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Le caratteristiche del lavoro edile nel territorio

Anche il settore delle costruzioni ha da sempre avuto un ruolo trainante per il sistema produttivo della provincia, sia per quanto riguarda l'edilizia pubblica, attraverso le grandi opere, come le vie di comunicazione stradali e su rotaia, che rispetto all'edilizia privata. Ad oggi però il settore è completamente in crisi. “L’edilizia pubblica, così come quella privata sono del tutto in

crisi. L’unica cosa che ancora si costruisce sono le abitazioni private, ma tra poco neanche più quelle, perché il mercato si è fermato anche sulla vendita degli immobili” (Mario Martucci, Segretario Generale Fillea di Caserta). Queste osservazioni spiegano una situazione grave che

ha quasi paralizzato il settore. Basti pensare anche al fatto che le grandi opere pubbliche sono ferme da molto tempo, i cantieri hanno chiuso, sia per via della crisi economico-finanziaria, sia perché, sempre a quanto riportato nel corso delle interviste, in seguito a delle indagini, è emerso che alcune delle ditte che realizzavano delle opere pubbliche erano colluse con la camorra. Sono stati riportati alcuni esempi, tra i quali ricordiamo le vicende legate alla costruzione del policlinico di Caserta, i cui lavori sono stati interrotti nel 2009, perché la ditta appaltatrice ricevette un provvedimento antimafia dalla Prefettura di Napoli31, e ad oggi sono ancora fermi. Così come tutta la vicenda legata alla costruzione dell'interporto, che sarebbe dovuto essere il più grande interporto dell'Europa del Sud. Questa struttura ad oggi non è ancora stata realizzata, ma è avvenuta solo una grande speculazione edilizia, che ha visto coinvolti diversi enti locali tra cui la regione Campania, la provincia di Caserta ed i comuni di Maddaloni e Marcianise, dove sarebbe dovuto sorgere l'interporto.32 “Poi c’era l’opera del grande

interporto, il più grande interporto di tutta Europa, che doveva dare grande sviluppo alla provincia, anche in termini occupazionali, non si è mai attivato. Una parte ad oggi è divenuta un centro commerciale, tra l’altro in seguito all’esproprio e all’occupazione di molti ettari di terreno” (Mario Martucci, Segretario Generale Fillea di Caserta).

Uno dei motivi che hanno contribuito all'attuale grande crisi del settore è stata senza dubbio l'assenza totale di una politica rivolta agli investimenti, sia in termini finanziari che in termini di formazione e valorizzazione dei profili professionali. Responsabili di questo scenario desolante non sono stati soltanto gli esponenti della classe dirigente, ma anche gli imprenditori agricoli ed i rappresentanti sindacali.

Unitamente a questo bisogna considerare anche le precarie condizioni di lavoro di chi opera in questo settore, che ovviamente sono la prima diretta conseguenza sia dell'assenza di

31 http://www.julienews.it/notizia/politica/porfidia-noi-sud-presentata-interrogazione-parlamentare-su-lavori-policlinico-di-caserta/59756_politica_0_1.html

investimenti sia dell'imponente sistema di corruzione e speculazione che caratterizza quest'ambito. Infatti, lavorare in nero, senza alcun contratto, è una condizione costante che accomuna tutti i lavoratori edili, siano essi italiani o stranieri. “Se io vado in un cantiere, appena

entro se ci sono 10 operai, ne scappano 9, perché non sono in regola. Poi, quando si accorgono che sono un sindacalista e non un ispettore del lavoro, allora vengono da me e mi raccontano la loro condizione. Questo avviene appunto sia tra gli italiani che tra gli stranieri e dobbiamo sfatare il mito per cui sono solo gli immigrati ad essere sfruttati per via del permesso di soggiorno e simili, lo sfruttamento qui riguarda e coinvolge tutti” (Mario Martucci, Segretario Generale Fillea di Caserta). Queste condizioni lavorative estremamente precarie, come viene raccontato nel corso

delle interviste, caratterizzano il settore soprattutto nel corso degli ultimi sei, sette anni. Difatti prima l'edilizia era un ambito molto competitivo e di primo piano in tutta la provincia, e la maggior parte dei lavoratori veniva assunta con un regolare contratto. “Prima l’80% del lavoro

era regolare e quel 20% riguardava gli immigrati, che prima di regolarizzarsi con il permesso di soggiorno dovevano fare 8/10 mesi di lavoro in nero, per poi però venir regolarizzati una volta che avevano il permesso” (Mario Martucci, Segretario Generale Fillea di Caserta). La precarietà di

questo settore si ripercuote ovviamente anche rispetto alle condizioni di sicurezza, difatti gli incidenti sul lavoro, come riportano gli intervistati, sono assai frequenti e coinvolgono in egual misura italiani e stranieri. Allo stesso tempo poi, siccome la maggior parte degli operai edili presenti in questa provincia non hanno un contratto, nel momento in cui sono vittime di un incidente non possono neanche percepire le indennità previste dall'INAIL, non potendo quindi godere dei loro diritti fondamentali. Inoltre, la grande diffusione del sistema dei subappalti, fa sì che diventi molto difficile verificare se vengano rispettate o meno le norme e le condizioni di sicurezza nei luoghi di lavoro. “Basti pensare che una settimana fa c’è stato un incidente mortale

in uno dei nostri cantieri. In un’azienda italiana, ADSM, un’azienda chimica. Dove tra l’altro sono stati anche arrestati gli ispettori perché erano collusi con il resto dell’azienda, avevano ricevuto del denaro in cambio. Sono morti tre lavoratori italiani che dovevano lavorare con una cisterna di azoto e che non sono stati forniti delle attrezzature e delle nozioni adeguate per poter fare questo tipo di lavoro. Erano lì di sabato, per 30 euro al giorno e quella è la paga media per un operaio edile che lavora in provincia e questo è per chi lavora in modo regolare, mentre per chi lavora senza contratto, la paga media giornaliera è pari a 15/18 euro al giorno e questo vale per tutti” (Mario Martucci, Segretario Generale Fillea di Caserta).

Quindi questo settore, per lungo tempo motore trainante dell'economia locale, ad oggi sconta molte mancanze e difficoltà, frutto di politiche sbagliate o assenti degli anni precedenti. I cantieri chiudono, non viene intrapreso alcun tipo di investimento, le condizioni lavorative sono

precarie e difficili, e per i gruppi di lavoratori più deboli, come gli immigrati, alcuni testimoni hanno descritto situazioni di para schiavitù, nelle quali questi lavoratori sono continuamente ricattati. A questo si aggiunga il fatto che le ispezioni ed il monitoraggio da parte dell'Ispettorato del Lavoro e dei sindacati non sono molto frequenti e manca la volontà di modificare effettivamente i meccanismi esistenti. Infine non va dimenticato il ruolo determinante della camorra, che controlla la maggior parte dei cantieri presenti nella provincia, soprattutto grazie al sistema degli appalti e dei subappalti. Nel corso delle interviste è stato riportato un esempio emblematico del controllo che la camorra esercita nel settore, che è offerto dal comune di Casal di Principe, all'interno del quale sono registrate 2.000 imprese edili, un numero significativo se si considerano le dimensioni di questo comune33. “Sicuramente a

Casal di Principe c’è una forte tradizione edile, ma allo stesso tempo, come tutti sanno, essendo la patria dei Casalesi, la quasi totalità di queste imprese è gestita proprio da loro” (Mario Martucci, Segretario Generale Fillea di Caserta).

3.4.1 Gli immigrati nel settore delle costruzioni e le loro condizioni

In questa provincia l'ambito delle costruzioni rappresenta probabilmente il primo settore che fornisce occupazione alla manodopera immigrata. I due comuni del casertano dove si concentra maggiormente questa manodopera sono quello di Castelvolturno e quello di Villa Literno. “Tra

questi due comuni ci abitano circa 7.000/8.000 immigrati. Questi lavoratori ogni mattina all’alba si recano nelle rotonde,in circa 400/500 per cercare lavoro e vengono scelti in base alla stazza fisica per lavorare nei cantieri, dalle 5 di mattina alle 8 di sera. Questo fenomeno però si verifica stagionalmente e non per tutto l’anno. Durante la stagione del pomodoro infatti vanno nel foggiano a lavorare. Poi una volta finita la stagione lì, ritornano qui per lavorare nei cantieri” (Mario Martucci, Segretario Generale Fillea di Caserta). Questi lavoratori quindi non hanno

nessun tipo di contratto, a prescindere da loro titolo di soggiorno, difatti basta pensare che molti provengono anche da paesi comunitari, come la Romania e la Polonia. Questi dati dimostrano ulteriormente quanto sia diffuso il lavoro nero nel settore. Inoltre anche qui, come in agricoltura, le imprese edili, piccole e grandi, preferiscono utilizzare il lavoro a giornata, proprio perché è più economico ed è più facile risparmiare sulla manodopera. Inoltre non va dimenticato che l'attuale crisi ha fatto passare molti di questi lavoratori da una situazione di regolarità contrattuale, ad una condizione di irregolarità contrattuale.

Dalle testimonianze è emerso come anche in questo settore sia molto presente il fenomeno del caporalato, che regola appunto tutta la fase del reclutamento. Gli immigrati per poter accedere a

questo settore, si devono recare ogni mattina all'alba nelle rotonde dei paesi e lì, per 10/20 euro al giorno, vengono assunti, per lavorare 10/12 ore al giorno. Questo meccanismo di inserimento nel mercato delle costruzioni attraverso la mediazione del caporale, riguarda però solo i lavoratori stranieri, mentre di contro il caporale è quasi sempre italiano, anche se sono stati individuati contesti dove anche il caporale era immigrato. Inoltre si segnalano altre forme di irregolarità contrattuale che coinvolgono soprattutto i lavoratori italiani. È stato infatti raccontato che il lavoratore stipula un contratto con l'imprenditore edile, sul quale viene indicata una determinata cifra rispetto al salario che il lavoratore percepirà. In realtà però quest'ultimo, il lavoratore, riceverà uno stipendio assai inferiore rispetto a quello indicato nel contratto, si tratta delle cosiddette sovra dichiarazioni. In questo modo però il singolo lavoratore, oltre ad avere un impiego, si garantisce l'indennità per la disoccupazione, che per poterne usufruire è necessario svolgere un certo numero di giornate di lavoro in un anno. Questa situazione si può paragonare in parte a quei casi di lavoratori che possiedono un contratto part-time, ma che lavorano effettivamente tutto il giorno, tutti i giorni.

Infine, qualcuno degli intervistati ha affermato che la criminalità organizzata controlla il mercato del lavoro anche nella fase di reclutamento della manodopera, soprattutto nel caso degli immigrati. Infatti accade che le organizzazioni criminali individuano alcuni tra gli immigrati che vengono istruiti per divenire dei caporali e reclutare la manodopera ed in questo modo il caporale diviene un punto di contatto fondamentale con molti lavoratori immigrati e con determinate comunità.