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L’INCAPACITÀ DEL GENITORE MALTRATTANTE DI ASSOLVERE AL PROPRIO RUOLO

2 LA FAMIGLIA E I SUOI FATTORI DI PROBLEMATICITÀ

2.3 L’INCAPACITÀ DEL GENITORE MALTRATTANTE DI ASSOLVERE AL PROPRIO RUOLO

DI

ASSOLVERE

AL

PROPRIO

RUOLO

GENITORIALE

«I bambini hanno più bisogno di avere dei genitori che di essere amati. Essi hanno bisogno di qualcosa che permetta loro di superare i momenti in cui sono odiati e perfino si rendono odiosi»65. Ho deciso di partire con questa definizione di Winnicott perché essa ci permette di focalizzare l’attenzione sul ruolo centrale della genitorialità nel processo di crescita di ogni minore.

«Secondo Haller (1992) la “capacità genitoriale” corrisponde ad un costrutto complesso, non riducibile alle qualità personali del singolo genitore, ma che comprende anche un’adeguata competenza relazionale e sociale»66

. È una competenza che richiede ad

64

S. Cirillo, M.V. Cipolloni,op. cit., p. 32.

65

S. Grimaldi, S. Latmiral, op. cit., p. 149.

66

G. B. Camerini, G. Lopez, L. Volpini, Manuale di valutazione delle capacità genitoriali, Maggioli Editore,2011,p. 15.

40 ogni genitore di sapersi relazionare con il proprio figlio in modo benevolo, confortante, avendo cura di rispettare e soddisfare le sue esigenze primarie e assicurargli un adeguato ambiente di crescita.

La genitorialità influisce in modo decisivo sulla costruzione della personalità e sul quadro di valori morali del soggetto in evoluzione e quindi le modalità attraverso cui viene esercitata non possono certamente essere violente, minacciose o instabili. Non bisogna dimenticare che la famiglia è il primo contesto sociale in cui il bambino si trova ad agire,all’interno del quale dovrebbe acquisire tutti gli elementi per poter compiere in modo sufficientemente sicuro le prime fasi dello sviluppo, dove poter trovare protezione da un mondo esterno sconosciuto e una guida per affrontare le difficoltà e i momenti di crisi, che caratterizzano il ciclo vitale67. Molto spesso però accade che le figure genitoriali si trasformino in un vero e proprio pericolo per il minore, divenendo la principale causa delle sue sofferenze. Questo è il caso, ad esempio, delle famiglie maltrattanti, nelle quali la fragilità psicologica e sociale dei genitori incide sulla qualità di accudimento dei figli. «La trascuratezza dei genitori in questi casi non è dunque la manifestazione di una generica incapacità di svolgere in modo adeguato le funzioni genitoriali, ma è strettamente connessa alla peculiarità della relazione tra i genitori- partner e di ciascuno di essi con la propria famiglia d’origine»68. Con questo concetto intendo evidenziare che il genitore trascurante non è incapace di svolgere il suo ruolo per una limitazione intellettiva o esperienziale, ma lo è perché il suo mondo interiore è dominato da legami affettivi talmente deludenti che gli impediscono di costruire un rapporto sereno con il proprio figlio. I fattori di rischio significativi per le madri e i padri dei bambini maltrattati sono gli stessi e sono: avere un’età molto giovane alla nascita del bambino, basso livello di istruzione, assenza del padre durante l’infanzia, presenza di malattie psichiatriche o dipendenze. Per entrambe le figure genitoriali gioca un ruolo importante anche il maltrattamento fisico subito nell’infanzia, il divorzio dei genitori, l’affido etero familiare, l’abuso di alcool o di droga da parte dei propri genitori e la depressione della propria madre69. La teoria alla base del maltrattamento ritiene che

67

F. Telleri, Essere genitori oggi, Edizioni Martina, Bologna 1996.

68

D. Ghezzi, F. Vadilonga, op. cit., p. 75.

69

M.Malacrea, “Caratteristiche, dinamiche ed effetti della violenza su bambini e bambine, in Ministero della Solidarietà Sociale, Vite in bilico. Indagine retrospettiva su maltrattamenti e abusi in età infantile, a cura di D.Bianchi, E.Moretti,Istituto degli Innocenti, Firenze,2006,pp.3-71, p.25, disponibile sul sito: http://www.minori.it/files/Quaderni_Centro_Nazionale_40.pdf

41 «un genitore maltrattante è sempre un bambino incompiuto e un coniuge deluso»70: “bambino incompiuto” perché a causa della sua storia infantile e adolescenziale caratterizzata per lo più da traumi e mancanze, le sue principali figure di attaccamento non gli hanno assicurato la soddisfazione dei suoi bisogni primari e lo hanno spinto ad allontanarsi cosicché il bambino ancora piange insoddisfatto all’interno di questo genitore; “coniuge deluso” a causa del fallimento del partner nel tentativo di fornire risarcimento alle sue carenze sul piano affettivo.

L’intrecciarsi di questi due aspetti caratterizzanti il coniuge maltrattante, impediscono un adeguato investimento affettivo sul figlio, il quale o non viene per niente considerato da un genitore impegnato nella ricerca di una perenne compensazione, o viene strumentalizzato o laddove il partner è incapace di riparare le sue mancanze, induce il figlio a provvedervi. In questi contesti familiari, il bambino non viene considerato per il bambino che è ma, al contrario, valutato come un bambino maturo che comprende la situazione e condivide con il genitore esperienze rischiose; egli quindi viene ad esempio nutrito con cibi inadatti, affidato a gente pericolosa, condotto in posti sconsigliabili. Il fatto che più di ogni altro meraviglia ma al contempo spaventa è che gli episodi di maltrattamento infantile, di cui sempre più spesso si sente parlare, hanno origine proprio all’interno della famiglia e sono esercitati proprio da coloro che dovrebbero essere i principali datori di cure. A spingere, però, questi genitori a non assolvere correttamente ai loro compiti evolutivi e a relazionarsi con il minore attraverso la violenza nelle sue svariate forme (dal maltrattamento all’abuso e dalla trascuratezza all’abbandono) incide l’intreccio di complesse variabili quali la storia infantile del genitore maltrattante, persistenti conflitti interni ed interpersonali, la presenza di disturbi psichici, scarso supporto dai familiari e dagli amici, precarie condizioni economiche, grave incapacità educativa, ecc. Un’ulteriore caratteristica, altrettanto importante, concernente queste famiglie, riguarda il loro atteggiamento ostile e di rifiuto verso il mondo esterno, poiché se, da un lato, questo aspetto garantisce la continuità del loro funzionamento, dall’altro rende più difficile per gli operatori sociali l’individuazione prima e l’intervento poi di questi utenti altamente a rischio. L’esistenza di questi fattori socio-culturali, inoltre, compromette gravemente la relazione genitori/figlio. «I genitori maltrattanti possono, ad esempio, presentare difficoltà a riconoscere la soggettività del figlio e utilizzarlo come

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42 “bene” da possedere e gestire; oppure possono vivere il bambino come estraneo e persecutore, con conseguenti strategie di evitamento nei suoi confronti; o ancora non aver compiuto il loro percorso di crescita e, permanendo in una fragile condizione di incompletezza, non tollerare le pressanti e composite richieste del bambino o, in un processo d’inversione di ruoli, riversare sul bambino domande di affetto e gratificazione»71.

L’arrivo del figlio nella vita del genitore maltrattante riapre in lui una vecchia ferita mai rimarginata ed è a questa parte di sé che si rivolge quando aggredisce suo figlio. Ciò che accade frequentemente in queste famiglie è l’inversione dei ruoli: non è il genitore a garantire la soddisfazione dei bisogni del minore ma è il minore a sacrificarsi e a soddisfare quelli del genitore.

Si tratta di famiglie, dunque, in cui i genitori vivono in funzione di loro stessi e non del bambino, il quale «rischia di diventare semplicemente la posta di una sfida nella quale la sua individualità non è riconosciuta»72.

«Ma come può una persona, che non ha avuto a suo tempo soddisfatti i suoi bisogni infantili, diventare genitore e poter quindi soddisfare i bisogni del figlio?»73. Questa è la domanda che sorge spontanea, dopo aver descritto delle famiglie maltrattanti ed è a questo quesito che il lavoro d’équipe deve cercare di dare una risposta concreta attraverso un intervento specialistico. Nei casi, però, in cui le carenze e le difficoltà caratterizzanti questi nuclei sono talmente enormi da non poter essere fronteggiate, sarà indispensabile perlomeno evitare che siano i minori a pagare il prezzo più alto, offrendo loro continue cure e attenzioni e quindi proteggendoli.