muratura e basamento di due cellule nel Ricetto di Candelo.

81 Che, in alcuni casi, come segnalato da M. Viglino Davico (VIGLINO DAVICO 1978a, pag. 165), formano anche un

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Alcune parti specifiche delle murature (ad esempio le aperture) e le porzioni più recenti delle strutture sono, invece, realizzate in laterizi, dei quali sono visibili all’interno del Ricetto una vasta tipologia. I portali di accesso alle cellule sono, in alcuni casi, interamente realizzati in pietra, con tre conci lavorati a formare l’arco e blocchi rettangolari come stipiti, con l’interposizione di un elemento litico posto di piatto. Quando, invece l'incorniciatura dei portali è in laterizio, l'arco è costituito da una doppia ghiera, quella più interna di fascia e, l’altra, di punta.

Fig. 77: dettaglio della muratura in laterizi di una delle cellule nel Ricetto di Candelo.

L'unico elemento fuori scala del tessuto edilizio, che raggiunge anche i quattro piani, è la

cosiddetta “Casa” o “Palazzo” “del Principe”, che si incontra sulla desta, appena superata la torre-

porta. Si tratta di un complesso pluristratificato con una storia molto articolata che ha portato alla modifica di un intero isolato del Ricetto82.

Il lato occidentale del Ricetto, inoltre, come si è già accennato, è stato rimaneggiato all’inizio del XIX secolo per realizzare il Palazzo Comunale.

Considerato come il “Ricetto per antonomasia”83, come viene sovente definito, è stato al centro di numerosi contributi ed indagini scientifiche sin dal XIX secolo84. Inoltre, nel corso degli anni, sono state realizzate su questo specifico sito numerose tesi di laurea in discipline diverse85. Il sito offre pertanto una buona quantità di spunti differenti e dati su cui ragionare.

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Vedi infra.

83

La definizione è usata dalla stessa Viglino Davico (VIGLINO DAVICO 1990b).

84

Si accennava nei capitoli precedenti come proprio le indagini condotte dalla Soprintendenza piemontese al termine del secolo scorso presso il Ricetto di Candelo costituiscano, ad oggi, una buona parte dei dati archeologici noti sui ricetti

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Tra queste si segnalano due ottimi lavori che hanno tentato un approccio con gli strumenti dell’archeologia dell’architettura: MOSCA 2002; MAROINO 2008. Sulle fonti archivistiche: CRAVERO 1957, BIANCHERI 1990, EGITTO 2004; ORSINA-PEDROTTI 1999. Numerosi anche i titoli relativi alla valorizzazione o ad altri aspetti della percezione del

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