DEL CONTENUTO
5.3 LE IMMAGINI NEI MOTORI DI RICERCA
Le immagini rientrano in quella categoria di elementi che Google e gli altri motori di ricerca non apprezzano. Il motivo è molto semplice: un motore di ricerca non vede cosa è contenuto nell'immagine. L'estremizzazione del problema di navigare solo sul piano dell'espressione e solo se composto di testo. Ciononostante le cose sembrano cambiate nell'ultimo anno.
Il nostro obiettivo con la ricerca per immagini di Google consiste nell'organizzare le immagini del mondo. Noi poniamo molta attenzione nel soddisfare l'utente finale. Così quando essi inseriscono una query e stanno cercando un'immagine, il nostro scopo è fornire immagini rilevanti e utili per la query inserita (Porzione estratta da video in Strumenti per i Webmaster, Guida – http://goo.gl/I7gwfo).
Fino a pochi anni fa le immagini erano solo pensate per gli utenti, inserite dai
oggi le cose sono cambiate e a conferma di questa nuova tendenza, Google ha apportato fondamentali modifiche alla ricerca per immagini.
Per i motori di ricerca le immagini sono un problema. Non avendo occhi, uno spider non può intuire cosa è raffigurato in un'immagine. L'unica cosa che vede, infatti, è codice e più precisamente un link all'immagine. Il motore, però, ha sviluppato dei piccoli accorgimenti per risolvere l'enigma delle immagini prendendo in considerazione diversi fattori:
1. Il testo che circonda l'immagine. Lo spider legge il testo più vicino all'immagine e ipotizza che i due elementi siano correlati. In effetti la maggior parte delle volte è così: un'immagine viene inserita nel testo per spiegare meglio il contenuto o semplicemente per attirare lo sguardo. In entrambi i casi la scelta dell'immagine sarà in qualche modo relata al testo.
2. Il nome dell'immagine stessa. Una volta letto il testo attorno, lo spider entra nel codice e ne legge il nome. Se l'immagine si chiama, ad esempio, cane.jpg allora probabilmente sarà quello l'oggetto raffigurato.
3. Il tag alt image. Non solo lo spider legge il nome dell'immagine, ma è anche possibile inserire una porzione di testo per spiegare al motore di ricerca cosa è raffigurato nell'immagine. Questo tag, chiamato alt, permette di inserire parole chiave strategiche in ottica SEO e permette anche al motore di ricerca di non incappare in errori grossolani.
Questi tre punti sono interessanti, perché sono indissolubilmente collegati tra loro. Ovvero il motore di ricerca non agisce in modo sequenziale e lineare senza mai voltarsi indietro, ma cerca sempre conferme nelle diverse porzioni di testo. Se prendiamo di nuovo la nostra immagine del cane, che ha come nome “cane” e in alt tag è scritto “cane”, ma la circondiamo di un testo dove la parola cane non è presente, Google non valorizzerà la nostra immagine. Il lavoro di accoppiamento di segni sul piano dell'espressione avviene a qualsiasi livello. Nella migliore delle ipotesi la nostra
immagine deve possedere il nome cane.jpg, il tag alt image riempito dalla parola “cane”, deve essere situata in un testo con la parola “cane” presente, il tutto inserito in una pagina con URL www.esempio-cane.it e tutte le altre posizioni focali per la SEO riempite sempre dalla parola chiave “cane”. In questo modo assicuriamo un'indicizzazione per la nostra parola chiave netta e precisa, valorizzando le immagini all'interno del nostro sito.
Vista la grande espansione delle immagini e la loro sempre maggiore importanza nel richiamare pubblico (basti pensare ai social network di sole immagini come Instagram di Facebook e Flickr di Yahoo!), anche Google ha deciso di rinnovarsi da questo punto di vista. Infatti è da poco più di un anno che il colosso di Mountain View aiuta gli utenti nella ricerca delle immagini, proponendo esso stesso una classificazione (fig. 16).
Questo piccolo aggiustamento fa parte di una più generica attenzione che Google ha riserbato alle immagini negli ultimi due anni. È cambiata l'interfaccia della modalità di fruizione, è possibile filtrare in modo sempre più specifico le immagini, fino ad arrivare all'ultimo aggiornamento con la possibilità di ricercare l'immagine al contrario, ovvero inserendo l'immagine per capire da dove è stata presa e a cosa corrisponde.
Immaginate di postare online l'immagine del vostro cane di famiglia. Un umano potrebbe descriverlo come “nero, taglia media, assomiglia ad un Labrador, gioca al parco riportando il bastone”. Dall'altro lato, il miglior motore di ricerca del mondo, potrebbe impazzire per cercare di capire la foto a qualsiasi tipo di livello di Fig. 16 - La categorizzazione di Google Immagini
sofisticazione. Come si fa a far capire a un motore di ricerca una foto? Per fortuna la SEO permette ai Webmaster di fornire indizi che gli spider possono utilizzare per capire il contenuto. Infatti, aggiungere la struttura appropriata al contenuto, è essenziale per la SEO (Guida di Moz alla SEO, p. 11, traduzione mia).
Anche Moz mette in guardia i webmaster sull'utilizzo delle foto e la SEO sembra un'efficace risposta all'impossibilità dei motori di ricerca di comprendere il contenuto delle immagini. Se aggiungiamo agli accorgimenti SEO, l'evoluzione di un algoritmo sempre più intelligente anno dopo anno, è possibile ipotizzare il mondo delle immagini in internet all'inizio di una rivoluzione che è già parzialmente cominciata.
5.4 CONCLUSIONI
In questo capitolo è stata presa in analisi la supremazia del piano dell'espressione nei processi di indicizzazione dei motori di ricerca. Conscia di questa difficoltà, Google è riuscita a sviluppare una serie di contromosse per le quali riesce a restituire risultati pertinenti, il tutto senza scalfire minimamente il piano del contenuto. Queste contromosse sono più di duecento e sono state prese in considerazione quelle più vicine all'ambito dello SEO e della semiotica. Anche l'ultimo grande scoglio dei motori di ricerca, le immagini, sembra essere parzialmente smussato grazie ai nuovi aggiornamenti dell'algoritmo di Google.