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SkandaGupta: dal cuore del regno ai suoi confini più remoti con l’iscrizione

Appendice II: L’Iconografia Gupta e il suo significato nella rappresentazione del sovrano

Capitolo 3: La divulgazione della propaganda imperiale attraverso l’analisi delle epigrafi

3.2. Le epigrafi commissionate da individui privati

3.2.3. SkandaGupta: dal cuore del regno ai suoi confini più remoti con l’iscrizione

Le uniche testimonianze indirette del regno di SkandaGupta riguardano le sole iscrizioni di Supia, Kahāum e di Junagadh. L’iscrizione di Junagadh è l’unica rispetto alle altre datate in epoca Gupta che si trova notevolmente più ad ovest, ovvero nel Gujarat, mentre le altre sono entrambe situate nel cuore dell’impero: quella di Supia a circa ottantacinque kilometri a sud ovest dall’iscrizione di Allahabad nel Madhya Pradesh, quella di Kahāum invece nell’Uttar Pradesh485

.

L’iscrizione di Junagadh, sebbene riporti un’ampia rappresentazione della figura di SkandaGupta offrendo numerosi e preziosi spunti riguardo alla sua immagine come

Mahārājādhirāja, non è un’epigrafe commissionata direttamente dal sovrano: la

descrizione dell’imperatore, infatti, non è che un pretesto narrativo avente lo scopo di elogiare il fedele feudatario Parṇadatta posto a capo del territorio corrispondente all’odierno Gujarat. Nonostante essa non sia un’epigrafe ordinata dagli imperatori Gupta stessi, rientra comunque nella categoria tipologica delle praśasti poiché lo scopo per cui è stata commissionata è puramente elogiativo. Tal iscrizione può quindi essere considerata

482 Si vedano le pagine 56-57 per il significato di Mahendra mentre kalpa indica il paragone. Il composto si

traduce quindi “Uguale a Mahendra”.

483

Chakravarti N. P., Epigraphia Indica Vol. XXVI, Delhi, Manager of publications, 1941-42, p.117.

484 Fleet J.F., “Corpus Inscriptionum Indicarum” Vol. III, reprint. New Delhi, 1981, p.278, Nella linea 4

viene usata l’espressione: KumaraGupte nṛipatau pṛithvyām virājā māne.

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“ibrida” proprio per questa natura elogiativa, anche se non diretta a un membro della famiglia reale. Ad ogni modo l’importanza di tale documento è da ricercarsi innanzitutto nel modo in cui era raffigurato il sovrano dai suoi feudatari, ma soprattutto nella posizione geografica in cui tale documento si trova.

Innanzitutto l’iscrizione è divisa in due parti: la prima descrive l’ascesa di Parṇadatta come governatore mentre la seconda inizia con un’invocazione a Viṣṇu, ma l’avanzato stato di deterioramento non permette un’ulteriore interpretazione.

I riferimenti a SkandaGupta sono scarsi tuttavia non privi di spunti di riflessione. L’elogio verso l’imperatore comprende solamente i primi otto versi della prima parte dell’epigrafe e il primo della seconda.

All’interno di tale iscrizione viene menzionato il predecessore di SkandaGupta: il padre aveva infatti raggiunto la compagnia degli dei486. Da tale linea si deduce chiaramente che durante la composizione dell’epigrafe KumaraGupta fosse deceduto, ma potrebbe anche avere come ulteriore significato un’allusione al rapporto speciale con le divinità del pantheon vedico. Opinione che potrebbe essere confermata dal fatto che già nel verso due viene proposta l’immagine del sovrano abbracciato alla dea cara alla dinastia Gupta, ovvero Lakṣimi. La dea l’ha scelto infatti come marito487. Tale ritratto può essere conferma ulteriore della necessità di legittimazione da parte di SkandaGupta: rimarcare un legame speciale con Lakṣimi era un’espediente letterario ricorrente solo all’interno dell’iconografia delle monete dei sovrani Gupta488

.

Un’altra immagine allusiva ripresa dai motivi iconografici si trova all’interno del verso tre489 e riguarda quella del Garuḍa, l’emblema regale della dinastia, distruttore di Serpenti: metafora che ha lo scopo di rappresentare la vittoria dell’imperatore sui Naga490.

Gli avversari del monarca vengono inoltre menzionati, sia all’interno della prima491

che della seconda492 parte dell’iscrizione: il sovrano distrugge l’alto orgoglio dei suoi nemici,

486 Fleet J.F., “Corpus Inscriptionum Indicarum” Vol. III, reprint. New Delhi, 1981, p.299. 487 Ivi.

488 Si vedano le pagine 78-79. 489

Fleet J.F., “Corpus Inscriptionum Indicarum” Vol. III, reprint. New Delhi, 1981, p,299.

490 Si vedano le pagine 79-80.

491 Fleet J.F., “Corpus Inscriptionum Indicarum” Vol. III, reprint. New Delhi, 1981, p.299, Verso 6-8. 492 Ivi.

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frantumandone l’insolenza. Topos letterario per nulla nuovo nelle iscrizioni dei sovrani Gupta.

Non mancano riferimenti alla fama e alle doti da condottiero che contraddistinguono ogni esponente della dinastia Gupta. Secondo quello che viene riportato nel verso quattro l’imperatore ha infatti conquistato da solo le regioni di Mlēccha493

.

All’interno della linea cinque è presente l’unica informazione a disposizione degli studiosi circa il benessere del regno durante non solo l’egida di SkandaGupta ma di tutta l’epoca Gupta. Tale riferimento è infatti considerato una delle prove494 a favore della teoria che vede il periodo Gupta come “l’età dell’oro”. Il regno era florido e ricco: non vi era nessuno che fosse afflitto nella povertà o nella miseria495. Inoltre vi è anche un’importantissima notizia sulla politica di tolleranza religiosa adottata da SkandaGupta e presumibilmente anche dalla dinastia stessa496.

L’iscrizione su pietra di Kahāum è la seconda testimonianza composta durante il regno di SkandaGupta a riportare al suo interno delle informazioni sulla sua immagine come imperatore.

Come riportato nell’iscrizione di Junagadh, anche quella di Kahāum pare fornisca delucidazioni sul benessere del regno. Infatti, all’interno della terza linea497

è inscritto un sostantivo dall’ambigua interpretazione; ovvero śānte il quale può essere tradotto con il generico significato di “tranquillo”. Personalmente concordo con la tesi di Oberoi498

considerando l’aggettivo “tranquillo” la traduzione più attendibile per śānte: un riferimento ad un benessere generalizzato entro i confini dell’impero sarebbe infatti confermato anche dall’iscrizione di Junagadh.

La fama del re, ancora una volta, si estende in “lungo e in largo499” e viene divulgata grazie

alle gesta in battaglia che compie il sovrano. Egli infatti ha indotto all’obbedienza un

493

Fleet J.F., “Corpus Inscriptionum Indicarum” Vol. III, reprint. New Delhi, 1981, p.299.

494 Si vedano le pagine 17-18.

495 Fleet J.F., “Corpus Inscriptionum Indicarum” Vol. III, reprint. New Delhi, 1981, p.299, Linea 5. 496 Ivi, Linea 5.

497

Ivi, Linea 3.

498 Oberoi J., “Kahāum Inscription of Skandagupta An Epilogue to his Bhitari Epigraph”, International

Journal of Humanities and Social Sciences, Vol.6, 2016.

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centinaio di nemici500. L’iperbole per il numerale cento, in sanscrito śata, è utilizzata anche nella linea successiva nella quale SkandaGupta viene dichiarato “signore di cento re501”.

L’imperatore inoltre primeggia su tutti in prosperità: frase che ha lo scopo di far intendere che il re possedeva qualità speciali e uniche502.

L’iscrizione su pilastro di Supia invece dedica alle lodi di SkandaGupta un solo verso, paragonandolo a delle figure ideali note al popolo indiano. Il sovrano viene infatti comparato a Rāma, a Cakravarti e a Yudhishthira collegando i tre personaggi a delle qualità fondamentali ovvero forza, valore, retta condotta ed umiltà503.

È interessante notare che solo le iscrizioni redatte durante il governo di SkandaGupta informano il lettore circa il welfare del popolo. Anche le epigrafi non regali, disseminate in ogni angolo dell’impero, concordano nel definire il regno di SkandaGupta come tranquillo e in pace. La necessità di diffondere tale notizia può essere motivata o dall’esigenza di legittimare SkandaGupta come imperatore, oppure di un cambiamento delle priorità riguardo alle aspettative che il popolo potesse avere sulla regalità. Considerando che, all’interno delle epigrafi composte durante i regni dei successivi sovrani Gupta, non vi è riferimento alcuno alla figura del re non è possibile ottenere un raffronto o formulare ipotesi che vertano a favore di una delle alternative sopracitate. Tuttavia il fatto che siano proprio le epigrafi private, l’iscrizione di Junagadh anche se di tipo praśasti non è stata commissionata dal imperatore, a ragguagliare i lettori sul benessere del regno potrebbe far supporre che sia avvenuto un cambiamento delle priorità sulle caratteristiche del re o sul concetto di regalità. Specialmente poiché lo scopo delle epigrafi private composte durante il regno di SkandaGupta non era certo quello di legittimare il suo regno. L’eccezione riguarda l’iscrizione di Junagadh, la quale in quanto può essere considerata praśasti, era stata commissionata con l’intento di elogiare il feudatario Parṇadatta e di riflesso anche SkandaGupta.