Appendice II: L’Iconografia Gupta e il suo significato nella rappresentazione del sovrano
Capitolo 3: La divulgazione della propaganda imperiale attraverso l’analisi delle epigrafi
3.5. L’immagine ideale dei feudatari e dei Mahārāja contemporanei agli imperator
contemporanei agli imperatori Gupta
Oltre ai riferimenti nei confronti dei nemici della corona tra le iscrizioni datate nell’epoca Gupta, ve ne sono molte che hanno come scopo quello di celebrare degli individui non appartenenti alla famiglia reale, ovvero sia i feudatari dei Gupta che i Mahārāja a capo di regni attigui. L’esempio più lampante riguarda l’iscrizione di Junagadh, una praśasti commissionata da Parṇadatta il quale obiettivo è proprio quello di celebrare un feudatario imperiale. Attraverso l’analisi di queste descrizioni è possibile compiere ulteriori considerazioni circa la rappresentazione dei sovrani Gupta.
All’interno dell’epigrafe di Junagadh, presa ad esempio sopra, vi sono numerosi elementi che permettono di osservare quali siano le caratteristiche considerate auspicabili per il feudatario ideale. Innanzitutto sono privilegiate le qualità legate ad un intelletto brillante e ad una particolare purezza d’animo. Il feudatario ideale deve anche essere leale e ha il compito di mantenere prosperi i territori che gli sono stati affidati513. L’iscrizione prosegue elogiando Parṇadatta il quale, oltre ad essere un individuo affascinante514, possiede una moltitudine di qualità positive tra cui il coraggio, la generosità, la modestia e la pazienza515. Vengono messe in risalto anche le qualità auspicabili per un feudatario imperiale ovvero la grande capacità di punire le persone malvagie516 e la condanna verso le ingiustizie517.
L’iscrizione di Tumain oltre a ricordare l’imperatore KumaraGupta si sofferma anche sul personaggio di GhaṭotkachaGupta 518. A egli non viene ascritto nessun titolo regale tuttavia viene fatto largo riferimento alla sua fama. Gloria guadagnata sia per diritto di nascita che
511
Fleet J.F., “Corpus Inscriptionum Indicarum” Vol. III, reprint. New Delhi, 1981, p.278, Linea 2.
512 Ibid, p.318. 513 Ibid, p.299. 514 Ibid, p.300, Linea 10. 515 Ivi, Linea 11. 516 Ivi, Linee 12-15. 517 Ivi, Linea 10. 518 Si veda la pagina 14.
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attraverso la forza esercitata sul campo di battaglia. GhaṭotkachaGupta è inoltre provvisto di buone qualità, anche se non ne viene specificata la tipologia519.
Sempre a Mandasōr520
è possibile trovare la già citata epigrafe di Bandhuvarman e KumaraGupta la quale, oltre ad dare uno scarno accenno alla figura dell’imperatore, offre delle interessanti descrizioni anche nei confronti di principi a lui contemporanei. Innanzitutto viene ricordato il re Viśvarman, protettore degli uomini. Le qualità del caritatevole filantropo sono particolarmente evidenziate: a egli non sono infatti attribuite ulteriori caratteristiche521. Più eclettica è invece la descrizione che viene fatta di Bandhuvarman. In primo luogo vengono ricordate le sue azioni volte a proteggere gli amici e a distruggere i nemici522. All’interno di tali righe sono descritte anche delle caratteristiche fisiche: Bandhuvarman è giovane, di bell’aspetto e adatto al combattimento523. L’avvenenza del re viene sottolineata più volte, egli infatti in bellezza è secondo solo al dio dell’amore524. Inoltre la città di Daśapura, sotto la sua egida, gode un’abbondante
prosperità525.
All’interno dell’iscrizione di Gangdhar è presente un interessante elogio nei confronti di una famosa stirpe di Mahārāja, costituita da principi tributari già dal regno di CandraGupta II526. Tal epigrafe fu commissionata da un feudatario del principe Viśvarman, contemporaneo di KumaraGupta; è però il suo predecessore Naravarman la prima figura che viene esaminata. Il Mahārāja oltre a trattare i suoi servi in maniera del tutto onorabile e a non avere eguali nel mondo, riesce a distruggere i suoi nemici solo facendosi scorgere nel campo di battaglia527. Suo figlio, Viśvarman, possiede invece un grande intelletto e il suo viso è paragonato alla luna piena528. Egli è paragonato a molte divinità del pantheon vedico, con le quali ne condividono alcune caratteristiche529, ad esempio con Indra ha in comune il fatto di essere il più coraggioso sovrano regnante tra gli altri monarchi530.
519
Fleet J.F., “Corpus Inscriptionum Indicarum” Vol. III, reprint. New Delhi, 1981, p.278 Linea 3.
520 Ibid, pp.324-327. 521 Ibid. p.326, Versi 24-25. 522 Ivi, Versi 26-27. 523 Ivi, Verso 27. 524 Ivi, Verso 27. 525 Ivi, Verso 29.
526 Fleet J. F, “Corpus Inscriptionum Indicarum” Vol. III, reprint, Calcutta, 1888, p.74. 527
Ivi.
528 Fleet J.F., “Corpus Inscriptionum Indicarum” Vol. III, reprint. New Delhi, 1981, p.74, Linea 5. 529 Ibid, pp.74-75, Linee 7-18.
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Nonostante sia un’epigrafe commissionata da parte di un feudatario di Viśvarman e quindi non una praśasti, vi è al suo interno un panegirico piuttosto dettagliato prendendo in esame aspetti sia caratteriali sia fisici sulla figura dei due Mahārāja fornendo un quadro descrittivo decisamente esaudiente.
L’iscrizione di Eran composta sotto l’egida di BudhaGupta descrive il regno di Mātṛivisṇu uno dei feudatari imperiali. L’iscrizione è datata 165 della Gupta Era, corrispondente al 484 d.C.531. Di conseguenza tal epigrafe è l’ultima testimonianza avente al suo interno delle descrizioni verso delle figure rilevanti nello scenario politico imperiale. Il Mahārāja è un ottimo guerriero dal grande intelletto532. Inoltre possiede una fama che si estende fino ai confini dei quattro oceani533. Motivo letterario prerogativa degli imperatori Gupta del quale vi è testimonianza anche nelle iscrizioni Vākāṭaka534. Tale scelta stilistica potrebbe essere giustificata da una diminuzione dell’autorità imperiale, la quale può aver permesso di consolidare il potere dei potentati locali. Tuttavia non è possibile ottenere un riscontro volto a confermare l’ipotesi sopracitata, in quanto non vi sono altre epigrafi che dispongono al loro interno di riferimenti verso il regno figure estranee alla famiglia Gupta. Per quanto riguarda le iscrizioni di Tumain ed Eran, datate entrambe nell’epoca Gupta, non vi sono particolari differenze tra i feudatari descritti e gli imperatori. Paragonando invece gli elogi fatti nei confronti di alcuni dei Mahārāja in carica durante l’epoca Gupta, emerge che alcune qualità fortemente accentuate si discostano da quelle attribuite agli imperatori Gupta. Innanzitutto viene data grande rilevanza ai tratti fisici: la loro avvenenza viene descritta più volte all’interno delle iscrizioni a loro dedicate. Mentre all’interno delle epigrafi riguardanti i sovrani Gupta vi è un solo ed unico riferimento nell’iscrizione di Allahabad. Inoltre i Mahārāja, a differenza dei sovrani Gupta descritti nelle iscrizioni non regali, s’impegnano nell’aiutare i deboli e i bisognosi e nel mantenere il benessere del regno. La bravura nelle battaglie e la forza smisurata divengono quindi elementi posti in secondo piano, offuscati da qualità legate maggiormente al buon governo e al benessere dei sudditi.
531
Fleet J.F., “Corpus Inscriptionum Indicarum” Vol. III, reprint. New Delhi, 1981, p.340.
532 Ivi, Linee 6-7. 533 Ivi. Linea 7.
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