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4.1 24 BIGLIETTI PRIVAT

5. CAMERE SEPARATE

5.1. PRIMO MOVIMENTO: COSTRUZIONE DELL’IDENTITᾺ

Leo è diverso. Camere separate di apre con il protagonista che riconosce le sue diversità:

Così, privato ogni giorno del contatto con l’ambiente in cui è cresciuto, distaccato dal rassicurante divenire di una piccola comunità, lui si sente sempre più solo, o meglio, sempre più diverso. Ha una disponibilità di tempo che gli altri non hanno. E già questo è diversità. Svolge una professione artistica che anche i suoi cosiddetti colleghi svolgono ognuno in modo differente. Anche questo accresce la sua diversità. Non è radicato in nessuna città. Non ha una famiglia, non ha figli, non ha una propria casa riconoscibile come “il focolare domestico”. Una diversità ancora. Ma soprattutto non ha un compagno, è scapolo, è solo [CS 163].

Leo si sente diverso in quanto artista, solitario e omosessuale.

Si rende conto delle sue diversità ma questa consapevolezza lo ostacola nel creare una narrazione identitaria e rende impossibile l’integrazione in una realtà che non sente sua.

Per il protagonista l’identità è una sfida e per questo si sottopone ad una continua introspezione analizzando la sua esperienza.

L’unico momento in cui Leo si scontra con la collettività è da bambino quando, il giorno del venerdì santo, porta la statua della Madonna. A Correggio è un’usanza che prevede la maturazione del maschio. Nonostante si trovi al centro di un rito collettivo Leo si sente in forte disagio proprio perché viene esposto e non percepisce se stesso come una unità ma come un essere frantumato.

Il rito, invece di dargli soddisfazione e fierezza, lo fa sentire avvilito e gli suscita ansia e

si sentì profondamente umiliato, proprio ferito nell’intimo, per essere stato costretto a sopportare qualcosa contro la sua natura, per essere stato obbligato a dimostrare agli altri la cosa più stupida e insignificante di questo mondo, e cioè che lui era uguale a loro. Tanta fatica per qualcosa che per lui non rivestiva alcun valore [CS 133-134].

La conseguenza di questo atteggiamento è la sua invisibilità. Leo non può elaborare la sua situazione, gli manca lo spazio della narrazione e così si rifugia nella scrittura diventando un osservatore estraneo, ‹‹partecipare standone fuori›› [CS 140] diventa il suo modo di agire, la sua strategia. Leo non si sente incluso mai in una collettività nemmeno durante l’università, ‹‹aveva […] l’impressione di aver attraversato quegli anni universitari come un fantasma›› [CS 140]. La lingua ha però il valore terapeutico, protettivo e non garantisce una visione oggettiva della realtà ma rende possibile la sua interpretazione e gli permette di esporsi all’altro. La sua scrittura si snoda in due fattori: l’immagine della madre e la scrittura. Il fattore femminile costituisce un posto sicuro per la sua identità. La scrittura appare di nuovo come una strategia per continuare a vivere. Questi due elementi vengono fusi perché l’amore materno, la figura della maestra che ‹‹lo accompagnava con tenerezza in un gesto che miracolosamente vergava con l’inchiostro sul foglio un’idea, una sensazione, un mondo›› [CS 50]. Così il mondo femminile diventa simbolo di protezione e la scrittura diventa il carattere erotico, sensuale che riguarda il corpo.

Minardi sottolinea come in Leo maturi un ‹‹movimento in direzione del mondo femminile e della scrittura come reazione al distacco dall’universo dei valori culturali dominanti››60.

60 MINARDI 2003, p. 49.

Il ruolo degli altri nella vita del protagonista è comunque ambiguo: il loro sguardo e le loro parole sono sempre inadatte per Leo ma allo stesso tempo sono indispensabili per la creazione di una identità stabile.

Dal bisogno di un confronto con l’altro nasce sempre l’esigenza di essere riconosciuto, di vedersi specchiato negli occhi dell’altro e questo per Leo, nonostante la sua solitudine, era importante per ricostruire la sua identità. In Frammenti di un discorso amore Barthes scrive: ‹‹l’altro mi cala nella verità: solo con l’altro io mi sento <<me stesso>>. Su me stesso, io ne so più di tutti quelli che mi ignorano solo questo: che sono innamorato››61.

Dall’altro e quindi dall’esterno deriva la stabilizzazione di una identità frantumata, il riconoscimento.

Il mondo del protagonista si espande grazie al mondo dell’altro, la sua esperienze viene arricchita da Thomas, Leo non è più in una monade chiusa, smette di essere invisibile, si vede ora rispecchiato negli occhi di un altro e si costruisce l’identità Leo-Thomas.

Negli occhi dell’altro Leo può sentire se stesso raccontato in un linguaggio sensibile e comprensivo.

Avendo Leo chiuso la sua monade per formare l’identità Leo-Thomas, ora ciò che conta è il confronto con i simili che danno sicurezza e garantiscono la tollerabilità.

A Monaco, Leo e Thomas, visitano un bar per omosessuali che per loro è un rifugio, uno spazio di libera espressione. Qui da una parte i due protagonisti possono essere disinvolti nel mostrare il loro amore e dall’altro però si trovano tra gente che non rispetta i loro stessi interessi dal momento che ostentano la loro sessualità. Si ritrovano in mezzo ad

61 BARTHES 2001, p. 209.

una liturgia dalla quale Leo si sentiva profondamente escluso ma che, nello stesso tempo, gli apparteneva. E se lui spiava quei comportamenti, se, in sostanza, stava bene in quel posto era perché era consapevole di assistere al modo in cui una minoranza risolveva il problema della propria diversità. E anche se lui si sentiva estraneo alla cerimonia, a quella che poteva apparire all’esterno addirittura come una perversione malinconica, lui apprezzava semplicemente il fatto che esistesse. Non partecipava di quella messinscena. Ma ne riconosceva a motivazione. E riconoscendola la legittimava [CS 59-60].

In questo ambiente Leo sente la necessità di un confronto non solo con i suoi simili ma anche con l’esterno.

In Fenomenologia dell’abbandono Tondelli scrive: ‹‹un amore, di qualsiasi tipo, non può fare a meno di un’identificazione o di un riconoscimento sociale›› [A 33]. Il confronto con gli altri diventa necessario per la sua identificazione con Thomas e con se stesso.

L’essere accettato dal diverso delinea le suddivisioni tra privato e pubblico, individuale e sociale e costringe allo scontro con gli stereotipi sulla diversità.

Durante un incontro all’università in Germania, in occasione di un applauso Leo, per la prima volta sente di accettare il mondo. È una nuova situazione per Leo che

non aveva mai creduto al valore dell’accettazione. Non gli importava, teoricamente, essere accettato o legittimato da nessuno. Era in se stesso che traeva valore e legge. Non dall’esterno. A nessuno avrebbe mai e poi mai concesso questo diritto. Lui esisteva E questo era tutto. È da folli chiedere all’essere le ragioni per cui è. E invece in quell’aula universitaria era avvenuto per Leo un fatto strano. E c’era una sola spiegazione possibile: Thomas. Leo infatti non si presentava più all’esterno come Leo, ma come Leo-con- Thomas. Non viveva più solo. Era con un altro. E il mondo doveva prenderne atto. Sarebbe stato così semplice dire:”Io lo amo. E il resto vada al diavolo”. Ma l’amore ha bisogno del mondo, per potersi affermare e Leo sapeva come la felicità avesse bisogno di restare mondana per potersi appagare. Ora aveva qualcuno a cui dedicare

quell’approvazione. Aveva necessità che il mondo prendesse atto di questa nuova vita, che la tenesse in sé con amore [CS 64].

5.1.1.

LA

COSTRUZIONE

DELL’IDENTITᾺ

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