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Questa cosa che mi dici è molto interessante perché l’idea stessa di dipendenza rimanda alla perdita del controllo del comportamento sull’uso di una sostanza In

Nel documento Quale dipendenza? Dipende (pagine 141-143)

Per finire…

Appendice 1. Interviste agli utenti del SerT dell’Asuits di Trieste Trieste

4- Questa cosa che mi dici è molto interessante perché l’idea stessa di dipendenza rimanda alla perdita del controllo del comportamento sull’uso di una sostanza In

che modo questa mancanza di controllo si è espressa nella tua personale esperienza. Non lo so. È una cosa strana. Non è vero quello che insegnano su come funziona il cervello. È diverso. Perché io magari non bevo da mesi e posso passare attraverso tutti i bar di Trieste e vedere sui banconi tutte le birrette del mondo senza che mi venga nessuna voglia. Ma nemmeno la guardo. Poi invece c’è un momento di ansia e allora non ne posso fare a meno. Dipende da come sto io, non dalle robe esterne.

Quindi non ci sono stimoli che facilitano la perdita del controllo…

No, esatto. Non ci sono, non per me. Lo stimolo è la mia ansia. In più negli anni mi sono indebolito. Sono più vecchio, la mia salute non è più la stessa e quindi fa sempre più presa, ho meno resistenza. L’alcol ha fatto i suoi danni, insomma…

Sono in molti quelli che affermano che un problema con una sostanza possa solo peggiorare…

Sì, sono d’accordo. Io sto sempre peggio, mi è venuto il diabete, ho sviluppato una neuropatia tossica… sono tanto instabile sulle gambe. Pensa che quest’ultima ricaduta l’ho fatta in dieci giorni e senza bere quantitativi esorbitanti, anzi. Ma ero proprio KO, non mi reggevo più in piedi, ero una larva. Pensa che (e adesso ti metterai a ridere), sono andato in polidipsia psicogena: mi sono avvelenato d’acqua e sono andato in coma. Ero in rianimazione e non sapevano nemmeno se sarebbero riusciti a salvarmi le penne oppure no. Continuavo a bere, a bere acqua! Avevo perso il controllo…

E ti sentivi consapevole della perdita del controllo…

No, assolutamente. Non me ne rendevo nemmeno conto. Tutte le volte che lo perdo sono inconsapevole. Sento solo l’ansia. Ad esempio quella volta che sono andato in coma per via dell’acqua, avevo uno stato d’ansia allucinante. E avevo voglia di alcol per sedarmi. Così per resistere ed evitare di sbronzarmi mi sono attaccato all’acqua: mi riempiva la pancia e mi dava la sensazione di fare qualcosa per calmarmi. Ho bevuto più di otto litri d’acqua e ho avuto uno scompenso sodico. Vedi com’è? Qualunque sostanza all’eccesso ti porta alla morte. Qualunque, mica solo le droghe. Anche l’acqua che pensi è la cosa più naturale del mondo, invece…

5- Molti dichiarano che, in definitiva, il dipendente è responsabile di curarsi e correggersi da solo…

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No, devi farti aiutare. È necessario. E qua ti aiutano tanto. Pensa che l’ultima volta che sono uscito di qua, la volta dell’acqua, ne ero uscito così bene che, nonostante tutte le mie ansie, ero andato a fare docenza di ‘cooperazione sociale idraulica e elettricista’ in carcere. Che il carcere mi ha sempre fatto paura e non ci sarei mai voluto entrare, con tutte quelle chiavi, e tutte quelle porte. Eppure stavo così bene che me la sono sentita, ed è stata una bellissima esperienza, ho trovato gente straordinaria.

20) – Uomo, 42 anni- inizia a bere in modo patologico a 16 anni e ha sempre bevuto ininterrottamente per 25 anni, pur essendo più volte seguito dai servizi. Si ricorda solo di due piccole parentesi di astinenza, la prima risalente a un anno e mezzo fa (rimase lontano dall’alcol per circa due mesi) e la seconda adesso durante il ricovero.

1- Molte persone dipendenti dichiarano di usare la sostanza per diverse ragioni: per far fronte alle difficoltà della vita, per ridurre la loro depressione, per evadere da situazioni familiari negative…

Sì, anche per me è così, per le situazioni familiari, ma anche per affrontare la vita di tutti i giorni e poi per darmi un po’ più di forza perché sono tanto timido. Ho

sempre bevuto per aprirmi un po’ di più, per acquistare un po’ di sicurezza e

coraggio. E poi in casa mia erano tutti alcolisti: il padre, la madre e il fratello…non è che avessi molte alternative, eh? Era sempre un clima di disagio fin da piccolo, e questo mi ha portato a diventare a mia volta alcolista. E in un certo senso mi

definisce, cioè…sono più gli anni di dipendenza che quelli che ho passato senza bere (da uno a 16 anni), quindi insomma…fa parte di me.

2- Alcuni vedono la dipendenza come segno di debolezza e mancanza di volontà e le ricadute come fallimenti personali…

No, no è una malattia. Una malattia cronica recidivante. Poi ovviamente incide anche la volontà. Io, ad esempio, avrei potuto chiedere aiuto prima di ridurmi così. Erano già parecchi anni che mi ero ormai reso conto di avere un problema, ero diventato consapevole di essere alcolista: avrei potuto chiedere aiuto in quel periodo, e invece ho aspettato ancora anni. Ho provato da solo, ma non sono riuscito. Non ci puoi riuscire, c’è bisogno di una struttura che ti segue, da solo non ce la puoi fare…

3- Molti dichiarano che, in definitiva, il dipendente è responsabile di curarsi e correggersi da solo…

Sì, vabbè. Adesso l’ho capito anch’io che devo aiutarmi. Farmi aiutare e metterci dell’impegno. Ma sono sempre stato molto irresponsabile. Perché non mi

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importava di guarire. Sai, puoi venire qua anche solo a perdere tempo. Puoi venire e seguire le ‘lezioni’ degli psicologi dalle otto a mezzanotte ma se tu non hai l’intenzione di smettere è inutile.

4- Molti affermano che un problema con una sostanza possa solo peggiorare…

Nel documento Quale dipendenza? Dipende (pagine 141-143)

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