• Non ci sono risultati.

Differenziale di crescita disoccupazione riferito al periodo 2009-

Grafico 2.3 Variazioni medie della quota del reddito da lavoro sul reddito nazionale riferite al periodo 2000-2007 dei paesi OCSE che aderiscono all’Unione Europea

2.4 La “storia” della flessibilità del lavoro in Italia

Negli anni novanta l’Italia era caratterizzata da un mercato del lavoro molto rigido e dotato di elevate protezioni sociali addirittura maggiori rispetto a quelle che caratterizzavano il mercato tedesco, francese e spagnolo.

Tale rigidità è andata man mano riducendosi a partire dall’inizio delle riforme del mercato del lavoro inaugurate con il Pacchetto Treu263 risalente alla seconda metà degli anni novanta e con la successiva Legge Biagi264 del Febbraio 2003 che ha

operato una elevata flessibilizzazione del mercato del lavoro, per arrivare poi alla legge Giovannini del 2013 finalizzata ad aumentare la flessibilità del mercato dei contratti a termine.265

In tal modo il grado di tutela è sceso rapidamente in Italia al punto che nel 2002 esso era sostanzialmente identico a quello di Germania, Francia e Spagna.

Con l’inizio della crisi si registra un aumento delle tutele in Germania e Francia ed una forte riduzione in Italia e Spagna, per cui il mercato del lavoro italiano è più flessibile rispetto a quello tedesco e francese.

Tale condizione avrebbe dovuto portare un aumento dell’occupazione e della produttività in Italia. In realtà si è verificata la dinamica diametralmente opposta in quanto la precarizzazione ha portato ad un indebolimento della forza contrattuale del lavoratore e pertanto ad un abbassamento del costo del lavoro.266

262 EC, Communication for a European Industrial Renaissance, EC COM 14/2, European

Commission, Brussells 2014 a).

263 Il Pacchetto Treu rappresenta un insieme di norme della Repubblica Italiana emanate nel 1997 con

l’obiettivo di contrastare la disoccupazione in Italia e segnò l’inizio della fase di flessibilizzazione del mondo del lavoro nel nostro Paese. Si andarono a regolare istituti come quello dell’apprendistato, del lavoro interinale e del tirocinio.

264 La Legge Biagi andò a potenziare la flessibilità del lavoro in Italia. All’interno di tale Legge,

infatti, è presente l’istituto dei contratti a progetto (co.co.pro.). Questa nuova forma contrattale venne istituita come alternativa al contratto a tempo indeterminato. La legge porta il nome di Marco Biagi, giuslavorista italiano, assassinato a Bologna nel Marzo del 2002.

265A. BAGNAI, L’Italia può farcela. Equità, flessibilità, democrazia. Strategie per vivere nella

globalizzazione, Milano 2014 pag. 95 e segg.

266 PINI P., Minori tutele del lavoro e contenimento salariale, favoriscono la crescita della

103

Ciò ha spinto gli imprenditori a preferire una maggior intensità del lavoro anziché desiderare livelli di produttività più elevata in quanto tale fattore produttivo costa di meno.

Alla luce di tali considerazioni si può osservare come le riforme promosse dai tedeschi in Europa sono destinate a fallire in quanto da un lato generano una riduzione della produttività, dall’altro determinano una riduzione della domanda interna in quanto i lavoratori vedendosi bloccare la loro retribuzione e ridurre le tutele sociali cercano di risparmiare di più per motivi precauzionali.267

Tale dinamica viene descritta in diversi e prestigiosi contributi scientifici quali per esempio quello di Robert Gordon e Ian Dew Backer che nel 2008 scrivevano nei noti working paper del Nation Beaurou of Economic Research: i nostri risultati suggeriscono che almeno nel breve periodo imposte più basse e una deregolamentazione del mercato del lavoro innalzano la crescita dell’occupazione ma deprimono quella della produttività (…). Riducendo le tutele legislative dei lavoratori, i sussidi di disoccupazione e le aliquote medie di imposta, i paesi provocano una diminuzione del tasso di crescita della produttività tale da cancellare in tutto o in parte i benefici di un’occupazione più alta (…). La nostra analisi suggerisce che alcune riforme considerate prioritarie dall’agenda di Lisbona potrebbero si innalzare il tasso di disoccupazione ma anche ridurre la produttività, determinando come nelle nostre simulazioni, effetti trascurabili sul reddito pro capite.268

Poi con specifico riferimento alla riforma del mercato del lavoro Francesco Daveri e Maria Luisa Parisi hanno sostenuto che queste modifiche legislative, riferendosi al pacchetto Treu, dettero pieno riconoscimento legale a una quantità di forme contrattuali part-time e temporanee, alcune delle quali esistevano da prima anche se confinate al mercato del lavoro non ufficiale. L’abbondanza di lavoro a buon mercato derivante da queste riforme monche ha determinato un declino del rapporto capitale/lavoro di equilibrio. Potrebbe aver scoraggiato la capacità innovativa di molti imprenditori, che sono stati posti a confronto con la tentazione

267 A. BAGNAI, L’Italia può farcela, op. cit. pag. 97.

268 DEW-BECKER I., GORDON R.J., The role of labor market changes in the slowdown of European

104

irresistibile di adottare tecniche che usassero in modo intensivo i lavoratori part- time, la cui disponibilità sul mercato del lavoro era aumentata.269

Secondo Daveri in sostanza le riforme sono state fallimentari in quanto è stato operato un deprezzamento del valore del lavoro. Ciò trova conferma anche nella posizione di un altro economista ossia Giuseppe Travaglini (2009) dell’Università di Urbino che ha sostenuto che: il basso costo del lavoro ha agito da disincentivo per le imprese ad accrescere l’efficienza, rendendo profittevoli attività a basso valore aggiunto, altrimenti marginali(…). La moderazione salariale quindi, oltre che deprimere le retribuzioni ed i consumi, favorendo l’indebitamento, ha depresso l’investimento di qualità, i processi innovativi e la crescita della ricchezza nazionale.270

Alla luce di tali posizioni, in dottrina si concorda sul fatto che lo svilimento del fattore lavoro non ha portato i risultati sperati bensì un calo della domanda interna.

269 DAVERI F., PARISI M.L., Experience, Innovation and Productivity: empirical evidence from

Italy’s slowdown. In CESifo working paper, 3123/2010. Ifo Institute – Center for Economic Studies,

Group Munich, pag. 44.

270 TRAVAGLINI G., Alcune riflessioni sulle cause della crisi finanziaria, in Quale Stato 1. 2/2009

105