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L’articolazione della fase-ora Il ricordo primario

2. Temporalità e genes

2.4 L’articolazione della fase-ora Il ricordo primario

Nella Introduzione a Le lezioni sulla coscienza interna del tempo dell’anno

1905, Husserl presenta la questione della temporalità come un’antichissima croce

della teoria della conoscenza:

Naturalmente, cosa sia il tempo, lo sappiamo tutti: è la cosa più notoria di questo mondo. Tuttavia, non appena facciamo il tentativo di renderci conto della coscienza del tempo, di porre nel loro giusto rapporto il tempo obiettivo e la coscienza soggettiva del tempo, di renderci comprensibile come l’obiettività temporale, e quindi l’obiettività individuale in genere, possa costituirsi nella coscienza soggettiva del tempo, anzi, non appena tentiamo di analizzare la coscienza puramente soggettiva del tempo, l’importo fenomenologico dei vissuti di tempo, ecco che ci avvolgiamo nelle più strane difficoltà, contraddizioni, confusioni.107

105 Ivi, p.176.

106 «Ma potrà mai una serie di contenuti primari coesistenti portare all’intuizione una

successione?», Ivi, p.318.

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Fin dal § 1. Messa fuori causa del tempo obbiettivo, Husserl si appresta a predisporre il terreno per una trattazione fenomenologica della temporalità ricorrendo agli strumenti metodologici della sospensione e della riduzione. L’analisi fenomenologica deve escludere ogni giudizio di esistenza relativo alla trascendenza:

Così come la cosa reale, il mondo reale, non è un dato fenomenologico, così non lo è neppure il tempo mondano, il tempo reale, il tempo della natura nel senso delle scienze della natura, né quello della stessa psicologia in quanto scienza naturale dello psichico.108

Insieme al tempo obbiettivo delle scienze naturali, Husserl esclude anche il tempo soggettivo che si fonda sul paradigma della coscienza come una successione di fenomeni coscienziali; in entrambi i casi, nota Husserl, si presuppone proprio quella coscienza del prima e del dopo di cui l’indagine fenomenologica vuole render conto. Il problema della temporalità che la fenomenologia intende indagare è relativo all’origine del tempo, ossia alle configurazioni primitive della coscienza del tempo109 in cui sorgono le differenze temporali del prima e del dopo.

L’obiettivo delle sospensioni operate da Husserl è il raggiungimento di quel dominio d’evidenza in cui si origina la coscienza del tempo. Ciò che è tematico per l’indagine fenomenologica della temporalità è il vissuto temporale, vissuto nel quale appare un oggetto temporalmente esteso.

Rispetto al problema del tempo ciò significa: ciò che ci interessa sono i vissuti temporali. Che, a loro volta, essi siano determinati secondo il tempo

108 Ivi., p. 44. 109 Ivi., p. 48

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obbiettivo, che facciano parte integrante del mondo delle cose e dei soggetti psichici […] è cosa che non ci riguarda e di cui non sappiamo nulla.110

Sospeso il tempo obbiettivo e quello soggettivo, Husserl direziona le analisi verso l’esperienza del tempo, o meglio verso la nostra coscienza del tempo. A tal proposito, l’esempio, più volte utilizzato da Husserl, che apre ad una trattazione fenomenologica della temporalità, è quello della percezione di una nota o di una melodia. Infatti, la coscienza del tempo è strettamente connessa con la percezione di un oggetto temporale. Cerchiamo di indagare in che modo.

Prendiamo ad esempio la percezione di una nota. Volgiamo la nostra attenzione al fenomeno ridotto. Come nel caso degli atti percettivi precedentemente discussi, possiamo similmente riconoscere appartenenti essenzialmente al vissuto percettivo di una nota:

• un oggetto intenzionale • un atto d’apprensione

• un contenuto vissuto non intenzionale.

L’oggetto temporale “nota musicale” può essere percepito solo nella sua estensione temporale, solo se la sua fase iniziale e quella finale sono distinte l’una dall’altra. Il tratto che separa l’inizio dalla fine di una nota costituisce la sua durata o estensione.

Immaginiamo di poter dividere l’estensione in n fasi. Se avessimo coscienza di tutte queste fasi in un unico istante, non potremmo avere coscienza di una successione; se avessimo coscienza di ogni fase nella sua singolarità, non avremmo

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comunque coscienza di una successione perché non saremmo in grado di cogliere la connessione, in termini di successione, tra le fasi. Pertanto, queste devono essere coscienti nel loro passare o defluire.

Nel susseguirsi di ciascuna fase, o fase-ora111, percepisco la medesima nota.

A questo punto, per Husserl, due sono le direzioni che l’analisi fenomenologica può intraprendere:

• una orientata verso la nota (come identico oggetto percettivo)

• l’altra orientata verso la modalità del darsi della nota alla coscienza (la coscienza della nota nella sua durata).

Soffermiamoci ora sulla seconda direzione, su ciò che Husserl denomina l’oggetto

nel suo “come”. L’oggetto temporale si offre alla coscienza nel decorso temporale che abbiamo immaginato diviso in fasi-ora che si susseguono.

I punti della durata temporale si allontanano per la mia coscienza, in modo analogo a quello in cui si allontanano per la mia coscienza i punti dell’oggetto fermo nello spazio, quando io «mi» allontano dall’oggetto.112

Relativamente al passo appena riportato, in Husserl and the promise of time113, de

111 «Noi possiamo parlare dell’“ora” in senso lato, come un tutto unificato, come quando io dico

che una melodia sta risuoanando “ora”; ma possiamo anche parlare di ogni fase- “ora”, di ogni parte, di una melodia che si dispiega» Nicolas de Warren, Husserl and the promise of time, Cambridge University Press, New York 2009, trad it. S. Vicini, Husserl e la promessa del tempo, Edizioni ETS, Pisa 2017, p.113.

112 E. Husserl, Zur Phänomenologie des Inneren Zeitbewusstseins: 1893/1917, Hgg. V. Rudolf

Boehm, Martinus Nijhoff, The Hague, 1966, trad.it. a cura di A. Marini, Per una fenomenologia della coscienza interna del tempo (1893-1917), Franco Angeli s.r.l., Milano 2001, p.61

113 Nicolas de Warren, Husserl and the promise of time, Cambridge University Press, New York

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Warren insiste sulla rilevanza della precisazione espressa nella formula quando io «mi» allontano. Husserl sembra qui istituire una analogia tra il modo in cui ho coscienza di un oggetto trascendente, nel mio progressivo allontanarmi fino alla scomparsa di questo dal mio campo visivo, e la coscienza della nota nel suo decorso, o meglio, tra la distanza che intercorre tra il mio punto di osservazione dell’oggetto trascendente e la “distanza” che intercorre tra l’ora attuale e l’ora in cui la nota ha iniziato il suo decorso. «Lo scorrer via che costituisce le “distanze” della coscienza del tempo viene classificato anche come “un tipo di prospettiva” […].»114.

Una rappresentazione grafica del fenomeno dello scorrer via è illustrata da Husserl in un diagramma presente nel testo integrativo Nr.50.

115

114 Ivi, p.114.

115 E. Husserl, Zur Phänomenologie des Inneren Zeitbewusstseins: 1893/1917, Hgg. V. Rudolf

Boehm, Martinus Nijhoff, The Hague, 1966, trad.it. a cura di A. Marini, Per una fenomenologia della coscienza interna del tempo (1893-1917), Franco Angeli s.r.l., Milano 2001, p.324.

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La retta delle ascisse OX indica la durata percepita dell’oggetto temporale (con i suoi punti116 o fasi-ora). Poniamo t

0 come punto di origine del suono della nota.

Da questo punto la nota inizia il suo decorso fino al punto t4. All’insorgenza di

ciascuna fase-ora, abbiamo una apparizione percettiva in senso stretto117 con la

propria sensazione-di-suono. Quando la successiva fase-ora insorge, quella appena decorsa, si allontana dalla presa percettiva attuale della coscienza, non fluisce semplicemente ma subisce una modificazione. È una modifica che Husserl pensa

realizzarsi esclusivamente sul versante apprensionale. È una situazione

perfettamente analoga alla differenza tra «rosso»-di-sensazione e ripresentificazione riproduttiva di «rosso»118. In ogni fase-ora attuale della durata, poniamo t

1, la

sensazione-di- suono dell’intuizione percettiva appena decorsa t0, subisce una

modificazione tale per cui nella fase-ora t1 rimane attuale in quanto ricordo

primario119. Questo presenta le caratteristiche di un atto percettivo o intuitivo; ha

la struttura di un atto intenzionale. Mentre, però, l’apprensione di una fase-ora attuale ha come contenuto d’atto una sensazione, il ricordo primario ha come contenuto d’atto non più una sensazione, che può essere tale sono in una fase-ora attuale120, ma un fantasma. L’utilizzo del termine fantasma consente ad Husserl di

operare una distinzione tra il contenuto di sensazione, specifico dell’apprensione della fase-ora attuale e un contenuto per il ricordo primario. Entrambi i contenuti,

116 Ivi, p.323. 117 Ivi, p.319. 118 Ibidem.

119 «Il mutamento consiste nel fatto che l’«ora»-di suono in carne e ossa si modifica costantemente

[…] in un già stato, e che continuamente un «ora»-di suono sempre nuovo prende il posto di quello trapassato nella modificazione. Ma se la coscienza dell’«ora»-di suono, la sensazione d’origine, trapassa in ricordo ritenzionale, questo stesso ricordo è a sua volta un «ora», e precisamente a un nuovo «ora»-di suono, ossia il ricordo è dato in se stesso, è attuale, è dato in carne ed ossa». Ivi, p.321.

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sensazioni e fantasmi, ricadono sotto la classe dei contenuti immanenti reell, alla complessione dei quali l’atto apprensionale di ordine superiore conferisce una direzione intenzionale.

Come precedentemente asserito, la nozione di immanenza porta con sé l’idea di auto-datità, quindi, potremmo sostenere che i contenuti reell, sensazioni e fantasmi, sono allo stesso modo presenti alla coscienza. Si dovrà allora sostenere conseguentemente che l’apprensione di una fase-ora come appena passata avviene sulla base di un contenuto immanente della coscienza, il fantasma, che è ora presente. Ma allora ci troveremmo nella condizione in cui il passato viene appreso nel presente, nella fase-ora attuale, dunque, si offre come attuale non solo il dato di sensazione dell’intuizione attuale ma anche il fantasma del suono passato, l’appena passato della memoria primaria rimane nondimeno il fantasma – qualcosa di presente – dell’assenza; non l’assenza stessa121.

In questi anni che vanno dal 1904-1905 al 1907-1909 circa, la struttura della fase-ora subisce una modificazione rispetto a quella monolitica tipica della fine degli anni 90 dell’Ottocento e inizio Novecento.

In un atto che si sviluppa in continuità, l’oggetto temporale si costituisce in un modo che, istante per istante, un «ora» dell’oggetto temporale viene percepito come suo punto di presenza mentre, ad un tempo, istante per istante, una coscienza di passato si continua con la coscienza del punto di presenza, lasciando apparire il tratto dell’oggetto temporale fino ad allora defluito come appena passato. Di momento in momento vi sono

121 Nicolas de Warren, Husserl and the promise of time, Cambridge University Press, New York

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contenuti d’apprensione, sensazione per l’«ora» e fantasmi per ciò che è passato, nella misura in cui il passato fu realmente intuito: cioè fin dove arriva il campo temporale originario122.

Sebbene l’articolazione della fase-ora offra la possibilità di pensare ad una genesi della coscienza del tempo interna all’atto apprensione, la nozione di ricordo primario si dimostra essere inefficace a spiegare la coscienza dell’appena passato. Husserl stesso si interroga:

Da dove viene l’idea del passato? L’esser presente di un A nella coscienza, con in più l’annessione di un nuovo momento, e chiamiamolo pure momento del passato, non basta a spiegare la coscienza trascendente «A è passato».123

Il problema difronte a cui la nozione di ricordo primario conduce potrebbe essere sinteticamente esposto nella seguente formulazione: come è possibile avere intuizione di qualcosa di assente sulla base di ciò che è presente? O anche, come è possibile che si realizzi una presentazione intuitiva del passato sulla base di contenuti reell immanenti, presenti alla coscienza?

La possibilità di concepire la presentazione intuitiva del passato si offre a Husserl con la scoperta di ciò che denomina doppia intenzionalità della coscienza ritenzionale e che lo condurrà a valutare la possibilità che non ogni costituzione ha

122 E. Husserl, Zur Phänomenologie des Inneren Zeitbewusstseins: 1893/1917, Hgg. V. Rudolf

Boehm, Martinus Nijhoff, The Hague, 1966, trad.it. a cura di A. Marini, Per una fenomenologia della coscienza interna del tempo (1893-1917), Franco Angeli s.r.l., Milano 2001, p.246.

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lo schema «contenuto apprensionale-apprensione»124.

L’identificazione della doppia intenzionalità si realizza in un ciclo di lezioni su fantasia e coscienza di immagine durante il quale Husserl presenta una puntuale critica della tradizione che vede percezione e ricordo come forme di coscienza di immagine. I risultati ottenuti in queste lezioni, tenute da Husserl a Gottinga nello stesso semestre invernale 1904-1905 in cui tiene quelle dedicate specificatamente al tema della coscienza del tempo, modificheranno considerevolmente la direzione di quest’ultime analisi.