Fig. 3: Cartina raffigurante la barriera per conigli (tratteggiata in grassetto) e il viaggio
di ritorno a casa intrapreso da Molly, Daisy e Gracie nel 1931 (segnalato con una sequenza di puntini neri). Il rabbit-proof fence è una linea di recinzione che, costruita dai coloni bianchi, attraversa lo Stato dell’Australia occidentale per 1830 chilometri. Fu eretta per arginare il proliferare dei conigli e la loro invasione del territorio da pascolo e agricolo.307
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Follow the Rabbit-Proof Fence si apre nel 1826 con l’immagine di Kundilla, il capo di un accampamento aborigeno Nyungar308, che si sta preparando per una nuova giornata di lavoro:
Kundilla was satisfied with the results of yesterday’s annual scrub firing. This was a special time on the seasonal calendar when his family clans from far around would gather on their territory to set fire to areas of dense undergrowth to flush out any game, such as kangaroos and wallabies, that might be sheltering there. All the men waited in strategic places around the scrub as the animals dashed out in panic. Then they either speared or clubbed them to death. The animal pelts were made into warm cloaks as protection against the bitterly cold winter winds of the south west. The smaller skins were made into skin bags with fur lining the inside to be used for carrying babies and as all-purpose bags.309
Improvvisamente sente un colpo fortissimo, raccoglie gli uomini adulti e va in avanscoperta per verificare cosa stesse succedendo: la verità lancinante è che “They are back. They’ve come to take away our women”310. Il colpo ricorda a Kundilla storie di aggressioni e brutalità da parte
degli invasori occidentali, di come i loro fratelli e i loro zii fossero stati uccisi dai bianchi, uomini crudeli che, oltre a ciò, si sarebbero avvicinati a riva per rapire le donne aborigene e portarle sulle loro navi come “sexual slaves”, dopodiché le avrebbero uccise buttando i corpi nell’oceano. Presto scopre che il terribile boato che lo aveva spaventato non è altro che un saluto del cannone britannico, mentre i soldati issano la Union Jack per la prima volta sulle coste dell’Australia occidentale. Il Maggiore Edmund Lockyer era stato mandato a fondare una base militare a King George Sound311 con lo scopo di esercitare un più rigido controllo sui rapporti interetnici e i traffici commerciali; questo primo avamposto militare rimase attivo per circa cinque anni e i rapporti fra i nativi e i bianchi furono in questa fase pacifici. Kundilla ricorda come questi esploratori britannici non sembrassero mossi dall’intenzione di fare del male, apparendo sollevati dal trovare indigeni pacifici ed ospitali. Allo stesso tempo, gli aborigeni erano inizialmente pronti a stringere rapporti cordiali e, soprattutto, erano interessati ai possibili vantaggi offerti dalle navi degli uomini bianchi. La Pilkington si cala nel punto di vista di Kundilla per dare forma alla percezione che i nativi dovevano avere avuto durante i primi contatti con i bianchi, prima che i colonizzatori avessero completamente occupato l’Australia. Nel secondo capitolo, “The Swan River Colony”, la Pilkington riprende le fila e racconta di come i primi coloni europei fossero giunti nel giugno del 1829. La voce è temporaneamente
308 I Nyungar o Noongar sono popoli indigeni autraliani che vivono nel sud-ovest dell’Australia occidentale. 309 Doris Pilkington/Nugi Garimara, Follow the Rabbit-Proof Fence, cit., p. 2.
310 Ivi, p. 4.
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affidata a Yellagonga, il capo di una delle tribù aborigene, il quale racconta di come Dayup, un altro capo, fosse stato all’epoca invitato a fare visita ai colonizzatori. Il Capitano inglese Fremantle aveva bisogno di una prima approvazione delle tribù aborigene per ribattezzare la loro terra con un nome inglese. Durante l’incontro, i natives ovviamente non capivano la lingua parlata dai britannici, nonostante le frasi pronunciate fossero accompagnate da segni, cosicché la questione della rinominazione del territorio non fu effettivamente compresa dagli abitanti indigeni:
This language barrier prevented a formal discussion; how could a stranger indicate in sign language that he was giving a foreign name to their traditional land? It was an impossible task and the Nyungar men became even more confused with the pointing and waving. Nevertheless, Captain Fremantle continued.312
Anche se gli aborigeni, non avendo capito, non furono in grado né di dare, né di negare il loro consenso, il Capitano Fremantle chiamò la terra dove erano sbarcati Western Australia e si impossessò di un territorio di un milione di miglia quadrate che chiamò Swan River. I coloni non erano però contenti del luogo, che consideravano troppo “selvaggio” e molto lontano dall’ideale arcadico ed edenico:
“Where is the Arcadian land that we heard so much about, the land of rustic paradise?” queried Christopher Marsden, a businessman from London. “This certainly isn’t the place.” The others nodded in agreement. “We should never have come, Arthur,” said one tearful woman to her husband.313
La Pilkington vuole suonare provocatoria, di quanto dietro il suo racconto essenziale, ma basato su richiami a situazioni e personaggi realmente esistiti, si cela un attacco forte ai britannici. I discorsi sono come filtrati dalla prospettiva “ingenua” del nativo, ma proprio per questo risultano ancora più ricchi di senso polemico.
L’autrice prosegue la sua sintetica ma pungente ricostruzione sottolineando come, a partire dal 1830, i bianchi diventassero sempre più potenti, arrogandosi il diritto di scegliere qualsiasi terra da loro ritenuta adatta per vivere e limitando moltissimo la libertà degli aborigeni. La tribù dei Nyungar e tutta la popolazione nativa cominciarono a capire ben presto che cosa significasse l’arrivo degli europei per loro: la distruzione della loro società tradizionale e l’espropriazione delle terre. Iniziarono così conflitti che si protrassero per anni: i bianchi combattevano con i
312 Doris Pilkington/Nugi Garimara, Follow the Rabbit-Proof Fence, cit., p. 9. 313 Ivi, p. 11.
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fucili, le spade e i cannoni, mentre gli aborigeni non potevano che rispondere con le frecce. I nativi furono di conseguenza costretti a riconoscere la superiorità dell’uomo occidentale e ad accettare le sue leggi. La Pilkington riassume quanto accadde in una frase lapidaria ed amara: “The Nyungar people once walked tall and proud, now hung their heads in sorrow.”314 Verso la fine dell’Ottocento, vennero costruite delle riserve per gli aborigeni, considerati eccellenti “horsemen and cattlemen”, ma gli scontri continuarono; la scrittrice racconta di come un native avesse cercato di rubare una mucca da un allevamento di bianchi perché la sua famiglia stava morendo di fame nel deserto. I coloni se ne accorsero e lo uccisero. “Just a blackfella”315 fu il commento dell’uomo che lo freddò.
Nel 1907 Jigalong diventò un government depot destinato agli uomini incaricati di occuparsi della manutenzione della barriera per conigli, come eliminare i rami o gli animali che rimanevano impigliati nella rete. Il sovraintendente ricopriva anche il ruolo di Protector degli aborigeni. Nel corso della prima metà del Novecento, gli abitanti del Jigalong Depot erano aumentati moltissimo, visto il numero di nativi trasferitisi dal deserto. Maude era una delle ragazzine che abitava in questa stazione; da bambina era stata promessa ad un uomo aborigeno ma, una volta cresciuta, con suo grande sollievo, il suo promesso sposo avrebbe deciso di prendere in moglie sua cugina. Era intelligente e lavorava come domestica nella casa del sovrintendente, Mr Hawkins, cosicché imparò ben presto a parlare inglese. Un giorno sua madre si accorse che aspettava un bambino e scoprì che il padre era Thomas Craig, un inglese che lavorava come ispettore per il controllo della recinzione destinata a proteggere i pascoli dalle incursioni dei conigli selvatici. Quando la bambina nacque, sua zia immediatamente disse “It’s a wandi, a muda-muda wandi”316, espressione che significa “mezzosangue”. In questo quinto capitolo, la Pilkington ci introduce nel contesto dei riti e delle tradizioni aborigene come, per esempio, quando la zia chiama la neonata “ugly child”, in modo da proteggerla dagli spiriti maligni:
She began shouting loudly, “Look at this baby, it’s the ugliest child I ever saw. She is too ugly to look at, and I know that she will grow up to be a naughty girl.” She hurled all sorts of insults about her grandchild to protect her from any possible harm brought by evil spirits who may have witnessed the birth.317
314 Ivi, p. 16. 315 Ivi, p. 22. 316 Ivi, p. 37. 317 Ivi, p. 38.
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Il padre le diede, invece, il nome “Molly”: fu la prima bambina half-caste a nascere a Jigalong e gli altri ragazzi l’avrebbero insultata per la sua pelle chiara. La sua “eccezionalità” si ridimensionò quando le zie diedero alla luce altre due bambine mezzosangue: la prima, Daisy, e la seconda, Gracie. Le tre divennero inseparabili. Mr Keeling, un inglese che lavorava nella stazione, si mostrò preoccupato per l’atteggiamento aggressivo dei nativi nei confronti delle tre bambine e decise di scrivere al Department of Native Affairs a Perth, informando le autorità che le tre ragazze sarebbero cresciute meglio se fossero state allontanate da quell’area. Nel giugno del 1930, Constable Riggs, Protector of Aborigines, raggiunse il luogo per trasferire Molly, Daisy e Gracie al Moore River Native Settlement a Perth, giustificando questo trasferimento con il commento: “they will grow up with a better outlook on life than back at their camp”318. Né i pianti delle bambine, né le urla di dolore delle madri e neppure l’intervento dei padri bianchi riuscirono ad impedire questo distacco. Il sesto capitolo, “The Journey South”, descrive il viaggio fatto dalle bambine, iniziato in macchina. Dopo aver dormito una notte alla stazione di polizia, e dopo che altre due ragazze si erano unite a loro, Molly, Daisy e Gracie continuano il percorso in treno e poi in nave sotto la guida di Gwen Campbell, la loro accompagnatrice ufficiale. Dopo cinque giorni arrivano del tutto spaesate al porto di Fremantle:
They were totally unprepared for the sights and sounds that greeted them. The atmosphere ad activity of the busiest seaport in the state was overwhelming and frightening. They huddled closer to the stewardess, seeking her protection. Men were rushing about and yelling; some were watching the cargo being lowered down onto the wharf by huge winches. There were hundreds of bales of wool and crates of dairy produce waiting to be loaded onto ships for export overseas. The girls had never seen so many white men in the one place before.319
Viaggiando ancora per centinaia di chilometri, avrebbero raggiunto il Moore River Native Settlement, dove furono accolte da Mrs Evans, un membro del personale del dormitorio. La prima notte dormirono tutte e tre insieme in un letto per farsi compagnia e perché era molto freddo. Il giorno dopo, una ragazza che era già lì da tempo, Martha, avrebbe mostrato loro gli spazi esterni. A Molly il luogo non piaceva; le sembrava una prigione, visto che c’erano perfino le sbarre alle finestre. Era convinta, inoltre, che quello fosse il posto in cui vivevano i flesh- eating spirits: il suo istinto la spingeva a scappare, ma Martha intervenne spiegandole che le ragazze che cercavano di scappare venivano sempre catturate e punite duramente. Alla fine del
318 Ivi, p. 47. 319 Ivi, p. 57.
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settimo capitolo, le ragazzine appaiono sdraiate sul letto finché la voglia di libertà e riscatto avrà la meglio:
After roll call and lights out, Molly listened to the slide of the bolt and the rattle of the padlock, then silence. It was at that moment this free-spirited girl knew that she and her sisters must escape from this place.320
Il capitolo ottavo, “The Escape”, descrive la fuga dal Moore River Native Settlement. Era l’agosto del 1931 e, invece di andare a scuola come tutte le mattine, le tre “fuggiasche” si inoltrarono nella foresta. Il loro scopo era quello di trovare il rabbit-proof fence e di seguirlo come un “tracciato di Pollicino” fino a Jigalong. Molly si era assunta il ruolo di leader e Daisy e Gracie erano sicure che le avrebbe ricondotte a casa. Il loro cammino iniziò nel bush, poi dovettero attraversare un fiume e trascorsero la prima notte in una tana di conigli. Il giorno seguente, Gracie iniziò ad avere i primi dubbi: aveva fame e non voleva più mangiare solo pane e acqua, ma andarono avanti, catturando un coniglio e cibandosi con la sua carne. La loro fuga fu inoltre agevolata dalla pioggia, che spazzò via le impronte. Dopo un lungo cammino, raggiunsero una fattoria dove una signora offrì loro del cibo, ma, quando si misero nuovamente in viaggio, la donna pensò che non sarebbero sopravvissute a lungo e, perciò, decise di informare la polizia. Il caso di Molly, Daisy e Gracie era già popolare; durante il cammino si fermarono nuovamente presso altre fattorie per chiedere cibo. Le loro gambe e i loro piedi erano graffiati, dolenti e cominciavano ad infettarsi. Decisero, quindi, di trasportarsi vicendevolmente; ad un certo punto, mentre lo sconforto stava prendendo il sopravvento, per caso, Molly trovò il rabbit- proof fence, della cui esistenza era stata informata dal padre:
One day about midday, when the sun was high in the azure sky, Daisy and Gracie heard an excited shriek from Molly who, as usual, was walking ahead of them. “Here it is. I’ve found it. Come and look,” she yelled as she laughed and waved her arms. “What is it?” asked Gracie. “What are you shouting for?” “I’ve found the rabbit-proof fence. See,” she said, pointing to the fence. “This will take us all the way home to Jigalong.” […] There was much excitement when the girls at last reached the rabbit- proof fence.321
Le sue parole ridiedero loro speranza, anche se avevano ancora molto da camminare. Nel frattempo la polizia stava disperatamente cercando di trovarle, dopo una scomparsa durata cinque settimane. Gracie venne a sapere da una donna che incontrarono lungo il percorso che sua
320 Ivi, p. 74. 321 Ivi, p. 109.
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madre non era più a Jigalong, ma a Wiluna, per cui decise di prendere il treno per raggiungere questa destinazione. Molly e Daisy all’inizio erano contrarie ma, alla fine, acconsentirono. Dopo nove settimane di cammino le due bambine arrivarono a Jigalong e si riunirono nuovamente con la loro famiglia. Molly, ormai da anziana, ricorderà questa esperienza straordinaria di quotidiano eroismo:
“We followed that fence, the rabbit-proof fence, all the way home from the settlement to Jigalong. Long way, alright. We stay in the bush hiding there for a long time,” remembers Molly, who is in her late seventies. When she was only fourteen years old she decided that she wanted to have a part in planning her own destiny. “Long way” sums up rather understatedly what was, without doubt, one of the longest walks in the history of Australian outback.322
Nell’ultimo capitolo la Pilkington racconta che cosa successe alle tre ragazze dopo la lunga fuga: inizia soffermandosi su sua madre Molly, che, nel 1940, venne trasportata nuovamente al Moore River Native Settlement finché, seguendo ostinatamente la strada che aveva percorso nove anni prima, ritornò a piedi a Jigalong. Trovò lavoro come domestica e sposò Toby Keller, da cui ebbe due figli. Gracie fu catturata a Wiluna e trasportata nuovamente al Moore River Native Settlement, dove completò la sua istruzione e iniziò a lavorare come domestica. Gracie non ritornò più a Jigalong. Infine, Daisy rimase con la sua famiglia trovando un’occupazione come cameriera.
La Pilkington conclude riconoscendo l’importanza che il racconto di sua zia Daisy ha avuto per la realizzazione del libro, che appare in questo senso un’opera collettiva e polifonica, in cui lo storytelling si erge a elemento di coesione e comunicazione:
Daisy is a wonderful storyteller. This book may not have been written had it not been for her skill and love for storytelling, her vivid memory and her zest for life.323