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4.1 24 BIGLIETTI PRIVAT

4.2. POETICA DEL VIAGGIO

In treno, dopo Amiens, quando la nebbia e i grigi lo riportano alla stagione d’autunno, e al freddo, si chiede perché sta fuggendo. Lui lo sa. Ma sono ragioni che all’esterno appaiono esili e misteriose, mentre per Lui sono totali e assolute. Va a Londra – sa – perché deve ritrovare la sua terza persona, un fantasma che deve incontrare per continuare a scrivere. Va a Londra per incontrarsi con il suo libro.

Come può una ragione così vitale e assoluta apparire talmente evanescente per gli altri al punto che Lui si rifiuta di precisarla dicendo solo:” Vado per ragioni personali?” In realtà fugge per ricapitolarsi. Bisogno di silenzi, di solitudine, di ricordare. Di dormire. “Vieni sonno, vieni a mille anni perché io venga destata da un’altra mano…” L’interiorità…[BAA 11].

Questo è il primo biglietto dell’edizione Bompiani curato postumo da Panzeri e pubblicato nel 1997.

Parte subito con la sua nuova idea di viaggio dal momento in cui cerca l’interiorità per ritrovarsi, per fare i conti con se stesso e per ricominciare a scrivere.

Il viaggio inteso come catartico, come fuga verso la riscoperta.

Siamo lontani da Viaggio o Autobahn di Altri libertini come idea di viaggio; nel Tondelli giovane l’importante era andare, l’idea di pellegrinazione come mito della Beat Generation era forte in ogni suo racconto.

Qui in Biglietti agli amici invece non è più così. Ora il viaggio è l’unico modo per crescere e per andare avanti o per affrontare l’abbandono.

Nei biglietti parla quasi sempre in terza persona , parla di un Lui come se fosse distaccato da sé nei suoi testi, in questi biglietti. E va, in questo caso a Londra per fare i conti con il suo passato e con il suo libro, “fugge per ricapitolarsi”.

Nel biglietto successivo ammette che quando aveva vent’anni non amava viaggiare, mentre ora si. Non amava il viaggio perché: ‹‹i paesaggi, le città non mi interessano perché non li posso far miei. Non posso mangiarli›› [BAA 15]. Ora il viaggio invece è necessario, è indispensabile per continuare la ricerca di sé nel mondo.

Ora, invece, tutto lo interessa e lo riguarda perché ha la scrittura, ha uno strumento, ha gli occhi, una bocca, uno stomaco per mangiare e guardare la realtà.[…] Per tutto questo solo ora ritrova nei confronti del mondo esterno quella stessa curiosità che aveva nella fanciullezza. In questo il suo trentesimo anno lo avvicina a quel bambino che era più di quanto sia mai accaduto nel corso della sua giovinezza [BAA 15].

La scrittura come “stomaco per mangiare e guardare la città”, come arma per apprezzare ogni luogo in cui sosta: la Francia, Londra, Berlino, Venezia, Roma, sono tutte le grandi città in cui si svolgono i suoi viaggi e sono i Paesi riportati nei biglietti.

Così, non solo il viaggio è fatto per ritrovare se stesso, ma anche per continuare a scrivere. Viaggio e scrittura ora diventano una sola cosa. Più avanti, al biglietto 17, il viaggio viene visto nuovamente come fuga. Fuga da un dolore troppo forte da affrontare a casa:

poi ti scrivo e ti dico che sto partendo perché non gliela faccio più in tutto questo squagliamento che sono queste giornate di febbraio, che non ho speranze, che torneranno certo, però adesso niente [BAA 77].

Questo biglietto risale agli anni tra il 1982-1983 data la scrittura in corsivo. Erano gli anni post-servizio militare e già il viaggio veniva visto come mediatore tra lui e la sua disperazione.

In questo biglietto dice di andare a Vienna e fugge per distrarsi da un amore o da un’amicizia finita: ‹‹se avessi una lira di certo non vivrei qui. Non mi piace affezionarmi alle persone e alle cose e alle stanze, ci rimetto sempre troppo››[BAA 77]. Il viaggio come consolazione, come desiderio di non appartenere mai a nessun luogo o persona per troppo tempo.

Questo è il sentimento che darà vita all’idea di separazione nell’ultimo romanzo. Si poteva vedere anche già in Pao Pao la volontà di non essere assoggettato a qualcuno per troppo tempo; nel 1981 era paura di perdersi nell’altro, nel 1986 è consapevolezza che l’amore, dal momento del primo incontro, appartiene già alla separazione.

L’ultimo biglietto è quello che chiude il suo viaggio interiore in tutti i sensi. È la conclusione di un viaggio sperimentato anche sulla carta, il suo esperimento per vincere l’abbandono. Si chiude un quadro che poi tre anni dopo lo ha portato a Camere separate.

Il fantasma della sua terza persona lo ha accompagnato ogni giorno. C’erano momenti, nel suo vagabondare per la città illuminata da un’inedita lucentezza autunnale, in cui sentiva tangibilmente la mano di Bruno posarsi, protettiva, sulle sue spalle. In questi momenti sentiva soggezione rispetto al mito di sé che aveva giocato. Si sentiva piccolo, mentre l’altro diventava epico… Così anche Aelred gli è venuto incontro a Bloomsbury vestito con un pullover grigio, le gambe un po’ curve, un ciuffo biondo di capelli sulla fronte spigolosa e un pungente sguardo verde-azzurro… Ora, a pochi minuti dal ritorno, si chiede se ha viaggiato per qualcosa[BAA 105].

Così si conclude la sua raccolta di biglietti, con la domanda implicita a se stesso se tutto questo suo viaggiare sia servito realmente a qualcosa.

Importante questa sua riflessione dato che ha sempre ammesso di viaggiare come unica strada verso se stesso. Mentre ora si sta chiedendo se è davvero così.

Le pagine di Camere separate sono la risposta a tutta questa disillusione. I viaggi continueranno ad essere la parte più importante per la cura contro l’abbandono anche dopo il 1986 quindi la risposta a questa sua domanda è positiva. Nei viaggi Tondelli riscopre se stesso ma più importante di questo è che dopo ogni viaggio l’autore torna a casa, a Correggio. Il ritorno a casa è importante perché segna il punto di ritorno non solo nella sua città natale, ma verso se stesso: durante i suoi viaggi Tondelli ritrova se stesso nelle sue radici.

4.3. STILE E LINGUAGGIO

Da Altri libertini e Pao Pao lo stile di Tondelli è molto cambiato. Non usa più il linguaggio gergale giovanile, non si trovano più né oscenità e né tantomeno bestemmie ma, al contrario, il linguaggio è diventato più elevato e sintatticamente più lineare.

La sua nuova narrativa prende la

‹‹forma del frammento, è spezzata e disegna linee encefalografiche, forme di resistenza alla tentazione del diario, deviazioni dall’intimismo, per lasciare spazio a una lucida analisi riflessiva››[BAA 135] scrive Panzeri nella postfazione dell’edizione Bompiani di Biglietti agli amici, e scrive ancora che questo nuovo linguaggio ‹‹prefigura la natura di Camere separate, il ritmo di musica minimale e da ossessione sentimentale che genera la sua scrittura››.

La prosa è scandita, non ci sono più elenchi e la punteggiatura non è più assente, è curata ogni minima parola.

Per la prima edizione, quella del 1986 da Baskerville, i due editori, Mario e Maurizio Marinelli, scrivono nell’edizione di Panta dedicata a Tondelli:

Viki finì il manoscritto e volle seguire tutte le fasi di ideazione e di produzione del volume. Telefonava spesso per chiedere informazioni e viveva la nascita del libro come un parto. Diceva che la produzione materiale del libro era ciò che più gli era mancato dall’esperienza di Altri libertini. Era un vuoto che colmava volentieri con la nostra esperienza e che gli rendeva il progetto più stimolante. Fino all’ultimo fece modifiche, cambiò frasi e punteggiature. La scelta della copertina lo coinvolse fino al giorno prima della chiusura in tipografia53.

Questo per sottolineare l’attenzione che ha dato Tondelli a questo testo, più di quelli precedenti proprio perché lo sentiva suo, era molto personale per lui e ogni cosa doveva essere fatta così come l’aveva immaginata. Questo testo è unico nel percorso di Tondelli. Per la prima edizione sono state stampate solo ventiquattro copie destinate agli amici a cui erano dedicati i biglietti. Questa prima edizione non era in vendita ma lo stesso Tondelli, la notte di Natale del 1986, ha regalato ogni copia ad un suo amico. Poi in una seconda edizione sono state stampate molte più copie; questa volta autografate dall’autore ma con solo le iniziali degli amici per mantenere più intimità rispetto alla prima edizione. Dopo questa edizione, il volume non viene più stampato da Baskerville ma anni dopo, nel 1997, Panzeri lo pubblica da Bompiani nello stile della seconda edizione.

53 MARINELLI 1992, pp. 80-83.

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