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L’impatto della crisi economica sul sistema delle piccole imprese.

2.3 Un'analisi comparata della produzione di grandi yacht

Grafico 2.14 – Destinazioni del charter dei grandi yacht

3. LA NAUTICA DA DIPORTO IN ITALIA, TOSCANA E NELLA CITTÀ DI VIAREGGIO

3.3 L’impatto della crisi economica sul sistema delle piccole imprese.

ad ottenere i maggiori ricavi dalle attività connesse ai servizi e al refit, caratterizzandosi per un servizio di assistenza e riparazione che prosegue anche dopo la vendita, così come le imprese che si occupano proprio di refit che da questa attività producono il 59,2% del proprio fatturato.

3.3 L’impatto della crisi economica sul sistema delle piccole

imprese.

Sul tema dell'impatto della crisi economica sul sistema delle piccole imprese si può fare riferimento allo studio “Le trasformazioni delle filiere artigiane tra crisi economica e nuove opportunità competitive” realizzato nel Giugno 2013 dalla Camera di Commercio di Lucca e dall’Università degli Studi di Ferrara, con il supporto della CNA di Lucca e di Navigo (citato in CNA Produzioni Nautiche, 2013). Questo studio, partendo da una serie di interviste ad imprese del territorio lucchese, giunge a focalizzare i temi principali che caratterizzano lo scenario di mercato delle piccole medie imprese. Le conclusioni di questo studio, sebbene riferite alla dimensione locale, sono significative anche per la dimensione nazionale. Un primo elemento è il cambiamento del panorama competitivo, dal momento che nella competizione globale sono cresciuti il peso e l’importanza delle economie emergenti. Se da un lato esse si presentano come nuovi e agguerriti concorrenti, dall’altro si configurano anche come nuovi clienti di beni finali, intermedi o di mezzi di produzione. Sebbene ancora oggi il peso delle esportazioni verso questi mercati sia contenuto (6% nella provincia di Lucca nel 2011), impressiona comunque la crescita registrata: nella provincia di Lucca la quota nel 2011 è quasi quadruplicata rispetto al 2002. Inoltre, poiché tali Paesi hanno mostrato di essere più “immuni” alla crisi rispetto alle economie avanzate, la loro domanda di

beni e servizi è cresciuta in modo più marcato proprio negli anni recenti (2010 e 2011) durante i quali anche nella provincia presa ad oggetto di studio, quella di Lucca, si è registrata una vera e propria esplosione delle esportazioni verso le economie emergenti. È evidente che tale tendenza caratterizzerà gli scenari di mercato dei prossimi anni per tutta la nautica italiana. In tale ottica le piccole imprese per propria indole sono meno inclini ad orientare la propria produzione verso i mercatilontani.

Esiste poi una correlazione negativa tra andamento del fatturato e delle esportazioni: dal confronto tra l’andamento del fatturato delle imprese artigiane e quello del valore complessivo delle esportazioni nella provincia di Lucca emerge un’evidente e marcata correlazione negativa. Fatta eccezione per gli anni in cui si è manifestata la crisi (2008 e 2009), tra il 2002 e il 2011 il valore delle esportazioni aumenta, mentre il fatturato delle imprese artigiane continua a ridursi. Coerentemente con quanto spesso è stato affermato negli anni recenti, ciò lascia supporre che il perdurare della crisi economica sia legato più alle componenti interne della domanda che a quelle esterne e, quindi, che le imprese maggiormente capaci di operare sui mercati internazionali abbiano risentito meno della crisi.

Emerge inoltre come le imprese artigiane siano meno orientate all’export. L’accostamento di una variabile “artigiana” (fatturato) a una variabile “generalista”, cioè relativa all’intero sistema delle imprese (valore delle esportazioni), porta a dedurre che nella provincia di Lucca le imprese artigiane siano meno orientate all’esportazione rispetto alle imprese non artigiane. Questo, infatti, spiegherebbe la correlazione negativa emersa tra le due variabili, suggerendo anche come l’artigianato possa incontrare maggiori difficoltà nel raccogliere i segnali di ripresa mostrati dai mercati internazionali.

L’occupazione si è rivelata negli anni una variabile molto più rigida del fatturato di fronte alla contrazione del ciclo economico registrando, quindi, variazioni assai più contenute. Nonostante questo esiste una forte correlazione tra le oscillazioni del fatturato e dell’occupazione nelle imprese artigiane che è andata poi attenuandosi tra il 2010 e il 2011 per via dell’aumento nel ricorso agli ammortizzatori sociali. Il risultato di tali fenomeni è che nel 2011 il numero di

addetti è sostanzialmente tornato ai livelli del 2002, mentre il fatturato è complessivamente diminuito del -41,5%.

Analizzando i vantaggi e rischi di un’apertura internazionale, emerge come da qualche anno si sta delineando una tendenza verso un’apertura internazionale, anche spinta dalla crisi, di alcuni artigiani che un tempo prestavano la loro opera unicamente ai soliti cantieri con i quali intrattenevano rapporti di lavoro. Il calo del lavoro ha spinto i fornitori a comportamenti competitivi più aggressivi che, se da un lato hanno valenza positiva che ne estende il portafoglio di commesse garantendo una maggior tutela all’impresa fornitrice, dall’altro espongono il distretto al rischio dell’imitazione del prodotto distintivo. Per questo motivo la nuova strada che si sta intraprendendo è quella di un ripensamento della barca nel suo complesso, in maniera tale da offrire un prodotto che abbia un valore intrinseco più elevato della semplice sommatoria delle componenti che lo formano. Pensare alla barca nel suo ciclo di vita significa considerare con maggiore attenzione le operazioni di manutenzione ordinaria e straordinaria e il refitting. Facendo un esempio che si collega alla provincia di Lucca presa ad oggetto di studio, se un armatore ha acquistato il megayacht a Viareggio può decidere liberamente dove effettuare le successive operazioni di manutenzione. Se ad esempio la barca è in Cina, gli sarà più facile farlo in un cantiere cinese. Per questo motivo, facendo anche leva sul processo di internazionalizzazione intrapreso da alcuni fornitori, potrebbero essere creati dei centri di competenza e manutenzione dislocati all’estero che utilizzano le maestranze locai. Per un verso viene creato un concorrente straniero, in quanto non si ha una completa ricaduta territoriale, dall’altro si riesce a garantire lavoro e commesse per le singole competenze che poi operano anche a livello locale. Naturalmente è necessario prestare la massima attenzione, affinché non venga condiviso il patrimonio di conoscenza tacita degli artigiani locali, perché in questo caso nel tempo si creerebbe concorrente ancora più temibile.