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Il fenomeno dei ritardi nei pagamenti della Pubblica Amministrazione, cambia nel momento in cui si parla di amministrazione centrale e amministrazioni locali, soprattutto per il diverso grado di autonomia finanziaria e dalle politiche di bilancio.

Per quanto riguarda le amministrazioni locali, bisogna tener presente il rispetto dei vincoli dettati dal Patto di Stabilità Interno (d'ora in avanti PSI), il quale è stato visto come una delle cause principali del fenomeno dei pagamenti tardivi.

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Il PSI è entrato in vigore grazie alla costituzione della Comunità Economica Europea, la quali cambiò le politiche economiche degli Stati membri, e più precisamente nel 1999 con l'emanazione del Trattato di Maastricht.

Inoltre, con la nascita della CEE, per la prima volta dopo anni, il tema della spesa pubblica è diventato quasi ordine del giorno, data l'abitudine di molti Paesi, tra cui l'Italia, di presentare un disavanzo all'interno dei conti pubblici.

Difatti lo stesso dott. Villani nel suo libro, ha affermato come: «la spesa pubblica sia tornata di interesse europeo e il Trattato di Maastricht abbia cominciato a prevedere sanzioni per il disavanzo eccessivo del settore pubblico e abbia posto dei vincoli all'indebitamento della Pubblica amministrazione e alla dimensione dello stock di debito rispetto al P.I.L.».107

Questi vincoli espressi dal Trattato trovano la loro ragione d'essere all'interno dei cd. Patti di Stabilità (art. 104 e art. 109). L'articolo 104, stabilisce che per non incorrere in una situazione di disavanzo eccessivo, lo Stato deve soddisfare due obiettivi:

- disavanzo/PIL non superiore al 3%;

- debito pubblico/PIL non superiore al 60%.

Tali obiettivi, appena menzionati, diventano ancora più rigidi a causa delle norme che compongono il Patto di Stabilità. Suddetto accordo, ha provocato negli anni un ritardo dei pagamenti delle pubbliche amministrazioni.

Le pubbliche amministrazioni, dovrebbero dare il buon esempio sul pagamento puntuale delle prestazioni, per poter anche così diminuire la "macchina" della burocrazia. Con l'introduzione del PSI, le amministrazioni pubbliche, oltre a dover rispettare i termini di pagamento, devono rispettare anche i vincoli dettati dal suddetto patto.

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Le PA come cause dei pagamenti tardivi hanno più volte individuato: "le difficoltà finanziarie dovute al gravoso contributo imposto per il risanamento dei conti pubblici, e le regole di razionalizzazione e contenimento delle spesa pubblica annualmente previste dal Patto di Stabilità Interno".108

«Il Patto di stabilità interno rappresenta lo strumento principale con il quale l'autorità centrale mira a coordinare la gestione delle autonomie locali, nell'ottica del raggiungimento degli obiettivi di finanza pubblica sanciti dal Trattato di Maastricht e dal Patto europeo di stabilità e crescita»109.

Questo patto però, non rimane invariato, anzi cambia ogni anno, introducendo dei correttivi, che impongono un più veloce rispetto dei vincoli suddetti.

Per questo motivo, i vincoli del PSI fanno si che, le amministrazioni pubbliche pur di rispettarli, non pagano i loro fornitori, provocando così il fenomeno dei ritardi nei pagamenti.

Detto ciò se gli amministratori locali non hanno la piena autonomia di programmazione della spesa (anche di competenza si cassa), "in quanto il patto di stabilità interno chiede loro di esporre costanti margini di avanzo, senza sapere se e quando ne sarà consentito l'uso, non è più accettabile la pretesa di imputare loro una incapacità di controllo degli equilibri di bilancio"110.

Di parere contrario è il dott. Villani che, attraverso uno studio, ha provato a trovare una correlazione tra PSI e Late Payments.

Secondo il dottore non esisterebbe nessun collegamento di causa ed effetto tra la politica del patto di stabilità interno e il fenomeno dei ritardi nei pagamenti da parte delle pubbliche amministrazioni.

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Villani, 2009, pag.136 109 Villani, 2009, pag.136 110 Degni, Ferro, 2012, pag.48

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La disciplina del PSI, non produrrebbe effetti diretti sulla formazione dei residui passivi e quindi sui ritardi di pagamento.

Con tale situazione Villani conclude nel ribadire che: "negli anni i cui i vincoli imposti sono risultati essere più stringenti, il comportamento degli enti non è significativamente variato né i risultati ottenuti hanno mostrato un cambiamento di rotta negativo. In linea generale e con qualche approssimazione potrebbe invece affermarsi che il cronico ritardo nei pagamenti degli enti locali sia dovuto a ragioni di convenienza, inefficienza e malcostume, poiché come risultato dell'analisi, il ritardo si concretizza in particolare per quei titoli e interventi in cui l'ente è maggiormente in grado di evitare gli impegni presi e si allargano le maglie e i tempi per il recupero coattivo del credito"111.

Un ulteriore analisi effettuata dall'Ance, porterebbe ad un risultato diverso da quello ottenuto da Villani. Infatti, già nella relazione annuale del 2013, l'associazione (e quindi le imprese), aveva individuato come causa principale del ritardo nei pagamenti, i vincoli del PSI. Difatti nella relazione si evince come 5 miliardi di euro a disposizione degli enti locali siano "bloccati" per rispettare i vincoli imposti dall'Unione Europea. Quindi secondo l'ANCE si dovrebbe "allentare" i vincoli imposti, in modo da consentire anche una programmazione degli investimenti degli stessi.

"Negli ultimi anni, il risultato concreto del Patto è stato il blocco dei pagamenti degli enti locali e l'accumulo di ingenti residui passivi in conto capitale e di giacenze di cassa nei bilanci degli enti."112

Tale opinione dell'associazione si ripete fino all'anno attuale 2015 (dove le somme bloccate ammonterebbero a 8 miliardi di euro), ossia definendo il PSI causa principale del ritardo nei pagamenti.

111 Villani, 2009, pp.142-143 112 Ance, 2013

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Il Patto di stabilità Interno quindi, viste le diverse opinioni, si è rivelato uno strumento inadeguato, in quanto si volle "scaricare" ai Comuni, e quindi agli enti locali, l'aggiustamento della finanza pubblica, che invece sarebbe di competenza dello Stato centrale.

Nel 2015, dopo le avanzate richieste dell'ANCE, si è previsto l'allentamento dell'85%, con nuovi criteri di calcolo e di armonizzazione contabile. Mentre nel 2016, si prevede il superamento del patto con l'introduzione della golden rule: ossia una linea guida di aggiustamento della finanza pubblica che permetterebbe allo Stato di indebitarsi solo per investimenti (durevoli nel tempo) e non per le spese corrente, dove queste ultime dovranno essere coperte solo con le entrate correnti.