Il Ricetto di Candelo
4.3 Il potenziale architettonico
4.3.1 La valutazione del potenziale architettonico
L’indagine archeologica delle strutture ancora esistenti nel Ricetto si è svolta dal 2 al 20 luglio 2012 nell’ambito della “ICampagna di Archeologia dell’Architettura”, organizzata dall’Insegnamento di Archeologia Medievale dell’Università Ca’ Foscari di Venezia. L’intervento si è configurato come
esteso alla totalità del sito, nel tentativo, data l’impossibilità, per le tempistiche più ristrette, di un esame esaustivo, di effettuare una valutazione approfondita delle potenzialità.
L’analisi ha preso avvio con la ricognizione dell’area interna ed immediatamente limitrofa al
Ricetto al fine di valutare il potenziale informativo delle architetture esistenti. Contestualmente si è realizzata anche una copertura fotografica completa delle murature esterne di tutti gli edifici,
mediante l’utilizzo di fotocamere reflex digitali ad alta risoluzione.
Con l’accordo dei proprietari, grazie alla mediazione dell’Amministrazione e di alcune
associazioni locali86, è stato possibile effettuare una ricognizione interna degli edifici visionando e
documentando (con le stesse metodologie usate all’esterno) le murature interne. Il campione
analizzato, selezionato sulla base dell’interesse delle strutture e dell’accessibilità alle stesse, è stato sufficientemente ampio, corrispondente a circa il 40% del totale. Questo è stato anche facilitato dal fatto che molte delle cantine sono ancora oggi utilizzate e, quindi, i proprietari erano facilmente reperibili e disponibili a farle visitare.
Inoltre, dietro autorizzazione dell’Amministrazione, è stato possibile entrare nella cosiddetta “Torre della Gogna” e della sottostante ghiacciaia. La prima, ben nota e spesso citata negli studi sul Ricetto di Candelo, non era mai stata oggetto, tuttavia, di un’analisi autoptica approfondita delle sue murature interne, essendo oggi inglobata in un’ala del Palazzo Comunale. La ricognizione ivi
effettuata ha fornito dati inequivocabili ed estremamente interessanti sulle fasi di vita di tale struttura, soprattutto su quelle successive alla perdita di ogni funzione difensiva87. Per quanto riguarda la ghiacciaia, invece, pur nell’impossibilità di raggiungerne il livello più basso, si è
Ricetto, come, ad esempio, FREGONESE 2006 e CHILÀ 2000. Su architettura e restauro: BOSSI 1994, AUTINO-GALLINA 2002, ACQUADRO MARAN 2004, anche ad opera di studenti di università straniere: BUDERASKA-WRONSKA 1987.
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Si segnala la collaborazione dell’Associazione Turistica Pro Loco di Candelo e “Culturalmente” – Associazione Biellese di Promozione Culturale, che si ringraziano per l’aiuto e la disponibilità dimostrata.
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provveduto ad una prima documentazione fotografica e planimetrica che permetterà di contestualizzare e trovare confronti puntuali per questa struttura88.
Fig. 78: panoramica interna dal basso della cosiddetta “Torre di Gogna”.
Utilizzando un cestello porta persone, messo a disposizione dall’Amministrazione Comunale,
inoltre, è stato possibile effettuare un sopralluogo all’interno della torre-porta, altrimenti
inaccessibile. Nella parte inferiore della stessa struttura, invece, si è proceduto alla temporanea rimozione dei grandi pannelli informativi che ne occultavano le murature, in modo da documentarne la stratigrafia.
L’utilizzo del cestello ha poi reso possibile un esame autoptico ravvicinato delle murature del
prospetto occidentale del cosiddetto Palazzo del Principe, permettendo, inoltre, di effettuare misure precise e foto in dettaglio dei materiali impiegati, funzionali al proseguimento degli studi su tale complesso in collaborazione con il Centro Nazionale delle Ricerche89.
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Le ghiacciaie del biellese sono state oggetto di un breve articolo apparso su la “Rivista Biellese” nel 2004 a firma di C. Oddone (ODDONE 2004). Egli afferma che a Candelo sono rintracciabili ben tre di queste strutture, di cui una all'interno del Ricetto (ODDONE 2004, pag. 42).
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Sulla base dei dati raccolti è stato realizzato un grafico della leggibilità delle strutture, prerequisito fondamentale ad ogni altra considerazione sulle murature. Si è potuto appurare che questo livello sia attualmente discreto per buona parte di esse90. Ciò da un lato è dovuto al fatto che,
da quanto si può riscontrare mediante l’ausilio della fotografia storica91
, le cantine del Ricetto tendenzialmente erano in passato lasciate con le murature a vista e solo una parte di esse, in età moderna, era stato intonacato. Si può, anzi, ritenere che la fortuna turistica del borgo aumenterà questo fenomeno, portando ad una progressiva scrostatura dei prospetti. Questo fenomeno, già osservato in passato, è dovuto al fatto che la muratura in ciottoli a spina di pesce, nel sentire comune, è indice di antichità e, quindi, viene sovente ripulita e riportata a vista nei restauri.
Fig. 79: il Ricetto di Candelo, grado di leggibilità degli edifici.
La ricognizione generale del Ricetto ha permesso di effettuare alcune considerazioni sui materiali da costruzione impiegati. Per quanto riguarda il materiale lapideo, in particolar modo i cantonali in diorite, è stato possibile raccogliere dati più precisi sulla sua lavorazione92. Risultano,
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Buono per circa una metà delle cantine.
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Si veda in merito il paragrafo 4.3.3.
92 Devo alcune considerazioni su questo tema al confronto con il sig. Marco Grinzato, artigiano biellese proveniente da
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infatti, inglobati negli edifici, numerosi semilavorati93 che permettono di ricostruire con più precisione il processo di lavorazione. Il taglio veniva effettuato realizzando, con punte metalliche, una serie di incisioni, disposte ad intervalli regolari seguendo la venatura della pietra. All’interno di queste venivano inseriti dei cunei di legno che venivano martellati in modo da aderire perfettamente,
bagnati e lasciati riposare. L’aumento del loro volume, causato dall’acqua, esercitava una forza tale
da spaccare la pietra lungo la venatura. Questa veniva poi tagliata nuovamente in altre direttrici per ottenere un blocco delle dimensioni desiderate94.
Figg. 80-81: frammenti lapidei semilavorati, con evidenziate le linee di taglio.
Figg. 82-83: frammenti lapidei semilavorati, con evidenziate le linee di taglio e schema del processo di taglio (disegno rielaborato da KAISERSLAUTERN 1982, pag. 42).
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La loro presenza non risulta essere mai stata segnalata o presa in considerazione da altri studi, anche quelli che si sono occupati in modo più specifico delle tecniche costruttive (su tutti KAISERSLAUTERN 1982).
94 Questa operazione, che portava quindi inevitabilmente a realizzare nuove incisioni lungo direttrici non ottimali,
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Questo tipo di operazione di spacco, che adoperava come materia prima grossi massi provenienti
dall’alveo del torrente Cervo, portava ad un prodotto finito abbastanza grossolano, sul quale
lasciava una serie di tracce caratteristiche di forma trapezoidale, dovuti all’inserimento dei cunei. Questa tecnica di lavorazione pare esaurirsi in età moderna, venendo sostituita da produzioni più raffinate, presumibilmente non locali. Infatti in tutte le porzioni di muratura sicuramente successive al XVIII secolo, quale ad esempio il pilastro che divide il passaggio carraio da quello pedonale della torre-porta, che reca incisa la data del 1749, sono realizzati con blocchi tagliati in modo netto, squadrati precisamente e spianati, sui quali non si ha traccia dei segni trapezoidali.
Fig. 84: dettaglio di uno degli elementi lapidei del Ricetto con evidenziate le tracce del taglio.
Per quanto concerne l’uso dei laterizi, invece, negli edifici del Ricetto è riscontrato un uso molto
abbondante di mattoni stracotti, in alcuni casi fino alla vetrificazione. Il loro impiego non è limitato, esclusivamente ad un uso decorativo, quale ad esempio, la realizzazione delle ghiere esterne degli archi dei portali di accesso alle cantine95, ma interessa anche le altre murature. Questo pone ad interrogarsi sulla motivazione della presenza così abbondante di questo tipo di materiale di scarto, forse testimonianza della presenza nei pressi del nucleo fortificato di una o più fornaci.
Figg. 85-86: dettaglio paramento in laterizi e segni di lavorazione su stipite.
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