sari alla rinascita della nostra societ . Conobbi Strehler e rassi, nasceva il Piccolo eatro con recht. bbi la fortuna di conoscere iulio inaudi, ondo Craveri, nzo Paci, Cesare usatti, lberto Cavallari ed altri intellettuali.
Il Politecnico tra la fine degli anni ’40 e gli inizi degli anni ’50. Eravate un gruppo ristretto con po- chissime donne. Che ricordi ha di quegli anni? insegnamento era strettamente legato alle discipline architettoniche o già i primi progetti di mobili di Ponti, Albini, Caccia ominioni, Castiglioni e ollino erano noti nell ambiente studentesco?
uando lo incominciai a frequentare, nel mi pare, aleggiava ancora nell insegnamento di certi professori un ombra di retorica fa-
scista. el nacque il mio primo figlio, ed io mi laureai nel ’51.
ravamo, se ricordo bene, nove donne, ma non tutte si laurearono, mi pare due o tre solo.
Quali i personaggi docenti, proget- tisti, artisti, intellettuali o le opere che contribuirono a definire la sua formazione culturale in quegli anni?
unica cultura a cui ci riferivamo du- rante i primi anni della acolt era il mito di e Corbusier.
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Finiti gli studi universitari le sue prime esperienze progettuali sono state all interno dello studio Ponti in via ezza … il suo primo tavolo da lavoro in mezzo ai sanitari della inori . C era all interno dello studio una divisione precisa tra progetti di architettura e di design o il proget- to alle varie scale fluiva tra i tavoli e soprattutto quali i suoi ricordi della figura di Gio Ponti?
o, con io Ponti rimasi pochi mesi, e mi occupai solo di design. a co- nobbi la sua poesia, la sua arte, la sua stupenda serenit .
Poi l incontro nel con arco anuso col quale ha condiviso dodici anni di attività. Come ha conosciuto anuso e che ruolo ha avuto questo incontro nella sua formazione pro- gettuale?
anuso mi incontrò ad una mostra, e mi propose di lavorare nel suo stu- dio. Dodici anni nel suo studio mi in- segnarono molto. rchitettura uma- na, dedicata a chi l avrebbe abitata, semplicit , funzionalit . utti valori
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che ho portato sempre con me, nella mia professione.
el apre il suo primo studio a ilano. Credo che le sue prime commesse siano relative a pro- getti di arredamento e architettura. Come nascono i primi rapporti con i committenti ed in seguito con Arflex che è stata la sua prima azienda per design?
Arflex è stata la mia prima committente nel campo del design.
Ci sogniamo oggi l intelligenza ed il coraggio col quale gli industriali accettavano i nostri progetti asta citare tra i miei progetti da loro prodotti: lo trip ed il erpentone.
Ora ahim , non c è interesse culturale e ricerca del nuovo, n coraggio, ma solo il desiderio di pro- fitto.
el libro della Avogadro racconta di come il lei come lo farebbe? stato il modo migliore per nascondere in architettura le insicurezze del primo periodo. Avvenne cos anche per il design o l esperienza nello studio anuso le aveva fornito la giusta preparazione per affrontare questa nuova avventura?
el design ero pi sicura delle mie proposte, e sapevo insistere.
obo del nasce quasi contemporaneamente al uperonda degli Archizoom esplorando pa- rallelamente le possibilità del poliuretanico espanso ed i nuovi modi di abitare che in quegli anni si andavano affermando. Che rapporti aveva con i gruppi radicali fiorentini e con la cultura milanese del design di quegli anni?
on avevo particolari rapporti con loro. a nascita del poliuretano fu interessante per tutti i progettisti, ed io studiai come avrebbe potuto essere utilizzato.
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acque il “ obo”, che non ha struttura portan- te interna e la sua comodit è assicurata dalla sezione del materiale.
l erpentone del , le trips Compasso d oro nel , la host dell , la seduta sem- pre stata il tema progettuale da lei pi indagato, ha ancora da riservarci sorprese in merito?
Penso di no. Il mondo è inflazionato da… sedute, divani, sedie… C’è qualcosa certamente di più utile e importante da progettare
Il mondo ha bisogno di progetti mirati all ecososteni- bilità, al risparmio energetico, all’edificabilità prefab- bricata, alle case per tutti...
i piacerebbe che mi parlasse del suo linguaggio pro- gettuale o delle invarianti che contraddistinguono il suo lavoro...
on credo si possa parlare di un “linguaggio” progettua- le, nel mio caso. on ho infatti uno stilema da esibire. Ho dei principi, dei valori cui tengo molto, e che si esprimono nel mio lavoro. Perch quando progetto una casa, oltre a rispettare le caratteristiche e le necessit della commit- tenza, qualcosa aggiungo, indico, propongo. ciò si basa su principi che mi appartengono da sempre, buoni o sba-
gliati che siano. Parlando di abitazioni, io credo nell autonomia personale di chi vi abita, autonomia che deve però corrispondere ad una responsabilità. Inoltre sostengo la flessibilità degli spazi, la scelta di mutarne la forma. Come pure se disegno un mobile, lo rendo… mobile, cioè facilmente spostabile su ruote.
Sembra poco ciò che sto dicendo, invece è determinante in ogni mio progetto.
Lei è una delle figure più importanti del design italiano, ha attraversato con eleganza le varie stagioni della storia del progetto. Qual la sua opinione sulla situazione attuale del design in talia e quale la
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sua conoscenza delle nuove generazioni di progettisti?
Progettare per me vuole ancora dire “creare il nuovo”. Il nuovo appartiene al momento in cui viviamo, ed al progresso della tecnologia che ci è contemporanea e che ci offre sempre di pi . a è un po deludente vedere come il concetto di design sia variato. on vedo ricerche nel “nuovo”, non vedo suggerimenti importanti, vedo molto frequentemente opere d artista, talvolta capricciose e presun- tuose, talvolta no, solo talvolta arte.
Non vedo quasi mai a chi ed a cosa siano finalizzate.
Cini oeri
ilano, ottobre
Franc
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ndrea ranzi, architetto e designer, nato a irenze nel 38, dove si è laureato nel , vive e lavora a ilano. Dal al 7 ha fatto parte del gruppo rchizoom ssociati, primo gruppo di avanguardia noto in campo internazionale, i cui progetti sono oggi conservati presso il Centro Studi e rchivio della Comunicazione dell niversit di Parma e al Centro eorges Pompidou di Parigi. Si occupa di design industriale e sperimentale, architettura, progettazione urbana, didattica e promozione culturale, autore di numerosi pubblicazioni storiche e teoriche. el 8 ha fondato e diretto Domus cadem , prima scuola internazionale di post-industrial design dal 8 al 87 ha diretto la rivista odo. Ha vinto tre Compasso d oro di cui uno alla Carriera. Curatore Scientifico del nuovo Design Museum della Triennale di Milano è Professore Ordinario e Presidente del Corso di aurea in Design degli Interni alla acolt di Design del Politecnico di ilano. el 8 ha ricevuto la aurea Honoris Causa all niver-
sit della Sapienza di oma.
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Andrea ranzi
Partirei dalla sua prima formazione, come nasce la scelta della Facoltà di Architettura?
a scelta della acolt di rchitettura deriva dal fatto che durante l infanzia ho sofferto a lungo di dislessia, cioè difficoltà nella lettura a voce alta e nella scrittura; disturbo molto diffuso che mi ha creato molte difficoltà nella carriera scolastica. Ho curato spontaneamente questo disturbo attraverso il disegno, esercitato in modo quasi ossessivo. Questo mi ha portato a diventare una sorta di enfant prodige nel disegno. Ho quindi scelto Architettura, che ho fatto con una carriera rapida e brillante; la mia tesi di laurea infatti è stata recentemente ricostruita dall rchivio Storico del Centro Pompidou e fa parte di quella collezione prestigiosa.
Firenze e la oscana nella metà degli anni prima e dopo l alluvione. ra gli studenti della Facoltà di Architettura Andrea ranzi, Adolfo atalini, assimo orozzi, ilberto Corretti, Cristiano oraldo di Francia, Remo uti, Paolo alli, Alberto reschi, ianni Pettena, Paolo eganello, apo inazzi, nella provincia personaggi come ergio Cammilli, enito iovannetti o Aldo ondi. engono dalla
oscana alcuni tra i pi importanti protagonisti della cultura del progetto. Come nasce questo clima di effervescenza culturale che d altronde non si pi riproposto?
La Firenze di allora e la Toscana erano delle realtà provinciali, ma dove, per una serie di motivi, “si pensava in grande”, sul piano politico internazionale (La Pira) e anche su quello intellettuale.
iacomo ecattini e la sua scuola economica è stata la prima nel mondo a interpretare il fenomeno dei distretti industriali la cultura mar iana e il movimento studentesco è nato in gran parte e irenze già all’inizio degli anni ’60 (Claudio Greppi, Quaderni Rossi, la Lega Studenti-Architetti etc.). Tutti i movimenti dei Cattolici di Sinistra allora erano fiorentini o toscani.
Quindi allora Firenze non era un deserto anonimo, ma un terreno pieno di stimoli che forse non esi- stevano nelle grandi citt industriali.
Oltre a Savioli, a Ricci e a Cardini, con cui si è laureato e di cui e poi diventato assistente, chi influì in quegli anni nella sua formazione di giovane architetto in uno scenario estremamente confuso?
Savioli, icci, Cardini e soprattutto ichelucci continuavano a proporre la cultura toscana come origi- ne della modernità stessa, seguendo quella tradizione auto-referenziale di Papini, Rosai e tanti altri. La nostra posizione già da studenti era molto polemica verso quell’atteggiamento, che altri gruppi radical (Superstudio per primo) hanno invece finito con adottare.
Personalmente credo che il nostro imprinting di rchizoom ssociati derivi invece dalle tracce la- sciate da altri docenti, come Lodovico Quaroni e Adalberto Libera; il primo grande intellettuale (più che grande architetto), e il secondo grande e spietato progettista “radicale”.
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serie di motivi, di motivi,
o intellettuale. llettuale.
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