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impiego degli immigrAti in AgricolturA Sulla base delle informazioni diffuse dal Mi-

nistero degli Interni, in Sardegna nel 2010 sono presenti 15.040 stranieri soggiornan- ti a fronte di 12.088 dell’anno precedente (+19,6%), ripartiti quasi equamente tra la componente maschile e quella femminile (rispettivamente 7.618 e 7.422 unità). Circa la metà di essi vive e/o lavora nella provincia di Cagliari, nella quale si ha avu- to un aumento, rispetto al 2009, del 23%, risultando tra le vecchie province, quella con maggior afflusso. Seguono le province di Sassari con un 33% ed un aumento, ri- spetto all’anno precedente del 18,6%, e la provincia di Nuoro con l’11% di presenze ed un aumento del 10,6%. Chiude Oristano (6%) con un aumento di poco più dell’11%. Analizzando sinteticamente i dati raccolti attraverso l’indagine condotta dall’Istituto e secondo la vecchia ripartizione provin- ciale (Cagliari, Oristano, Nuoro e Sassari), si osserva che la provincia con il numero maggiore di stranieri occupati è quella di Sassari con il 46% del totale; segue Cagliari

(19%) e Nuoro (circa il 20%), infine Orista- no con il 15% del totale.

La maggior parte dei lavoratori stranieri trova impiego nel settore zootecnico, in particolare nell’allevamento ovicaprino, principale attività del settore primario iso- lano. L’attività prevalente sono il governo della stalla e la mungitura.

La crisi del comparto ovicaprino degli ulti- mi anni, il basso prezzo del latte e le più favorevoli condizioni normative per l’as- sunzione di operai stranieri hanno spinto molte aziende ad avvalersi delle prestazio- ni di una tipologia di personale tendenzial- mente retribuita a più basso costo rispetto alla manodopera comunitaria, in alcuni casi con una certa professionalità nell’utilizzo di mezzi meccanici e/o attrezzatura par- ticolare, in altri ancora con una capacità imprenditoriale nel coordinare le attività aziendali.

Nel settore delle colture arboree vengono impiegati soprattutto nella fase di raccolta della frutta e in minor misura per le opera-

zioni colturali varie quali potatura, aratura e trattamenti fitosanitari con eventuale uti- lizzo di mezzi ed attrezzatura meccanica. Nel comparto orticolo, sia per le colture in pieno campo che per quelle protette, si trat- ta per lo più di lavoratori stagionali assunti per far fronte a periodi di intensa attività, in particolare durante la raccolta. Gli ope- rai stranieri vengono impiegati anche nel comparto florovivaistico e nel comparto forestale per i lavori di taglio e raccolta del sughero.

Nelle attività connesse all’attività agricola, gli stranieri sono maggiormente occupati nell’agriturismo e per la trasformazione di prodotti agricoli.

Gli occupati nell’attività agrituristica sono dediti principalmente alla preparazione delle pietanze, alla pulizia delle stanze, alla manutenzione ed altre attività.

Nel settore lattiero caseario le fasi maggior- mente svolte da personale straniero sono la selezione e la movimentazione dei prodotti trasformati.

La maggior parte degli stranieri proviene da paesi dell’Africa del nord (Marocco, Tu- nisia e Senegal in primis), di quella occiden- tale (Nigeria) e di quella orientale (Egitto). Inoltre si riscontra la presenza di persone provenienti dall’America Latina (Bolivia e Brasile) e dall’India. Sempre più consisten- te è anche l’affluenza di lavoratori dall’Eu- ropa dell’Est, in particolare dall’Albania e dalla Repubblica Moldava e da paesi comu- nitari quali la Romania e la Germania. La maggior parte degli stranieri trova im- piego oltre che nella zootecnia anche nel comparto orticolo e in quello frutticolo (in particolare marocchini e senegalesi). Signi- ficativa è la presenza di indiani dediti uni- camente all’allevamento dei bovini da carne e da latte. Nel settore florovivaistico è stata rilevata la presenza di un thailandese. Una nota a parte meritano i rumeni, la cui presenza nelle campagne sarde è sempre più consistente, dovuta, soprattutto, all’in- gresso di tale nazione nell’Unione Euro- pea. Risultano assai apprezzati per le loro

competenze, tant’è che alcuni di loro, come detto, rivestono ruoli di una certa respon- sabilità, coadiuvando l’allevatore nelle fasi di sorveglianza e controllo delle operazioni in campo. Alla base della richiesta di mano- dopera rumena vi è pure il fatto che talune mogli svolgono lavoro come badanti presso i familiari dell’imprenditore e/o presso al- tre famiglie. A questo proposito, le concrete possibilità di occupazione per più membri della famiglia spingono spesso l’operaio a richiedere un salario basso, inducendo con ciò un aumento della domanda da parte de- gli imprenditori agricoli.

Il periodo dell’anno per il quale è richiesto il lavoro varia, ovviamente, a seconda del tipo di operazione. Nel comparto zootecni- co, a parte i salariati assunti con contratti annuali o a tempo indeterminato, le altre figure vengono impiegate preferibilmente per le operazioni di mungitura e tosatura delle pecore nella prima metà dell’anno e durante i mesi estivi per quanto riguarda la raccolta e la fienagione.

Nel settore ortofrutticolo, il periodo d’im- piego dipende dal tipo di attività svolta, se si tratta di raccolta o potatura.

L’uso di stranieri, nell’agricoltura regiona- le, è rivolto a mansioni di poca professio- nalità, in quanto la difficoltà nel reperire manovalanza locale, spinge gli imprenditori a ricorrere alla manodopera straniera. Si tratta il più delle volte di persone non in possesso di titoli di studio o che hanno al massimo completato la scuola dell’obbligo, mentre è ridotto il numero di coloro che possono avvalersi di un diploma di scuola media superiore o della laurea. Alcuni di essi dispongono, comunque, di certificati che ne attestano le competenze come ope- rai specializzati, anche se non sempre con riferimento al settore primario. Tali operai, vengono comunque impiegati per mansioni a scarsa specializzazione.

Secondo il rapporto “Immigrazione Dos- sier statistico 2010” redatto dalla Caritas/ Migrantes, nonostante la crisi, i lavoratori stranieri occupati sono aumentati già dal-

la fine del 2009, anno in cui l’occupazione complessiva è diminuita.

L’aumento dell’occupazione è concentrata soprattutto nelle professioni non qualifica- te, molto spesso perché sottoinquadrati. I lavoratori stranieri, infatti, rivelano minori

difficoltà nel trovare nuove opportunità di inserimento occupazionale, dovuta ad una spiccata propensione o in alcuni casi spinti dalla necessità di adattarsi a qualsiasi pro- posta lavorativa, un’attitudine meno fre- quente tra la manodopera locale. Gli immi-

grati continuano a rispondere alla domanda di lavoro non soddisfatta dalla manodopera locale e spesso, tale situazione, relega i la- voratori stranieri ad attività a bassa spe- cializzazione, sottopagate e dequalificanti, rispetto al loro profilo professionale.