L’archeologia dei “ricetti” in Piemonte: status quaestionis
2.4 Lo scavo della chiesa e dell’abitato di Monformoso (2001-2003)
In tempi più recenti, la realizzazione della tratta Torino-Milano della linea ferroviaria ad alta velocità, che hanno riguardato un’ampia fascia direttamente a sud dell’autostrada A4, ha dato
l’opportunità alla Soprintendenza Archeologica di avviare nuove indagini sul sito di Monformoso22 , che hanno permesso di individuare ed indagare la chiesa con l’annesso cimitero e l’abitato medievale. Pur non avendo interessato direttamente l’area del castello o del “ricetto”, questi studi sono di grande interesse perché sono uno dei pochissimi casi noti nei quali si è potuto studiare archeologicamente, in modo esteso, un insediamento rurale bassomedievale in quest’area del Piemonte23.
Ricerche di superficie, condotte nel 1997 e nel 2001, hanno permesso di confermare l’interesse del sito e delimitare l’area dell’intervento, nel quale lo scavo è avvenuto tra la fine di luglio del
2001 e la fine di giugno del 200324. Il sito, posto sulla sommità della collina, è composto da una chiesa con il relativo cimitero, da alcuni edifici civili e da diversi tracciati stradali, sia interni
all’insediamento sia da questo verso il castello di Monformoso, che doveva sorgere più a sud, oltre
il Canale Cavour. L’area centrale dell’altura, manomessa da numerosi interventi di età moderna, risultava di difficile leggibilità, mentre le zone ad est e ad ovest del rilievo paiono esterne
all’insediamento. Le indagini non hanno evidenziato tracce di occupazione stabile durante i primi
secoli del medioevo ma alcuni elementi25 suggeriscono comunque uno sfruttamento agricolo dei campi circostanti.
L’edificio di culto, identificato con la “ecclesia Montisformoxii” inclusa in un estimo del 1298, si
presenta ad aula rettangolare (lunghezza di 12 metri) ed era dotato di abside semicircolare orientata. Venne realizzato con corsi regolari di ciottoli fluviali (talvolta disposti a spina di pesce), legati da argilla. Poco dopo fu inserito nell’angolo sud-orientale un pilastro sul quale poggiava una piccola torre campanaria. L’interno dell’aula, con l'esclusione del presbiterio, era occupato da sepolture in
piena terra, mentre all’esterno dell’abside si trovava una tomba a cassa di muratura.
Poco dopo la chiesa, nell’area nord-orientale, fu costruito un edificio rettangolare (14 x 6 metri circa), realizzato con muratura in ciottoli disposti a spina-pesce e legati da argilla e suddiviso internamente mediante tramezzi lignei. Esternamente era connesso ad un muro di cinta che,
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AMBROSINI-PANTÒ 2006.
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Un primo quadro esaustivo della situazione piemontese fra i secoli X e XIII è stato presentato da E. Micheletto sulla rivista “Archeologia Medievale” nel 2010 (MICHELETTO 2010). Il suo contributo, tuttavia, si basava esclusivamente su casi relativi alla parte centrale e meridionale della regione.
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Come sottolineato da Ambrosini e Pantò nella relativa notizia si è trattato di un cantiere di dimensioni ragguardevoli che ha visti impegnato giornalmente un gruppo di archeologi composto mediamente da non meno di venti operatori.
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seguendo il declivio del terreno, delimitava un ampio cortile, in parte coperto da tettoie lignee, dal quale si accedeva agli ambienti. Uno dei lati brevi dell’edificio affacciava, invece, su una stradina acciottolata. Il complesso quindi, vedeva coesistere funzione abitativa, di magazzino e ricovero per animali.
Tra la fine del XV e l’inizio del XVI secolo, la chiesa fu pressoché interamente rifatta utilizzando anche laterizi provenienti da una fornace costruita per l’occasione: l’edificio fu
allungato fino a 13,2 metri, dotato di un accesso da nord, di una terminazione rettilinea a est e di un piccolo emiciclo (probabilmente destinato ad accogliere il battistero) ad ovest. Al suo centro fu scavata una grande camera funeraria mentre una costruzione posta a sud-est probabilmente funse da torre campanaria. A partire dalla fine del XV secolo, in concomitanza con l’assunzione della dignità
parrocchiale e del titolo di Sant’Andrea, si può notare il massimo sfruttamento dell’area
immediatamente esterna a scopo cimiteriale.
Nello stesso periodo, nei pressi della chiesa, fu costruito un edificio rettangolare di piccole dimensioni, realizzato in ciottoli legati da malta e dotato di pavimento in cocciopesto e focolare, a riprova della sua funzione abitativa. Il ritrovamento di tracce di lavorazione e fusione dei metalli, proverebbero, inoltre, lo svolgimento di attività artigianali non occasionali in ambito domestico.
Contestualmente, più a sud, in un’area precedentemente non insediata, venne realizzato un ampio edificio a pianta rettangolare, internamente ripartito in tre vani, orientato con l'asse maggiore in senso est-ovest ed il cui lato breve dava su un tratto di strada acciottolala. Sulla base della semplice tecnica muraria impiegata (ciottoli e frammenti laterizi alternati a mattoni interi, legati da sola argilla), Gabriella Pantò e G. Ambrosini, escludono che la struttura fosse su più piani pur essendo dotato di soppalchi lignei, come si può intuire dalla presenza di alcune grosse buche da palo. L'area
adiacente all’edificio esterna fu in parte sistemata con un acciottolato. Sulla base dei reperti
rinvenuti, l’utilizzo della struttura si colloca fra la metà del XV e l’inizio del XVI secolo.
Infine, a partire dal XVII secolo, contemporaneamente al rafforzamento del vicino centro di
Villarboit, l’insediamento di Monformoso fu progressivamente abbandonato e la stessa chiesa, poco
dopo la metà del secolo risultava già essere crollata. Al contrario restò ancora in uso il tracciato viario, menzionato, a partire dall'inizio del XVIII secolo, come “strada vecchia”.
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Fig. 23: Villarboit (VC), cascina Monformoso. Veduta aerea dell'area interessata dallo scavo archeologico (da AMBROSINI-PANTÒ 2006, tav. CVIII).
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Fig. 24: Villarboit (VC), cascina Monformoso. a) planimetria delle strutture relative alla fase più antica (secoli XIII- XV); b) planimetria delle strutture successive (secoli XV-XVII) (da AMBROSINI-PANTÒ 2006, tav. CIX).
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