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STRUCTURE FOR THIS CHAPTER:

1. Architectonic Imagination, between Utopia and Technology: 1 The practices of imagination.

1.3 La necessità di una teoria

Rispetto agli sviluppi e alle innovazioni in altri campi disciplinari - quello tecnologico particolarmente - l’architettura si trova seriamente in ritardo. Il problema centrale del pensiero architettonico odierno, viene sintetizzato nella perdita di fiducia nei confronti dell’utopia, pratica ormai latente per l’architettura. Diversamente da quanto accaduto nella storia passata, l’architettura si trova oggi, ad affrontare in maniera indifesa, un periodo che pullula di grandi rivoluzioni, ovverosia privata di una teoria immaginativa forte, in grado di spingerla oltre i propri limiti.

In ogni epoca, infatti, il pensiero architettonico è inscindibile dal contesto in cui era posizionato e attraverso la pratica visionaria, muoveva i propri passi verso un futuro più o meno lontano e migliore.

Sin dal Rinascimento, le rivoluzioni tecnologiche e scientifiche, hanno influenzato non solo le teorie architettoniche e artistiche, ma anche quelle filosofiche e letterarie. L’architettura nel passato si è dovuta adeguare all’innovazione e alle grandi scoperte per farsi essa stessa strumento di rinnovamento.

Ma tale relazione, tra architettura, visione e rivoluzione tecnologica, è notevolmente cambiata negli ultimi venti anni.

30 Maurizio Unali in Dalle città ideali alla città virtuale, a cura di A cura di Carlo Mezzetti, Co-autori Giovanni Caffio, Gianluca Conte, Paolo Cruciani, Alessandro Luigini, Fabio Mariano, Lorenzo Martella, Gabriele Milelli, Federico Orfeo Oppedisano, Caterina Palestini, Pierfrancesco Perini, Antonella Salucci, Salvatore Santuccio, Nicolò Sardo, Maurizio Unali, Kappa Editore, 2005.

31 Fatta F. (2014), Town Files. Tra desiderio e bisogno la rappresentazione del paesaggio urbano nell'era del pensiero

17 XXI secolo, sono state ridimensionate da una cultura del dopo guerra, che non era più disposta ad una forma visionaria ottimistica. Ci troviamo in un secolo in cui le architetture sono diventate delle “logotecniche”32, criticate per la loro notorietà; in cui gli architetti si preoccupano della costruzione delle

loro biografie; in cui le immagini architettoniche esprimono prevalentemente un contesto comunicativo pubblicitario, mediatico e virtuale.

Il sistema capitalistico odierno sopprime il radicalismo architettonico, trasformando l’architettura in una attività tangibile come meramente funzionale, finalizzata alla generazione di un profitto economico e di un alto valore mediatico. L’architettura è soggetta a distorsioni banali e a derivate teorie superficiali, dissolvendosi nella comunicazione mediatica globale attraverso la sua rappresentazione grafica, fotografica o filmica.

Se nel secolo precedente, l’architettura ha visto la nascita di una rapida esplosione di dichiarazioni rivoluzionarie, di trattati e manifesti - come quello per il Futurismo di Marinetti (1909) o Verso una architettura di Le Corbusier (1920-1921), o ancora il Manifesto Suprematista di Kasimir Malevich (1924), le dichiarazioni del CIAM e molti altri ancora, che hanno saputo adattare la pratica architettonica alle innovazioni e ai cambiamenti della società nuova industriale, contribuendo alla nascita di sperimentazioni competitive e significative, ponendosi come piena rottura con la tradizione storica per focalizzarsi sulle problematiche del loro presente e sul futuro delle loro società – dovremmo interrogarci sulla necessità di tornare a dire qualcosa, che abbia lo stesso vigore di quanto è stato affermato nel secolo scorso Bernard Tschumi, sottolinea che storicamente gli architetti e gli artisti, hanno analizzato e criticato teoricamente la loro disciplina, in relazione al momento in cui venivano a scontrarsi.

Secondo l’autore oggi ci troviamo in un periodo in cui non solo sono cambiate le modalità di espressione ma anche quelle di autoanalisi teoriche e critiche. Se gli architetti odierni sembrano non aver una forte voce, quale e come sarà quella delle generazioni nuove33?

Se, per esempio, gli architetti visionari dell’Illuminismo si sono preoccupati del loro ruolo per plasmare la società, e se le avanguardie del Modernismo hanno utilizzato l’architettura per suggerire un miglioramento significativo del benessere dell’umanità perché nella nostra realtà contemporanea ci troviamo in una condizione in cui l’architettura esibisce un ruolo più limitato, con una essenza teorica mediocre, rispetto al suo passato?

Johannes Albrecht, sottolinea come il postmodernismo ha sostenuto una costruzione di teorie libera dal peso di regole e definizioni rigide. Tale liberta, sebbene risultasse promettente ha subito diverse problematiche in un contesto di parametri nuovi e mutevoli tipici della nostra epoca.

Ancor più, da un mercato globale che richiede la producibilità di architetture competitive mediaticamente, in quantità sempre maggiori e in un lasso di tempo sempre più basso34.

32 Renato De Fusco, Architettura come Mass Medium: note per una semiologia architettonica, Dedalo Editore, Bari, 2005, p. 13: “Considerando l’architettura di oggi come una logo-tecnica […] sotto l’aspetto qualitativo detti beni di consumo vanno dal più rigoroso design allo styling, fino alle più squalificate forme che imitano altri oggetti nati per diverse funzioni, riproducono altri materiali, riprendono scaduti moduli del gusto ecc.”

33 Bernard Tschumi e Irene Cheng, The state of architecture at the beginning of the 21st century, The Monacelli Press, Columbia books of architecture, 2003, Introduzione p. 7:

What is the field of architecture today, then, especially as perceived by those at its front lines, architects, architectural writes, and theorists?

Historically, architects and artist have often commented on the condition of their discipline, whether through descriptive statements, prescriptive ones, or both. Have the modes of self-analysis and expression changed? How will a new generation voice itself?

34 Johannes Albrecht, Against the Interpretation of Architecture, in The Journal of Architectural Education, Volume 55, Issue 3, pp. 125–201, Routledge Editore, 2002.

Secondo la critica Susan Sontag, ci troviamo in una epoca afflitta da uno sviluppo irregolare in grado di condannare le facoltà umane con conseguenze gravi per la nostra sensibilità e un declino della creatività. Lo stile di vita contemporaneo, celebrante di una cultura degli eccessi, provoca “l’ipertrofia dell’intelletto a spese della capacità sensuale”35.

Il nostro modo di immaginare il mondo è impoverito da costrutti mentali che ostacolano la sperimentazione. La nostra creatività è persa in labirinti mentali tra il fascino spettacolare di una vita metropolitana veloce e mediatica che si configura in spazi luccicanti, con pareti e facciate interattive. Vengono create poi, quelle che Maurizio Unari, definisce come architetture mute con poca identità, con poca memoria storica e relazioni banali e in cui c'è una "solitudine senza isolamento".36

Ma l’architettura non può e non deve essere ridotta alle logiche tipiche del valore di mercato. L’architettura, è una pratica molto più radicale, e come si è detto, è cosa difficile da realizzare. Distinta dalla realizzazione costruttiva, da vendere o pubblicizzare, possiede una essenza estremamente teorica. Ogni stile architettonico è frutto di un processo immaginativo descritto in un processo teorico. L’architetto e docente Patrick Shumaker, sostiene in maniera empirica che qualsiasi l’innovazione radicale richiede una forte teoria, poiché mette in discussione il modo in cui le cose sono fatte e richiede argomenti che trascendono dalle semplici preoccupazioni e competenze tecniche della costruzione. “La pratica teorica dell’innovazione fa accelerare l’evoluzione della società” come è accaduto per ogni grande opera architettonica radicale realizzata da grandi architetti che erano anche grandi teorici. Tale legame tra la “grande architettura” e la “teoria significativa” è particolarmente pronunciato nelle architetture teoricamente articolate dei movimenti moderno, postmoderno, costruttivista e parametrico del XX e XXI secolo.

Shumacher scrive: “La teoria interviene per fornire una funzione necessaria che consenta al semplice edificio di diventare architettura, contribuendo così al passaggio dalla conservazione della società ad una trasformazione accelerata.”37

Se l’architettura ha saputo trasformare la realtà, l’invenzione ne è stato il suo imperativo. Bisogna allora tornare a fare una architettura orientata verso la realizzazione di un domani che sia una versione migliore dell’oggi, indipendentemente dal fatto che lo sforzo tenti di migliorare o no la qualità della vita e dell’ambiente costruito.

Progettare in maniera ignara nei confronti del futuro, senza una teoria forte, nei confronti di una fase temporale che sentiamo lontana da noi, che pensiamo non arrivi mai, vuol dire rimanere nascosti dentro al rifugio della pratica comune.

Per Alvaro Siza, ad esempio, la figura professionale dell’architetto coincide con quella dell’inventore in grado di trasformare la realtà38. Gli architetti infatti, attraverso la pratica immaginativa per la creazione di

una architettura utopica, riescono innanzitutto a trasformare la realtà architettonica stessa, favorendo la nascita di nuovi movimenti e correnti di pensiero, nuove possibilità non ancora considerate nel panorama presente.

Allora la logica dell’architettura, non può essere soltanto capitalistica o mediatica, in cui viene liquidato il concetto stesso di opera nell’estetizzante presentazione della sua immagine voluta solo per la comunicazione globale. L'architettura è piuttosto “un discorso orientato all'innovazione di un ambiente costruito permanente e aggiornato, al passo con la promozione di una società dinamica, che si trasforma e si espande in tempi relativamente brevi”39.

Il progresso tecnologico, deve essere usato per mettere in discussione la realtà, non assecondandola, variandone ogni ordine e inventando ciò che può essere definito nuovo.

35 Susan Sontag, Against Interpretation, in Susan Sontag, Against Inter- pretation: And Other Essays, Anchor Books Editors, New York, 1990, p. 7.

36 Maurizio Unari, Qual è il modello di rappresentazione compreso nella rivoluzione informatica? In Disegnare Idee e

Immagini, Anno XX, n.38/ 2009, Rivista semestrale Università La Sapienza di Roma, p. 36.

37 Patrick Shumacher, the Autopoiesis of Architecture: A New Framework for Architecture, Wiley Press, Chichester, 2012.

38 Aforisma “Gli architetti non inventano nulla. Essi trasformano la realtà.”

39 Patrick Shumacher, the Autopoiesis of Architecture: A New Framework for Architecture, in Cap 1. Architectural

19 l’enunciazione delle tesi sostenuta, per meglio dire l’imprescindibile nesso tra l’architettura, la sua visione fantasiosa e utopistica e lo sviluppo tecnologico, che si è sviluppata nella storia per una pratica della disciplina sperimentale e innovativa.

Le rappresentazioni utopiche, modelli perfetti e ideali, sebbene privi di storia, ne subiscono la cultura storica nelle quali si maturano e di tale cultura sono vere e proprie emanazioni. Il terzo capitolo, procederà nell’enunciazione della tesi procedendo secondo una logica strettamente cronologica.

Per cui, a partire da adesso, ci riferiremo all’immaginazione utopica, come ad una possibilità di pensiero immaginativo e di un pensare altro, diverso, inteso come motore creativo per il futuro.

21 2: Tra passato e futuro. Il progresso dell’Utopia e la sua manifestazione.

Abstract:

Le innovazioni tecnologiche, nel corso della storia, hanno guidato il rinnovamento della società oltre i propri limiti, ponendo delle sfide evolutive anche alla disciplina architettonica. Gli architetti, responsabili della bellezza e delle necessità della vita degli uomini, hanno accolto tali sfide divenendone visionari di prospettive misteriose e inattese ma allo stesso tempo promettenti.

L’obiettivo specifico di questo capitolo è di compilare uno stato dell’arte chiaro della tesi enunciata, attraverso una chiave di lettura nuova, che mette insieme cronologicamente il triplice rapporto tra utopia, la sua manifestazione – attraverso la sua rappresentazione e conseguenzialmente l’attuazione dell’approccio teorico nella sperimentazione progettuale – e l’innovazione tecnologica.