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2.3 Le utopie della Rivoluzione scientifica

Nel diciassettesimo secolo, i semi piantati nel Rinascimento cominciarono a dare i loro frutti con la pubblicazione di Principia, il rivoluzionario libro di Sir Isaac Newton che introdusse importanti intuizioni in fisica e matematica e ispirò un nuovo movimento filosofico ora conosciuto come l’era della Ragione o dei Lumi. I filosofi di questa epoca cominciarono a interessarsi concretamente sulle visioni ottimistiche del futuro, basate un progresso di tipo umanistico.

Anche l’utopia, pone le sue basi nel progresso e manifestandosi in periodi storici particolari, ha risposto, in questo caso alle condizioni politiche, economiche e sociali dell’era dei lumi, lasciandosi ispirare della tecnologia.

Il fenomeno nuovo, è reso visibile, a partire dall’opera utopica di Francis Bacon, la nuova Atlantide, scritta nel 1624, che per la prima volta invita esplicitamente il lettore a seguirne l’esempio per il tempo futuro. Se per Thomas More e per le prime opere letterarie, l’utopia rappresentava quel luogo felice, in cui l’uomo –adesso consapevole di essere un soggetto unico nella creazione, dotato di intelletto e di ragione, in grado di coltivare le proprie doti, per dominarne la sorte e la natura modificandola – poteva vivere nella pace, nella condivisione e nell’equo impegno, nella nuova Atlantide di Francis Bacon, scritta un secolo dopo, la visione ideale della vita viene sconvolta in modo radicale per la prima volta. Le fondamenta sociali e culturali non risiedono più in una morale etica o religiosa, ma nell’esatto utilizzo della scienza e della tecnica, grazie alle quali l’umanità è in grado di progredire. Tale progresso nasconde in sé una altra novità. La nuova Atlantide di Bacon non rappresenta una utopia finita; non mostra uno stile di vita ideale compiuto e realizzato. Il progresso, la conoscenza e l’innovazione tecnica e scientifica, sono qualcosa di dinamico, di non finito.

La nuova Atlantide è la prima opera esplicitamente anticipatrice. Fondata su una innovazione dovuta al progresso scientifico e tecnologico è stata immaginata stranamente due secoli prima dell’epoca delle rivoluzioni industriali, rappresenta la nascita del genere dell’utopia scientifica o tecnologica.

L’opera di Bacon rappresenta, viene creata in un particolare momento storico. Durante il Seicento la società europea fu lacerata da diversi contrasti. Continuarono le guerre di religione tra il mondo cattolico e quello protestante. Si affermò un nuovo senso di vivere la religiosità, caratterizzato dal senso di colpa per il peccato e la fragilità dell’uomo.

La crisi colpì anche il settore economico e commerciale. Il settore agricolo cedette il posto a quello mercantile verso le rotte oceaniche. In particolare, la compagnia delle Indie orientali creò un impero coloniale che subentrò a quello europeo.

Alle crisi economiche e culturali, si oppone il progresso, con la continua evoluzione della “rivoluzione scientifica”. Il famoso fisico, astronomo, filosofo e matematico italiano, considerato il padre della scienza moderna Galileo Galilei (1564-1642), elaborò il metodo sperimentale, affermando che ogni legge o enunciato deve essere affermato dopo lo studio diretto e la sperimentazione dei fenomeni naturali, in contrasto con lo spirito precedente, in cui ci si affidava esclusivamente ai contenuti dei testi Sacri o alle teorie degli antichi filosofi. Infatti, è proprio grazie all’osservazione diretta dei corpi celesti tramite il cannocchiale –nonostante il processo, l’abiura e la condanna da parte della Chiesa cattolica davanti al Tribunale dell’Inquisizione– che Galileo riuscì a dimostrare la validità della teoria eliocentrica copernicana. Lo scienziato inglese Isaac Newton (1642-1727), corona l’opera galileiana formulando la legge fisica di gravitazione universale52. Altri come Keplero, Boyle, Leibniz e tanti altri contribuirono all’avanzamento

scientifico e tecnologico per tutto il secolo. Nasce in questo periodo la scienza moderna.

Dal punto di vista economico e politico, nel 1960, il filosofo inglese John Locke introdusse il concetto di “legge naturale”, opponendosi alla tesi del diritto divino come fondamento del potere.

52 Nell’ Universo due corpi si attraggono in modo direttamente proporzionale al prodotto delle loro masse e

inversamente proporzionale alla loro distanza elevata al quadrato.

Vedi: Newton, Philosophiae Naturalis Principia Mathematica ("Principia"), pubblicata per la prima volta il 5 luglio 1687, varie edizioni gratuite.

29 l’uomo impone a sé stesso, e che quindi la società fosse in grado di svilupparsi in maniera naturale, nella cooperazione e nell’uguaglianza piuttosto che nella corruzione.53

Bacon comincia la sua utopia tramite l’espediente del viaggio. La nave, salpata dal Perù e diretta verso il lontano Oriente, smarrisce la rotta prestabilita e si ritrova nell’Oceano Pacifico, in balia delle correnti, che la dirigono verso un’isola sconosciuta, abitata da una popolazione insolitamente progredita.

Nell’isola immaginaria di Bensalem, i cittadini infatti, vivono armoniosamente nell’uguaglianza e nella netta collaborazione tra di loro, coltivando e condividendo la sapienza acquisita durante i viaggi nei mondi più civilizzati, per capirne le invenzioni più utili, avvalendosene54. È la prima volta, in cui in una opera

utopica, la scienza e la tecnologia offrono una maniera per mettere al servizio dell’umanità, il mondo della natura e delle cose. Se per le prime utopie le esigue risorse dell’epoca venivano fornite dall’equa condivisione, Bacon considerava la scienza come un mezzo per sfruttare la natura al fine di produrre una pletora di beni e servizi. Non a caso, la vita dell’isola ruota attorno ad una istituzione scientifica chiamata la Casa di Salomone. Essa contiene i laboratori in cui esperti scienziati lavorano, per la realizzazione di imprese ambiziose quali l’abolizione delle malattie, la longevità, la produzione di cibi rari e molto altro. L’autore stesso la descrive come “la più nobile fondazione mai esistita sulla Terra”55.

Mumford, afferma che con Bacon e i suoi sogni sulle grandi invenzioni, “siamo alle soglie dell’utopia dei mezzi, il luogo cioè in cui è stato perfezionato tutto ciò che contribuisce materialmente alla vita felice”. Al fine del raggiungimento della felicità, interessati all’appropriamento di tali mezzi, come conseguenza “il mondo occidentale è diventato il paradiso delle invenzioni”56.

Tale idea, che il progresso scientifico – e per estensione – la tecnologia diano origine a delle utopie in grado di dimostrare come le scarsità materiali e le insoddisfazioni sociali possono essere risolte è presente dalla nuova Atlantide in poi. Gli stessi aspetti vengono tuttavia condivisi criticamente con la nascita delle anti- utopie o distopie moderne, approfondite alla fine di questo capitolo. Ne sono un esempio: “Brave New World” di Aldous Huxley, in cui viene descritta in maniera grottesca e cinica, una utopia in cui lo sviluppo delle tecnologie della riproduzione, l’eugenetica e il controllo mentale, forgiano una nuova tipologia di società in cui la felicità garantita è però artefatta e sterile; o ancora “1984” di George Orwell, che descrive possibili scenari inquietanti a cui avrebbe potuto andare incontro la società che sarebbe susseguita al suo presente, a causa del potere occulto dei mass media, in grado di annullare il libero pensiero dell’individuo, che ne rimane asservito. Sebbene le conclusioni, nelle moderne distopie, siano pessimistiche, diverso è il punto di partenza della tecnologia. Infatti, esse partono dal presupposto che i problemi di produzione, distribuzione e ordine sociale siano stati risolti.

Il pensiero – utopico e/o distopico – può fornire intuizioni su come la scienza e la tecnologia vengono percepite dal mondo e dalla società che le genera, fornendo delle visioni per il futuro e lanciando eventuali allarmi.

Se è da Bacon in poi, che gli utopisti, hanno lanciato uno sguardo alla scienza e alla tecnologia per risolvere le problematiche del loro tempo, è nello sviluppo di una seconda ondata di utopie, che la ricerca volge la sua attenzione. A livello metodologico, occorre infatti precisare, che l’utopia a cui ci si riferisce, è di tipo architettonico.

Nell’architettura, l’utopia, si rivela nella produzione creativa di proposte progettuali e grandi opere, di artisti e architetti detti visionari. È il prodotto cosciente e consapevole di una immaginazione incosciente e inconsapevole, caratterizzata dalla mancata considerazione per le regole della plausibilità.

53 Per ulteriori approfondimenti vedi: John Locke, da Secondo trattato sul Governo, in Due trattati sul Governo, paragrafi 4, 6, 7. Edizioni varie.

54 Francis Bacon, La nuova Atlantide, Bur Rizzoli editore, prima pubblicazione 1967, traduzione di Giuseppe

Schiavone, 2009. 55 Ibid, p.53.

56 Lewis Mumford, Storia dell’Utopia, Donzelli Editore, Traduttore R. D’Agostino, edizione del 1997. Op. Cit. Cap. 5.2, p. 72.

Tali profezie di architetture fantastiche, “permettono di comprendere l'inconsueta percezione dei mondi che è impossibile visitare ogni giorno, se non attraverso la drammatizzazione visiva dell'ambiente progettato e immaginativo”57.

L’utopismo tecnologico, che acriticamente equipara la tecnologia al progresso, si manifesta nell’utopia architettonica nell’ultima parte del XIX secolo e il XX secolo. Lo stato dell’arte della ricerca, nonostante la breve premessa letterale, trae le sue origini dalle prime rappresentazioni di esperimenti architettonici per una architettura fatta solo sulla carta ma che presenta qualità visionarie. Lo sviluppo teoretico pone l’interesse su quegli esperimenti architettonici, che hanno avuto la capacità di ispirarsi alle innovazioni tecnologie per creare nuovi immagini in grado di prefigurare scenari nuovi, empiricamente impossibili con una assoluta libertà rappresentativa.

Le prime opere di questo tipo, prendono il nome di “architetture rivoluzionarie” o “utopie visionarie”. L’architetto visionario, pioniere di tale corrente, è stato Giovanni Battista Piranesi.

Incisore, architetto e teorico dell’architettura veneziano, Piranesi mostra a pieno le sue potenzialità sulla fantasia architettonica nelle sue incisioni sperimentali, come la Prima parte di architetture e prospettive (1743) e la prima redazione delle Carceri (1745).

La stesura della serie delle sedici incisioni, prodotte in due edizioni, nel corso di venti anni, sullo studio delle “Carceri di invenzione” o “Prigioni per l’immaginazione”, resero l’artista veneziano una figura di ispirazione fondamentale per tutta la storia dell’architettura visionaria e di anticipazione di quest’ultima per tutto il XX secolo.

Utilizzando la tecnica dell’acqua forte, rappresentò un inquietante insieme di ambienti interni carcerari con lo scopo di evocare il senso contemporaneo di ansia culturale. Strutture di prigioni immaginarie, labirintiche con scale che non portavano da nessuna parte e piene di macchine oscure o dispositivi da tortura, il tutto esaltato da un uso drammatico di luci e ombre, prospettive e spazi distorti e vertiginosi. L’evocazione è quella del sogno, anzi dell’incubo.

I disegni fantasiosi e immaginari delle Carceri sono una chiave importante per l’architettura visionaria, poiché rappresentano delle opere in cui le leggi dell’architettura e del disegno sono spinte al limite. L’inganno della prospettiva, in cui i punti di fuga non sono mai allineati e i piani di proiezione si moltiplicano consentono la realizzazione di un numero infinito di oggetti e spazi. L’enfasi prodotta è quella di una apparenza caotica in grado di provocare una sensazione di vertigine e ansia nell’osservatore. Aprire una parentesi su Piranesi e su tali immagini, sorprendentemente evocative, è necessario, poiché il lavoro dell’autore è stato di grande ispirazione per le architetture visionarie e le avanguardie, che si sono sviluppate dal ventesimo secolo in poi.

Il ventesimo secolo, approfondito nel capitolo seguente, è segnato da un periodo in cui l’architettura si veste di una funzione semantica, mostrandosi in una profonda astrazione, tipica della complessità piranesiana.

57 Walker, John. (1992) "Visionary Architecture". Glossary of Art, Architecture & Design since 1945, 3rd. ed. Retrieved 19 January 2012.

31 2.4 L’idea del progresso e le utopie rivoluzionarie