2 ALTRI LIBERTINI: IL ROMANZO DI UNA GENERAZIONE
3. PAO PAO E LA NAJA DELLA TRIBỪ
3.1. IL DIARIO DEL SOLDATO ACC
3.2.1. IL TEMPO IN PAO PAO
Elemento fondamentale in Pao Pao è il tempo della narrazione.
Se per Altri libertini il tempo non esisteva se non il presente, qui lo spazio-tempo viene completamente annullato. C’è un continuo spostamento del tempo narrativo, anche se la narrazione è nel presente, il protagonista si sposta continuamente tra passato e presente. È un continuo spostarsi negli avvenimenti, come se la narrazione presente interagisse con ciò che è accaduto precedentemente con riferimenti futuri. La narrazione inizia poco prima del suo concedo militare e ciò che fa è una sorta di resoconto del suo servizio militare partendo non dal primo giorno ma da esperienza già avviata.
<<L’autore si sofferma quasi ossessivamente sul tema del tempo, che viene visto come tempo interiore che dà coerenza al vissuto, che invece appare disgregarsi con o senza l’uso della droga. L’io narrante, che è sempre meno il noi generazionale di Altri libertini riprende, reintegra, dà un filo di continuità ad un passato, sforzandosi di connettere il tutto in un’armonia realizzata dall’atto narrativo stesso.>>41
Così Tondelli struttura la sua opera, un io narrante che corrisponde a l’autore stesso in un tempo non precisamente definito: il racconto verte sui suoi dodici mesi di servizio militare ma il racconto alterna passato, presente e futuro. Quindi il testo è costruito sul’opposizione fra il momento del narrare e il momento narrato.
41 CIAMPITTI 1999, p. 166.
La narrazione con i verbi al presente tende a creare un coinvolgimento maggiore dato che è tutta una diretta su ciò che sta succedendo.
Ogni capitolo non è numerato né ha un titolo particolare, sono scanditi tramite righe bianche che rappresentano il distacco. Il primo capitolo fa da prologo al romanzo e già accenna ad una sovrapposizione di piani temporali:
<<Ma Renzu, il mio grande amico Renzu, lo rivedo dunque per l’ultima volta in una parata primaverile di granatieri a Roma, a quasi un anno da quel nostro primo e gelido inizio di servizio militare su alla rupe di Orvieto, fine aprile dell’ottanta o giù di lì>> [PP 8].
Queste sono le prime parole del romanzo e già l’asse temporale non è nel presente. È nel passato e si sta ricollegando a qualcos’altro dato che il romanzo inizia con un “ma”. È un’anticipazione rispetto alla storia narrata, sta parlando già di un “dopo” rispetto all’inizio del racconto. Poco dopo, a pagina 16: << in quest’altro e terzo aprile da che son partito>> è il primo momento in cui cerca di stabilire cronologicamente il periodo in cui si trova; tutto si ricollega alla fine del racconto che data 23 aprile 1982 come per attribuire un peso maggiore alla narrazione del protagonista per creare una piena identità tra il personaggio e l’autore stesso.
Tutte le anticipazioni fatte da Tondelli comunque non superano il tempo del servizio militare: tutto rientra dal 1981 al 1982, ogni suo personale ricordo è un ricordo del servizio di leva. Sembra dar importanza a delle cose – quali possono essere i rapporti amorosi o le amicizie perdute e successivamente ritrovate – e per questo le anticipa rispetto all’avvenimento stesso che approfondirà nel momento dell’accaduto vero e proprio.
Ne consegue così che, nonostante l’autore pensasse che il servizio militare potesse essere un’esperienza di perdita, si è rivelata poi un’esperienza di arricchimento, di ricordi. Anche se la distanza nel tempo reale non era breve, si avverte il legame fra le vicende narrate e il momento presente del narratore. Da una parte il presente pieno di ricordi con gente conosciuta durante il servizio militare e il passato pieno di esperienze da cui poi sono nate queste amicizie. Dunque del passato nulla è stato rimosso ma è stato accettato invece come una parte della vita che rimane sempre connessa al presente. Il protagonista trova così l’aspetto positivo di quei dodici mesi vissuti tra ordini e proibizioni (anche se di proibizioni in fin dei conti ne ha avute davvero poche): <<insomma il senso di non aver vissuto quei mesi in divisa come tanti altri ragazzi dentro una parentesi e un ricordo – per cui quell’anno resterà per sempre un buco nero, una naja da morir di noja, uno svaccamento atroce, un transitare solo alla superficie degli amori e degli amici – piuttosto il senso di aver sconfitto vittoriosamente quel periodo, che sulla carta si preannunciava come blocco del cervello in paure e piagnistei e sofferenze, rilanciandolo nell’esperienza e nel fluxus della nostra vita, cosicché anche tutta questa storia che racconto con l’intenzione di non raccontarla più, continua a mischiarsi e continuare nel ritmo dei nostri giorni>>.[PP 98-99]
Questa scoperta del protagonista, ossia la capacità di restare ancorato al proprio passato, segna un punto di svolta della storia della narrazione. Il protagonista così non segue più il mito della fuga che era legato invece a tutti i protagonisti del romanzo precedente, ma si stabilizza nel suo presente. Qui l’autore crea dunque un nuovo personaggio: un uomo non più illuso di potersi creare una nuova vita ma che accetta per liberarsi il
suo passato che costituisce la sua coscienza e si reintegra con il suo mondo interiore.
Per sopravvivere in un ambiente ostile quale poteva essere la caserma, bisognava mantenere i rapporti con i suoi nuovi amici perché essi rappresentano le radici dell’esistenza indipendente del personaggio.
<<Sono del tutto preso da queste immagini del passato che scattano improvvise nei miei sensi. Sono quasi divertito da questi flash che tornano dal rimosso come se tutto il serbatoio del ricordo mi si rivoltasse, ma delicatamente. Mi scruto, mi guardo e cresco. Ho anch’io la mai storia, i miei sedimenti e i miei territori d’affetto. Non avrei mai pensato che il servizio militare […] si insinuasse nella mia esistenza scrostando piacevolmente immagini ed emozioni del tutto dimenticate e che riviste oggi […] appaiono così perdute da ricercarle con passione e accanimento, da studiarle, rivederle, riassorbirle>>. [PP 57]
Accettare il passato significa accettare lo scorrere del tempo e quindi l’invecchiamento, cosa che i personaggi di Altri libertini ignoravano totalmente. Il protagonista di Pao Pao impara ad abbandonare l’eterna adolescenza per fare i conti con la maturità. Questa è la differenza più grande tra i due romanzi generazionali dell’autore: da una parte la ribellione che porta alla disfatta e dall’altra la ribellione con cognizione di causa.
Questo avvicinamento con se stesso porta l’autore ad una riscoperta di sé e del rapporto con gli altri. Si distacca dai personaggi libertini del primo romanzo e cerca un’identità propria in quest’ultimo. Il servizio militare è una sorta di scuola di vita proprio perché il protagonista in principio si ribella agli ordini, protegge fermamente la sua originalità ma
successivamente si confronta con gli altri, nascono amicizie e amori importanti e finisce a dover fare i conti con se stesso e senza più respingere gli altri perché visti come diversi.
Questo tema è importante per l’opera futura di Tondelli perché da qui prendono le mosse la ricerca della sua identità e il rapporto con l’altro e con l’abbandono. Questo romanzo, seppur restando ancorato ancora al romanzo generazionale, punta le basi a quella che sarà poi la poetica nuova dell’autore: la scrittura intimistica.
Anche se questi primi due romanzi sono molto autobiografici (m non del tutto), quelli che seguiranno lo saranno appieno dando inizio così alla letteratura intimistica dell’autore.
Questo romanzo preannuncia così Camere separate proprio per il primo contatto con l’abbandono.