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Il tessuto sociale

3.1. Il Contesto territoriale

3.1.3 Il tessuto sociale

Il tessuto sociale di questo territorio è alquanto vivace e variegato. Esiste infatti una parte considerevole dell'associazionismo e della società civile in generale, che da molti anni opera nel casertano, e non solo. Questa rete offre importanti servizi ed affronta questioni che non trovano la necessaria attenzione nelle istituzioni e negli organi competenti.

Queste realtà operano con diversi soggetti ed in diversi contesti territoriali. Pensiamo ad esempio alla presenza dei padri Comboniani23 a Castelvolturno, che operano sul litorale Domizio da più di quindici anni, con l'obiettivo principale sia di tutelare e promuovere i diritti degli immigrati sia di accoglierli. In particolare poi questi missionari sono dediti a diverse attività rivolte agli immigrati, dalla distribuzione dei vestiti e di genere alimentari, all'accoglienza di donne che sono state vittime di tratta o che hanno delle difficoltà in generale. A proposito dell'accoglienza rivolta alle donne, è stata aperta, accanto alla comunità Comboniana, una casa d'accoglienza per donne, che vede ospitate al suo interno soprattutto donne che hanno lasciato la prostituzione.

Da circa dieci anni l'attività dei Comboniani è affiancata da quella dell'Associazione Black and White24, anch'essa impegnata nel lavoro con gli immigrati. Una delle attività più importanti, proprio perché risponde a delle esigenze puntuali di una parte degli abitanti del territorio, è il progetto la Casa del Bambino, che nasce nel giugno del 2004, offrendo la possibilità alle famiglie (immigrate e non solo) in cui i tutti componenti lavorano, di lasciare i loro figli presso questa struttura che li accoglie dal lunedì al venerdì, per otto ore al giorno. Le attività, che vanno da quelle ricreative, al momento del gioco e ad un servizio di mensa, che si svolgono in questa struttura, sono gestite in gran parte da giovani volontari, anche perché l'associazione in generale, come è stato riportato da uno dei testimoni nel corso dell'indagine, non riceve nessun tipo di finanziamento pubblico e non hanno alcun tipo di contatto con le istituzioni e gli enti locali. L'unica importante relazione che sono riusciti a costruire nel corso degli anni è quella con

23 www.comboniani.org

le scuole, con le quali collaborano ed organizzano incontri al loro interno. Questo rapporto privilegiato con il mondo scolastico è dato soprattutto dal fatto che nelle scuole di Castelvolturno e della provincia in generale, la presenza di alunni immigrati è assai consistente. “Non abbiamo

molti contatti e molta cooperazione con le istituzioni. Noi poi ci occupiamo soprattutto di scuole e lì riusciamo ad entrare, ad organizzare eventi e simili, quindi il contatto con le scuole lo abbiamo ed un rapporto aperto e costante. Questo diciamo è il nostro unico contatto con le istituzioni” (Fulvio Tortora, Associazione Black & White).

Inoltre poi questa associazione ed i Comboniani, organizzano insieme diversi eventi ed attività nel territorio. “L'obiettivo principale è quello di mettere veramente in contatto le persone tra di

loro nel territorio, per conoscersi e per favorire l'integrazione. Ad esempio organizzando partite di calcetto, o allestendo visioni pubbliche delle partite, come abbiamo fatto per i mondiali, con il maxi schermo. Anche perché il castellano non ha occasioni di incontro e di contatto con gli immigrati, vivono nello stesso territorio ma non si conoscono. È come se fossero due fratelli siamesi con le stesse gambe le stesse braccia, la stessa colonna vertebrale, ma con due teste diverse” (Fulvio Tortora, Associazione Black & White). Queste ultime parole ben descrivono la

situazione sociale ed in parte anche culturale, che si incontra lungo il litorale Domizio e soprattutto a Castelvolturno. Ovvero, la condizione socio-economica della popolazione che vive in questo territorio, siano essi italiani o stranieri, è simile, i problemi sono condivisi, ma non esiste un reale contatto ed interazione quotidiana tra queste due componenti della popolazione anche se prevale uno spirito di accoglienza.

Un'altra importante realtà che lavora da anni nel territorio ed in particolare a Caserta e nei suoi dintorni, è quella del centro sociale Ex Canapificio25. Questo centro nasce nel 1995 e negli anni ha praticato una costante azione sociale in diversi ambiti. Istituendo sportelli di informazione ed assistenza legale e sindacale gratuiti, rivolti a tutti, italiani e stranieri; conducendo campagne di informazione e sensibilizzazione sul diritto d'asilo e contro il razzismo e le discriminazioni; costruendo reti associative di intervento sociale, volte alla difesa ambientale del territorio; creando attività e momenti ludico-ricreativi, soprattutto con quei bambini ed adolescenti che vivono la marginalità e le difficoltà dei quartieri popolari; promuovendo iniziative culturali ed artistiche indipendenti. In particolare l'Ex Canapificio si distingue per le numerose attività che da anni svolge con e per gli immigrati. Infatti, oltre al già citato sportello di consulenza legale e sindacale, la cui attività è riconosciuta dalle istituzioni, vengono svolte delle vere e proprie attività di mediazione, non solo con gli uffici della pubblica amministrazione (questura, prefettura, Asl, comuni, scuole, ecc.), ma anche con la Commissione Territoriale di Caserta per il

25 www.csaexcanapificio.it

riconoscimento dello status di rifugiato, monitorando costantemente lo stato dei richiedenti asilo presenti in tutta la regione. Queste quotidiana attività con gli immigrati ha dato forte credibilità al centro sociale, non solo da parte dei beneficiari, ovvero gli immigrati, ma anche da parte delle istituzioni locali. Infatti l'Ex Canapificio rappresenta uno degli interlocutori della provincia di Caserta rispetto alla mobilità ed alle esigenze dei richiedenti asilo e dei destinatari della protezione umanitaria.

Le realtà sopra descritte negli ultimi tempi hanno lavorato insieme, e forti del sostegno e dell'appoggio che sono riusciti a creare in questi anni, tramite le loro attività ed il loro impegno, hanno organizzato insieme ad altre associazioni, per la prima volta tra i braccianti agricoli immigrati, lo sciopero del lavoro nero, o lo sciopero dei “califfò ground”26. Questo sciopero, tenutosi l'8 ottobre del 2010, ha visto coinvolte ben quattordici rotonde27, tra Napoli e Caserta, dove ogni mattina all'alba i lavoratori immigrati hanno la possibilità di trovare lavoro a giornata, tramite la mediazione di un caporale, nelle campagne circostanti. La manifestazione ha consistito nel blocco delle quattordici rotonde, nel corso del quale gli immigrati insieme alle associazioni locali, hanno manifestato con lo slogan “oggi non lavoro per meno di 50 euro”, a significare che la paga giornaliera che ad oggi ricevono non è sufficiente, è al di sotto dei minimi salariali.

Il tessuto sociale nel casertano vede anche una crescente e significativa presenza di associazioni gestite solo da immigrati. Ad esempio i nostri interlocutori ci hanno raccontato di un'organizzazione di donne ucraine, che lavora con le donne provenienti dall'Europa dell'Est in generale. “L'obiettivo di queste donne è quello di creare una rete di sostegno, tra connazionali e

non, per la ricerca di un lavoro o di un'abitazione, o su come inviare i pacchi o i soldi a casa”

(Jean René Bilongo, Responsabile del Coordinamento Immigrati Cgil di Caserta).

Alcune organizzazioni costituite da immigrati, invece, si basano su caratteri di natura religiosa, come ad esempio le diverse associazioni di maghrebini e soprattutto di marocchini, dove la componente musulmana diviene una sorta di filo conduttore e molto spesso l'unico punto di contatto. Invece, altre organizzazioni presenti nel casertano si costituiscono in base alla città o al villaggio di provenienza. Nessuna di queste associazioni ha però mai intrapreso un percorso di rivendicazione e vertenziale rispetto a determinate questioni e diritti.

In questo panorama, dove solo la società civile si fa carico di disagi e delle richieste della popolazione locale tutta, anche il sindacato sembra aver dimenticato la sua missione ed il suo

26 Come è stato indicato da uno dei testimoni, con questo nome i lavoratori immigrati chiamano i caporali. L'espressione califfò, riferiscono che si presa dalla Libia e significa padrone. Quindi il “califfò ground” è il padrone della terreno, ovvero della rotonda dove tutte le mattine all'alba i lavoratori si recano per cercare lavoro a giornata. 27 Le rotonde coinvolte nello sciopero sono state, Licola, Pianura, Quarto, Casal di Principe, Castelvolturno, Villa

ruolo. Negli ultimi anni infatti, anche secondo quanto rilasciato dagli stessi esponenti di uno dei sindacati confederali, la Cgil, le strutture sindacali non sono affatto intervenute ad affrontare la grande piaga del lavoro nero, che come è stato osservato è molto diffuso nel territorio. Solo ultimamente, soprattutto in seguito alla rivolta di Rosarno del gennaio 2010, hanno iniziato a pensare a delle prime forme d intervento, come ad esempio entrare in contatto con i lavoratori, in modo particolare con coloro che si muovono ai margini del sistema economico, per fargli conoscere i servizi che offre il sindacato, e quali sono i diritti e le tutele di cui possono beneficiare in quanto lavoratori. A tal proposito la Flai Cgil ha ideato il cosiddetto “sindacato di strada”, che consiste in gruppi d sindacalisti e si muovono nella provincia cercando i lavoratori, recandosi ad esempio nei luoghi dove viene reclutata la manodopera, ovvero all'alba nelle rotonde dei paesi. “Siccome è difficile andare nei luoghi di lavoro, e allo stesso tempo non esistono

dei luoghi di riferimento per i lavoratori, abbiamo pensato di andare noi ad incontrare

direttamente i lavoratori, siano essi italiani o stranieri” (Jean René Bilongo, Responsabile del

Coordinamento Immigrati Cgil di Caserta). Come verrà osservato più avanti, questo sistema di

reclutamento del lavoro, non riguarda solo l'agricoltura, ma è presente anche nel settore delle costruzioni, all'interno dei cantieri. Allo stesso tempo infatti anche la Fillea ha intrapreso altri percorsi per entrare in contatto con i lavoratori, in modo particolare con coloro che provengono da altri paesi. Come ha raccontato il Segretario Generale della Fillea di Caserta, i sindacalisti hanno creato dei momenti di incontro con i lavoratori, andando direttamente nei luoghi dove questi vivono. Gli immigrati raccontano le loro condizioni di lavoro ed i loro problemi, i sindacalisti danno delle indicazioni generali, invitando a rivolgersi ai servizi del sindacato preposti alla tutela del lavoratore. “Almeno due domeniche al mese facciamo degli incontri con i

lavoratori immigrati che vivono tra Castelvolturno, Villa Literno e Pescopagano. In questi incontri ci sono almeno 400 lavoratori ed ognuno racconta delle proprie esperienze nei luoghi di lavoro. Sono soprattutto impiegati in agricoltura ed edilizia, quindi anche per questo accade che sono solo queste due categorie - Fillea e Flai - ad occuparsi di queste tematiche legate agli immigrati” (Mario Martucci, Segretario Generale della Fillea di Caserta).