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Differenziale di crescita disoccupazione riferito al periodo 2009-

Fase 1 Unione monetaria tedesca con desertificazione economica

della Germania Est a favore dell’economia della Germania Ovest.

Unione monetaria e politica nella quale ha tratto vantaggio solo l’economia della Germania Ovest (annessione espansiva) a detrimento dell’economia della Germania Est (desertificazione economica).

Fase 2 Realizzazione dello SME. Gestione del Sistema monetario da parte della Bundesbank che ha privilegiato i paesi creditori del Nord Europa. Pertanto uno SME a “trazione tedesca” non ha risolto gli squilibri tra i paesi all’interno dell’Europa.

Fase 3 Realizzazione dell’Unione

Monetaria Europea.

Acuirsi degli squilibri tra i paesi del Nord Europa e le economie periferiche con effetti negativi sulla produzione e sull’occupazione. In questo caso il binomio espansione- desertificazione si rende più evidente.

Fase 4 Unione politica. Non ancora realizzata ma fortemente sconsigliata dagli economisti euroscettici.

Fonte: elaborazioni proprie.

2.3 L’Eurozona e le dinamiche del mercato del lavoro: dall’austerità espansiva alla precarietà espansiva

Il contesto di scarsa crescita configuratosi in Europa con particolare riferimento agli Stati dell’Eurozona, per le ragioni addotte precedentemente, ha portato ad un aumento generalizzato del livello di disoccupazione in Europa, in maniera particolare nella zona euro che registra oltre diciotto milioni e mezzo di unità tra persone inattive e scoraggiate e giovani inoccupati e senza formazione.240

240 BLANCHARD O., op. cit.

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Ciò è dovuto al fatto che l’offerta potenziale si riduce in proporzione con la riduzione della domanda effettiva che genera un abbassamento del tasso di occupazione associata all’impossibilità di un suo auspicato aumento.

In sostanza l’aumento della disoccupazione effettiva dovuta alla crisi fa crescere quella strutturale a pregiudizio delle politiche anticicliche finalizzate al ripristino dei pregressi livelli occupazionali.241

Pertanto gli obiettivi di politica economica, relativi ad un elevato tasso di occupazione, vengono pregiudicati a causa sia di una crisi di lunga durata che riduce la domanda effettiva, sia per gli effetti che tale riduzione comporta sull’offerta potenziale distaccandola dal livello necessario per giungere alla massima occupazione.

In sostanza la riduzione della domanda effettiva genera effetti negativi sull’occupazione in Europa, in quanto determina disoccupazione involontaria nel breve periodo che si traduce in disoccupazione strutturale nel medio termine. Nel lungo periodo, inoltre, pregiudica l’assorbimento delle unità disoccupate a detrimento dell’efficacia delle politiche anticicliche.242

La situazione è critica anche sotto il profilo del tasso di occupazione, dato dal rapporto tra occupati e popolazione attiva. Ciò ha stimolato ad attuare delle strategie come quella di Europe 2020243 il cui obiettivo è quello di un tasso di occupazione pari al 75% nell’ambito dell’Unione Europea con riferimento ad una classe di popolazione compresa tra i venti ed i sessantaquattro anni.244

Un obiettivo ambizioso che riguarda una crescita dell’occupazione di ben otto punti percentuali entro il 2020 se si considera che il tasso di occupazione nel 2002 era del 67%.

Nel periodo pre-crisi erano stati recuperati ben tre punti percentuali assestandosi nel 2008 al 70%, poi nei successivi cinque anni tale miglioramento è

241 JANSEN R. (2014), European Wage Depression Since 1999, in Social Europe Journal, 30 Maggio

2014: http://www.social-europe.eu/2014/05/wage-depression/.

242 PINI P., Lavoro, contrattazione, Europa, op. cit. pag. 68.

243 Il programma Europe 2020 contiene la strategia decennale relativa alla crescita ed all'occupazione

varato dall’Unione Europea nel 2010. Non si pone come obiettivo solo quello di porre rimedio alla crisi, ma intende far fronte alle lacune del nostro modello di crescita implementato in Europa attraverso la creazione di condizioni per uno sviluppo migliore in termini di sostenibilità e solidarietà. Tale programma prevede ben cinque obiettivi che riguardano la ricerca, lo sviluppo, l’occupazione, il clima e l’energia, l’istruzione, l’integrazione sociale e la riduzione della povertà. In www.europa.eu.

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stato quasi del tutto vanificato con il risultato di un tasso di occupazione al 2013 pari al 68%. Da ciò si può osservare come, a distanza di undici anni, il miglioramento del tasso di occupazione si traduce in un punto percentuale. Per cui stando al programma Europe 2020, per raggiungere l’obiettivo del 75% nel 2020, l’occupazione doveva crescere, a partire dal 2014, di un punto percentuale all’anno.245

Con riferimento al nostro Paese i dati relativi al 2014 ci consegnano un quadro occupazionale in Italia fermo al 67% con un trend in diminuzione se si considera un tasso di occupazione nel primo trimestre del 2014 pari a -0,2% rispetto all’anno precedente ed una disoccupazione che si assesta al 13,6% ossia +0,8% rispetto al trimestre dell’anno precedente.

I dati sono più drammatici se si considera la disoccupazione giovanile che registra un dato complessivo pari al 40% che arriva nel Sud dell’Italia a raggiungere il 60%, per un totale di circa 3 milioni di disoccupati.246

Nell’ambito dell’Unione Europea si assiste poi ad un sensibile divario della situazione occupazionale dove il paese che registra il più elevato tasso di occupazione è la Svezia, mentre quello più basso è rilevato in Grecia con un divario tra i due Paesi di circa trenta punti percentuali nel 2002. Esso è tuttavia presente non solo tra i suddetti paesi, ma anche tra gli Stati del Nord Europa e quelli periferici.247

Alla luce del suddetto contesto gli obiettivi fissati in Europe 2020 risultano difficili da raggiungere in così pochi anni. Ciò trova conferma nel fatto che la crescita economica prevista in Europa sarà jobless ossia non porterà nuovi posti di lavoro a causa della bassa produttività soprattutto nei paesi dell’area del Mediterraneo. Tale situazione viene poi peggiorata dalle politiche mercantilistiche dell’Europa orientate allo stimolo della domanda estera accantonando la politica di crescita della domanda effettiva interna di ogni singolo paese.248

Infatti il Governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco, afferma che il binomio crescita di produttività, crescita dell’occupazione si verifica soltanto nel

245 Consiglio Europeo, Conclusioni EUCO 79/14, Consiglio Europeo, Bruxelles, 27 giugno 2014

http://www.consilium.europa.eu/uedocs/cms_Data/docs /press data/en/ec/143478.pdf.

246 OECD, Employment Outlook, Parigi 2014.

247REALFONZO R., TORTORELLA ESPOSITO G., Gli insuccessi nella liberalizzazione del lavoro

a termine, in Economia e Politica, 13 Maggio2014: http://www.economiaepolitica.it/index.php/lavoro-e-sindacato/gli-insuccessi-nella-liberalizzazione- del-lavoro-a-termine/#sthash.BMQFgwdr.dpuf.

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caso in cui ci sia una ripresa della domanda interna. In merito egli propone, per stimolare la domanda effettiva, la realizzazione di investimenti fissi in quanto rappresentano la componente della domanda aggregata che reagisce più rapidamente al mutamento delle aspettative nonché stimolano la capacità dell’offerta di sfruttare l’innovazione tecnologica e fronteggiare la concorrenza globale dei mercati.249

Pertanto l’obiettivo della massima occupazione previsto nel suddetto programma Europe 2020 rischia di rimanere sulla carta proprio in considerazione del difficile contesto in cui si muove la relativa strategia occupazionale.

La suddetta situazione è la risultante di una precarietà espansiva che ha luogo nel mercato del lavoro e generata a seguito della diffusione del modello di austerity espansiva che si basa sulla flessibilità contrattuale e retributiva del lavoro.250

La precarietà espansiva in sostanza si basa sul meccanismo che l’aumento dell’occupazione può essere realizzato a condizione che si verifichi il trasferimento di tutele e di diritti del lavoro da chi li aveva a chi ne era del tutto privo. Tale meccanismo ha portato all’aumento di tipologie di lavoro meno tutelato ed alla riduzione di quelle dotate di maggior protezione sociale.251

In sostanza ha avuto luogo una sostituzione delle forme di lavoro piuttosto che la creazione di nuovi posti ed opportunità, con la conseguente riduzione generalizzata delle tutele sia per coloro che le avevano acquisite in passato che per le nuove generazioni di lavoratori.252

La precarietà espansiva ha inciso negativamente anche sulle retribuzioni di tutti i lavoratori, infatti, i salari nominali sono stati limitati e quelli reali si sono ridotti decretando una sensibile riduzione della componente della ricchezza derivante da lavoro che concorre al reddito nazionale.253

249 VISCO I., Considerazioni finali, Relazione annuale della Banca d’Italia per il 2013, 30 Maggio,

2014 Banca d’Italia, Roma.

250 PINI P., L’Europa e le sue “raccomandazioni” perverse”, op.cit.

251PINI P., Minori tutele del lavoro e contenimento salariale, favoriscono la crescita della

produttività? Una critica alle ricette della BCE, in Economia e Società Regionale, vol.31, n.1, 2013

b) pag.50-82.

252 PINI P., Austerità espansiva, precarietà espansiva ed il Jobs Act, op. cit. 253 PINI P., L’Europa e le sue “raccomandazioni” perverse”, op. cit.

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Infatti considerando i grafici qui di seguito rappresentati che riguardano la dinamica della quota del lavoro sul reddito nel periodo 2000-2007 e nel periodo 2008-2015254:

Grafico 2.3 Variazioni medie della quota del reddito da lavoro sul reddito nazionale riferite al