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L’insistenza sulla bellezza, anche rispetto all’ipotesto dantesco, richiama inequivocabilmente al Simposio platonico, a quella scala contemplativa che dalla contemplazione

II. 2 «Fallace imago […] di desiato bene»: la dinamica morale dell’errore

30 L’insistenza sulla bellezza, anche rispetto all’ipotesto dantesco, richiama inequivocabilmente al Simposio platonico, a quella scala contemplativa che dalla contemplazione

della bellezza dei corpi sfocia nella visione del Bello ideale. Cfr. G.POTENTE, Eros e Allegoria nella

Gerusalemme Liberata…, 108.

31 «E questo fece, acciò che ciascuna cosa, avendo inclinazione a la sua beatitudine, si movesse per conseguirla; chè altrimente le cose tutte pigre e neghittose se ne starebbono, non procurando di giungere a quella perfezione di che la natura loro è capace». (Cons. 78).

Daniela Marredda, Il problema del male nella «Gerusalemme Liberata» di Torquato Tasso, Tesi di Dottorato in Scienze dei Sistemi Culturali, Università degli Studi di Sassari.

dai versi che lo stesso autore riporta per esteso,32 «buona e sempre divina è la

cagione» (Cons. 78). Tale concezione, come detto in precedenza, propria della teologia scolastica33 è la colonna portante di tutta la filosofia platonica.34 Non

è da escludere, dunque, che Tasso, coerentemente con la propensione sincretica che gli è propria anche a quest’altezza della sua produzione, attinga al doppio canale aristotelico-platonico: lo stesso Aristotele nelle battute iniziali della sua Etica35 definisce il bene come «ciò cui tutto tende» (1094a).36

Riconosciuto l’iter della fenomenologia gnoseologica come trapasso che deve svilupparsi «da la notizia delle cose sensibili […] al conoscimento delle insensibili e intelligibili», lo scacco dell’«amore sensuale e vulgare» risiede in questo fermarsi, arrestarsi nella «contemplazione e nel desiderio della bellezza corporale» e non andare «più oltre». L’esito di quest’appiattimento del

32 I riferimenti sono a Pd V 7-12 e il già citato Pg XVIII 34-39.

33 Si veda l’insistenza di Tommaso D’Aquino nel capitolo 16 del libro III della Somma contro i

gentili «Ogni agente agisce per un bene […] l’agente intellettivo non si prefigge un fine, se non sotto

l’aspetto di bene, poiché l’oggetto intellegibile non muove che sotto l’aspetto di bene, che è oggetto della volontà» e ancora più avanti «ma gli esseri che conoscono il fine non cercano come fine altro che il bene, poiché la volizione, la quale è brama del fine conosciuto, non tende a una cosa che sotto l’aspetto di bene, che è il suo oggetto. […] Dunque il bene è il fine di tutte le cose» (T. D’AQUINO, La somma contro i Gentili, a cura di T. S. Centi, Bologna, Edizioni Studio Domenicano, 2000, I-III: II, 55).

34 Sulla tensione naturale dell’uomo al bene, particolarmente significative ed esplicative di tutta la filosofia platonica, sono le parole di Socrate affidate alle pagine del Gorgia «Dunque, è perché inseguiamo un bene che noi camminiamo, quando camminiamo, pensando che sia meglio farlo, e, al contrario, quando stiamo fermi, stiamo fermi in vista dello stesso fine, vale a dire il bene.» 468 a (per le citazioni si veda PLATONE, Tutti gli scritti, a cura di G. Reale, Milano, Bompiani, [2000] 2014).

35 L’elenco dei postillati barberiniani (al numero 40) testimonia che Tasso era in possesso di una versione latina dell’ Ethica nicomachea (A. M. CARINI, I postillati “barberiniani” del Tasso, «Studi tassiani», XII (1962), 97-110: 107). Come nota Basile, nella lettera a Camillo Coccapani del 1586 [Lett. II 295 291], Tasso afferma di non possedere né la versione greca né quella volgare a cura di Bernardo Segni del 1550. (B.BASILE, La biblioteca del Tasso…, 232). Altre informazioni sui postillati

tassiani si trovano in G.BALDASSARRI, La prosa del Tasso e l’universo del sapere, in Torquato Tasso e la

cultura estense…, II, 361-409; un aggiornamento puntuale è fornito dallo stesso Baldassarri in ID.,

Notizie di postillati tassiani, «Studi tassiani» XLIV (1996), 44, 383-393; ID., Notizie di postillati tassiani,

«Studi tassiani» XLVII (1999), 47, 117-128; sulla biblioteca del Tasso si veda anche E.RUSSO, L’

ordine, la fantasia e l’arte. Ricerche per un quinquennio tassiano (1588-1592), Roma, Bulzoni, 2002.

36 Per le citazioni si fa riferimento a ARISTOTELE, Etica nicomachea [Etica], a cura di C. Natali, Roma-Bari, Laterza, 2010.

Daniela Marredda, Il problema del male nella «Gerusalemme Liberata» di Torquato Tasso, Tesi di Dottorato in Scienze dei Sistemi Culturali, Università degli Studi di Sassari.

trascendente nel contingente è il trionfo del molteplice, la regressione interiore dell’animo a uno stato di discordia. Ricomporre la dimensione di concordia, ristabilendo la «giustizia» interna, è possibile, come si è visto nell’Allegoria, solo quando «comanda chi dee comandare, ed obedisce chi dee obedire» (Cons. 80 e 91) in un chiaro riferimento alle potenze razionali e irascibili dell’anima. La tangenza con l’impianto allegorico della Gerusalemme liberata, già abbastanza evidente, risulta maggiormente scoperto laddove Tasso individua nella «violenza» e nella «fraude» i due «modi» (83) con i quali l’amore sensuale sferra il suo attacco, in assoluto accordo con la «forza» e l’ «inganno» (Gl IV 16 8)

adoperati dalle potenze luciferine per sbaragliare l’esercito crociato.

Seguendo l’avvincente itinerario delle connessioni testuali che legano, in una sincronia temporale, le opere tassiane, si dimostra del tutto condivisibile, a nostro avviso, la lettura proposta da Potente che riconosce nell’eros – «origine di tutte le “potenze dell’animo”»37 – l’«energia» che informa l’«impianto

allegorico-narrativo del poema»38 e muove l’agire dei personaggi tassiani.

Questa forza desiderativa, si è detto nelle Considerazioni, può arenarsi, come, di fatto, succede ai «compagni erranti», nelle maglie labirintiche di quei beni «secondi» e smarrire la strada verso l’unico Oggetto meritevole di desiderio: Gerusalemme e la sua conquista.39 Allo stesso tempo, perché l’obiettivo epico

torni ad essere il centro catalizzatore dell’azione crociata occorre che l’eros, convertendo la sua parabola profana, si trasformi in un desiderio che, scagionato dai recinti angusti della corporeità, si configuri cristianamente come agape o caritas. Tale dimensione si realizza nella figura di Goffredo abitato fin dall’abbrivo del poema, da un sentimento sintonico con il volere di

37 G.POTENTE, Eros e Allegoria nella Gerusalemme Liberata…, 125. 38 Ivi, 120.

39 Anche Laura Benedetti dà una lettura del male nella Liberata, sull’esempio della concezione agostiniana e della Commedia, come «colpevole volgersi da un bene superiore ad uno inferiore» (La

Daniela Marredda, Il problema del male nella «Gerusalemme Liberata» di Torquato Tasso, Tesi di Dottorato in Scienze dei Sistemi Culturali, Università degli Studi di Sassari.

Dio sul destino della missione crociata. La traiettoria dei personaggi tassiani sarà dunque quella suggerita dalle Considerazioni, un percorso di trasformazione del desiderio che si declina, socialmente, nell’adesione, da parte dei singoli guerrieri, all’autorità del capitano.

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