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Le caratteristiche del fenomeno migratorio. Descrizione storica

Sin dagli anni Ottanta gli immigrati che giungevano in queste terre, nella cui maggioranza dei casi si trattava di uomini molto giovani e che venivano soli, senza le famiglie, trovavano subito impiego nei campi, in particolare nella raccolta dei pomodori. “Gli immigrati qui ci sono da

tempo ed il principale motivo d’attrazione è stato il famoso oro rosso, ovvero la raccolta del pomodoro” (Fulvio Tortora, Associazione Black & White). La maggior parte di loro è concentrata

nella zona tra Villa Literno e Castelvolturno, famosa in passato per la coltivazione del pomodoro. Il lavoro in agricoltura ha coinvolto soprattutto coloro che provengono dall'Africa, richiedendo loro una presenza stagionale e non continua nel territorio. Mentre, coloro che provengono dall'Europa dell'Est trovano lavoro più che altro nel settore delle costruzioni, come operai edili e le donne di queste comunità invece, specialmente le ucraine, vengono impiegate principalmente nel lavoro domestico e di cura, mentre alcune vengono impiegate in agricoltura, in mansioni più leggere, nella fase di trasformazione e lavorazione dei prodotti agricoli. Nel corso degli anni gli scenari sono in parte cambiati, infatti, in seguito alle nuove disposizioni delle politiche agricole comunitarie ed ai nuovi assetti del mercato locale, molti degli immigrati hanno dovuto rivolgersi ad altri comparti produttivi per la ricerca di un lavoro, poiché l'attività nei campi non garantiva più l'occupazione a tutti. Quindi, in gran parte sono stati assorbiti nei cantieri edili, mentre un'altra parte ha aperto delle attività commerciali in proprio. Inoltre molti dopo essere divenuti stanziali, hanno avviato le pratiche per il ricongiungimento familiare. “Se si sono stabilizzati

allora fanno venire qui la moglie ed i figli e molto spesso fanno altri figli qui” (Jean René Bilongo, Responsabile del Coordinamento Immigrati Cgil di Caserta). Considerando il lavoro autonomo,

alcune comunità sembrano avere una maggiore attitudine rispetto ad altre nel intraprendere un'attività commerciale. Un esempio interessante viene offerto dalla comunità nigeriana che vive da più di vent'anni lungo il litorale Domizio ed in particolare nel comune di Castelvolturno, dove infatti risulta essere la prima comunità straniera residente (741 unità). Qui i nigeriani nel corso degli anni hanno aperto diverse attività commerciali, come negozi di alimentari, negozi di artigianato nigeriano e non solo, parrucchieri e ristoranti, quest'ultimi gestiti soprattutto da donne. Inoltre alcune tra le donne di questa comunità sono impiegate presso le famiglie locali nel lavoro domestico o di cura. “Lavorano soprattutto nel commercio, dagli alimentari, al

parrucchiere, alla sartoria. Poi alcuni uomini lavorano anche nei campi ma sono molto pochi. Mentre sono numerose le donne che lavorano come cuoche nei ristoranti, oppure hanno dei loro ristoranti dentro casa. Le più fortunate poi lavorano come badanti presso le famiglie” (Fulvio Tortora, Associazione Black & White). I nigeriani si distinguono anche per il fatto che

generalmente gli uomini e le donne arrivano insieme, poi fanno venire i figli o molto spesso nascono qui. Mentre dall'altra parte della statale Domiziana vive un'altra storica ed importante comunità del territorio, i ghanesi, che infatti risultano essere al quarto posto tra le nazionalità nel comune di Castelvolturno. Coloro che provengono dal Ghana presentano condizioni socio-lavorative quasi opposte a quelle dei nigeriani. Infatti sono in prevalenza uomini, con un'età compresa tra i 20 ed i 30 anni, la componente femminile è molto esigua. Inoltre il settore del mercato del lavoro dove risultano maggiormente impiegati è quello dell'agricoltura, ovvero delle attività di raccolta stagionale dei pomodori o delle pesche.

In questo panorama così variegato anche da un punto di vista della presenza degli immigrati, sembra esserci un clima di diffusa accoglienza nei confronti di coloro che provengono da altri paesi e che da molti anni oramai vivono nel territorio. Questa convivenza, oramai consolidata, sempre stando alle testimonianze raccolte nel corso dell'indagine, è dovuta – come è stato detto - al fatto che in questa provincia le condizioni di vita e di lavoro sono difficili e precarie per tutti e quindi italiani e stranieri condividono le stesse problematiche e situazioni e questo crea sicuramente uno spirito di vicinanza e di empatia. “Qui gli immigrati non sono ai stati percepiti

troppo male. l’atteggiamento generale verso gli immigrati non è di rottura e di opposizione,

affatto. Qui gli immigrati hanno gli stessi problemi degli italiani, come il lavoro o l’affitto. Qui, da questo punto di vista, non potrebbe mai scoppiare una “Rosarno”. Qui sono tutti sulla stessa barca e tra l’altro, qui tutta la gente è sfiduciata, perché quello che manca agli immigrati, manca anche agli italiani.” (Raffaele Persico, Segretario Generale Silp Caserta). Inoltre gli immigrati

contribuiscono in modo considerevole al sostentamento del mercato locale, sia attraverso il pagamento dell'affitto di case, che per molti anni sono state abbandonate e che oggi senza la presenza degli immigrati sarebbero ancora sfitte, basti pensare a quelle abitazioni del già citato Villaggio Coppola, frazione di Castelvolturno, dove dopo il terremoto cominciarono a venire ad essere popolate da italiani e da stranieri, sia attraverso le loro spese e consumi dei servizi. “Qui

gli italiani affittano agli stranieri, quindi c'è un vantaggio economico per gli italiani stessi. Inoltre lo stesso fenomeno di arricchimento si verifica rispetto alle attività commerciali, ci sono infatti negozi di italiani che devono la loro piccola fortuna proprio alla presenza degli stranieri, poiché hanno in massima parte clienti africani. Quindi per questi motivi mi sembra strano che gli italiani di qui vogliono che gli immigrati se ne vadano via” (Fulvio Tortora, Associazione Black & White). In questo sistema la classe dirigente, soprattutto negli ultimi anni, ha svolto un ruolo

destabilizzante cercando di creare e alimentare proprio quella tensione e quello scontro sociale, che non caratterizza affatto il territorio, tra la popolazione locale e gli immigrati. Questo clima di “guerra tra poveri”, che ha individuato nell'immigrato il capro espiatorio di tutti i disagi

socio-lavorativi che affliggono la provincia di Caserta, è stato alimentato non solo dai politici locali, che su questa retorica hanno strutturato tutte le loro ultime campagne elettorali28, ma anche da quelli nazionali, che hanno individuato nel cosiddetto “Modello Caserta”, di cui si tratterà nei prossimi capitoli, l'unico strumento per risolvere le problematiche di questo territorio, sempre in un'ottica di repressione e d'inasprimento del rapporto e della percezione nei confronti degli stranieri presenti nel territorio. “Io non credo che qui la gente sia razzista o che esista una

mentalità razzista, affatto. Credo invece che la politica abbia fatto un gioco sporco, usando gli immigrati come capri espiatori e proprio su questa tema ha fatto leva e ha vinto le ultime elezioni. Quindi è stata la retorica dei politici a rendere piano piano i cittadini razzisti, ma prima non lo erano” (Fulvio Tortora, Associazione Black & White).

3.2.1 Caratteristiche della popolazione immigrata

L'immigrazione in questo territorio ha una storia ormai consolidata, difatti le prime presenze di immigrati nel territorio risalgono ad oltre venticinque anni fa, a partire dalla prima metà degli anni Ottanta. I primi arrivati provenivano soprattutto dal Nord Africa, in modo particolare dal Marocco e dalla Tunisia. Poi anche qui, come nel resto del paese, dopo la metà degli anni Novanta, fino ad oggi, la maggior parte degli immigrati ha cominciato a venire dai paesi dell'Europa dell'Est (Romania, Ucraina, Polonia, ecc.) e dai paesi dell'Africa sub sahariana (Nigeria, Ghana, Senegal, Camerun, ecc.). Stando poi ai dati dell'Istat relativi agli stranieri residenti, questi, al 1° gennaio 2010 ammontano a 28.889 unità, e le femmine prevalgono su i maschi (15.387 unità le prime e 13.502 unità i secondi). Mentre le comunità più numerose provengono prevalentemente dall'Europa dell'Est, nell'ordine dall'Ucraina (6.489 unità), dalla Romania (4.880 unità), dall'Albania (2.613 unità) e dalla Polonia (2.584 unità). A seguire ci sono le comunità che provengono sia dai paesi dall'Africa del Nord, che dai paesi dell'Africa sub sahariana, come il Marocco (2.573 unità), l'Algeria (999 unità), la Tunisia (889 unità) la Nigeria (1.157 unità) ed il Senegal (694 unità).

Tab. 3.1 Prime dieci nazionalità residenti nella provincia di Reggio Calabria. 1° gennaio 2010.

Nazionalità Maschi Femmine Totale

Ucraina 1.604 4.885 6.489 Romania 2.320 2.540 4.860 Albania 1.738 875 2.613 Polonia 760 1.824 2.584 Marocco 1.808 765 2.573 Nigeria 399 758 1.157 Algeria 854 145 999 Tunisia 669 220 889 Senegal 622 72 694

Repubblica Popolare Cinese 354 339 693

Fonte: Istat

Ad oggi gli insediamenti più significativi di immigrati nel territorio sono diversi. Senza dubbio il comune di Castelvolturno, con i suoi 2.521 residenti stranieri – quindi senza considerare coloro che non hanno un permesso di soggiorno - rappresenta una delle aree di insediamento principale delle comunità straniere, e costituisce il secondo comune nella provincia, dopo il capoluogo stesso (Caserta con 2.997 unità), con il più alto numero di immigrati. Al terzo posto c'è il comune di Aversa, che registra 1.939 stranieri residenti, mentre a seguire, per presenza di stranieri residenti, ci sono altri comuni della stessa area, tra il casertano e l'aversano, come Marcianise (751 unità), Capua (749 unità) e Villa Literno (743 unità). In tutte e tre questi comuni la maggior parte degli immigrati proviene dai paesi dell'Europa dell'Est, quali Romania, Ucraina e Polonia. Oltre a questi grandi insediamenti di comunità straniere, che si estendono dalla città di Caserta verso sud-est, verso il litorale Domizio, sparse nel territorio della provincia ci sono altre realtà di immigrati. Nel corso delle interviste più volte si fa riferimento alla crescente presenza di immigrati nella zona di Casal di Principe. “Anche a Casal di Principe c’è

un’importante comunità, tenendo conto che ci sono 30.000 abitanti e gli immigrati sono circa 2.000, anche se di queste comunità non se ne parla molto, rappresenta il 10% circa della popolazione totale” (Jean René Bilongo, Responsabile del Coordinamento Immigrati di Caserta).

Così come si è accennato alla consistente e consolidata comunità marocchina presente nel comune di San Marcellino. Qui infatti i nord africani rappresentano un terzo della popolazione immigrata residente (i marocchini residenti ammontano a 188 unità, su un totale di stranieri residenti nel comune pari a 608 unità). “Secondo me il maggiore concentramento di stranieri si

prevalgono di gran lunga i magrebini ed infatti sembra che qui gli italiani sono i veri turisti” (Jean René Bilongo, Responsabile del Coordinamento Immigrati di Caserta) ed inoltre, stando ad

alcune testimonianze e a recenti episodi di cronaca29, sembra che negli ultimi anni la loro presenza non risulti molto più gradita alla popolazione locale.