4 UNO SGUARDO SEMIOTICO SUI MOTORI DI RICERCA E GLI UTENT
4.1 L’INTERFACCIA UTENTE DI GOOGLE
Considerata l’importanza degli utenti per Google, andiamo a scoprire come questa attenzione si traduce nell’interfaccia della pagina principale del colosso di Mountain View.
L'analisi inizierà con una rapida occhiata alla pagina principale di Google, cercando di riportare inizialmente solo le cose più importanti e significative che rispondano alla semplice domanda “cosa vedo?”. Dopodiché passerò ad un'analisi più approfondita utilizzando gli strumenti messi a disposizione dalla semiotica.
È come avere a disposizione una cassetta di attrezzi che contiene chiavi inglesi, cacciaviti e altri strumenti di diverse funzioni e grandezze: per allentare o stringere un bullone proverò più di una chiave inglese, ma alla fine solo una mi permetterà di farlo; per i compiti più complessi proverò più di un attrezzo e forse, se non sono molto esperta, proverò anche quelli meno adatti, ma alla fine solo alcuni (due, tre, quattro) mi faranno raggiungere lo scopo (Cosenza, 2014, p. 118).
Prima di aprire la scatola degli attrezzi vediamo cosa comunica e significa la pagina principale di Google a un livello superficiale, quello che gli utenti quotidianamente provano sulla loro pelle. A una prima occhiata si nota subito che il colosso di Mountain View vuole enfatizzare la ricerca mettendo in risalto, al centro, il riquadro dove inserire il testo per la ricerca, presentando una pagina bianca con la scritta colorata al centro e subito sotto il rettangolo nel quale poter scrivere e i due pulsanti per la ricerca. In alto a destra i link a Google+, la mail, la ricerca per immagini, il link colorato “accedi” e il simbolo, ormai diventato standard, delle applicazioni: un quadrato formato da nove quadrati piccoli disposti su tre file. La barra sottostante, pressoché invisibile, con i link a come fare pubblicità con Google, come la tua azienda può farsi trovare con Google e tutte le informazioni su Google. Possiamo concludere questa rapida occhiata dicendo che la pagina di Google parla di due cose: la ricerca e Google stesso. Ricerca perché è la prima cosa che salta all'occhio, in mezzo e colorata. Anche Google, però, perché tutti gli altri link della pagina portano ad applicazioni o contenuti relativi a Google stesso: Google+, Gmail, Google Image, AdWords.
Già da questa primo semplice resoconto emerge qualche particolare interessante: Google ostenta la sua funzione. Esso focalizza l'attenzione dell'utente verso il centro dove è possibile inserire la propria query, come a voler dire “non sono altro che un motore di ricerca”. Ciononostante Google si può comunque definire portale, dato che un portale “è un sito web che costituisce un punto di partenza, una porta di ingresso, ad un gruppo consistente di risorse in internet o di una intranet” (Wikipedia, Portale web,
http://it.wikipedia.org/wiki/Portale_web), ma questa sua funzione è più nascosta, oscurata in favore dell'utilizzo come motore di ricerca.
La funzione di Google come motore di ricerca viene confermata dall'analisi del paratesto. Se per Genette il paratesto è tutto ciò che aiuta il lettore a leggere, a identificare il testo e accoglierlo come tale, nel web la cosa è leggermente diversa.
Per analogia, in un sito web il paratesto è l'insieme complessivo di pulsanti, barre, comandi che definiscono il tipo, il numero e l'ordine delle possibili azioni di sfogliamento del sito (browsing) e di conseguente fruizione (lettura, visione, ascolto) dei suoi contenuti da parte degli utenti empirici, perché sono proprio questi pulsanti,
queste barre e questi comandi a «rendere presente», a «far meglio accogliere» agli utenti empirici i contenuti del sito (Cosenza, 2014, p. 118).
Il paratesto di Google è assai eloquente. Il bianco della pagina porta lo sguardo alla scritta e subito sotto al box di ricerca con cursore lampeggiante che sembra ancora di più invogliare a scrivere. I due pulsanti sotto che indicano all'utente cosa fare. Semplice, lineare, diritto al punto: il testo lo inserisce l'utente.
Sono interessanti da analizzare anche i programmi gestuali di Google. Per programma gestuale si intende un insieme di azioni prestabilite e delineate che servono ad un determinato scopo. Per esempio, su Google il programma gestuale potrebbe riassumersi grossolanamente in: caricare la pagina di Google, guardare il cursore lampeggiare, iniziare a scrivere, premere invio, leggere i risultati scorrendoli col mouse, cliccare sul risultato ritenuto più pertinente.
La prospettiva, l'idea che un autore empirico (le persone che lavorano dietro l’interfaccia di Google) si crea a proposito del proprio lettore o fruitore (in internet) medio è ciò che in semiotica si chiama lettore o, meglio, utente modello.
La differenza fra la nozione di lettore e quella di utente modello sta nel fatto che, mentre nel caso del lettore modello le previsioni riguardano essenzialmente azione e stati mentali dei lettori empirici (competenze, inferenze, atti di comprensione o fraintendimento), nel caso dell'utente modello di un'interfaccia le previsioni riguardano anche azioni e stati materiali del corpo degli utenti empirici: dai movimenti degli occhi e delle mani coordinati in «programmi gestuali», alle sequenze di azioni orientate a scopi della vita quotidiana (Cosenza, 2014, p. 56).
Così si delinea in modo efficace la differenza tra utente e lettore modello, dove il primo acquisisce anche previsioni di azioni e comportamenti. L'utente modello non è solo un essere che pensa e ragiona, ma in più agisce e performa determinate azioni: è dotato di “caratteristiche percettive, cognitive e motorie” (Cosenza, 2014, p. 57).
l'utente-tipo che l'interfaccia non solo prevede, facendo ipotesi sulle sue competenze e azioni, ma cerca anche di creare, costruendo nuove competenze e orientando le azioni che gli utenti vorranno o dovranno compiere con l'interfaccia (Cosenza, 2014, p. 58).
La grafica di Google e la sua intuitività portano a immaginare un utente modello che non ha bisogno di particolari competenze, deve saper accedere a un browser e saper scrivere. Una volta cliccato sul pulsante di ricerca con il mouse può muoversi tra i vari risultati. Un utente che invece è più preparato in materia informatica, che si è dotato di un saper fare, va egli stesso a cercare i contenuti che gli interessano: siano mail, mappe, traduzioni o immagini. Queste sono, però, funzioni accessorie, che nel ragionamento di un utente modello medio, non sono calcolate. La funzione minima di ricerca su Google è talmente semplice che è utilizzato dal 90% degli utenti online.