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Impatti del marchio UNESCO sui siti italiani: il Val di Noto

Tiziana Cuccia

Professore Ordinario di Politica Economica, Università di Catania

1.1 Introduzione

Il sito UNESCO del Val di Noto riveste particolare interesse per un duplice motivo:

1. La certificazione UNESCO non riguarda un sito monumentale o archeologico puntuale ma uno stile architettonico che trova espressione in numerosi edifici laici e religiosi che insi- stono non solo in diversi comuni ma in comuni che ricadono nel territorio di tre province siciliane. Più esattamente, nel 1996, la proposta di iscrizione, che riguardò inizialmente cinque siti del Val di Noto, venne denominata «Noto e il tardo Barocco della Sicilia sud- orientale», successivamente modificata in «La ricostruzione tardo-barocca del Val di Noto», e nel 2002 definitivamente denominata «Le città tardo barocche del Val di Noto» coinvol- gendo i seguenti otto comuni:

• Catania, Caltagirone e Militello Val di Catania in provincia di Catania; • Noto e Palazzolo Acreide in provincia di Siracusa;

• Ragusa, Modica e Scicli in provincia di Ragusa.

2. Il Piano di Gestione del Val di Noto (VdN) elaborato dal Consorzio Civita nel 2002 costituisce uno dei primi documenti di programmazione dello sviluppo locale, fondato sulla tutela e valorizzazione del patrimonio culturale che ha fatto da riferimento, sia per l’elaborazione delle Linee guida del Ministero (MiBAC), redatte nel 2004 da un’apposita Commissione Consultiva nominata dal Ministero delle Attività e dei Beni culturali (MiBAC), sia per lo studio commissionato dal MiBAC alla società di consulenza Ernst & Young al fine di elaborare un unico modello per la realizzazione dei Piani di Gestione dei siti UNESCO italiani.

Queste due peculiarità rendono il caso VdN particolarmente rappresentativo sia per la com- plessità del fenomeno culturale, che è proprio all’origine della richiesta avanzata dal gruppo di esperti UNESCO, già al momento della candidatura del VdN, di un piano di gestione più articolato; sia per i successivi aspetti gestionali che possiamo già da ora ritenere non del 1.1 Introduzione; 1.2 Descrizione del sito; 1.3 La dotazione di beni culturali del Val di Noto; 1.4 I flussi turistici; 1.5 Governance locale del sito UNESCO Val di Noto; 1.6 Conclusioni

150 Impatti del marchio UNESCO sui siti italiani: il Val di Noto tutto risolti e che possono essere di riferimento anche per gli altri siti UNESCO italiani. È diventato infatti sempre più comune fregiare del riconoscimento UNESCO non un singolo monumento ma delle aree di interesse artistico e paesaggistico come dimostrano gli altri due casi considerati in questo studio (la Val d’Orcia e le Residenze Sabaude) nonché il caso più recente delle Dolomiti.

Per quanto concerne gli aspetti istituzionali, è opportuno ricordare, in primo luogo, che non tutti i siti UNESCO italiani sono dotati di un Piano di Gestione. Da una recente indagine finanziata dal CNR sull’attuale stato dell’arte in materia di redazione e applicazione dei piani di gestione (Badia, 2009) emerge che solo in 17 degli allora 43 siti italiani (oggi 45), cioè solo circa nel 40% dei siti, il Piano di Gestione è stato completato, approvato e inviato al MiBAC per la sua trasmissione ufficiale all’UNESCO.

Il caso del Piano del VdN costituisce quindi una delle prime esperienze cui fare riferimento per verificare anche la validità di questo documento che dovrebbe tradursi in strumento di gestione per gli operatori locali che sono chiamati a tutelare e valorizzare i siti UNESCO.

Sarà quindi di sicuro interesse ripercorrere quasi in modo cronologico quanto ha fatto seguito, nel caso specifico del VdN, alla redazione del Piano di Gestione conclusasi nel 2002 avvalen- dosi delle documentazioni ufficiali e di interviste a testimoni privilegiati.

Il lavoro avrà la seguente struttura:

1. Una breve descrizione del sito dal punto di vista sia economico-territoriale, sia tecnico- urbanistico e di salvaguardia del patrimonio. Questa descrizione permetterà di fornire indicazioni sullo stato del patrimonio e di studiare gli impatti che la certificazione UNESCO ha avuto in questi anni sia sull’economia locale sia sul patrimonio architettonico. Verranno menzionate anche altre forme di certificazione delle eccellenze culturali di un territorio che contraddistinguono le produzioni agro-alimentari tipiche di qualità (DOP, DOC, DOCG). Il proliferare di marchi (UNESCO, DOP, DOC, DOCG) che sempre più vengono considerati non solo strumento di tutela, ma di valorizzazione e promozione non solo del sito o del prodotto in sé ma di tutto il territorio, solleva a mio giudizio alcuni elementi di criticità, quale strumento di segnalazione sul mercato, meritevoli di discussione (par 2.3).

2. Un approfondimento sarà dedicato all’analisi dei flussi turistici che considera sia le varia- zione dal lato dell’offerta, cioè della capacità ricettiva, sia quelle dal lato della domanda in termini complessivi e di distribuzione stagionale. La destagionalizzazione dei flussi sembra infatti uno dei principali indicatori di un aumento del turismo culturale che dovrebbe carat- terizzare l’area compresa nella tutela UNESCO. (par. 3)

3. Uno studio della governance del marchio UNESCO del VdN che permetta di formulare delle valutazioni sull’efficacia del marchio di valenza più generale. Dalla lettura dei documenti ufficiali sia di carattere generale – come, ad esempio, «Il modello del Piano di Gestione dei Beni Culturali iscritti alla lista del Patrimonio dell’Umanità - Linee Guida» redatto dalla «Commissione Consultiva per i piani di gestione dei siti UNESCO e per i sistemi turistici locali» e pubblicato nel sito MiBAC (www.unesco.beniculturali.it) –, sia più specifici che ri- guardano il VdN emergono, a mio giudizio, delle incongruenze sul ruolo stesso dei Piani di Gestione, che costituiscono un requisito indispensabile per l’accesso alla tutela UNESCO ma che non hanno alcun potere vincolante nei confronti di coloro che devono applicarli e che molto spesso non partecipano attivamente alla loro redazione.

1.2 Descrizione del sito

Il Val di Noto (VdN) è uno degli ambiti territoriali, insieme al Val Demone e al Val di Mazara, in cui anticamente era distinta la Sicilia. È un territorio molto vario dal punto di vista oro-geografico che però fu accomunato, all’indomani del devastante terremoto del 1693, dal diffondersi di un unico stile architettonico – il tardo barocco – che venne adottato da tutti coloro che si adope- rarono per la ricostruzione delle chiese e dei palazzi nobiliari. In quell’epoca, quest’area della Sicilia divenne il più grande laboratorio dell’urbanistica barocca.

Questa peculiarità è all’origine dell’attribuzione del marchio UNESCO. Più precisamente, nel 2002 il Comitato UNESCO ha deciso di iscrivere questo bene nella Lista del Patrimonio Mon- diale sulla base dei seguenti criteri:

• Questo gruppo di città della Sicilia sud-orientale offre una testimonianza eccezionale del genio esuberante dell’arte e dell’architettura del tardo-barocco;

• Le città del VdN rappresentano l’apogeo e il periodo finale dell’arte barocca in Europa; • L’eccezionale qualità dell’arte e dell’architettura delle città tardo-barocche del VdN risiede

nella loro omogeneità cronologica e geografica, così come nella loro ricostruzione dopo il terremoto del 1693 in questa regione;

• Le otto città della Sicilia sud-orientale, che hanno portato all’iscrizione, costituiscono i modelli di creazione urbana di questa regione e sono costantemente soggette al rischio di possibili terremoti ed eruzioni dell’Etna.

Il sito del VdN riconosciuto dall’UNESCO si estende su una superficie complessiva di 2.134 Kmq localizzata nel Sud-Est della Sicilia, che ricade rispettivamente per il 41% nella giurisdizione della provincia di Ragusa (870.76 Kmq), per il 30% nella provincia di Siracusa (637,44 Kmq) e per il rimanente 29% nella provincia di Catania (625,79 Kmq). La popolazione complessiva dell’area individuata risulta, dai dati anagrafici riferiti al 2009, pari a 573.561 abitanti con una densità media di 268,77 abitanti per Kmq, che varia notevolmente negli otto comuni compresi nel sito, andando dai 43,57 abitanti per Kmq del comune di Noto ai 1.867,88 abitanti per Kmq del comune di Catania.

Figura 1.Ambito e perimetrazione del sito UNESCO «Le città tardo barocche del Val di Noto»

152 Impatti del marchio UNESCO sui siti italiani: il Val di Noto Per descrivere il territorio dal punto di vista economico, si riportano i principali indicatori eco- nomici delle tre province interessate, con un confronto con i corrispondenti indicatori regionali e nazionali. Il dato relativo al Prodotto Interno Lordo (Pil) pro-capite nel 2009 mostra come le tre province in esame registrino un valore ben al di sotto della media nazionale, che le colloca nella parte inferiore della classifica nazionale per province: rispettivamente Siracusa all’81e- simo posto, Ragusa al 90esimo posto e Catania al 97esimo su 107 province. Il dato di per sé non sorprende poiché stiamo analizzando aree del Mezzogiorno d’Italia che strutturalmente purtroppo registrano un Pil pro-capite inferiore alla media nazionale; più allarmante è il fatto che rispetto al periodo di riferimento precedente, cioè al 1995, prescelto da Unioncamere, queste province perdano significative posizioni nella classifica (il dato più allarmante riguarda Catania che perde ben 16 posizioni) (vedi tabella 1).

Se si osserva l’andamento delle variazioni annue del Pil pro-capite per provincia dall’anno del riconoscimento UNESCO (2002) a oggi (vedi tabella 2), la provincia di Ragusa registra un picco nel 2003 e nel 2004 (rispettivamente +10.3 e +6.6) molto al di sopra della variazione nazionale (rispettivamente +3.1 e +4.2); la provincia di Siracusa registra le sue performance migliori nel 2005 e nel 2006 con delle variazioni positive del Pil pro-capite rispettivamente pari a +7.8 e + 5.6, ben al di sopra della media nazionale pari a +2.7 e +3.9. La provincia di Catania registra un andamento positivo del Pil pro-capite sempre piuttosto contenuto, solo nel 2005 leggermente superiore alla media nazionale. L’impatto della crisi del 2007 nelle province siciliane in esame in termini di variazione negativa del Pil pro-capite è molto accentuato nella provincia di Ragusa (-7.4) rispetto a una variazione negativa del Pil a livello nazionale di -3.3 punti percentuali; solo la provincia di Siracusa registra una variazione negativa del Pil pro-capite inferiore alla variazione nazionale (-2.9) imputabile all’attività di produzione e trasformazione di prodotti petroliferi che ha visto aumentare il suo valore in seguito all’andamento crescente dei prezzi di questi prodotti registratosi a livello mondiale. Questo fattore è all’origine anche del primato in termini di Pil pro-capite ottenuto dalla provincia di Siracusa nel 2009, in passato normalmente detenuto in Sicilia dalla provincia di Ragusa.

Tabella 1. Pil pro-capite, dati provinciali 2009

Pil pro-capite a prezzi correnti 2009

Posizione in classifica delle 107 province per Pil pro-capite

Posizione in classifica rispetto al 1995 Catania 16.256,14 97 -16 Ragusa 16.739,57 90 -6 Siracusa 17.989,16 81 -8 Sicilia 16.719,53 - - Italia 25.263,44 - -

Tabella 2.Variazione annua Pil a prezzi correnti 2003/ 2002 2004/2003 2005/2004 2006/2005 2007/2006 2008/2007 2009/2008 Catania 3.1 3.0 3.7 1.2 2.5 1.3 -3.5 Ragusa 10.3 6.6 0.3 4.2 -0.4 0.6 -7.4 Siracusa 1.4 3.3 7.8 5.6 0.9 2.5 -3.5 Sicilia 3.1 3.2 4.4 3.8 2.7 1.9 -4.1 Italia 3.1 4.2 2.7 3.9 4.0 1.9 -3.3

Fonte: Rapporto Unioncamere, 2010

L’andamento del Pil pro-capite sintetizza la dinamica economica di un territorio ma poco ci può ragguagliare sulle cause che la influenzano; al momento non è possibile quindi spiegare l’origine dei picchi registrati nelle province di Ragusa e Siracusa dopo il 2002 né se possano essere riconducibili a un incremento della produzione di servizi turistici in qualche modo connessi a maggiori flussi di domanda attratti dalla novità della certificazione UNESCO.

Osservando il contributo in termini di valore aggiunto dei principali settori economici al Pil pro- capite nel 2008 (vedi tabella 3), si rileva che la quota principale deriva dai servizi (in misura superiore alla quota nazionale, sia nelle tre province che nell’intera regione Sicilia, per il maggior ruolo ricoperto dai servizi erogati dalla Pubblica Amministrazione); un contributo significativo superiore alla percentuale nazionale proviene dall’agricoltura, in particolare nelle province di Ragusa e di Siracusa (rispettivamente pari all’8.7% e al 5.3% rispetto a un dato nazionale del 2.0%); in quest’ultima, significativo, rispetto alla quota regionale, è anche il contributo dell’in- dustria (22.4%), in particolare della produzione del polo petrolchimico che insiste in territori della provincia non compresi nel VdN.

Tabella 3.Valore aggiunto a prezzi correnti per settore di attività economica.Anno 2008

Agricoltura Industria Servizi

Catania 2.6 17.3 80.1

Ragusa 8.7 17.8 73.5

Siracusa 5.3 22.4 72.3

Sicilia 3.8 17.7 78.5

Italia 2.0 27.0 71.0

Fonte: Rapporto Unioncamere, 2010

I dati sull’andamento della capacità ricettiva e sui flussi turistici, su cui ci soffermeremo suc- cessivamente, potranno fornire maggiori indicazioni sul ruolo che il marchio UNESCO ha potuto sino a ora ricoprire nello sviluppo dell’economia locale.

Non si può comunque trascurare che l’azione del marchio UNESCO si è svolta in un territorio del Sud insulare, caratterizzato da un Pil pro-capite inferiore alla media nazionale e in cui anche nel 2009 si sono registrati dei tassi di disoccupazione superiori alla media nazionale (7.8%), pari all’11.4% a Catania, all’8.9% a Ragusa e all’8.5 a Siracusa, ma inferiori al dato regionale (13.9%). In un confronto regionale, le province del VdN rappresentano, infatti, per motivi diversi, delle realtà in cui sono presenti dei segnali di vitalità, da non assimilare a quei contesti arretrati, da «profondo Sud», in cui spesso si tende a omologare tutto il Mezzogiorno.

154 Impatti del marchio UNESCO sui siti italiani: il Val di Noto Catania è una città metropolitana che seppure occupa una bassa posizione nella classifica annuale provinciale de «Il Sole 24 Ore” sulla qualità della vita (99/107 province, la più bassa tra le tre province in esame, vedi «Il Sole 24 Ore», 2010) risale molte posizioni nella classifica parziale sulle attività per il tempo libero (85/107) segnalando, soprattutto nel capoluogo, una significativa offerta culturale a cui risponde positivamente la comunità locale. Caltagirone è un grosso centro nell’interno della provincia di Catania che conta quasi 40.000 abitanti; sebbene la maggior parte degli occupati si registri nel settore dei servizi, l’attività produttiva di più lunga tradizione che caratterizza l’economia calatina è la produzione di ceramiche artistiche di qualità svolta a livello artigianale. Militello in Val di Catania è certamente la cittadina più piccola per di- mensione e meno dinamica dal punto di vista economico; un ruolo significativo è ricoperto ancora dalle attività agricole che però non puntano su produzioni di particolare qualità ed eccellenza. Le cittadine di Ragusa e Modica sono i due principali centri economici e culturali della provincia che si sono contese sino a un non lontano passato il primato nella provincia: Ragusa divenne capoluogo nel 1927. Il territorio di questi due comuni, così come anche quello del più piccolo centro di Scicli, si estende fino alla costa e beneficia di un crescente flusso turistico balneare. Come però si osserva dai dati economici sul valore aggiunto (vedi tabella 3), significativa è, per l’economia della provincia ragusana, la produzione agricola di prodotti di qualità e significative sono pure le attività di trasformazione dei prodotti agricoli condotte secondo criteri di qualità; punte di eccellenza adeguatamente certificate si conseguono nella produzione di prodotti tipici mediterranei (olio d’oliva, vino, prodotti lattiero-caseari).

Le comuni caratteristiche del territorio e del paesaggio rurale del Sud-Est che ricade nelle pro- vince di Ragusa e Siracusa sono all’origine della spiccata vocazione agricola di qualità che si registra anche nei comuni di Noto e di Palazzolo Acreide. La notevole estensione del territorio di Noto che si affaccia sin sulla costa ha permesso di diversificare maggiormente l’economia locale che si concentra anche in attività di commercio all’ingrosso dei prodotti agricoli coltivati e di altri beni al dettaglio e in servizi direttamente o indirettamente connessi con una crescente attività turistica trainata sempre, come osserveremo dai dati sulla stagionalità dei flussi turistici (par. 3), dalla domanda di un turismo balneare di nicchia che apprezza particolarmente coste e paesaggi ancora non fortemente antropizzati. Il comune di Palazzolo Acreide, di minore dimen- sione e ubicato nell’interno della provincia di Siracusa, ha minori opportunità di diversificare le proprie attività economiche e di beneficiare dei flussi turistici.

Tutti i comuni del VdN condividono, anche se in misura diversa, una carenza di dotazione infrastrutturale rispetto alla media nazionale (vedi tabella 5). Meno grave appare il ritardo di Catania (76.4/100 Italia in numeri indice) anche se il dato, così come rilevato dal Rapporto Unioncamere (2006), riguarda più il capoluogo, grazie alla presenza del porto e dell’aeroporto, ma già molto meno Caltagirone e Militello in Val di Catania che sono collegate al capoluogo da una rete stradale di non elevata qualità, che permette di coprire la distanza con le principali infrastrutture del capoluogo in non meno di un’ora. Più grave è il ritardo di Siracusa (43.9/100 Italia) dove l’elevata dotazione portuale non riesce a compensare la fragilità degli altri tipi di dotazione infrastrutturale; solo di recente la situazione della rete stradale è migliorata con il nuovo asse autostradale Catania–Siracusa, che ha accorciato notevolmente i tempi di per- correnza tra i due capoluoghi e ha anche parzialmente migliorato i collegamenti con Ragusa e con alcune località della costa siracusana e ragusana. La carenza infrastrutturale generale di Ragusa (24.8/100 Italia) costituisce sicuramente uno dei vincoli più gravi a qualsiasi pro- getto di sviluppo locale, che l’attesa apertura dello scalo aeroportuale di Comiso potrebbe contribuire a ridurre.

Tabella 4. Dotazione Infrastrutturale, numeri indice

Infrastrutture

totale Infrastrutturestradali Infrastruttureferroviarie Infrastruttureaeroporti InfrastrutturePorti

Catania 76.4 63.6 52.3 113.4 207.3

Ragusa 24.8 44.9 17.7 11.9 84.7

Siracusa 43.9 49.2 65.8 16.8 351.5

Italia 100 100 100 100 100

Fonte: Unioncamere, 2006

Gli elementi essenziali della struttura economica dei comuni del VdN costituiscono un requi- sito essenziale per procedere nello studio del ruolo che i beni culturali dell’area, posti sotto la tutela UNESCO, hanno rivestito e potranno ancora rivestire nel prossimo futuro nelle politiche di sviluppo locale.

1.3 La dotazione di beni culturali del Val di Noto

L’ingente dotazione di beni culturali che caratterizza gli otto comuni del VdN si può suddividere in due categorie principali: il patrimonio tangibile – architettonico e naturalistico – e il patri- monio intangibile nel quale rientrano tutte le manifestazioni religiose e gli eventi di interesse etno-antropologico, nonché tutto quel patrimonio di conoscenze che viene trasmesso in forme non codificate e che trova espressione nelle produzioni autoctone meritevoli di tutela attraverso altre forme di certificazione di qualità (DOP, DOC, DOCG, IGT).

Nell’ambito della prima categoria, si distinguono i beni architettonici, i siti territoriali (aree archeologiche), i beni ambientali/naturalistici e i siti urbani, perché presentano sia in termini di tutela che di valorizzazione problematiche specifiche.

Il Piano di Gestione del VdN ha censito 134 beni culturali del patrimonio tangibile, così suddivisi e localizzati (vedi tabella 5 seguente):

Tabella 5. Beni culturali tangibili censiti dal Piano di gestione VdN 2002

Beni architettonici Siti territoriali(aree archeologiche)

Beni ambientali

- naturalistici Siti urbani Totale

Caltagirone 19 4 1 - 24 Catania 13 - 1 - 14 Militello 11 - - - 11 Modica 8 - - - 8 Noto 17 4 2 - 23 Palazzolo 12 5 1 2 20 Ragusa 18 - 2 - 20 Scicli 11 - 1 2 14 Totale 109 13 8 4 134

Fonte: Consorzio Civita, 2002

Più dell’80% del patrimonio immobiliare di interesse culturale censito consiste in beni archi- tettonici nei quali rientrano palazzi nobiliari e chiese ed edifici religiosi. La maggiore concen- trazione di luoghi e di edifici di interesse culturale si ritrova a Caltagirone (circa il 18% del totale) e a Noto (17%).

156 Impatti del marchio UNESCO sui siti italiani: il Val di Noto Nel documento «Avvio del Piano Operativo di gestione della VdN» redatto da Mecenate ’90 nel 2005, si riportano le condizioni in cui versa il patrimonio censito nel Piano di Gestione del 2002, gli interventi effettuati, gli assetti proprietari e la destinazione d’uso. Nel breve intervallo di tempo intercorso tra il 2002 e il 2005, le condizioni di gran parte del patrimonio censito (96 beni su 134), di cui si riesce ad avere notizia dai referenti locali (Comuni, Soprintendenze, Genio Civile e Protezione Civile), sembrano in media migliorate. In primo luogo, si conosce lo stato di conservazione di tutto il patrimonio che, nella rilevazione precedente del 2002, era sconosciuto per più di un quinto dei beni censiti (30/134 beni censiti). Numerosi interventi di restauro sono stati effettuati su finanziamenti precedenti al 2002, stanziati sulla base della Legge 433/91 relativa agli interventi di ricostruzione post-terremoto del 13/12/1990, o, per quanto riguarda Ragusa Ibla, sulla base della Legge Regionale 61/81 («Norme per il risanamento ed il recupero edilizio del centro storico di Ibla e di alcuni quartieri di Ragusa») che prevede stanziamenti speciali per questa parte del centro storico di Ragusa che per molti anni ha versato in condizioni di semi-abbandono e che, dal 2003, concede anche contributi a privati per il restauro degli edifici e per il ripristino di attività commerciali. Non sembra però essersi affermata ancora una logica unitaria di intervento sul patrimonio UNESCO del sito VdN; tutto procede per interventi frammentari che vengono effettuati per motivi di emergenza (sanare i danni del terremoto del dicembre 1990) e con tempi piuttosto lunghi (a distanza di più di dieci anni dall’evento sismico).

La condizione del patrimonio risulta più omogenea e gli interventi meno frammentari in quei comuni che si sono dotati di adeguati strumenti di pianificazione urbanistica come Caltagirone