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Dal ricordo primario alla ritenzione

2. Temporalità e genes

2.7 Dal ricordo primario alla ritenzione

È possibile a questo punto cogliere la sostanziale differenza che sussiste tra il ricordo e l’immaginazione quali forme di presentificazione. Mentre l’immaginazione è una riproduzione simulata di un’attività percettiva in una dimensione temporale irreale, nel caso del ricordo l’attività percettiva viene ri-vissuta come ciò che, in un presente che non è più, è stata attuale.

Alla luce della scoperta della doppia intenzionalità del ricordo, Husserl riformula l’idea di ricordo primario. Se il ricordo primario fosse, come il ricordo, una forma di presentificazione in cui un che di passato viene ri-vissuto nel

133 Nicolas de Warren, Husserl and the promise of time, Cambridge University Press, New York

2009, trad it. S. Vicini, Husserl e la promessa del tempo, Edizioni ETS, Pisa 2017, p. 156

134 “Se il ricordo implica tanto un riferimento intenzionale all’oggetto memorativo quanto

un’implicita relazione intenzionale a me stesso come avente percepito, ciò comporta che l’oggetto

e il mio atto di percezione erano originariamente costituiti in modo temporale, e che ciascuno è stato ritenuto nella sua costituzione temporale”. Ivi, p.157.

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presente, allora non sussisterebbe alcuna differenza tra la forma di trascendenza del ricordo da quella del ricordo primario.

Analizziamo ora il ricordo primario alla luce della scoperta della doppia struttura della coscienza. A differenza del ricordo in cui un oggetto del passato è portato nuovamente a datità nel presente, o ri-vissuto, nel ricordo primario l’oggetto viene dato come non più presente, oppure potremmo dire viene “de- vissuto”. Mentre il ricordo è una forma di presentificazione, il de-vivere della coscienza dell’appena passato è una forma di de-presentificazione, una forma di contro-intenzionalità. La differenza sostanziale, alla luce della quale Husserl abbandonerà il termine ricordo primario in favore del termine ritenzione, che intercorre tra quest’ultima e il ricordo, consiste nella direzione che, in queste due forme di coscienza, l’intenzionalità assume. Mentre nel caso del ricordo, quale atto intenzionale, l’intenzionalità è diretta verso un riempimento intuitivo, nella coscienza ritenzionale si osserva uno svuotamento intuitivo dell’ora.

La coscienza ritenzionale difatti non può essere intesa come una forma d’atto a sé stante; questa, in quanto coscienza dell’appena passato, non può realizzarsi indipendentemente dall’impressione originaria, ossia dall’intenzionalità che costituisce la fase-ora attuale.

Sulla base di quanto finora osservato, serviamoci nuovamente del diagramma del testo integrativo Nr.50 per illustrare ciò che Husserl, alla luce della scoperta della contro-intenzionalità ritenzionale e della doppia struttura della coscienza definisce doppia continuità di decorso.

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Stabiliamo che il segmento orizzontale to- t4 rappresenti la durata percepita

dell’oggetto temporale che inizia e termina il suo decorso rispettivamente in t0 e t4.

Ciascuno dei punti di questo segmento rappresenta una fase-ora percettiva, o impressione originaria, che, come si legge nel testo integrativo Nr. 33 «si riferisce intenzionalmente a un segmento dell’oggetto temporale e non già soltanto a un punto-ora dato in essa necessariamente e ad essa simultaneo.»135.

Lasciamo ora in sospeso l’apprensione del segmento dell’oggetto temporale e soffermiamoci sull’apprensione di ciascuna fase-ora come facente parte di una successione. Quando nel decorso dell’oggetto temporale la fase t1 è attuale, la

precedente fase t0 non è più appresa come ora né come passata in un senso generale

ma come appena passata rispetto alla fase-ora attuale t1. Con l’insorgere della fase-

ora t2, la fase-ora t1 subisce la stessa modificazione ritenzionale che ha subito la fase

t0 quando t1 era attuale: t1 diviene l’appena passato di t2. Con l’arrivo della fase-ora

t2, non si modifica solo la fase-ora t1 nel senso dell’appena passato, ma anche la

fase-ora t0: questa diviene la ritenzione della ritenzione. Nella fase-ora t4 le fasi

135 E. Husserl, Zur Phänomenologie des Inneren Zeitbewusstseins: 1893/1917, Hgg. V. Rudolf

Boehm, Martinus Nijhoff, The Hague, 1966, trad. it. a cura di A. Marini, Per una fenomenologia della coscienza interna del tempo (1893-1917), Franco Angeli s.r.l., Milano 2001, p.244.

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decorse saranno consapute come appena passate rispetto a t4, ciascuna nella propria

distanza da questa.

In ogni-fase ora abbiamo non solo una coscienza del trascorrere di ciascuna fase (che Husserl denomina continuità di fase) ma, con questa, anche una coscienza della successione delle fasi (continuità di distensione)136, pertanto possiamo

constatare che ogni fase-ora non solo «ha un passato, ma anche che ogni ora ha il suo proprio passato137».

Se, nell’atto del percepire una melodia, al defluire di ogni nota, ho coscienza non solo della nota appena passata ma anche dell’atto di aver appena percepito la nota, potremmo sostenere che lungo la direzione trasversale, o continuum di fase, viene ritenuta la fase-ora dell’oggetto temporale, mentre sul versante longitudinale, o continuum di distensione, vengono ritenute le fasi trascorse di cui la coscienza del sentire è composta. Dunque, «nel ritenere il passato, io ritengo me stesso come passato, come soggetto che ha appena esperito l’ora fluente.»138.

La possibilità di costituzione di un oggetto temporalmente immanente come medesimo oggetto percettivo si realizza nella doppia intenzionalità della coscienza ritenzionale. Lungo il continuum di fase è ritenuta la coscienza, continuamente

rinnovantesi, dei segmenti dell’oggetto percettivo, mentre lungo il continuum di

distensione, nella ritenzione della coscienza pre-riflessiva dall’aver esperito tali segmenti, si realizza l’auto-costituzione del flusso di coscienza. La teorizzazione di

136 La continuità di fase è indicata nel diagramma dai segmenti verticali: t1-t10; t2- t21 – t20; t3 -t32-

t31-t30. La continuità di distensione, o sezione longitudinale, è rappresentata graficamente dai

segmenti t0- t20; t1 -t21.

137 Nicolas de Warren, trad.it Nicoletta Scapparone, Tempo e memoria in Agostino e Husserl, in

La realtà del pensiero. Essenze, ragione, temporalità i in Platone, Hegel e Husserl, A cura di A. Ferrarin, Edizioni ETS, Pisa 2007, p.129.

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una contro-intenzionalità della ritenzione e di una doppia intenzionalità della coscienza ritenzionale permette ad Husserl di risolvere il problema difronte al quale aveva condotto la differenza tra sensazione e fantasma pensata come differenziazione operata dall’apprensione. La direzione intenzionale della ritenzione sui versanti trasversale e longitudinale si realizza in una contemporaneità non simultanea.

Nella misura in cui la doppia ritenzionalità ritiene non solo i segmenti dell’oggetto temporale decorsi ma anche la mia coscienza di aver percepito tali segmenti, questa è contemporaneamente responsabile tanto della costituzione dell’oggetto temporale come identico oggetto percettivo quanto della mia coscienza. Quest’ultima si coglie nella costante rinnovata tensione tra la coscienza che accompagna la pienezza intuitiva dell’ora e la de-presentazione che questa necessariamente comporta.

Prima di illustrare in che misura l’aver riformulato il concetto di coscienza dell’appena passato nei termini di una doppia intenzionalità della coscienza ritenzionale permette ad Husserl di includere l’oggetto intenzionale trascendente nelle analisi fenomenologiche della percezione, è opportuno soffermarsi su una nozione di fondamentale importanza per le analisi fenomenologiche della temporalità, ossia sulla nozione di protenzione.

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