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2. Temporalità e genes

2.6 Immaginazione e memoria

Anche nel caso dell’immaginazione, così come nel caso della coscienza di immagine, si deve parlare di una doppia coscienza. A differenza di quest’ultima, la cui modalità di relazione a se stessa è quella del conflitto, l’immaginazione è una

coscienza di ciò che non è presente128.

La coscienza, impegnata in un atto immaginativo, nel ri-produrre in una forma modificata la propria attività percettiva, produce una esperienza simulata. Questa comporta uno sdoppiamento dello stesso io. Sull’io attuale si innesta l’io-immaginario al quale nel vivere l’esperienza simulata viene dato l’oggetto immaginato129. Così con l’atto immaginativo la coscienza trascende se stessa e

produce una coscienza altra da sé.

«La coscienza trascende se stessa all’interno della sua stessa immanenza, e diventa altra da sé nel proprio trascendere: nel produrre una sembianza della mia attività percettiva, io sono per me stesso in un modo che è altro rispetto a come mi esperisco attualmente».130

Ciò che Husserl, in questi studi sull’immaginazione, mette a fuoco relativamente alla coscienza dell’altro da sé, che darà una significativa spinta propulsiva alle indagini sulla temporalità e renderà possibile avviare la riflessione genetica, consiste

128 La coscienza di ciò che non è presente, la coscienza di alterità, può realizzarsi solo nella misura

in cui vi è coscienza del presente. Perché vi possa essere coscienza della distanza dal presente questo deve essere consaputo.

129 Così come la propria attività percettiva è riprodotta come irreale, anche l’oggetto della

percezione simulata è dato come irreale, ossia con il carattere del non attualmente presente.

130 Nicolas de Warren, Husserl and the promise of time, Cambridge University Press, New York

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nella sua modalità di costituzione pre-riflessiva e non oggettivante.

Quando sono immerso in un atto immaginativo, come accade in ogni atto intenzionale, la mia attenzione è rivolta verso l’oggetto, in questo caso l’oggetto immaginato, e non verso il mio atto immaginativo il quale può certamente divenir sempre tematico ogni qualvolta si assuma un atteggiamento riflessivo. La coscienza della propria attività immaginativa è una coscienza che si realizza contemporaneamente alla coscienza dell’immaginazione. Pertanto, la coscienza sembra esistere contemporaneamente su due piani diversi: uno attuale e uno irreale nel senso del “non attualmente presente”.

La scoperta di una diversa temporalità interna alla coscienza che caratterizza l’immaginazione e l’oggetto immaginato, come precedentemente indicato, induce Husserl ad un riesame della possibilità di applicare lo schema contenuto

apprensionale-apprensione. In una nota al § 1 delle Lezioni per una fenomenologia

della coscienza interna del tempo Husserl constata: non ogni costituzione ha lo schema contenuto apprensionale-apprensione131.

Secondo questo schema, percezione e immaginazione troverebbero la loro differenza nella modalità d’apprensione di un contenuto immanente, effettivamente vissuto, che potrebbe fungere ugualmente come fondamento per entrambe le apprensioni (fantasma e sensazione). Tuttavia, le analisi sull’immaginazione hanno condotto Husserl di fronte alla caratteristica essenziale dell’oggetto immaginato: questo si offre con il carattere del “non attualmente presente”, esso è provvisto di un riferimento temporale nel senso del “non

131 E. Husserl, Zur Phänomenologie des Inneren Zeitbewusstseins: 1893/1917, Hgg. V. Rudolf

Boehm, Martinus Nijhoff, The Hague, 1966, trad.it. a cura di A. Marini, Per una fenomenologia della coscienza interna del tempo (1893-1917), Franco Angeli s.r.l., Milano 2001, p.46 nota 6.

86 attualmente presente”.

La difficoltà, poc’anzi accennata, di separare l’immaginazione dalla memoria risiede proprio in questa caratteristica comune ad entrambi gli atti di coscienza di essere forme di presentificazione, ossia forme di datità di ciò che non è attualmente presente basate sulla doppia struttura della coscienza.

Esaminiamo ora il ricordo nell’intento di rilevare quegli elementi distintivi propri di quest’atto che possano legittimare la definitiva distinzione tra memoria e immaginazione.

Prendiamo ad esempio il ricordo dell’esecuzione in concerto della Sonata a

Kreutzer.

In quanto doppia coscienza il ricordo, come l’immaginazione, mette in atto una riproduzione della propria attività percettiva. Nell’esempio sopracitato, la coscienza riproduce se stessa nell’atto di percezione della Sonata. L’intenzionalità di quest’atto memorativo è diretta verso la Sonata. Questa, quale oggetto intenzionale del ricordo, è data nella forma di ciò di cui, in un presente che non è più, ho avuto esperienza.

Il ricordato appare come già stato presente e ciò immediatamente e intuitivamente; ed appare così, in quanto […] appare un presente che ha una distanza rispetto al presente dell’«ora» attuale.132

L’oggetto del ricordo che acquisisce il senso di passato in relazione alla dimensione presente e verso cui è diretta l’intenzionalità dell’atto memorativo, non è presente

87 ora in carne ed ossa, ma è presentificato.

Nel presentificare l’oggetto, la coscienza intende come “non più attualmente presente” non solo l’oggetto memorativo, ma anche se stessa. Questa coscienza di sé in quanto coscienza passata si realizza in una dimensione non riflessiva. Infatti, nel ricordare il passato «è come se guardassi di nuovo attraverso gli occhi del passato133»; l’atto memorativo non viene reso oggetto tematico ma, a

differenza dell’oggetto ricordato, viene inteso in un senso implicito.

La doppia coscienza del ricordo si realizza nella forma di un’auto-trascendenza in cui nella coscienza del presente si innesta una coscienza di un presente non più attuale134.