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Il ruolo della tecnologia nell’immaginazione architettonica

STRUCTURE FOR THIS CHAPTER:

1. Architectonic Imagination, between Utopia and Technology: 1 The practices of imagination.

1.2 Il ruolo della tecnologia nell’immaginazione architettonica

Mi avvicino di due passi, lei si allontana di due passi. Cammino per dieci passi e l’orizzonte si sposta di dieci passi più in là. Per quanto io cammini, non la raggiungerò mai. A cosa serve l’utopia? Proprio a questo: a camminare.26

Eduardo Galeano

L’architettura, nonostante sia una pratica profondamente storicizzata, con la sua sfera immaginativa e creativa valica le proprie origini per generare futuri possibili. Per farlo, la sfera immaginativa scruta la storia, le memorie dell’architettura e negli sviluppi delle sue rivoluzioni si serve del progresso tecnico. Così, la tecnologia si concilia con le operazioni compositive e tipologiche dell’immaginazione architettonica.

Se il compito dell’architettura, come già detto, è molto più della creazione di un riparo, in questo scenario è quello di inventare il nuovo. L’imperativo dell’architettura, difatti, è l’invenzione, dove l’immaginazione è forza trainante. Allora, immaginazione, invenzione e utopia, nonostante le differenze etimologiche del loro significato, divengono le facce di una unica consistenza inscindibile.

Michela di Domenico, scrive per la sua ricerca sugli archetipi della fantasia, che immaginazione, invenzione e utopia, sono “categorie della mente non facilmente decifrabili” da poter intendere come “sinonimi di realtà intangibili”27.

Se nel primo paragrafo, abbiamo dato la definizione di architettura per comprenderne meglio la sua complessità e la sua essenza, appare ora necessario distinguerne le pratiche immaginative nei loro significati, prima di chiarire l’influenza che esse subiscono dal progresso tecnologico.

Il termine immaginare, che deriva dal latino, imaginatio-onis, è una forma di pensiero, libera da ogni legame logico, che dà luogo a una riproduzione di esperienze sensoriali, ad attività sognanti, o a creazioni armoniose. L’immaginazione si presenta come una potenza creatrice in cui sono raccontati o rappresentati i frutti immaginatori di chi li ha create. È la facoltà libera e intuitiva di dare forma alle immagini, di elaborarle, svilupparle e anche mutarle.

Atto intuitivo, ma diverso è anche l’invenzione, dal lat. inventio -onis «atto del trovare; capacità inventiva», der. di invenire «trovare», part. pass. Inventus. L’azione di inventare, infatti, rappresenta come l’immaginazione, un atto della fantasia, il momento libero dell’ideazione, della creazione, dell’introduzione di oggetti, prodotti, attività o strumenti nuovi. Si differenzia tuttavia dall’immaginazione poiché nasce dal risultato di una applicazione logica legata allo studio, alla sperimentazione, alla ricerca empirica o scientifica. L’innovazione è il risultato dell’immaginazione applicata per estrarre la realtà, o interpretarla idealmente, concependola per idearne cose nuove. È il nuovo che è stato immaginato e si vorrebbe creare.

26 Eduardo Galeano, Parole in Cammino, Sperling & Kupfer editore, 1998.

27 Michela De Domenico, Gli archetipi della fantasia, in Im@go. Rivista di Studi Sociali sull’immaginario - Anno II, numero 1, giugno 2013.

15 progettuale. L’utopia è immagine immaginata, ma anche immagine innovativa.

Se l’immaginazione possiede un’indole intima di configurazione delle immagini e l’innovazione è anche essa una sorta di creazione che si sviluppa partendo da una interiorità, l’utopia è il frutto dell’interiorizzazione dell’esteriorità della realtà, manifestata e migliorata.

Servendoci della similitudine di creazione cosmogonica platonica, l’immaginazione è come il mondo delle idee di natura sensibile, fuori dal tempo e dello spazio; l’innovazione è lo strumento di concausa, frutto del raziocinio, che plasma le idee, permettendo loro di calarsi nel tempo e nello spazio; e l’utopia è la conseguenza di un atto demiurgico, di un intelletto divino e tecnico, in grado di interagire tra la sensibilità dell’immaginazione delle idee e del raziocinio dell’innovazione28.

Il termine “utopia”, coniato come risultato di un gioco di significati di ou-topos (nessun luogo) e eu-topos (luogo felice), non è soltanto quel luogo perfetto e irrealizzabile ma è soprattutto “il topos” dell’immaginazione architettonica contraddistinto dalla “spiccata aspirazione al progresso, per una componente ideale manifesta, per essere anticipatrice dei tempi rispetto alla cultura corrente, per una indifferenza alla realizzazione del progetto, per un estremo individualismo che la rende non dialogante col contesto”29. Ma l’utopia, sebbene scaturita come suddetta definizione nel sedicesimo secolo, intesa come

capacità di immaginare è base inventiva dell’uomo, sin dall’inizio dei suoi tempi.

Dalla sua esistenza, l’umanità, ha sviluppato delle idee - a seguito delle numerose scoperte – per creare soluzioni alla propria insoddisfazione. Tali sogni immaginati e poi sviluppati, hanno portato l’umanità alla ricerca di un progresso innovativo in un’ottica evolutiva.

Quanto detto sin qui, è necessario, per comprendere l’interazione tra la tecnologia e l’immaginazione architettonica, nonché l’utopia e le sperimentazioni che ne sono derivate. Come vedremo più dettagliatamente nel terzo capitolo, tale reciprocità, non solo ha modificato il pensiero di ciò che può essere realizzato ma ha contribuito all’introduzione di nuovi tipi.

Nonostante il termine tecnologia entri a far parte del lessico architettonico a partire dal XVII secolo, la nozione di tecnica accompagna l’intera evoluzione dell’uomo, basata sul rapporto tra natura (phýsis) e artificio (téchnē), e quindi su come l’uomo, intervenendo sulla prima, abbia utilizzato le capacità immaginative di cui discusso poc’anzi, per alterarla, trasformandola al fine di realizzarne un artefatto. Tale processo, che può essere positivo o negativo, contribuisce all’avanzamento, gettandone le basi per l’innovazione evoluzionistica.

L’innovazione tecnologica, può essere utilizzata, infatti, per abilitare e promuovere nuove esperienze estetiche, favorire la creatività e l’innovazione all’interno del proprio campo disciplinare, o cercando di influenzare anche campi più ampi della società e della cultura. Le rivoluzioni tecnologiche, infatti, condizionano e sono condizionate dalla cultura della società che le produce.

Le trasformazioni tecnologiche, e di conseguenza economiche e sociali, che hanno portato ad innovazioni quali l’elettricità, i mezzi di comunicazione, di trasporto, la nascita di nuovi materiali, hanno accompagnato l’emergere del desiderio di grandi cambiamenti nell’architettura.

Molte sono state le opere di avanguardia, influenzate utopicamente dalla fantascienza, dalle tecnologie digitali e aerospaziali. L’architettura usa la tecnologia, per immaginare e guardare al futuro.

Maurizio Unali, nella sua ricerca, affronta le relazioni tra architettura e tecno-cultura, supponendo come nuove sperimentazioni tecnologiche possano nascere, dando vita ad una nuova Utopia.

28 Vedi Platone, Timeo, varie edizioni.

L’immaginazione e l’innovazione tecnologica diventano “il luogo del progetto, del libero pensiero, New Utopia”. La tecnologia “innesca, verifica e sperimenta nuovi processi creativi che introducono idee per ripensare alle modalità di conformazione dell’architettura, rilanciando anche la prolifica pratica del progetto utopico. Concetti come città ideale, utopia, avanguardia, disegno radicale […] trovano ulteriori significati, evolvendo il pensiero architettonico e le sue rappresentazioni”30.

Affrontare il tema dell’utopia, significa ripercorrere la storia del progresso dell’umanità, dei suoi sogni visionari, ciò che ha spinto l’uomo a oltrepassare i propri limiti nel tentativo di immaginare un possibile cambiamento dei limiti dell’esistente per il raggiungimento di futuri sempre migliori.

L’architettura, oggi, si trova immobile, in uno stato di stallo, sospesa tra le rappresentazioni delle sue radici storiche e il suo futuro influenzabile dalla tecnologia. In un periodo di transizione tra la terza rivoluzione industriale e la quarta, l’architettura, potrebbe tornare a specchiarsi in una realtà altra, quella dell’utopia, per intravedere nuovi paradigmi in grado di muoverne la sua trasformazione. Si rafforza così la scelta della ricerca proposta, di lavorare nel contesto evolutivo di una architettura di invenzione nata dal riflesso dell’immagine utopica.

La docente di disegno dell’architettura Francesca Fatta, nel suo scritto Tra desiderio e bisogno la rappresentazione del paesaggio urbano nell'era del pensiero digitale, per la rivista Disegnare Con, pone ulteriori quesiti: “Quali desideri e quali bisogni le nuove tecnologie sono in grado di soddisfare? Quali, tra questi, sono davvero in grado di spostare in avanti il confine della conoscenza e del sogno e quali, invece, sono dei puri e semplici esercizi di stile?”31

Qual è lo stato dell’architettura all’inizio del XXI secolo? Cosa può essere una avanguardia architettonica in un’epoca in costante evoluzione tecnologica? È possibile tornare a realizzare opere che siano progressive ma dal valore estetico rilevante?

Queste e molte altre saranno le domande, che la ricerca tenterà di chiarire nel corso dei suoi capitoli.