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Integrazione monetaria e sovranità violata dei Paesi europei: dumping sociale e Ciclo di Frenkel

Produzione in valore % rispe1o al mese dell'anno precedente

1.4 Integrazione monetaria e sovranità violata dei Paesi europei: dumping sociale e Ciclo di Frenkel

L’Unione monetaria, sia quella tedesca che quella europea, ha tuttavia accantonato alcuni valori fondamentali che caratterizzano le costituzioni democratiche europee quali quella del lavoro e di conseguenza il diritto ad avere una vista dignitosa dal momento che tali processi hanno generato un’eccessiva disoccupazione, seguita dall’aumento della povertà e della disgregazione sociale dovuta all’emigrazione.

Tali effetti entrano in contrasto con lo spirito sul quale si fondano le moderne costituzioni democratiche che riconosce la sovranità del popolo inteso come collettività di cittadini aventi pari dignità e pari diritti civili e politici. Esso pertanto configura i connotati di un capitalismo che viene considerato in linea con gli interessi dei cittadini.120

In altre parole le costituzioni propongono, a livello programmatico, un capitalismo che sia in sintonia con i valori della vita quali quello del lavoro, della riduzione del disagio sociale, della riduzione delle disuguaglianze, del rispetto della vita umana, principi che possono riassumersi con il termine “diritti fondamentali” che attribuiscono ai valori democratici, insiti nelle moderne costituzioni pluriclasse, una dimensione internazionale.121

Tali valori non sono riscontrabili nei processi di unificazione sin qui descritti, in considerazione dei “disastri sociali” generati ed ancora in essere, dove è intervenuta la prevaricazione della moneta e delle logiche ordoliberali di derivazione tedesca, incarnate nella proliferazione dei trattati europei, sulla diversità delle costituzioni degli Stati europei e sul diverso modo che hanno i singoli popoli di esprimere e di vedersi riconosciuta la propria sovranità. Ciò in quanto l’integrazione monetaria non ha saputo conciliare in un nuovo ed armonico modello di capitalismo i valori, cui inizialmente era ispirato il progetto di unione monetaria, di una sovranità condivisa, con quelli che accomunano i singoli popoli dell’ Europa e rinvenibili nei diritti fondamentali.122

120 RINALDI A.M., Da Maastricht al Fiscal Compact, storia di un’Europa senz’anima

http://formiche.net/2014/09/23/maastricht-al-fiscal-compact-storia-uneuropa-senzanima/.

121 BARRA CARACCIOLO L., I trattati europei contrastano con la Costituzione Italiana, in

http://www.specchioeconomico.com.

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Pertanto la moneta unica ed i singoli trattati, attraverso l’uso indiscriminato del principio di primazia del diritto europeo su quello nazionale, hanno deturpato tali valori generando non solo i suddetti disagi sociali ma anche enormi divari tra gli stati impedendo a quelli più svantaggiati, attraverso i meccanismi visti precedentemente, la ripresa e la crescita economica.

Con l’Unione monetaria non si è avuto solo un trasferimento della sovranità statale limitatamente alle politiche di bilancio e monetarie, ma è stata consumata una violazione più grave della sovranità delle Costituzioni laddove si sono trascurati i loro valori fondamentali, ma soprattutto una violazione della sovranità popolare dal momento che le scelte di politica economica, monetaria e sociale non sono il frutto della volontà popolare. 123

Si pensi per esempio al meccanismo del Fiscal Compact, o di quello relativo alla gestione del Fondo Salva Stati che è il prodotto di un disegno di ingegneria finanziaria non scelto dalle popolazioni europee ma realizzato dai tecnocrati dell’UE.124 Tali meccanismi non sono stati attivati solo per fronteggiare la necessità di un risanamento finanziario, ma per operare un riequilibrio competitivo caratterizzato da modalità operative asimmetriche che inducono i paesi ad aumentare la propria competitività tramite interventi deflattivi ed azioni peggiorative del mercato del lavoro. 125

Ciò complica l’azione di riduzione progressiva del debito e genera nella collettività orientamenti che sono contro l’euro. Le riforme strutturali, inoltre, dovrebbero riguardare anche i paesi che registrano un surplus al fine di determinare una crescita più equilibrata della zona euro. Occorre, inoltre, osservare che i problemi dell’euro non sono dovuti soltanto alla crisi dei debiti sovrani, ma anche e soprattutto ai crescenti divari competitivi interni all’area che stanno portando alla marginalizzazione delle economie periferiche rispetto a quelle del centro. Ciò va in controtendenza con l’auspicata convergenza tra le economie.126

123 FRENKEL, R., RAPETTI, M. (2009) A developing country view of the current global crisis: what

should not be forgotten and what should be done, Cambridge Journal of Economics, 33, 2009 pagg

685-702.

124 RINALDI A. M, op. cit. 125 DE NARDIS S.,op. cit.

126 BERGER H., NITSCH F. The euro’s effect on trade imbalances, in Imf Working Papers, n. 226,

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La suddetta dinamica genera nel tempo sentimenti anti-euro nelle economie periferiche che nel lungo periodo porterebbero alla dissoluzione dell’Eurozona. Occorre pertanto introdurre sin da subito un meccanismo di riequilibrio all’interno dell’area monetaria.127

Attualmente di tale politica di riequilibrio sono stati incaricati i paesi periferici che registrano un deficit nelle partite correnti. Tale azione ha generato una sensibile riduzione delle domande interne a tali economie, il deprezzamento del lavoro con un notevole detrimento delle condizioni sociali delle popolazioni interessate da tali manovre di aggiustamento. 128

In tale contesto si è poi trascurata l’interdipendenza tra deficit e surplus in base al quale il disavanzo di una determinata economia viene alimentato dall’avanzo di un altro sistema economico. Infatti nel primo decennio di vita dell’euro da un lato la Germania ha registrato un sensibile surplus a fronte dei crescenti deficit delle economie periferiche ed il relativo deflusso di capitali tedeschi verso i paesi deficitari.129

Per la dinamica su esposta le istituzioni europee hanno posto attenzione ai deficit considerando il surplus come indicatore di un’economia virtuosa, ma in realtà eccessivi surplus possono generare sensibili distorsioni nella distribuzione delle risorse e squilibri intersettoriali nell’ambito dei sistemi economici.130

In sostanza sia creditore che debitore sono responsabili di uno squilibrio nella bilancia dei pagamenti che a lungo andare potrebbe divenire insostenibile. Per cui occorre non solo porre attenzione alle economie in deficit ma anche a quelle che presentano un surplus soprattutto se è vistoso.131

Considerando ora il riequilibrio all’interno dell’Eurozona si può notare dal grafico seguente:

127 BORGHI AQUILINI, C. Cresce l’esercito che dice “no” all’euro, Il Giornale, 2 Agosto 2012,

pag. 3.

128 DE NARDIS S.,op. cit.

129 BAGNAI A. Il tramonto dell’euro. Come e perché la fine della moneta unica salverebbe

democrazia e benessere in Europa, Reggio Emilia, 2012 pagg. 73-74.

130 DE NARDIS S., Se c’è un paese da riequilibrare questo è la Germania, in Il Sole24Ore 17

Settembre 2014.

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