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Valutazione quantitativa degli effetti dinamici

Dalle ipotesi assunte nel paragrafo precedente, non si è tenuto conto di un possibile caso che si potrebbe facilmente realizzare: il difficile accesso al credito. Infatti con l'avvenire della crisi economico-finanziaria del 2007, causata dalla bolla immobiliare dei cosiddetti mutui sub-prime, le imprese hanno dovuto affrontare una situazione economica difficile, caratterizzata dalla poca crescita e dalla difficoltà di reperire risorse necessarie per il normale svolgimento della loro attività economica.

La stessa Banca d'Italia chiarisce come: «In presenza di una debole congiuntura economica, la disponibilità di finanziamenti esterni può risultare un fattore determinante per la crescita e, talvolta, per la sopravvivenza delle imprese. Numerosi studi hanno mostrato come le difficoltà di accesso al credito siano correlate a diverse caratteristiche delle imprese, come la dimensione, il settore

0 500 1000 1500 2000 2500 3000

costo per le imprese con tempistiche PA italiana

costo per le imprese con le tempistiche UE

risparmio per le imprese dall'allineamento con le tempistiche UE M il io n i d i e u ro 2010 2011 2012 2013 2014

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di attività economica, le condizioni di bilancio, la configurazione dei rapporti bancari»151.

Questo lo si evince anche da un recente studio effettuato da Confartigianato nel febbraio 2014, nel quale si afferma come: «i ritardi dei pagamenti hanno avuto pesanti conseguenze sul 37% degli artigiani e delle piccole aziende. In assenza delle risorse dovute dalla Pa, il 10% dei piccoli imprenditori ha dovuto rinunciare ad effettuare investimenti per lo sviluppo dell'impresa, l'8% è stato costretto a ritardare a sua volta i pagamenti ai propri fornitori, il 7% ha dovuto chiedere un finanziamento bancario, un altro 7% ha ridotto le riserve di liquidità d'impresa, il 6% ha ritardato il pagamento di imposte e contributi e un altro 6% ha ritardato il pagamento dello stipendio ai dipendenti»152.

La stessa rappresentanza di categoria ha aggiunto come: « un quarto delle piccole imprese che nel 2013 hanno lavorato per la Pa ha subito restrizioni dalle banche proprio a causa dei ritardi di pagamento degli Enti pubblici. In particolare gli istituti di credito hanno richiesto maggiori garanzie oppure hanno imposto un aumento del costo delle commissioni bancarie»153.

Data questa situazione, le imprese che più hanno sofferto, sono state appunto, le piccole medie imprese aventi rapporti con la Pubblica Amministrazione (e non solo) che, affrontando per di più il comportamento anomalo (Credit Crunch) delle banche e gli altri istituti di credito, si sono ritrovate in situazioni di insolvenza.

Come spiegato da uno studio I-Com per CNDEC: « Il settore più interessato dalla crisi è stato quello finanziario direttamente danneggiato dalla crisi dei sub- prime, che ha causato un aumento del rischio di credito e una diminuzione della liquidità. È dunque facile intuire come i problemi di liquidità delle imprese

151

Banca d'Italia, 2012, pag.17 152 Confartigianato Cuneo, 2014 153 Confartigianato Cuneo, 2014

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dovute ai ritardati pagamenti della pubblica amministrazione abbiano aumentato le barriere nel reperimento delle risorse necessarie attraverso il mercato del credito»154.

Le condizioni del credito in questi ultimi anni sono state così restrittive, che i prestiti concessi alle imprese sono diminuiti drasticamente. Questo lo si evince dalla

Figura3.4.1

sottostante, nella quale si sono elaborati dati della Banca d'Italia sull'evoluzione del credito concesso alle imprese nel periodo 2007-2014. Si può osservare come i finanziamenti concessi alle imprese, da parte di banche e altri istituti di credito, siano mutati notevolmente durante la crisi economica. Infatti, se il credito alle imprese nel 2007 si aggirava intorno al 12,3%, solo nel primo anno di crisi economica è diminuito di quasi la metà (7,7%), fino a giungere nel 2013 ad un valore negativo (-5%).

Le imprese quindi in questi anni, hanno dovuto affrontare una situazione difficile, in quanto non avendo avuto la possibilità di un credito, non sono riuscite ad affrontare nuovi investimenti capaci di renderle più competitive nel mercato e utili per aumentare così i loro volumi produttivi.

Il mutamento della domanda del credito durante la crisi economico-finanziaria, ha provocato non solo un calo di investimenti, ma nella peggiore dei casi anche l'aumento dei fallimenti.

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Figura 3.4.1: Variazioni percentuali del credito concesso alle imprese da parte di Banche e Società Finanziarie

Fonte: Banca d'Italia, Relazioni annuali Nota: variazioni percentuali su 12 mesi

Il difficile accesso al credito, dovuto in parte anche dalla situazione economica mondiale, ha provocato in questi ultimi anni casi di fallimento.

Infatti per quelle imprese che operano con la Pubblica Amministrazione, si sono susseguiti molteplici casi di fallimenti, provocati non per una cattiva gestione dell'azienda, ma per una crisi di liquidità provocata dallo stesso ritardo.

"Se a questo si aggiunge l'allungamento dei tempi nelle transazioni commerciali, si capisce come le disponibilità delle aziende non solo si sono ridotte ma questa riduzione è diventata una delle cause determinanti del fallimento"155.

Ecco quindi come il ritardo dei pagamenti, genera non solo dei costi per le stesse imprese e per la collettività, ma incide anche sulla dinamica dei fallimenti delle imprese creditrici, le quali non potendo affrontare la crisi di liquidità sono costrette al fallimento.

Lo stesso Giuseppe Bortolussi, segretario della CGIA nell'anno 2013 spiegava come: "Oltre agli effetti della crisi economica a dare un contributo all'impennata dei fallimenti hanno sicuramente contribuito anche il ritardo dei pagamenti da

155 Da Empoli, Di Trocchio, Mare, Sgueo, 2012, pag.19 -6 -4 -2 0 2 4 6 8 10 12 14 2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013 2014 p e rc e n tu a le a cc e ss o a l cr e d it o i m p re se it a li a n e

ACCESSO AL CREDITO IMPRESE

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parte della Pubblica Amministrazione (PA), l'incremento del livello di tassazione e la contrazione nell'erogazione del credito praticata dalle banche"156.

Difatti come lo si può notare dalla Tabella3.4.1 sottostante, i fallimenti in Italia in questi ultimi anni sono aumentati vertiginosamente, solo nei primi mesi del 2015 si è registrato un calo degli stessi, con 7.293 fallimenti.

Tabella 3.2.1: Aumento dei fallimenti in Italia

2009 2010 2011 2012 2013 2014 2015*

Numero dei fallimenti 9.383 11.286 12.169 12.463 14.269 15.605 7.293

Fonte: elaborazioni su dati Cribis, Fallimenti delle aziende in Italia, con dati aggiornati a Giugno 2015 Nota: nell'anno 2015 si prendono in considerazione i primi due trimestri dell'anno

La stessa Cribis D&B nella sua analisi sui fallimenti nello Stato Italiano, ha infatti evidenziato un calo del 10% a partire dai primi mesi del 2015 rispetto all'anno precedente.

In più è stato osservato come nel primo semestre 2015 siano fallite in media 53 imprese ogni giorno. "Rispetto a giugno 2009 la percentuale dei fallimenti segna un aumento del 58,8%, comunque un riscontro positivo ed un segnale di ripresa economica se paragonato al +79% di un anno fa"157.

Molto utile per osservare i costi dinamici causati dal fenomeno, è la stima elaborata da uno Studio I-Com nel periodo 2010-2012, ipotizzando che da tale ritardi derivi un aumento dei fallimenti per le imprese creditrici e quindi una diminuzione di risorse reperibili dall'intera collettività.

Secondo lo studio I-Com, ipotizzando che il ritardo nei pagamenti determini una aumento dei fallimenti, è possibile stimare i costi indiretti per la collettività, come raffigurato nella tabella sottostante.

156 Associazione Artigiani e Piccole Imprese, 2014

141

Tabella 3.4.2: Costi dinamici per le imprese (e per la collettività)

Anno

Effetto dinamico Effetto dinamico con le tempistiche del settore privato

Effetto dinamico con le tempistiche della media UE

Delta probabilità di default (%)

Costo dinamico (in MLN di €)

Delta probabilità di default (%)

Costo dinamico (in MLN di €)

Delta probabilità di default (%)

Costo dinamico (in MLN di €)

2010 0.26 497 0.17 323 0.18 352

2011 0.29 609 0.18 378 0.19 405

2012 0.29 656 0.19 429 0.19 429

Fonte: Elaborazione I-Com sulla base delle seguenti fonti: 1) Ritardo dei pagamenti: Intrum Justitia EPI2012

2) Dati finanziari: Ufficio Studi Mediobanca "Dati cumulativi di società italiane" 3) Modello di stima dello scoring di bilancio: Altman (2002)

4) Modello di stima della probabilità di default: modello probabilistico logistico

Nell'anno 2012, con le relative tempistiche di pagamento la collettività, ha dovuto sostenere un onere aggiuntivo pari a 656 milioni di euro.

Mentre se il dato lo si modificasse con i termini di pagamento del settore privato e della stessa UE, si nota come questo onere aggiuntivo possa ridursi di quasi la metà.