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Appendice I: Lista delle iscrizioni dei re Gupta

Capitolo 2: Come veniva chiamato il re? Analisi e descrizione dei titoli onorifici e degl

2.2. Gli Epiteti regali: il riflesso delle qualità di un re

2.2.2. Sigilli e Monete

I pochi sigilli a noi pervenuti sono preziose testimonianze riguardanti però soltanto gli ultimi imperatori della dinastia, ve ne sono in tutto cinque i quali coprono l’arco temporale che intercorre tra i regni di BudhaGupta a ViṣṇuGupta. Purtroppo tutti i sigilli si limitano a segnare soltanto la genealogia della dinastia, perlopiù omettendo il regno di SkandaGupta e riconoscendo invece la presenza di PuruGupta come Mahārājādhirāja265. Non vi sono

delle informazioni più dettagliate sui sovrani, nessun epiteto e nemmeno elogi prosaici. Nonostante ciò alcuni sigilli266 confermano la titolatura presente nelle iscrizioni: dei numerosi attributi ascritti a SamudraGupta, sono ricordati solamente sarvarajocchetta e

pṛthivī-apratiratha. Inoltre nel sigillo d’argento rinvenuto a Bhitari di KumaraGupta II267

263

Monier-Williams, Monier- Leumann, E.- Cappeller, Carl, “A Sanskrit-English dictionary etymologically and philologically arranged with special reference to cognate Indo-European language” Delhi, Montial Banarsidass, 1995, p.9. Saverio S., “Dizionario sanscrito-italiano : con un'introduzione alla lingua e grammatica sanscrita”, Comitato Dizionario sanscrito-italiano, 2009, p.17.

264

Fleet J.F., “Corpus Inscriptionum Indicarum” Vol. III, reprint. New Delhi, 1981, pp.314-315.

265 Si veda la pagina 15.

266 Fleet J.F., “Corpus Inscriptionum Indicarum” Vol. III, reprint. New Delhi, 1981, pp.357, 359 267 Ibid, p.359.

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CandraGupta II è chiamato, oltre all’usuale titolo Paramabhāgavata, anche con l’epiteto solitamente ascritto a SamudraGupta apratiratha.

Una particolare attenzione deve essere volta anche agli epiteti contenuti nelle monete. Come le iscrizioni regali sono d’importanza fondamentale poiché per ovvie ragioni rispecchiano a pieno l’ideologia regale e la sua linea propagandistica. Le monete grazie all’innumerevole varietà di tipologie strutturali costituiscono una fonte piuttosto varia da cui attingere informazioni.

Per quanto riguarda la battitura di SamudraGupta ci troviamo di fronte agli stessi epiteti rinvenuti nelle iscrizioni, a ogni tipo di moneta corrisponde uno dei suoi celebri attributi. Ad esempio la moneta del tipo “ascia da battaglia” troverà inciso l’attributo kritanta-

paraśu268

, oppure quella di “tipo arco” nel retro riporta il biruda apratiratha269. Rispetto agli epiteti trovati nelle epigrafi private nella moneta del tipo “uccisore di tigre”, si aggiunge il composto vyagrā-parākramaḥ270.

Sono invece le monete emesse dagli altri sovrani che portano un contributo più consistente: esse assegnano infatti una vasta gamma di epiteti i quali non sono presenti nelle iscrizioni e permettono dunque una maggiore comprensione di quali attributi fossero in circolazione durante tutta l’epoca Gupta. CandraGupta II, infatti, oltre a definirsi con il titolo

paramabhāgavata271

già riscontrato in molte epigrafi menzionanti il suo nome, vi sono alcuni epiteti legati al sostantivo Vikrama ovvero “forza”. Il carattere di forza viene evocato anche nella moneta di tipo “letto”, nella quale al sovrano viene dato il biruda Śrī -

vikrama272, mentre in quella di tipo “cakravikrama273” è utilizzato l’epiteto eponimo Cakravikrama274. Nel “tipo-standard” invece vi si trova incisa come unica legenda la

parola Śaka275: molto probabilmente testimonianza dell’impegno del sovrano in lotte

contro il regno rivale. Come accennato sopra, nelle monete di tipo “arco” e “letto-sofà” CandraGupta è chiamato Deva-Śrī prima della titolatura usuale di rango imperiale, ovvero

268

Altekar A.S., “The coniage of the Gupta Empire”, Varanasi, 1957, p.56.

269

Ibid, p.53.

270 Ibid, p.69.

271 Si vedano le pagine 46-47.

272 Altekar A.S., “The coniage of the Gupta Empire”, Varanasi, 1957, p.133. 273

Ibid, p.145.

274 Per quanto riguarda il sostantivo Vikrama, la traduzione è già stata ampiamente chiarita, mentre Chakra

significa sovranità.

62 Mahārājādhirāja 276

. Confrontando le due tipologie di monete con quelle degli altri sovrani che portano una legenda simile e che hanno in aggiunta anche il titolo Paramabhāgavata;

Deva-Śrī potrebbe avere come significato quello di re o sua maestà. Senza quindi

accennare ad un pretesa di divinità ascritta alla figura dell’imperatore. Un’altra ipotesi può essere che con Deva-Śrī si sia voluto indicare semplicemente il sostantivo lanciere, considerando che il nome è presente in una delle monete è di tipo “arco”. Dunque che

Deva-Śrī debba essere inteso come un attributo completamente slegato dal suo secondo

nome Dēvarāja.

Anche SkandaGupta, nelle monete da lui emesse, adottò i medesimi titoli del suo predecessore CandraGupta II. Soprattutto viene sottolineata la sua forza con l’epiteto

vikramaditya nella moneta d’argento di “tipo cavaliere277” e nella versione sintetica kramaditya nelle monete d’oro di “tipo Chhatra278” e del tipo “cavaliere279”. Mentre nella

moneta di tipo “Chaitya280” è palese e chiaro l’intento di legittimare la sua posizione a

corte: viene infatti menzionato il predecessore e Mahārāja KumaraGupta. Insieme al tipo di moneta “re e regina” di SamudraGupta sono gli unici casi in cui viene nominato l’immediato precursore nella linea dinastica. Tale citazione potrebbe essere causata dal fatto che entrambi i sovrani avevano necessità nel difendere il loro legale diritto al trono: entrambi i sovrani, infatti, molto probabilmente dovettero lottare per la corona imperiale281. Tra delle monete emesse da KumaraGupta, non vi è presente nessun nuovo epiteto che non sia già visibile all’interno delle iscrizioni prodotte durante il suo regno. Considerando la quantità di tipologie di battitura che contraddistingue il governo di KumaraGupta, il fatto che non vi siano stati incisi altri epiteti rispetto quelli menzionati nelle iscrizioni private, in assenza di praśasti da lui commissionate, può essere una conferma della non esistenza di altri epiteti. Come nei casi di CandraGupta II e SkandaGupta anche all’interno delle sue monete è possibile riscontrare oltre a Mahārājādhirāja il titolo paramabhāgavata282 , ulteriore prova dell’adesione che la dinastia attua verso la fede viṣṇuita. Per quanto

276

Altekar A.S., “The coniage of the Gupta Empire”, Varanasi, 1957, p.91, 133.

277 Ibid, p.250. 278 Ibid, p.247. 279 Ibid, p.249. 280

Ibid, p.258.

281 Ad essere precisi per quanto riguarda SamudraGupta fu più che altro la necessità di rimarcare la sua

posizione nei confronti di altri pretendenti al trono ma non in seguito ad una lotta per la corona.

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riguarda il suo secondo nome, il già citato Mahendra283, si può riscontrare ampiamente all’interno di quasi tutti i tipi delle sue monete sebbene con qualche variante: nel tipo “re e regina284” e nel tipo “Chhakra285” usa infatti il termine mahendraditya. Inoltre come illustrato nel capitolo precedente KumaraGupta fu, insieme a SamudraGupta, uno degli unici sovrani appartenenti alla dinastia ad eseguire il sacrificio dell’aśvamedha. Il fatto è atipico in quanto nelle epigrafi non viene mai menzionato l’esecuzione di tale rito. Tuttavia egli coniò un tipo di monete che potessero commemorare tal evento. Ovviamente il richiamo al grande SamudraGupta risulta lampante e si potrebbe giustificare tale tipologia di moneta come un emulazione del tanto ricordato predecessore. A ogni modo KumaraGupta non avrebbe mai potuto coniare delle monete che commemorassero il sacrificio dell’aśvamedha senza averlo realmente eseguito, il rito era famoso e aveva grande impatto tra la casta brahamana e questo implica delle conquiste reali286.