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Le fortificazioni collettive bassomedievali del Biellese

3.2 Catalogo dei sit

3.2.12 PEVERANO/ MONTE ORSETTO

Denominazione: recetum (?) (1476)163 / Monte Orsetto (XX secolo)164

Tipo: ricetto.

Elementi: fossato, mura (di contenimento?), torre (?), edifici interni

Localizzazione: Comune di Roppolo, su di un dosso fuori della frazione di Pevarano. Superficie: 3000 mq circa.

Attestazione: (da documenti) seconda metà del XV secolo (secondo Lebole già dal 1300 circa)165.

Riferimenti: KAISERSLAUTERN 1982, pag. 22;

SOMMO 1993, pp. 38-40.

VIGLINO DAVICO 1978a, pag. 151.

Il toponimo di Pevarano, attestato fin dal 1194166, indicava una località situata a circa un chilometro dall'attuale abitato, dove si trovava la rettoria di San Lorenzo, citata negli elenchi delle chiese vercellesi dal 1298 al 1440 con potenzialità economica via via decrescente167. Un documento del 1197 menziona una località “castelletto” situata fuori Pevarano, lungo la via tendente a Cerrione168. Lebole169 sostiene che, intorno al 1300, l'abitato che sorgeva presso la chiesa di S. Lorenzo fu spostato a circa un chilometro di distanza, dove, su di un colle, venne ricostruito come borgo fortificato o ricetto. Nonostante questo la vecchia chiesa continuò ad essere frequentata e conobbe un lento declino fino al definitivo abbandono ed alla distruzione, avvenuti nel XVI-XVII secolo170.

163

Consegnamento del 14 novembre 1476 (ASB, Archivio Dal Pozzo della Cisterna, mazzo 3, s.c.). Parte del documento è riportato in VIOLA 1999, pag. 201. Non è tuttavia chiaro se questa parte del documento si riferisca direttamente al ricetto di Pavarano o ad altro.

164 Si veda infra. 165 LEBOLE 1979, pag. 212. 166 PANERO 1985, pag. 19. 167 LEBOLE 1979, pag. 212. 168

BORELLO-TALLONE 1927, documento XXXV, pag. 47. Sommo ricollega questa località con la c.d. Torre di San Lorenzo (SOMMO 1993, pp. 38-39).

169 LEBOLE 1979, pag. 212. Lo studioso purtroppo non indica su quale base egli abbia avanzato tale ipotesi. Se si

considera che poco dopo egli afferma che il ricetto è “ancora esistente” appare ovvio che egli lo identifichi con l’attuale borgata di Peverano. La confusione aumenta poiché in nota egli riporta il testo della visita del 1579 di cui si tratterà tra poco.

170

110

L‟esistenza di un “ricetto” a Peverano e la sua descrizione precisa sono contenuti in un volume di

liti fra le comunità di Roppolo e di Viverone (1577-1581)171. Nell‟ambito di una di queste, relativa a confini e diritti sul lago, venne ordinata una visita dell‟area, che fu compiuta il 7 settembre 1579:

[...] et acciò si facci essa visita demostrano d.o Monte nominato il Ricetto di Pavarano come essi dicono in cerco in cerco del quale v'é un fosso et in più luoghi Muraglia di preda, co'l dissegno d'una porta, la quale dimostra et accompagna alla strada pubblica per quale si va verso Ropolo da una parte. Et all'incontro [... ] concedono testimoniali alle parti di haver visto e visitato il sud.o Monte, il quale è circondato d'un fosso largo sul fondo circa un trabucco, qual Monte come dimostra d.o fosso è in forma quasi ovata e verso levante gl'è una jntrata, dove, prima che si entri in detto Circuito o sommità del d.o Monte pare sia stato riempito il fosso per puotervi andar con più facilità con carri e bestie dalli patroni che godono detto Monte, quale è boscato. E passato detto fosso gl'è una intrata larga piedi di trabucco circa quattro e mezo con alcune pietre dalle bande poste senza ordine e senza calcina, che sono dalla parte destra nel intrare n.o sei e dalla sinistra n.o sette, cioè quelle che si vedono, che contengono di longhezza circa piedi cinque e senza fondamenta, d'altezza di un piede ed un terzo et il fosso sud.o circondante esso Monte è trabucchi settanta sette in circa e dalla parte verso mezzanotte, per longhezza di trabucchi tredici in circa, vi sono delle pietre poste l'una sopra l'altra di altezza di doi piedi di trabuco senza calcina e pur da essa parte oltra il fosso predetto, vi è un'altro fosso distante dal p.o circa tre trabucchi con masere di prede senza calcina et la strada che ascende detto Monte è verso levante il qual Monte è circondato da altri Monticelli alcuni prossimi e alcuni lontani. E più concedono testimoniali alli sud.i di Ropolo d'haver visto circa nel mezo di d.o Circuito del Monte alcune poche masere di pietra poste inordinatamente senza calcina d'altezza variata e la più alta essere circa doi piedi d'altezza et in longhezza in tutto esse masere son trabuchi nove in circa [...]172.

Si evince chiaramente l‟esistenza di un recinto di forma ovale circondato da un fossato largo

circa tre metri e provvisto di un ingresso, dotato di porta, sul lato orientale nei pressi del percorso che si immetteva in quello per Roppolo. In corrispondenza dell‟accesso al recinto il fossato era stato colmato per facilitare il passaggio. Un altro documento del 1781 ci informa che il ricetto si trovava sulla destra percorrendo la strada da Roppolo a Zimone.

171

VIGLINO DAVICO 1979, pag. 72; LEBOLE 1979, pag. 212.

172 Testo del documento riportato in LEBOLE 1979, pp. 217-218, nota 204. F. Viola lamenta la presunta sparizione del

111

Diversi studiosi hanno cercato di riconoscere il ricetto di Pevarano presso l‟abitato attuale173, purtroppo senza successo in quanto le strutture esistenti paiono di datazione recente. Come giustamente indicato da Viola, Gambari e Rubat Borel questa descrizione, in realtà, si adatta

perfettamente ai resti di un sito fortificato individuato negli anni ‟70 da Mario e Paolo Scarzella, a

poca distanza, sul cosiddetto Monte Orsetto174.

L‟identificazione pare confermata dalla mappa catastale sabauda175

nella quale un‟ampia zona

boscosa a nord ovest dell‟abitato di Peverano, coincidente con l‟effettiva localizzazione del sito di Monte Orsetto, è denominata “ricetto”176

. Per questo toponimo mancano testimonianze storiche attendibili177 ed è plausibile che sia nato in tempi molto recenti, dato che non è attestato nella cartografia storica o nei documenti178.

Sul finire degli anni ‟70 del secolo scorso il sito fu oggetto di interesse da parte di due studiosi

locali, Mario e Paolo Scarzella che ricercavano le fortificazioni pertinenti alle cosiddette chiuse longobarde. Tuttavia, nonostante gli ingenti lavori di disboscamento e di asportazione degli strati più superficiali179, mancano conferme materiali che il sito sia appartenuto a quel sistema difensivo così come non vennero rinvenute strutture o reperti ascrivibili all‟Età del Ferro che avrebbero

avallato un‟origine celtica del sito già ipotizzata per confronto con la planimetria di alcuni

«castellieri» europei; sono stati invece rinvenuti diversi frammenti ceramici che confortano la frequentazione del sito in epoca medievale180.

173 VIGLINO DAVICO 1979, pag. 72; KAISERSLAUTERN 1982, pag. 22. 174

GAMBARI-RUBAT 2011, in particolare alla pagina 192; VIOLA 1999, pp. 196-198.

175

Mappa del territorio di Roppolo, opera del misuratore Giuseppe Cipriano Pozzo di Ponderano e datata al 21 aprile 1777; conservata presso AST, Sezioni Riunite, Catasti, Catasto sabaudo, Allegato C, Mappe del catasto antico, Circondario di Biella, Mandamento di Cavajà, Roppolo, mazzo 128.

176

Inoltre, come giustamente sottolineato da Gambari e Rubat Borel (GAMBARI-RUBAT 2011, pag. 192), il termine dialettale Orsët, potrebbe essere l’esito locale del latino medievale receptum. A titolo di esempio si ricorda come le cantine del ricetto di Pavone Canavese, siano localmente chiamati Ruset.

177

Nella scheda su Monte Orsetto, G. Sommo, propone di identificare il sito con la “curtem Montis Ursini cum

pertinentiis suis”, concessa all'abbazia di S. Michele e S. Genuario di Lucedio da papa Eugenio III nel 1151, indicando

anche la presenza di una cappella di S. Maria de Ursacio, situata presso la sponda del lago di Viverone all'incrocio fra le vie per Ivrea, Piverone e Santhià (SOMMO 1993, pag. 44). In realtà, al di là dell’assonanza tra i due nomi, non sussistono prove concrete a sostegno di tale ipotesi. Resta pertanto aperta l’ipotesi di F. Panero che situava la curtem più vicina al territorio di Lucedio (PANERO 1985, pag. 18).

178

Da una prima analisi si può indicare come prima attestazione la cartografia IGM.

179 Benché sia stata effettuata una “ricerca metodica” gli scavi non vennero ancora condotti secondo il metodo

stratigrafico. In seguito al disboscamento venne asportato su tutta la sommità “uno strato di humus di oltre 50 cm” (SCARZELLA 1975, pag. 14), le ricerche interessarono anche i basamenti delle torri di difesa e alcuni tratti del vallo “anche a notevole profondità” senza tuttavia rinvenire resti antropici o animali (SCARZELLA 1975, pag. 22).

180 Sono stati rinvenuti, nella maggior parte dei casi in giacitura secondaria, diversi frammenti ceramici di epoca

bassomedievale tra cui invetriate, ingobbiate e graffite (SCARZELLA 1975, pp. 14-16); nella pubblicazione è riprodotto fotograficamente anche un frammento di boccale, con pronunciato becco tronco-conico e decorazioni a ramina e manganese, che potrebbe appartenere alla classe ceramica delle «maioliche arcaiche» (PANTÒ 1992, pag. 71 nota 57; vd. anche SOMMO 1993, pag. 44, con bibliografia precedente).

112

Il monte domina la pianura circostante, sul lato settentrionale e occidentale ha pendici scoscese

mentre verso est queste sono meno accentuate, a protezione dell‟altura venne quindi realizzato un

vallo (profondo tra i cinque e gli otto metri e largo in media due), che ne segue i contorni, raddoppiato sul lato nord-orientale. L‟accesso al monte è sul lato meridionale - protetto verosimilmente da una torre - da cui si diparte un sentiero largo 1,5 m. che si snoda attorno alla sommità, utilizzato forse da cammino di ronda. Gli Scarzella affermano che la sommità del monte, essendo in pendenza da nord verso sud, fosse stata spianata per ottenere delle porzioni pianeggianti contenute da muretti a secco. Sul culmine del monte venne creato uno spiazzo attorno ad un grande masso erratico, al di sotto del quale se ne trovavano altri due più piccoli. Ulteriori piazzole (dodici), dalle dimensioni variabili tra 3x4 metri e 3x6 metri, si riscontrano lungo il versante ovest a ridosso del sentiero perimetrale. Tra queste e le piazzole nei pressi del masso erratico si trovava uno spiazzo privo di costruzioni. La comunicazione tra un pianoro e l‟altro avveniva attraverso grossolani scalini di pietre e terriccio. Le murature rinvenute sono state realizzate a secco ed è plausibile ipotizzare che le strutture in elevato fossero in materiali deperibili come il legno.

In epoca non definibile con precisione, secondo gli Scarzella, il sito venne distrutto, abbandonato, progressivamente ricoperto dalla vegetazione e probabilmente spoliato dalla popolazione locale che ne ha recuperato i materiali da costruzione181.

Fig. 54: Mappa del territorio di Roppolo, opera del misuratore Giuseppe Cipriano Pozzo di Ponderano, datata 21 aprile 1777 (Archivio di Stato di Torino, Sezioni Riunite). In alto il toponimo “ricetto”, in basso l‟abitato di Peverano.

181

113

Fig. 55: planimetria del presunto “castelliere” di Monte Orsetto (da SCARZELLA 1975, pag. 13).

Figg. 56-57: Monte Orsetto, Roppolo (BI): masso erratico sulla sommità del monte e traccia di lavorazione (spacco) di un altro blocco.

114

3.2.13 PONDERANO

Denominazione: fortilicium (1402)182, castri sive receptum (1405)183

Tipo: castello (?) e ricetto.

Elementi: mura, fossato, torre-porta, torre centrale

Localizzazione: Comune di Ponderano, nel centro abitato. Superficie: non determinabile.

Attestazione: castello: non attestato; ricetto: inizi del XV secolo.

Stato di conservazione: si conservano la torre-porta e pochi lacerti murari Riferimenti: KAISERSLAUTERN 1982, pag. 11;

SOMMO 1993, pp. 89-92;

VIGLINO DAVICO 1978a, pp. 161-162.

Il toponimo di Ponderano è menzionato per la prima volta nel 988184, quando Ottone III lo concede in feudo a Manfredo di Cavaglià. A partire dal 1240 gli Avogadro di Cerrione furono signori del luogo e lo rimasero fino al 1551 quando cedettero i loro diritti a Francesco dal Pozzo185.

Nel 1402 la comunità di Ponderano domandò l'esenzione di una parte dei tributi alla duchessa di Milano186, segnalando che un incendio aveva distrutto gran parte dell'abitato. Il documento menziona un fortilicium che viene detto essere esistente da tempo e di proprietà comune187. Un atto del 23 aprile 1405 risulta rogato, invece, «in villa Ponderani, vidilicet in platea communis dicti loci Ponderani sita ante portam castri sive recepti eiusdem loci»188. Si tratta della prima menzione del

“ricetto”, che sembra identificarsi con il castello stesso189

. Un‟altra menzione si trova in un documento del 1551 che cita il «receptum muris vallatum, cuius medio fuit antiquitus constructa ecclesia parrocchialis dicti loci»190.

Il sito del ricetto, posto al centro dell‟attuale abitato, ma sopraelevato rispetto al terreno circostante di circa due metri, risulta in parte ancora leggibile dall‟assetto viario, salvo che sul lato

182

Parte del documento è riportata in VIOLA 1999, pag. 208. Si veda anche infra.

183 VIGLINO DAVICO 1978a, pp. 161- 162. 184 PANERO 1985, pag. 19.

185

CONTI 1977, pag. 176.

186 Ponderano era sottoposta al Comune di Vercelli, in quel periodo controllato dai Visconti. 187

LEBOLE 1990, pag. 357.

188

VIGLINO DAVICO 1978a, pag. 162.

189

M. Viglino Davico dà per certo che il castello e il ricetto, in questo caso, siano la stessa cosa. G. Sommo, invece, avanza dubbi su questa identificazione: «Tale documento si presterebbe ad una doppia interpretazione: è possibile infatti chela piazza del paese si trovasse sia all'ingresso del castello che del ricetto, oppure che col termine castrum si debba intendere il ricetto» (SOMMO 1993, pag. 90). Dalla rilettura del testo latino e dalle evidenze disponibili si propende per la seconda ipotesi.

190

115

occidentale dove oggi si apre la piazza principale. Doveva avere forma vagamente circolare ed essere dotato di un ampio fossato perimetrale, oltre che di un circuito di mura in ciottoli, ancora in parte visibili sul lato orientale.

Si accedeva al nucleo fortificato a metà del lato est, tramite una massiccia torre-porta parallelepipeda di circa sei metri per otto, realizzata in laterizi con inserti lapidei e dotata di un duplice accesso (carraio e pedonale) con ponte levatoio e pedanca (sono ancora ben visibili i tagli dei bolzoni di manovra). La parte terminale, a sbalzo su mensole in pietra a tripla sagoma, si conclude con elementi merlati. La muratura interna della torre-porta è realizzata prevalentemente in ciottoli a spina di pesce, alternati a file di laterizi con funzione regolarizzatrice.

Gli edifici addossati ai due lati della torre sono realizzati con ciottoli disposti in modo regolare a

spina di pesce e costituiscono l‟unica traccia visibile dell‟antico circuito murario. Il fabbricato che

si incontra sulla destra subito dopo aver varcato la porta, presenta una porta (oggi murata), dotata di un arco litico191 che reca incisa una croce greca. La torre-porta, con elementi delle mura inglobati nei due fabbricati adiacenti, rimangono l'unica testimonianza materiale attribuibile con certezza al ricetto. Sulla base dei dati attualmente disponibili, inoltre, poco si può dire dell‟articolazione interna, essendo il perimetro attualmente occupato per buona parte dalla parrocchiale e da altri fabbricati di epoca recente.

Micaela Viglino Davico ipotizza che il ricetto fosse un complesso fortificato dotato di una torre centrale, di cui individua traccia nella muratura del campanile della chiesa parrocchiale, situato esattamente al centro del perimetro un tempo occupato dalla fortificazione. Una parte di questa struttura quadrata, realizzata con ciottoli di piccole dimensioni disposti ordinatamente a spina di pesce, successivamente inglobata nell‟edificio moderna, sarebbe in realtà da riferirsi ad una prima fase costruttiva del fortalicium192. Secondo la studiosa, alla metà del XV secolo, a seguito delle distruzioni belliche occorse, sarebbero state modificate le strutture difensive, ad esempio, con la

realizzazione dell‟attuale torre-porta.

Giovanni Sommo suggerisce che anche il campanile dell'oratorio di S. Giovanni Battista, situato a circa una decina di metri ad est della torre-porta, si sia sovrapposto ad una “presunta antica torre

191

SCARZELLA 1985, pag. 255.

192 Le caratteristiche della muratura, nella quale si notano quattro ordini di specchiature che recano anche traccia di

archetti pensili in frammenti laterizi, fanno effettivamente propendere per una datazione medievale della struttura. Tuttavia, gli stessi elementi, non sono tali da far propendere in modo univoco per una funzione difensiva della torre. Sommo rigetta completamente l’ipotesi di M. Viglino Davico, basandosi su quanto affermato da D. Lebole (LEBOLE 1990, pag. 412).

116

del castello” voluto dagli Avogadro193. L‟autore descrive la tecnica utilizzata per il basamento della struttura (utilizzo di angolari in grossi blocchi di pietra) e segnala la presenza di una finestrella contornata da blocchi lapidei194. Egli, tuttavia, non considera l‟esistenza, alla medesima quota, sul prospetto orientale, di una porta murata, in parte occultata dalla facciata della chiesa. Se, pertanto, è vero che il basamento è antecedente alla facciata stessa, non vi sono elementi certi, se non quelli stilistici, che facciano propendere per una datazione medievale del lacerto. Non si ritiene, pertanto, di poter concordare con tale ipotesi.

Figg. 58-59: Ponderano (BI), foto satellitare del centro storico (fonte: Google Earth) e planimetria del castello (da KAISERSLAUTERN 1982, pag. 22).

193

SOMMO 1993, pag. 90.

194 Quest’ultima viene segnalata come: «ad un'altezza innaturalmente bassa, cosa che fa pensare ad un notevole

117

Fig. 60: Ponderano (BI), la torre-porta, prospetto orientale.

118

3.2.14 ROPPOLO

Denominazione: castrum e receptum (1460)195

Tipo: castello e ricetto.

Elementi: mura, rivellino; all‟interno abitazioni.

Localizzazione: Comune di Roppolo, sul colle dominante l'abitato. Superficie: castello 4000 mq, ricetto 1000 mq circa.

Attestazione: castello (1173)196; ricetto (attorno alla metà del XV secolo)197

Stato di conservazione: attualmente restano pochi lacerti murari relativi al ricetto Riferimenti: SOMMO 1993, pp. 34-36.

VIGLINO DAVICO 1978a, pp. 150-151.

Roppolo è attestato per la prima volta (come corte) in un diploma di Ottone I del 963198. Documenti successivi attribuiscono il feudo ad un ramo dei Conti di Cavaglià (che assumono la denominazione del luogo) e testimoniano il possesso di beni nella zona all'abbazia di S. Stefano di Vercelli199. La prima menzione di un castello, invece, è l'atto di sottomissione di Manfredo e Aimone, dei conti di Cavaglià, al vescovo di Vercelli, datato al 1173200. Poco dopo, nel 1187, lo stesso Manfredo di Roppolo, fece atto di sottomissione al Comune di Vercelli201.

Alla fine del XII secolo i Bicchieri, nobili vercellesi, iniziano ad acquisire beni e diritti signorili a Roppolo e l'operazione può dirsi compiuta già nel 1221 quando Manfredo Bicchieri è ormai signore di Roppolo e del suo castello, che diventa un caposaldo del potere della propria famiglia e

un puntello alle mire vercellesi nell‟area. L‟attuale parrocchiale di Roppolo, la chiesa di S. Michele,

è citata come cappella castrense nell'estimo delle chiese della diocesi di Vercelli del 1298202.

Tra la fine del XIV e l‟inizio del XV secolo il castello attraversa un periodo tormentato, venendo

occupato nel 1391 da Facino Cane (che saccheggia anche il paese) e passando di mano più volte, nei decenni successivi, tra il Marchese di Monferrato, i Visconti e i Savoia. Infine, nel 1426, questi ultimi ne assunsero definitivamente il controllo, concedono nel 1441 i diritti feudali a Ludovico

195

In CIBRARIO 1860, pag. 35 è riportata la trascrizione di un documento (conservato presso l’Archivio Ranza di Vercelli) del 4 settembre 1460, redatto «apud receptum Ropoli prope introitum Revellini dicti loci […] et castrum». Tale documento attesterebbe quindi anche la presenza di un rivellino, finora mai segnalato dagli studiosi.

196

AVONTO 1980, pag. 411.

197

Per le considerazioni si veda infra.

198 AVONTO 1980, pag. 411. 199

Si veda in merito SOMMO 1993, pag. 34.

200

Idem.

201 Idem. 202

119

Valperga di Masino203. È assai probabile che i Valperga abbiano dovuto ricostruire o riparare le strutture fortificate, sicuramente danneggiate dalle vicende belliche degli anni precedenti,

realizzando, tra l‟altro, un ricetto204 .

Al castello vero e proprio, situato in posizione dominante su di un colle naturalmente difeso a nord e ad est da ripide scarpate intorno alle quali correvano le mura di difesa (ancora leggibili), infatti, è adiacente verso sud-ovest una fortificazione collettiva, separata dalla rocca da un forte dislivello e alla quale si si accede dalla medesima torre porta che chiude la salita al castello205. Si può notare un impianto urbanistico fusiforme in avvolgimento alla rocca soprastante, con i fabbricati delineati lungo l'asse distributore mediano. Le difese, sul lato interno, coincidevano con quelle del castello, mentre, verso l'esterno, oltre ad avvantaggiarsi del pendio, avevano una loro cortina muraria (di cui restano pochi tratti nella zona settentrionale).

L‟abbandono e recenti numerose manomissioni, rendono oggi difficoltosa la lettura delle cellule

interne. Micaela Viglino Davico, che visitò Roppolo negli anni ‟70, ne descrive tre:

“due, affacciate su lati opposti dalle vie, in zona prossima all'ingresso, presentano

struttura in pietra; una terza, tangente alla strada del castello, un portale in cotto e tracce di affresco. Quest'ultima è di notevole altezza tantoché vi si accede anche dalla via retrostante, a livello notevolmente superiore rispetto al piano del nucleo”206.

Secondo la studiosa i resti materiali parrebbero utili a definire gli edifici presenti in quest‟area come adatti all‟abitazione stabile e differenziati secondo il censo dei fruitori207. In questo caso, quindi, il ricetto sarebbe un nucleo insediativo di pertinenza signorile, un‟appendice del castello,

dotata di un proprio perimetro, all‟interno dei cui fabbricati, probabilmente, risiedevano le famiglie

dei dipendenti che non potevano essere ospitate direttamente all'interno del castello.

Il complesso, oggi massicciamente restaurato ed adibito a struttura ricettiva, si presenta in forme in gran parte riferibili al XV secolo, fatta eccezione per la torre principale che pare da attribuirsi ad