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Dalla letteratura generazionale alla letteratura intimista: Tondelli fra Altri libertini e Camere separate.

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Academic year: 2021

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DIPARTIMENTO DI

FILOLOGIA, LETTERATURA E LINGUISTICA

CORSO DI LAUREA IN ITALIANISTICA

TESI DI LAUREA

Dalla letteratura generazione alla letteratura intimista.

Tondelli fra Altri libertini e Camere separate.

CANDIDATA

RELATORE

Lucia Villani

Chiar.mo Prof. Raffaele Donnarumma

CORRELATORE

Chiar.mo Prof. Alberto Casadei

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INDICE

INTRODUZIONE

1. DALLE ORIGINI AL ROMANZO GENERAZIONALE

1.1. ROMANZO DI FORMAZIONE O ROMANZO GENERAZIONALE? 1.2. BEAT GENERATION E IL ROMANZO GIOVANILE AMERICANO 1.3. UNO SGUARDO SUI PRIMI AUTORI GENERAZIONALI IN ITALIA 1.4. TONDELLI E LA GENERAZIONE DEGLI ANNI OTTANTA

2. ALTRI LIBERTINI: IL ROMANZO DI UNA GENERAZIONE 2.1. POSTORISTORO

2.1.1 I LIBERTINI DI TONDELLI 2.1.2. LA DROGA COME EVASIONE 2.2. MIMI E ISTRIONI

2.2.1. LA MATURITᾺ COME SALVEZZA 2.3. VIAGGIO

2.3.1. IL VIAGGIO COME SCOPERTA DI SÉ 2.4. SENSO CONTRARIO

2.5. ALTRI LIBERTINI 2.6. AUTOBAHN

2.7.STILE E LINGUAGGIO

3. PAO PAO E LA NAJA DELLA TRIBỪ 3.1. IL DIARIO DEL SOLDATO ACCI 3.2. PAO PAO

(3)

3.2.2. LA SFERA SENTIMENTALE IN PAO PAO 3.3. AFFARI MILITARI

3.4. STILE E LINGUAGGIO

4. POETICA DEL FRAMMENTO E DELL’ABBANDONO 4.1. 24 BIGLIETTI PRIVATI

4.2. POETICA DEL VIAGGIO 4.3. STILE E LINGUAGGIO 5. CAMERE SEPARATE

5.1. PRIMO MOVIMENTO: COSTRUZIONE DELL’IDENTITᾺ 5.1.1. LA COSTRUZIONE DELL’IDENTITᾺ ATTRAVERSO IL CORPO

5.1.2. LA SCRITTURA COME SALVEZZA CONCLUSIONI

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INTRODUZIONE

La narrativa di Tondelli si espande in un arco di tempo limitato: va dal 1980, con il debutto di Altri libertini, fino al 1990 con la pubblicazione di un saggio dal nome Un weekend postmoderno.

In questi dieci anni di esperienza letteraria, Tondelli sviluppa vari temi partendo dalla letteratura generazionale dei primi testi tra cui Altri

libertini, Pao Pao del 1982, Dinner party del 1984. Nel 1985 pubblica Rimini, un romanzo che si distacca dal versante generazionale per arrivare

nel 1986 alla pubblicazione di un testo intimo e privato Biglietti agli amici che apre la strada alla letteratura intimistica, ultima prova dell’autore. L’ultimo romanzo, Camere separate, è il testo più grande ed elaborato dell’autore che, alla raggiunti i trent’anni, si distacca dalla sua generazione per indagare se stesso nel mondo attraverso alcune letture tra cui

Frammenti di un discorso amoroso di Barthes e Il trentesimo anno di

Bachmann.

L’opera di Tondelli non è solo quella del racconto o del romanzo. L’autore si è occupato anche di saggistica pubblicando Un weekend

postmoderno e alcuni racconti e interviste pubblicate da Panzeri postume

alla sua morte nel 1993 in L’abbandono.

Tondelli è anche l’ideatore di un progetto che intendeva sondare lo spazio della letteratura giovanile inedita, progetto che ha visto tre pubblicazioni di antologie: Giovani Blues del 1986, Belli & perversi del 1987,

Papergang del 1990. Oltre al progetto Under 25, Tondelli è stato curatore

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Con il progetto Under 25 ha dato spazio ai giovani ancora inesperti aiutandoli ad entrare nel mondo della letteratura.

I giovani sono stati per Tondelli il primo grande interrogativo ed ha cercato le risposte indagando nella sua generazione, quella degli anni Settanta e Ottanta nei suoi primi testi.

Attraverso quattro temi sviluppati nel corso dei testi quali il corpo, la droga, il viaggio e la scrittura, Tondelli ha indagato sulla generazione post ’77. Questi quattro temi richiamano ad una ricerca di pienezza che, anche se di continuo mancata, resta sempre presente e desiderata. La letteratura di Tondelli avverte la carenza, il limite e la caduta di una generazione di

svacco.

Lo stile dei primi due testi esalta il mondo giovanile attraverso il linguaggio gergale e inappropriato, richiama l’appartenenza ad una “tribù” che teme il confronto con il mondo degli adulti.

Ad una descrizione in presa diretta di un malessere, di un disordine emotivo, fa da controparte quella che è forse la cifra più distintiva di Tondelli di cui si trova traccia nell’ultimo romanzo Camere separate. Qui la ribadita appartenenza al mondo esaltante e protettivo degli “altri libertini” inizia a farsi claustrofobica. Il protagonista ha bisogno di una legittimazione del suo mestiere di scrittore e della sua identità omosessuale. Leo, il protagonista, e Tondelli (possono essere considerati una sola persona dal momento in cui questo romanzo è il più autobiografico dell’autore testimoniato anche da alcuni biglietti di Biglietti

agli amici ) riflettono su se stessi e Leo inizia una storia d’amore con

Thomas finita in fallimento perché condannata alle perenni “camere separate”.

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Il finale de libro dà una matura consapevolezza ed è per questo che

Camere separate può essere interpretato come romanzo di formazione: è il

racconto di una solitudine prima scelta e poi subìta a causa di una convivenza impossibile prima e poi ad una perdita di un rapporto mai legittimato.

L’opera di Tondelli parte dalla negazione della maturità e del mondo degli adulti e, con il progredire dell’età c’è una svolta a tutto questo dal momento in cui negli ultimi racconti c’è un’affermazione sempre più forte dell’età adulta, delle responsabilità che invece nei primi racconti si cercava di evitare.

Dalla letteratura generazionale e quindi da una presa diretta del qui ed oggi Tondelli passa alla letteratura intimista e quindi attraverso il racconto introspettivo di sé cerca non più “l’odore del Nord” ma una stabile tranquillità che lo ha spinto a tornare a Correggio, il suo paese natale da cui era “scappato”.

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1.DALLE ORIGINI AL ROMANZO GENRAZIONALE

1.1 Romanzo di formazione o romanzo generazionale?

Romanzo di formazione e romanzo generazionale sono due generi diversi ma complementari. Da una parte, il romanzo di formazione descrive la maturazione del protagonista verso l’età matura, mentre il romanzo generazionale ha per temi l’adolescenza o la prima giovinezza e tutte le loro figure; si differenzia dal primo proprio per lo spostamento dell’ottica narrativa. 1

I primi romanzi di formazione risalgono al Settecento ed includono opere come Eèloïse e Gli anni di apprendistato di Wilhelm Meister. Hanno avuto tanto successo anche per tutto il corso dell’Ottocento e del Novecento.

Il romanzo generazionale risale più al Novecento ed è la maggiore espansione è data nella seconda parte dello stesso secolo.

1 TONDELLI 1986, pp.340-341.

(8)

Per romanzo generazionale intendo un tipo di scrittura di giovani che scrivono per i giovani; una rivoluzione rispetto alle istanze di cambiamento per le generazioni precedenti. Nella letteratura latina si parla di romanzo generazionale quando il tema principale è il divario che c’è tra padre e figlio ossia ogni volta che il figlio porta innovazioni rispetto alla generazione del padre che spesso risultano poco gradite agli adulti.2

Rispetto al romanzo di formazione si assiste proprio a questo: si annulla completamene il passato, ogni azione è nel presente. Non vi è descritta la formazione verso l’età degli adulti ma una presa diretta del qui ed ora; il giovane si racconta e contemporaneamente racconta la sua epoca, il giovane narratore non parla più ad un vasto pubblico, ma ad un gruppo ristretto di giovani che condividono esperienze e nuovi stili di vita.

Sicuramente ci sono alcune affinità con il Bildungsroman poiché il protagonista giovane si scontra con la realtà che lo circonda e, attraverso alcune prove, giunge ad una maturazione della propria identità in relazione al mondo esterno per riadattarsi o rifiutarla definitivamente. Nel romanzo generazionale invece viene raccontato ‹‹di tutto: da una gara sportiva ai primi approcci sessuali, da una gita scolastica fatta a Parigi da un gruppo di liceali napoletani alle esperienze di emarginazione e di angoscia. […] Racconti di vagabondi e di insoddisfatti, di giri di amici, di piccoli poeti dispersi in provincia››[U25 341]. È proprio il dover diventare adulti che vieni rifiutato, il dover far parte di una struttura sociale. Quindi ‹‹più che raccontare un processo di maturazione, ai giovani interessa rappresentare la loro condizione nel mondo in cui le contraddizioni

2 BETTINI 2004, pp.222-223.

(9)

vengono percepite in maniera drammatica proprio perché ancora non si sono costruiti un corazza emotiva e psicologica››.3

Nel 1761 Rousseau, con la sua Héloïse, segna un passaggio fondamentale nella letteratura moderna. Racchiude in sé sia il romanzo di formazione, il

Bildungsroman, ma anche brevi tracce di quello che poi nel Novecento

sarà il romanzo generazionale. Una raccolta epistolare di una giovane donna innamorata.

Pochi anni dopo Goethe riuscì a separare romanzo generazionale a romanzo di formazione: I dolori del giovane Werther del 1774, primo vero romanzo che apre la strada al romanzo generazionale. Thomas Mann disse:

Il suo successo ebbe in parte persino un carattere di scandalo. Il sentimentalismo snervante, disintegrante del libriccino chiamò in lizza i puritani, fu terrore e orrore per i moralisti, che videro in quei fogli l’esaltazione del suicidio e la seduzione a cadervi, mentre d’altra parte appunto tali doti suscitarono un travolgente successo che superò ogni confine, facendo letteralmente impazzire il mondo per voluttà di morte. Il romanzo determinò un’ebbrezza, una febbre, un’estasi diffusa su tutta la terra: ebbe l’effetto di una scintilla che cada in un barile di polvere e liberi allargandosi all’improvviso una pericolosa massa di forze.4

Nel dibattito critico apertosi sul Werther alcuni studiosi accentuarono la sua dichiarata carica di protesta sociale – l’insofferenza di uno spirito libero per qualsiasi lavoro subordinato, che lo isola in un contesto di una società verso la quale i più abili devono mostrarsi duttili e arrendevoli – altri preferiscono collocare la sua figura in un’aura metastorica dove gli

3 CARNERO 2017, p.11.

(10)

individui vengono in conflitto tra loro per incompatibilità fra lo scaturire del sentimento e le norme che regolano la convivenza borghese.5

Anni dopo, nel 1796, Goethe scrive Gli anni di apprendistato di Wilhelm

Meister, primo vero romanzo di formazione in cui si racconta l’evoluzione

del protagonista verso l’età adulta.

Per questo motivo è importante il divario che ha portato Goethe con i suoi due testi: da un lato i dolori di un giovane innamorato e poi la sua morte e dall’altro la maturazione di un giovane nel corso della sua carriera nel teatro. Con Rousseau si assiste alla maturazione della protagonista nel corso del racconto, con le due opere di Goethe, questi due aspetti vengono separati.

Ci vorrà ancora molto affinché il romanzo generazionale prenda forma nella letteratura anche se resterà sempre considerato un genere minore rispetto al romanzo di formazione proprio perché include solo una specifica fascia dei protagonisti.

I fervori scatenati dal Werther di Goethe non resteranno solo in Germania infatti anche in Italia prenderanno forma ne Le ultime lettere di Jacopo

Ortis di Foscolo del 1802. Per questo Goethe e Foscolo possono essere

precursori di questa generazione: andando contro le convenzioni, hanno creato due miti moderni che si scontrano con la morale imposta e scelgono la via romantica dell’amore che li condurrà al suicidio piuttosto che a un amore convenzionale.6

Il libriccino di Goethe sarà censurato poco dopo la pubblicazione proprio per questo: per la concezione libera del suicidio che portò alcuni giovani ad emulare il gesto estremo del protagonista. Sono molte le opere respinte

5 GOETHE 1989 p. 9.

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dal pubblico adulto, alcune per un linguaggio troppo gergale, altri per il messaggio che volevano portare, altri per oscenità. Fatto sta che i giovani rivendicano il diritto di esprimersi e condividere le loro esperienze con altri giovani.

La strada è ancora lunga per arrivare alla moderna concezione di romanzo generazionale come la si intende nel XX secolo, ma la nuova scrittura settecentesca ne pone un presupposto. Pone soprattutto la differenza con il romanzo di formazione.

La letteratura generazionale parte dalla considerazione del mondo dei giovani. Una nuova forma di letteratura che pone al centro disordini e fughe dalla realtà degli adulti. Un mondo parallelo in cui esistono i giovani e le loro prove.

Dalla Germania, all’America fino ad arrivare in Italia, il romanzo generazionale, seppur restando una controcorrente letteraria, si espanderà ogni qual volta un autore giovane sentirà l’esigenza di parlare ad un pubblico di giovani per cui conta solo la rivolta verso un’età da cui cerca di scappare.

2 BEAT GENERATION E ROMANZO GIOVANILE

AMERICANO

La letteratura generazione non si fermò in Europa ma si espanse anche in America. Anche se chiamata differentemente da quella europea, quella che sarà la letteratura giovanile americana influenzò moltissimo l’Italia

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degli anni Ottanta, specialmente dopo le contestazioni studentesche del ’77.

Facendo capo più all’idea di un’adolescenza diversa o al mito del viaggio come evasione da una società ormai priva di stimoli, i due autori che più hanno contribuito all’idea di letteratura giovane per i giovani furono Salinger e Kerouac. Il primo autore di un romanzo di formazione e il secondo iniziatore della Beat Generation, divennero degli idoli per le generazioni successive.

Il giovane Holden di Salinger risale al 1951. Holden, un ragazzo

sedicenne, è il protagonista di questo racconto che vede un’adolescenza diversa e anti-conformista e quasi anarchica dagli ideali positivi e spesso anche troppo ingenui. Il suo desiderio di sincerità, però, è spesso in contraddizione con una società cinica e brutale da cui il protagonista cerca di evadere.

Nell’evasione trova la strada che lo riporterà a casa. Per questo è stato definito, oltre che libro per i giovani, anche libro di formazione proprio per il ritorno a casa e quindi per il viaggio verso una maturazione interiore e verso l’accettazione di ciò che in partenza l’aveva spinto ad allontanarsi: primo di tutti il rischio di essere cacciato da scuola.

Ciò che rappresenta Salinger è un rifiuto radicale del conformismo borghese e dei suoi valori che appaiono agli occhi del ragazzo come disvalori. Tutta la sua ottica, spesso straniante, nei confronti del mondo che lo circonda, mette in risalto le contraddizioni con l’universo degli adulti.

Importante è anche il linguaggio usato da Salinger, esso descrive il gergo giovanile e studentesco.

(13)

Due sono i luoghi più importanti del racconto: la scuola di preparazione al college in cui studia Holden in Pennyslvania e New York dove hanno vita tutte le vicende che succedono la fuga.

Questo testo non ha avuto successo solo tra i giovani, ma anche nella musica o nel cinema. La musica di contestazione anti-Bush che nascerà in America nel Duemila sarà ispirata in gran parte dal racconto per la carica anticonformista che ne deriva.

Qui il romanzo generazionale sta prendendo vita: per la prima volta sono gli adolescenti i protagonisti delle opere. Per la maggior parte dei casi sono anche autobiografiche le opere dove si inseriscono drammi giovanili, caratteri anarcoidi nei confronti della società degli adulti che si vede ancora troppo lontana e piena di pregiudizi, una nuova e libera visione della sessualità e l’utilizzo di droghe. Anche lo stile cambia: viene utilizzato un gergo che resta giovanile piuttosto che uno stile alto.

Tutto questo in America darà vita alla corrente ribelle per eccellenza: la Beat Generation.

Nata alla fine del secondo dopoguerra in America, intorno agli anni Cinquanta, la Beat Generation fu un movimento giovanile che coinvolse più arti. Nasce soprattutto come contestazione, lo stile cambia. La valutazione delle droghe e della sessualità libera e alternativa, un forte rifiuto del materialismo e il tema del viaggio come pellegrinazione, la scoperta delle religioni orientali sono i caratteri principali che dominano questo movimento.

Fa capo al movimento Kerouac, padre della Beat generation. Insieme a lui importanti sono anche Burroughs e Ginsberg.

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Con il suo romanzo On the road segna un punto di svolta nella narrativa giovanile. Divenuto una bibbia, un manifesto, oltre che della Beat Generation, anche per i ragazzi arrabbiati degli anni Sessanta e dei decenni successivi.

On the road è un romanzo pressappoco autobiografico dell’autore

pubblicato nel 1957; racconta di un viaggio pellegrinante in tutta l’America di due ragazzi: Sal, un giovane newyorkese con ambizioni letterarie e Dean, un ragazzo dell’Ovest uscito dal riformatorio. I loro viaggi senza meta alla ricerca di libertà, di esperienze forti e anticonvenzionali, tra sesso, droga, arte, musica e letteratura, rappresentano una critica alla società borghese dell’epoca.

Romanzo di emancipazione sociale attraverso il linguaggio dei giovani, già dal termine Beat che è stato tradotto come ‘stanco’ o ‘abbattuto’, rappresenta l’immaginario dei giovani negli anni Cinquanta in America, stanchi di lottare con una società che li vedeva al confine, che si riprendono i loro spazi, viaggiando senza alcun tipo di regola.

La fuga senza fine rappresenta, nell’immaginario comune, sintomo di inadeguatezza e disagio profondi; centrale nell’opera è infatti il nomadismo di Dean, incapace di trovare il suo posto nel mondo.

La novità non fu data soltanto dal contenuto ma anche dall’innovazione stilistica di Kerouac: egli cercò di strutturare la sua opera seguendo una prosa ritmata sulle sonorità del Jazz, modificando i tradizionali schemi sintattici e grammaticali della pagina scritta.

Come fu per Il giovane Holden anche per On the road la fortuna non si limitò al romanzo ma si espanse alla musica e al cinema. Il film più significativo è Gioventù bruciata di Nicholas Ray del 1955 che

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contribuisce all’esempio di gioventù maledetta raccontando storie di amore e amicizia e sfida al mondo di un gruppo di ragazzi delle bande metropolitane.

Ne seguiranno altri che cercheranno di descrivere questi modelli a archetipi come spunti per le altre generazioni che ne seguiranno.

La Beat Generation è stata importante non solo in America ma anche in Italia. Il mito dell’America si consolidò e il viaggio intrapreso dai due ragazzi di cui parla Kerouac diventò un mito da seguire; considerato che anche la scia Hippy può essere considerata una prosecuzione della Beat Generation, il tema del viaggio senza meta torna nella loro libera pellegrinazione in giro per l’America verso nuove esperienze. Questa pellegrinazione origina il viaggio verso il non-luogo, verso un luogo solo mentale, lo stesso che poi sarà dato dalle droghe, una totale fuga verso il nulla che riesce a separare la realtà borghese dalla realtà che i giovani in quegli anni si creavano per ribellarsi ad un ordine sociale che non li vedeva partecipi.

‹‹I giovani non sognano mai di raggiungere una città, tutt’al più un continente, l’America, o un impreciso punto geografico, il nord, l’imperativo è muoversi››7.

3.

UNO

SGUARDO

SUI

PRIMI

AUTORI

GENERAZIONALI IN ITALIA

In Italia la letteratura generazionale si espande negli anni Settanta, poco dopo la seconda ondata di manifestazioni studentesche a Bologna nel ’77.

7 REMELLI 2011, p.84.

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Per fare in modo che si parli di letteratura giovanile, ci deve essere una svolta nel mondo dei giovani in quanto la nascita di una narrativa giovanile è la conseguenza dell’affermarsi di una cultura giovanile. I giovani iniziano a diventare destinatari e produttori delle nuove opere letterarie quando ormai si è affermata una cultura dei giovani che scrivono per i giovani.

Per cultura giovanile si intendono alcuni elementi nuovi nella letteratura italiana: dalla militanza politica all’uso libero delle droghe, all’emancipazione sessuale fino a sconfinare nella musica e nell’abbigliamento.

Questa cultura giovanile in Italia inizia con il boom economico di fine anni Cinquanta e inizio Sessanta. Ai giovani è data la possibilità di avere degli spazi più adatti alle loro esigenze e poi con le manifestazioni del ’68 prima e poi quelle del ’77 i giovani trovano il loro posto nel mondo: un po’ per la ripresa economica, un po’ per la liberalizzazione della sessualità, un po’ per i nuovo spazi, i giovani diventano parte integrante ed attiva della società. 8

Invece di sentirsi parte del mondo degli adulti, si creano un personale spazio creando una sottocultura giovanile.

Tutto questo desiderio di cambiamento nasce dal disadattamento sociale che porta alla contestazione e al rifiuto dell’omologazione materialistica e consumistica, rigida e ipocrita. Alcuni dei giovani scrittori verranno visti come eroi per i loro atteggiamenti intraprendenti.

8 CARNERO 2017, pp.8-9.

(17)

Nella ricerca sfrenata di libertà, i ragazzi spesso si perdono; questa fase è rappresentata come fase di distacco verso l’età adulta rifiutando anche le autorità.

Alcuni degli scrittori degli anni Settanta sono, nel 1971 Nanni Balestrini che pubblica il suo Vogliamo tutto sulla contestazione del ’68 e in particolar modo sulle lotte operaie del ’69; alcuni anni dopo esce, nel 1976, il romanzo Porci con le ali scritto a quattro mani da Rocco e Antonia, Marco Lombardo Radice e Lidia Ravera. Il tema dell’opera creò scandalo per l’approccio diretto alla sessualità. Nel 1970 esce Comiche di Gianni Celati, professore al DAMS di Bologna, successivamente nel 1972

Le avventure di Guizzardi, nel 1976 La banda dei sospiri, nel 1989 Parlamenti buffi e nel 1978 Lunario del paradiso, tutti testi

anticonvenzionali aventi come protagonisti i giovani degli anni Settanta. Un altro testo importante è Cani sciolti di Paris del 1973 che attraversa tutta la generazione del ’68.

Tutti i testi citati fanno parte sia della letteratura giovanile anni Settanta che delle contestazioni degli stessi anni.

Ma si può iniziare a parlare di letteratura generazionale in Italia nel 1979 con Boccalone di Enrico Palandri. Il testo è un diario di presa diretta di uno studente del DAMS di Bologna del ’77, in pieno conflitto universitario. Si concentra più che sulla cornice storica, sulle esperienze psicologiche e riflessioni personali del ragazzo protagonista sulla sua infelice storia d’amore. Esempio questo di letteratura per i giovani: da una parte la cornice storica è documentata dallo stesso Palandri che frequentava il DAMS proprio in quel periodo e dall’altra, come trama principale, i drammi d’amore di uno studente medio.

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Questo sarà sicuramente il primo romanzo generazionale, ma il primo vero romanzo giovanile, quello che più di tutti farà parlare di sé sia dalla critica sia tra i giovani, è un romanzo breve di sei racconti intrecciati da un filo unico conduttore: droga, libertinaggio e viaggi, pubblicato nel gennaio del 1980 da Pier Vittorio Tondelli.

4. TONDELLI E LA GENERAZIONE DEGLI ANNI

OTTANTA

Gli anni Ottanta sono stati, per l’Italia, anni di assestamento. Anni in cui i gruppi terroristici mettevano in atto i loro obiettivi attraverso attentati (si pensi alle Brigate rosse e al rapimento prima e all’uccisione poi, di Aldo Moro nel ’78), bombe (come le esplosioni a Milano, Bologna, Brescia ecc.).

Con il ’68 e il ’77 anni in cui gli studenti scendono in piazza per i propri diritti, la letteratura cambia spessore: la rivoluzione non doveva essere più fatta solo sui testi ma anche in piazza.

‹‹Il ’77 rappresenta una critica di ogni investimento psicologico sul futuro, la rivendicazione di un’immanenza senza residui, di vivere nel presente che non lascia spazio alle ideologie né alle attese››9.

Nascono le prime leggi a favore del divorzio, del femminismo e delle università. Quindi le prime rivendicazioni sociali.

Tondelli vive in questo periodo turbolento per l’Italia; i suoi primi testi tentano proprio di distaccarsi da tutto questo mediante i racconti dei giovani protagonisti delle sue prime due opere: Altri libertini e Pao Pao.

9 BALESTRINI 2003, p.630.

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Nel 1980, al debutto di Altri libertini, Massimo D’Alema scriveva: ‹‹Altri libertini è un libro ‘politico’. Se non altro perché l’esperienza giovanile che racconta svela una ‘mancanza’ di politica o, se si preferisce, una crisi della politica››10. E successivamente Belpoliti scrive:‹‹Tondelli ha

sostituito il rapporto politica con il rapporto letteratura-società››11.

Tondelli è un ragazzo di provincia, viene da Correggio in Emilia Romagna e per gli studi universitari si trasferisce a Bologna dove incontra un ambiente diverso da quello di provincia, più aperto e meno bigotto quindi molto più adatto ad un ragazzo che aveva vissuto sempre in un paesino di provincia dove la libertà di espressione era venuta meno. A Bologna si trova nel mezzo delle contestazioni universitarie del ’77 e da qui inizia il suo percorso.

Tondelli lavora ai suoi testi in questa situazione; studente del DAMS anche lui, si laurea nel 1980 qualche mese dopo il debutto del suo primo romanzo Altri libertini che segnerà un punto di svolta per l’autore dopo il grande successo che ha il libro, specialmente nei giovani. A questo proposito Whal scriverà: ‹‹Altri libertini e Pao Pao rimarranno la forma stilistica rivelata della Bologna post ’68: il modo di vivere della città traslato nella sua lingua››12.

Proprio per le temi trattate e per il linguaggio usato dall’autore che include anche numerose bestemmie il romanzo, a poco tempo dalla pubblicazione, fu censurato per oscenità. Pochi mesi dopo Tondelli vinse la causa e Altri

libertini tornò in commercio con successo.

10 D’ALEMA 1980. 11 BELPOLITI 2005, p.269. 12 WAHL 1992, p. 251.

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Dunque Tondelli descrive nelle sue opere ciò che stava succedendo intorno a lui; in un saggio pubblicato nel 1990, Un Weekend postmoderno.

Cronache degli anni Ottanta, raccoglie una serie di saggi, interviste e

documenti degli anni Ottanta per fare un saggio-resoconto di quegli anni. In Tondelli. Il mestiere di scrittore, una intervista su gli anni Ottanta, Tondelli dice:

Gli anni Ottanta possono essere stati una tragedia dal punto di vista del rampantismo, della superficialità, del becero presenzialismo, di una certa stupidità, che sono emersi cancellando quelle possibilità che erano state aperte già negli anni Settanta. Il tutto in nome di regole di mercato, di efficienza, di produttività. Sono anni in cui anche le case editrici italiane sono cambiate. Tutte hanno subito lunghe o brevi crisi, finanziare o d’immagine, ideologiche o gestionali. Ne sono poi uscite portandosi dietro questo mito della professionalità, della commerciabilità, dell’industrializzazione del processo che porta alla realizzazione di un libro. E gli scrittori sono stati lasciati abbastanza soli. Senza controparte critica.

Ma gli anni Ottanta sono stati anni in cui credo sia scaturito molto divertimento, soprattutto per una generazione che non aveva mai visto lo smoking – c’è voluta la new wave – né una cravatta, ma solo troppa droga, troppi sballi, troppe difficoltà. Il discorso incentrato sull’immagine, sulla superficie, sul postmoderno, ha avuto anche i suoi lati euforici, anche se poi tutto si è trasformato in un travestimento che ha cercato di celare e di nascondere un grande vuoto. Con quella pesante eredità degli anni Settanta da portarsi dietro: chi con l’alcol, chi con l’eroina, chi con le paranoie politiche e così via… Solo adesso si sta ritornando a riflettere. Anche se è probabile che niente evolva, che i problemi rimangano gli stessi, che nulla cambi nel profondo. C’è il rischio che tutto si ripresenti uguale per ogni generazione… Con le stesse umiliazioni, con le stesse difficoltà, con le stesse pulsioni utopiche. Non sarei però così categorico nel classificare all’insegna della tragedia questo periodo13.

Questo è ciò che Tondelli pensa degli anni Ottanta.

13 PANZERI-PICONE 1994, pp.56-57.

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Erano anni in cui poteva esserci malcontento ma senza scoraggiamenti Tondelli sceglie comunque di parlar del suo periodo nelle sue opere. Così Palandri scrive del lavoro del primo Tondelli: ‹‹Pier sembra trasmettere un incoraggiamento alla presa di coscienza e potere su se stessi che è antico ma che è anche la più bella eredità della contestazione sessantottina››14.

Tondelli non è stato importante solo perché scrive di ragazzi comuni ma anche perché scrive di argomenti poco trattati o trattati poco approfonditamente.

Uno di questi temi era quello dell’omosessualità. Nelle sue opere quasi tutti i personaggi sono omosessuali o scoprono di esserlo e ne parlano liberamente. Questo, unito alle numerose bestemmie nei testi, era un punto di svolta contro una moralità chiusa come poteva essere quella del piccolo ambiente di Correggio.

Non è stato certamente il primo autore a parlarne, ma è stato capace di porre una differenza. Il più significativo era il caso di Pasolini, il quale, pur non nascondendo il suo essere omosessuale, non pubblica in vita le sue due opere esplicite in argomento (Atti impuri e Amado mio) ma vengono pubblicate nel 1982 postume alla sua morte.

‹‹Tondelli nel 1989 pubblica Camere separate dove narra la storia d’amore tra due uomini, Leo e Thomas dopo la separazione. Quest’opera è quella più autobiografica dell’autore›› [RC 49].

Tondelli non ha mai nascosto la sua omosessualità fino al punto di morte. Muore nel 1991 per AIDS e desiderio della famiglia era tenerlo nascosto.

14 PALANDRI 2005, pp. 90-91.

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Anche lui, quando ha scoperto la malattia, è tornato a Correggio dove ha passato gli ultimi periodi prima della morte.

Questo ha dato una spinta ancor più grande ai ragazzi di quegli anni, succubi di una società ancor troppo chiusa, specialmente quella dei paesini di provincia da cui proveniva. A questo si aggiunge un forte attaccamento alla religione da parte della famiglia e, negli ultimi periodi, anche dell’autore, ritrovata non molto prima della morte. Quello che lo ha spinto poi a revisionare il linguaggio di Altri libertini e ad eliminare le bestemmie o gli atti troppo espliciti e a iniziare a lavorare ad un testo,

Sante messe, che però non ha concluso e non è stato mai pubblicato.

Dalla matrice generazionale scaturisce, poi, che la letteratura di Tondelli è una letteratura emotiva più che una letteratura di conoscenza. Si contrappone così la literature of knowledge alla literature of power, dal momento in cui ciò che esprime non può non coinvolgere il lettore. Lo dice lui stesso ne L’abbandono pubblicato da Panzeri postumo nel 1993:

La mia letteratura è emotiva, le mie storie sono emotive; l’unico spazio che ha il testo per durare è quello emozionale; se dopo due pagine il lettore non avverte il crescendo e si chiede: “Che cazzo sto leggere?”, quello che capisce niente è mica lui, cari miei, è lo scrittore. Dopo due righe, il lettore deve essere schiavizzato, incapace di liberarsi dalla pagina; deve trovarsi coinvolto fino al parossismo, deve sudare e prendere cazzotti, e ridere, e guarire, e provare estremo godimento. Questa è letteratura15

Questo è un po’ quello che si prefissa per i suoi romanzi: non cerca un tipo di scrittura alta paragonabile alla grande tradizione letteraria passata, ma cerca di esser d’aiuto ai giovani, di emozionare attraverso le parole. Ognuno poteva ritrovarsi in qualche personaggio creando una sorta di mimesi con se stesso ed è anche per questo che Tondelli sceglie un

15 TONDELLI 1993, p.7.

(23)

pubblico non adulto, un pubblico che restava, finora, senza voce: appunto quello degli adolescenti e dei giovani.

‹‹Il piacere del testo si sostituisce al piacere della narrazione in Tondelli. È un passaggio che conduce al recupero della tradizione letteraria, concepito però in senso critico e in un’ottica pre-postmoderna. La lezione tondelliana non nega le ricerche dell’avanguardia, ma le indirizza in una dimensione evolutiva. Non si tratta più di destrutturare il testo e i significati della parola, ma di ricondurre la letteratura alla possibilità di costruire storie››16 dice Palandri nell’introduzione all’opera completa edita

per Bompiani.

Nei suoi testi ci sono tutti i caratteri classici dell’adolescenza o prima giovinezza: dall’essere sempre e comunque arrabbiati al rifiuto deciso e polemico della normalità borghese, dall’alcol e la droga come reazione al disagio nei confronti del mondo alle ansie e le evasioni, da i viaggi come segno d’impossibilità di trovare il proprio punto d’approdo a la coesistenza di una terribile disperazione con una forsennata gioia di vivere, fino a la crescita, il rientrare definitivo degli eccessi di una protesta anarcoide. Ed è proprio l’ultimo punto a fare in modo che in Camere separate, dopo tutto il viaggiare del protagonista Leo in cerca di stabilità dopo la morte di Thomas, torni a casa, nella sua casa; o come è stato anche per Tondelli stesso, che dopo il ritorno dalla Turchia, quando ha scoperto la malattia, si è nuovamente trasferito a Correggio per trascorrere gli ultimi mesi con la sua famiglia nel suo paesino di provincia da cui era scappato [RC 49].

Da questa dedizione al romanzo, Tondelli ha fatto della sua vita, un mestiere da scrittore come poi hanno scritto Panzeri e Picone in un testo a lui dedicato appunto chiamato Tondelli. Il mestiere di scrittore dove il termine mestiere si riferisce a ciò che nella vita l’autore aveva fatto. In un passo di Camere separate Tondelli, riferendosi al protagonista, dice:

16 PANZERI 2000, p.8.

(24)

La sua diversità, quello che lo distingue dagli amici del paese in cui è nato, non è tanto il fatto di non avere un lavoro, né una casa, né un compagno, né figli, ma proprio il suo scrivere, il dire continuamente in termini di scrittura quello che gli altri sono ben contenti di tacere. La sua sessualità, la sua sentimentalità, si giocano non con altre persone, come lui ha sempre creduto, finendo ogni volta con il rompersi la testa, ma proprio nell’elaborazione costante, nel corpo a corpo, con un testo che ancora non c’è17

In queste righe Tondelli, oltre a parlare del suo personaggio, parla anche e soprattutto di se stesso.

Nell’ottica del romanzo generazionale, Tondelli ha dato tanto alla letteratura, se non fosse soltanto che rappresenta il suo periodo, pieno di contraddizioni, divertimento e novità. Dal primo romanzo Altri libertini a l’ultimo pubblicato in vita Camere separate, il suo stile cambia sia nella forma che nel linguaggio, diventando sempre più letteratura intimista

17TONDELLI 1989, pag.212

(25)

perdendo il confronto con la sua generazione a partire dalla maturità e a la soglia dei suoi trent’anni.

2. ALTRI LIBERTINI: IL ROMANZO DI UNA

GENERAZIONE

Altri libertini viene pubblicato da Tondelli nel gennaio del 1980 dalla casa

editrice Feltrinelli, qualche mese prima della sua laurea.

A pochi mesi dalla pubblicazione, Altri libertini viene censurato e

bloccato dal sequestro stabilito dal procuratore generale dell’Aquila, Donato Massimo Bartolomei, che lo accusa di oscenità e turpiloquio per le

bestemmie e le oscenità che contiene.18

Successivamente, nel 1981, Tondelli viene assolto e la sua opera torna in

circolazione. Per l’autore è stato un successo clamoroso. 4.000 copie della prima edizione vanno subito esaurite, segue una tiratura di 3.000 sparita

dalle librerie, mentre la terza vede 10.000 copie pronte in tipografia.

L’edizione della Feltrinelli conserva la sua originale esuberanza, quella della prima edizione, mentre con l’edizione della Bompiani questo non

avviene: Tondelli prima della morte propose una nuova stesura dell’opera

eliminando le bestemmie e le oscenità della prima. Bompiani ha

pubblicato, quindi, la seconda stesura, quella dell’autore che alla soglia dei trent’anni e della sua malattia, si avvicinò nuovamente alla sua religione.19

18 BELPOLITI 2011

(26)

Altri libertini è composto da sei racconti. Tondelli sceglie, per la sua

opera, la forma del racconto perché il racconto è il miglior modo per

emozionare il lettore e risulta più diretto e conciso. L’autore chiamerà la

sua opera un “romanzo a episodi” proprio perché non è un romanzo ma se questi racconti vengono considerati unitamente come microtesti

costituiscono un unico macrotesto.20

Il racconto è più debole del romanzo perché non arriva ad offrire una vera e propria e articolata e completa rappresentazione del mondo. Tuttavia il racconto è più forte del romanzo perché, nel suo assaggiare il mondo, può essere molto più radicale, mordere più vicino alle radici.21

In ogni racconto Tondelli affronta un tema specifico e per ogni racconto

cambiano i protagonisti.

Ogni personaggio che percorre quest’opera è essenziale per il messaggio che l’autore voleva mandare al suo pubblico. Per tutti i racconti, anche se restano tutti diversi, si può trovare un punto d’incontro. Quattro sono gli

elementi fondamentali dei racconti: il corpo, la droga, il viaggio e la

scrittura.

Quattro modalità diverse per esprimere la stessa incapacità di confronto paritario con il reale, lo stesso tentativo di fuga, di annullamento. Questi quattro temi forti rimandano alla ricerca di una pienezza che, seppure di continuo mancata, rimane sempre presente e desiderata in maniera più o meno consapevole. La letteratura di Tondelli avverte la caduta, le carenze, il limite, ma anziché soggiacere tenta il salto, il tuffo del bambino e speranzoso nella vita, immediatamente agito anziché pensato e per questo spesso condannato al fallimento.22

È proprio il desiderio di emancipazione dei protagonisti il fulcro costante

di quest’opera; la ricerca sfrenata di autonomia in ogni modo che collega i

20 CARNERO 2017, p.55.

21MOZZI 1997, p. 30. 22 BUIA 1999, pp. 9-10.

(27)

racconti e le vite dei protagonisti, i personaggi tentano di riaprire uno

spazio in cui ricercare le proprie identità nello spazio sociale.

Ogni personaggio ha una storia propria, un passato che non ha valore e un

futuro a cui ancora non si sente legato; il qui ed ora è l’unico obiettivo che conosce. Quindi il futuro non esiste, l’unico è quello del ritorno – ripetizione – caduta.

I quattro elementi principali coesistono in ogni racconto: il corpo viene

distrutto in parte dall’utilizzo sfrenato di droghe e in parte da una sessualità violenta, mentre il viaggio serve come fuga da tutto questo e da

se stessi. La fuga viene vista come salvezza, diventa un bisogno

inconsapevole e obbligatorio verso la risoluzione del problema, uno

strumento di speranza e di superamento della chiusura della società

italiana. La scrittura, invece, riesce a enfatizzare tutto questo: ‹‹Tondelli

riesce a creare un linguaggio personale innestato nella dimensione della

contemporaneità e del collettivo›› [VC 120].

Ogni racconto è una pietra tombale sulla vita di questi ragazzi che vivono

così velocemente. La velocità delle azioni è data dal non riuscire ad

inserirsi in nessuna situazione, in nessun gruppo, dal non riuscire ad uscire

da questa situazione stessa.

Nella narrativa tondelliana emerge, quasi in modo ossessivo, un vitalismo proteso verso un’esaltante molteplicità di stimoli e avventure; ma non trovando un referente nel mondo degli adulti o nel complesso della società, lo slancio si ripiega su se stesso ridotto ad un senso di angoscia e smarrimento. Alla scrittura è affidato il compito di reagire e di avviare un processo di legittimazione di quei “mondi vitali sostitutivi” e molto spesso anche distruttivi come nel caso della droga o dell’alcol, tramite i quali i giovani cercano possibilità di espressione, se non di vera e propria sopravvivenza [VC 37].

(28)

2.1 POSTORISTORO

Postoristoro è il primo racconto di Altri libertini.

Sono giorni ormai che piove e fa freddo e la burrasca ghiacciata costringe le notti ai tavoli del Posto Ristoro, luce sciatta e livida, neon ammuffiti, odore di ferrovia, polvere gialla rossiccia che si deposita lenta sui vetri, sugli sgabelli e nell’aria di svacco pubblico che respiriamo annoiati, maledetto inverno, davvero maledette notti alla stazione, chiacchere e giochi di carte e il bicchiere colmo davanti, gli amici scoppiati pensano si scioglie così dicembre, basta una bottiglia sempre piena, finché dura il fumo [AL 7].

Così inizia il racconto e già l’autore traccia le fondamenta del suo discorso: un bar sporco, droga, alcol e persone annoiate.

Il racconto è una cronaca in terza persona di una notte presso la stazione

ferroviaria di una città non precisata ma che sicuramente si può

circoscrivere tra Reggio e Parma. I personaggi sono senzatetto,

tossicodipendenti, prostitute, esponenti della piccola malavita locale e

insieme definiscono il quadro di un’umanità marginale ed emarginata. I loro problemi sono classici per questi ambienti: la ricerca della droga,

l’astinenza, i modi per eludere la polizia.

Oltre a questo c’è anche la tensione verso un orizzonte diverso, il desiderio di sviluppare rapporti umani che superino le meschinità e

l’egoismo. L’obiettivo è la sopravvivenza.

Enfatizzato anche da un linguaggio strettamente gergale. ‹‹L’immagine di questa lingua nel romanzo è l’immagine di un orizzonte sociale,

(29)

l’immagine di un’ideologia sociale fuso con la propria parola, con la propria lingua››.23

Postoristoro viene visto come una camera di tortura dove ci sono ragazzi

che vogliono alienarsi per un po’ dalla vita affidandosi alla droga come allontanamento da sé anche se momentaneo. A questo si aggiunge che il

corpo viene ridicolizzato e martoriato. Attraverso la scrittura Tondelli

enfatizza e mima la paura del corpo smembrato. 24

Da qui parte l’analisi della generazione anni Ottanta, la generazione in cui Tondelli opera e vive. Dall’utilizzo delle droghe alla sessualità libera e ai viaggi senza meta.

2.1.1 I LIBERTINI DI TONDELLI

L’adesione ad un preciso clima culturale era dato soprattutto da una matura autonomia di stile e linguaggio. Gli scontri politici, la conflittualità

esplicita, la ricerca di un mondo che sia semplicemente un altrove da

godere in maniera disinibita. È proprio qui che si inseriscono i giovani

della prima opera di Tondelli, in una società che non gli dava molto

spazio. In quest’opera, Tagliaferri individua ‹‹la fisionomia di una nuova utopia, di un sogno in cui la dimensione soggettiva e quella collettiva

diventano interconnesse al punto da condizionarsi a vicenda››25.

La polifonia della scrittura racconta quest’intesa tra la dimensione soggettiva e quella collettiva, celando dietro ogni esperienza individuale

miti generazionali, appartenenti ad un vissuto collettivo. In Altri libertini il

tema dell’omosessualità inizia a prendere forma diventa causa di emarginazione e imbarazzo ma attraverso la scrittura, Tondelli riesce a far

23 BACHTIN 1979 p. 165.

24 SANTANGELO 2011 p. 38. 25 TAGLIAFERRI 1992 p. 14.

(30)

sì che questo problema giovanile diventi scherzoso attraverso le modalità

tragicomiche [VC 40].

Il romanzo quindi denuncia l’ostilità e il pregiudizio verso stili di vita diversi e lascia intravedere il rammarico per l’esclusione da una collettività che va oltre quella giovanile. Lo stesso che è stato ampliato

nell’ultima opera dell’autore Camere separate.

Quella che si configura non è, come pensavano, una generazione apatica, indifferente o anoressica, ma profondamente fragile, del tutto incapace di sopportare la normale pressione emotiva che la realtà esercita su di noi; e dunque incline a usare metafore iperboliche di sopravvivenza e costretta ad esorcizzare la realtà, a ingannarla attraverso una dissimulazione26.

Tondelli rappresenta attraverso i personaggi di Altri libertini un vissuto

collettivo generazionale, anziché autobiografica mette in scena ogni

atteggiamento dei ragazzi di quegli anni: dalla moda alla musica a gli stili

di vita. I giovani si ritrovano, si sentono parti integranti di una collettività

che li vedeva al margine; attraverso la musica, l’arte e la letteratura riescono a partecipare ad una più vasta società di quella che invece li

lasciava emarginati.

Tondelli dà voce a questa generazione e lo fa attraverso il linguaggio

stesso della generazione ed è per questo motivo che Altri libertini ha avuto

tantissimo successo tra i giovani.

2.1.2. LA DROGA COME EVASIONE

Attraverso la droga si superano i limiti della percezione e si afferma un infinito particolare che è impazienza, un infinito che si manifesta, come linguaggio, solo con il

26 TONDELLI 1990, p.290.

(31)

rifiuto del finito la cui centralità è data dal flusso di tante frammentazioni che fanno affiorare una natura inedita27 .

Partendo da questo presupposto, la droga in Altri libertini e

successivamente per PAO PAO sarà centrale nell’opera di Tondelli perché

altera lo stato dei personaggi che, non sapendo o non potendo evadere

fisicamente, lo fanno attraverso queste sostanze che, come la musica,

trasportano l’individuo in un altro luogo puramente mentale.

Le droghe rappresentano degli spazi chiusi e contratti dove tutte le azioni

si intensificano ed esplodono; non servono dunque come annullamento di

sé, ma anche come rinascita del corpo stesso che si sente inadatto.

I protagonisti di questo primo racconto sono fondamentalmente dei

tossicodipendenti che attraverso la droga si creano uno spazio personale in

cui rifugiarsi.

Altri libertini dà voce ad una reazione di vuoto opprimente: i giovani

incapaci di darsi per vinti sfidano la vita in un incessante altalenarsi di

morte e resurrezione. È qui che si inserisce la droga perché si pone subito

come mezzo immediato per tener testa all’esperienza di travaglio e angoscia. Attraverso la droga, insomma, il giovane sembra allontanarsi,

anche se per poco, dalla realtà.

Se in Tondelli la critica sociale non è aspra e impellente, un disagio più

intimo ed esistenziale prende la parola, senza possibilità di rinviare

all’esterno la ricerca delle sue motivazioni. La droga diviene uno strumento di ripiegamento dei giovani su se stessi [VC 50-51].

È importante distinguere, nel panorama in cui opera Tondelli, le droghe

pesanti da quelle leggere. Le droghe leggere hanno rappresentato uno

27 LEONZIO 1997, p. 14.

(32)

strumento capace di allentare i freni inibitori e di favorire i rapporti

interpersonali. Le droghe leggere saranno poi le protagoniste del suo

secondo romanzo, PAO PAO, in cui le differenze delle reazioni saranno

ben diverse.

Dalle droghe pesanti Tondelli si era sempre allontanato.

A questo proposito, in un saggio pubblicato in Un Weekend postmoderno

dedicato alla morte del suo amico fumettista Andrea Pazienza, Tondelli

scrive:

Vorrei invece scrivere una specie di ballata per un amico che non è più, un’ode per un artista che, al pari di tanti altri coetanei, si è bruciato inseguendo quella particolare follia che solo i grandi talenti conoscono, uno spreco di energie e di vita che fatalmente accorcia i tempi dell’esistenza, li dimezza, li azzera[UWP 209].

Con un elogio al suo amico morto troppo giovane a causa dell’eroina, Tondelli cerca di distaccarsi dalle droghe pesanti viste solo come follia di

un ventennio di evasione.

2.2. MIMI E ISTRIONI

I Maligni noi ci chiamano le Spash, perché a sentir loro saremmo quattro assatanate pidocchiose che non han voglia di far nulla, menchemeno lavorare e solo gli tira la passera, insomma altro non faremmo che sbatterci e pergiunta anche fra noi quando il mercato del cazzo non tira ma noi si sa che è tutta invidia perché un’uccellagione come la nostra non gliel’ha nessuno in zona [AL 29].

Così inizia il secondo racconto di Altri libertini, Mimi e Istrioni e la

presentazione delle quattro ragazze protagoniste lascia già intuire che

questa volta ad essere emarginate sono un gruppo di ragazze di provincia.

(33)

Una di loro è la narratrice e la loro esistenza si svolge tra pub, osterie,

discoteche, rapporti sessuali occasionali, scorribande notturne in bici,

gruppi teatrali autogestiti e gruppi di autocoscienza femminista.

La scelta di vita anticonformista si misura con il rifiuto e l’isolamento nei confronti del contesto sociale appunto come è descritto nell’incipit del racconto.

L’esperimento della loro vita si rivela alla fine, nonostante l’entusiasmo anarchico e dissacrato, insostenibile.

Dopo l’estate che viene raccontata, ogni personaggio vuole sperimentare qualcosa di diverso. Si incontrano in ospedale perché il ragazzo ha tentato

il suicidio.

Questo racconto ha anche la struttura del romanzo di formazione proprio

perché c’è il ripudio dell’adolescenza e la sua negazione fino ad un percorso di maturità. Questo sarà decretato da un viaggio che è tipico del

romanzo di formazione e quello di Tondelli.28

Il finale sembra metaforicamente dire che gli anni Settanta avevano fallito.

Questa volta i protagonisti non sono più distrutti dalla droga e non vivono

per strada, sono soltanto tre ragazze e un ragazzo in cerca della sua

identità. Contrariamente a quello che pensano “I maligni”, la gente che li

osserva, non sono solo dedite al sesso o all’alcol, ma hanno anche velleità e infatti la maggior parte dei luoghi frequentati sono, oltre alle osterie, i

centri culturali autogestiti.

Dal titolo si evince la personalità dei protagonisti: mimi perché utilizzano

il corpo per vivere e tutte le loro azioni sono, per la maggior parte delle

volte, al corpo. Istrionici negli atteggiamenti; nonostante restino escluse

28 CARNERO 2017, p.57.

(34)

dalla società in cui vivono, cercano sempre di attirare l’attenzione, un po’

per le conquiste occasionali nei bar, un po’ per gli aiuti economici e un po’ per i vari tentati suicidi.

Solo il ragazzo riesce quasi nel tentativo di suicidio.

2.2.1. LA MATURITÀ COME SALVEZZA

In tutto il racconto c’è la ricerca sfrenata di una propria identità sessuale e psicologica.

I protagonisti sono pressappoco ventenni in cerca dei propri spazi sia fisici

che mentali attraverso azioni esuberanti e talvolta esasperate di vita

anarchica. Interpretano la generazione degli anni Settanta con i loro modi

di fare libertini e il desiderio di chiudersi dal mondo.

Tutto questo agire, però, porta i protagonisti a confrontarsi direttamente

con la realtà in cui vivono e a rendersi conto, alla fine del racconto,

dell’impossibilità del loro modo di vivere.

A fine racconto, dopo il tentato suicidio di Benny, le ragazze si ritrovano

in ospedale dopo essersi separate per cercare, indipendentemente le une

dalle altre, la loro strada e il loro futuro. È qui che si rendono conto di

essere cambiate dopo il loro fallimento. Decidono di fare un viaggio e,

tornate da questo, capiscono che la vita è un’altra, le ambizioni di indipendenza sfacciata verso il mondo le aveva portate alla disfatta.

Benny accetta la sua natura di uomo diventando di nuovo Benedetto e le

altre lasciano il posto alla maturità che ormai avevano raggiunto. È la fine

delle scorribande, dell’alcol e dei rapporti occasionali, ora la strada si apre al futuro e ad un lavoro in una società che fino a quel punto le aveva viste

(35)

Questo racconto, dunque, verte sulla ricerca d’identità di una generazione che si è persa, che ha inseguito il movimento o forse il piacere, l’euforia, il divertimento, l’esagerazione, ma ad un certo punto ha visto che in tutte queste esperienze non otteneva una vita soddisfacente, una certezza, un’identità. O meglio quando la riscoperta del sé ha spinto tutte alla dissoluzione e ha rischiato il suicidio di Benny. Le altre hanno dovuto separarsi.29

I protagonisti di questo racconto sono certamente la generazione intesa

dell’eccesso, della esagerazione di alcune esperienze dell’ala creativa che li ha portati alla disfatta.

2.3. VIAGGIO

Notte raminga e fuggitiva lanciata veloce lungo le strade dell’Emilia a spolmonare quel che ho dentro, notte solitaria e vagabonda a pensierare in auto verso la prateria, lasciare che le storie riempiano la testa che così poi riposa, come stare sulle piazze a spiare la gente che passeggia e fa salotto e guarda in aria, tante fantasie una sopra e sotto all’altra, però non s’affatica nulla. Correre allora, la macchina va dove vuole, svolta su e giù dalla via Emilia incontro alle colline e alle montagne oppure verso i fiumi e le bonifiche e i canneti. Poi tra Reggio e Parma lasciare andare il tiramento di testa e provare a indovinare il numero dei bar, compresi quelli all’interno delle discoteche o dei dancing all’aperto ora che è agosto e hanno alzato persino le verande per godersi meglio le zanzare e il puzzo della campagna grassa e concimata [AL 56].

Si apre così il terzo capitolo, il più celebre del romanzo.

Protagonisti sono due ragazzi: uno che ha dei connotati biografici dello

stesso Tondelli e l’altro quelli del suo amico fumettista Andrea Pazienza. I due decidono di fare un viaggio in India.

Tutto il racconto si incentra in flash-back o meglio attraverso un unico

flash-back interrotto occasionalmente da rapidi ritorni del tempo

principale.

29 CIAMPITTI 2012, p. 148.

(36)

I temi principali sono il viaggio e la tossicodipendenza e la scoperta della

sessualità.

L’ultima scoperta del protagonista-Tondelli e la tossicodipendenza dell’amico-Pazienza.

Dopo i viaggi il racconto prosegue descrivendo la vita dei fuorisede

universitari: gli squallidi appartamenti, i viaggi, i collettivi studenteschi, le

riunioni, le occupazioni ( qui si fa riferimento a quella del ’77), le amicizie, gli amori.

Anche questo rientra nel romanzo di formazione30 più che altro perché

viene visto come educazione sentimentale di crescita dei due protagonisti.

Il punto di vista è solo uno sguardo privilegiato su un’intera generazione, disperata, allo sbando, priva di certezze, una generazione di adolescenti

che poi si troveranno a crescere.

Il ritorno a casa, a Correggio, segna il punto di svolta per la crescita, come

lo avrà poi in Camere separate. Il ritorno a casa, però, realizza il completo

fallimento delle aspettative adolescenziali.

In questo capitolo il viaggio diventa fondamentale per la scoperta di sé.

Infatti saranno molti: prima quello deciso per l’India ma che si trasformerà

nel viaggio verso le mete più ambite negli anni Settanta tra cui

Amsterdam, poi quelle in Italia come sistemazione e alla ricerca di una

stabilità sentimentale.

Lo spazio cronologico va dal 1974 al 1978.

2.4.1 IL VIAGGIO COME SCOPERTA DI SÉ

Il viaggio risulta uno strumento per smaltire la chiusura della società

italiana, alla scoperta di un mondo in cui l’Io possa liberarsi. Come

30 CARNERO 2017, pp. 58-59.

(37)

possibile ricerca di sé si divide in quattro fasi, il viaggio non è solo fisico

ma, soprattutto, diventa mentale. Le fasi sono: fuga, separatezza dal sé,

crisi di inabissamento e ritorno.

Così i due personaggi partono per distaccarsi dalla vita che hanno per

ritrovare se stessi, partono per scappare dalla solita società bigotta

descritta da Tondelli nei vari capitoli del romanzo.

La fuga rappresenta l’unica possibilità per ritrovarsi, crescere e conoscere se stessi, emanciparsi per vivere la propria normalità fuori da una città

proprio chiusa e priva di stimoli quale poteva essere Correggio.

Nell’incipit sopra citato, il soggetto non è l’io narrante ma la notte. Tondelli fa questo per creare un senso di fuga con una descrizione di un

liberatorio errare nella natura dell’Emilia attraverso la tecnica dell’accelerazione.

Già nelle prime pagine i due protagonisti scelgono di partire per questo

viaggio tra droga e libertà sessuale, si dirigono verso le mete più

desiderate di quegli anni e tracciano un succedersi di eventi che li

porteranno alla crescita personale e alla scoperta di se stessi. Prima fra

tutte le scoperte è l’omosessualità del protagonista.

Argomento spesso affrontato da Tondelli, la sessualità risulta essere il

centro di molte sue opere. Importante per questo capitolo sono i connotati

biografici dell’autore.

Altri libertini non è autobiografico ma, di tanto in tanto, il personaggio

Tondelli si descrive in atteggiamenti o azioni che delineano la sua

(38)

Così è per il caso della droga. Tondelli ogni volta che descrive momenti di

tossicodipendenza, prende ispirazione dall’ambiente universitario bolognese [VC 54-55].

Dal tema del viaggio, il capitolo passa al tema della difficoltà ad essere

studenti universitari nella Bologna degli anni Settanta.

Il viaggio qui cambia, ma resta ancorato all’idea di salvezza personale: un viaggio verso l’amante o come fuga da un’amante.

Tondelli con questo capitolo, ha voluto conoscere e far conoscere un

estratto di quella sua generazione, con l’esasperato bisogno di viaggiare, di uscire da sé, di fare amicizia, amare, scoprire il mondo attraverso l’alcol

e la droga. In primo luogo, interessante, è l’apertura mentale dei personaggi pronti e tolleranti verso ogni nuova esperienza.31

Attraverso tutti i viaggi compiuti dai personaggi, importante è il ritorno a

casa, un ritorno che esplica l’arresa di fronte la crescita, di fronte la voglia sfrenata di libertinaggio. Il ritorno a casa segna un passaggio

fondamentale nella poetica dell’autore: accettazione a ciò che succede ad ognuno. I suoi personaggi cercano un modo per evadere ma non riuscendo

a gestire l’adrenalina data da una vita sregolata, tornano a casa, pronti a fare i conti con se stessi e quella società da cui volevano scappare.

Ma insito ad ogni fuga è il ritorno principalmente perché l’ultima fase della ricerca di sé sta nel confrontarsi con il vecchio Io e accettare il

cambiamento.

Come ogni storia del primo Tondelli è questa la storia della sua

generazione, alla ricerca del senso che inesorabilmente trascorre nel

piacere e nel dolore.

31 CIAMPITTI 2011, p.155.

(39)

2.5 SENSO CONTRARIO

Sulla terrazza del BOWLING una sera noiosa e ubriaca, bere martini uno dietro l’altro prima vodka e poi gin, sentire le chiacchiere di un tizio sballato che ne ha passate di tutti i colori perseguitato com’è da un Burberrys chiaro. Una serata davvero vuota, e le olive finiscono, il tizio che impreca e bestemmia e non gli basta scaricare la rabbia sui birilli, no deve pure rompere le palle.

Guardo dalla vetrata di cristallo la città stretta della notte. Oltre il cavalcavia le luci della stazione, di lato invece la piccola palestra di karaté, ci lavoro un pomeriggio su due, tenere in ordine il registro dei corsi, spazzolare la moquette, strusciare le piastrelle dei bagni, controllare le serrature degli armadietti nello spogliatoio, cento carte al mese. Davanti la piazza con la filovia, le pensiline, la gente che aspetta battendo i tacchi. Specchio il mio viso affaticato e sudato, appena terminata la partita del torneo amatori, persa per un soffio cazzo, due birilli. [AL 110]

Questo è l’incipit del quarto racconto di Altri libertini ed è raccontato in prima persona e ha tre protagonisti.

I temi principali sono l’ansia di vivere e la frustrazione adolescenziali. È la cronaca di una notte di balordi vissuta dal protagonista e da due

amici.

Ansia adolescenziale dovuta alla crescita sbagliata affidata totalmente allo

sballo dato esclusivamente dalla droga.

Come nel racconto precedente, anche qui nell’incipit il soggetto è inanimato. In Viaggio il primo soggetto era la notte, qui è la sera, seguita

nel periodo successivo dagli infiniti che danno come un senso di assoluto,

di atemporalità dell’azione, più che la contemporaneità.

Anche qui due dei protagonisti sono omosessuali e torna la droga come

oggetto straniante dalla realtà.

Dunque omosessualità e droga, sono i due principali elementi che fanno

(40)

Il racconto si muove intorno una scorribanda in macchina verso un luogo

non definito in compagnia di droga e alcol mentre e i protagonisti

scappano dalla polizia.

Alla fine dell’inseguimento, questo “sballo” non ha risolto nulla sul piano della crescita emotiva, della felicità: ha lasciato dietro di sé solo una

profonda insoddisfazione, che sembra quasi un richiamo a qualcosa di più

completo per l’animo umano [IRG 159].

Questo per descrivere quella parte di generazione affranta dalla

quotidianità che cerca rifugio nella droga e nell’alcol ma che, alla fine, non trae nulla di diverso e finisce ad inabissarsi nella frustrazione e nella

ripetizione quasi malinconica delle azioni senza trovare una via di uscita.

Nel 1992 esce il film Sabato italiano32 diretto dallo stesso Tondelli e

Manuzzi. In questo film, che Tondelli non vedrà mai, vengono narrate

alcune storie di giovani che affrontano il sabato ognuno a modo loro, tra

sballo e sregolatezza.

Il film è ispirato ad Altri libertini, non per la trama, ma per la struttura.

Questo racconto è uno dei più simili a quello che sarà poi uno dei racconti

inseriti nel film.

2.6 ALTRI LIBERTINI

E verrà ormai il Natale, anche quest’anno, già da tempo fervono i preparativi per la settimana sulle Dolomiti, a casa dell’Annacarla, e le ricerche dei pacchidono e di tutte le cianfrusaglie colorate dell’occasione, il Tolkien’s Calendar, le agende in seta di Franco Maria Ricci, i tabacchi Dunhil per la pipa e anche quel poco di Laurent Perrier che si riesce a fare su stiracchiando il prezzo dai grossisti, cioè sette carte alla bottiglia. [AL 121]

32 MANUZZI 1993.

(41)

Parte così il quinto capitolo del romanzo. Titolo omonimo dell’opera, è un racconto basato sull’ironia.

Protagonisti sono tre ragazze e due ragazzi che, tornati a casa per le

vacanze di Natale, organizzano un viaggio sulle Dolomiti.

È un racconto incentrato sulle vanità del sesso e sulla soffitta di Annacarla

che sembra l’Eden perduto33.

Tutti vogliono concedersi i favori sessuali di un giovane fotografo

milanese che alla fine sceglierà uno di loro.

Qui ritorna il tema dell’omosessualità come in tutto il romanzo.

‹‹Si conclude con un tono scanzonato e carnevalesco, nella prospettiva di un disinibito e sfrenato libertinaggio›› dice Carnero riferendosi a questo racconto [LSG 61].

Da qui infatti, il titolo Altri libertini. Si riferisce alla natura sentimentale

del libertinaggio dato che uno dei protagonisti, Miro, si innamora

perdutamente di Andrea e si lascia guidare in maniera totalizzante.

Sarà poi un tema ripreso in quasi tutta l’opera successiva di Tondelli quello dell’amore libertino totalizzante. Lo ritroveremo in PAO PAO

prima e poi in Camere separate anche se si vedrà anche, in modo più

ristretto, in Rimini.

L’affidarsi a qualcuno in modo tale da affidargli la vita era la poetica di Tondelli, ogni suo amore nasce dal desiderio di appartenersi

completamente (appartenenza che verrà rivisitata in Camere separate),

una sorta di fuga nell’altro.

Qui dunque c’è un intreccio di libertinaggio dato da una forma di vanità del sesso e il solito utilizzo di sostanze alteranti, ma c’è anche la

33 A. SPADARO 1999, p. 27.

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