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È molto interessante quello che mi stai dicendo…perché l’idea di dipendenza rimanda alla perdita del controllo del comportamento In che modo questa

Nel documento Quale dipendenza? Dipende (pagine 157-161)

Per finire…

Appendice 1. Interviste agli utenti del SerT dell’Asuits di Trieste Trieste

3- È molto interessante quello che mi stai dicendo…perché l’idea di dipendenza rimanda alla perdita del controllo del comportamento In che modo questa

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Così, come ti dicevo. Ad un certo punto mi sono accorto che avevo perso il controllo, che non mi riconoscevo più, non ero più la persona che pensavo di essere. Me ne sono accorto il giorno in cui ho rubato una borsetta in banca. È stato più o meno un anno e mezzo fa. Ero andato in banca per…boh adesso non mi ricordo per cosa. Comunque c’era ‘sta borsetta appoggiata sulle sedie di plastica. Passano venti minuti, mezzora, quaranta minuti, e la borsetta era sempre là. Così la prima cosa che mi è venuto in mente di fare prima di uscire è stato prendere la borsetta e filare via. Fortuna ha voluto che soldi dentro non ce n’erano. La sera stessa mi sono guardato allo specchio e mi sono detto “Ma che cavolo stai facendo”. Mi sono sentito un verme. Così sono andato dai carabinieri per autodenunciarmi. E sono stati loro a dirmi di venire qua, di farmi aiutare. E così adesso sono qua, da luglio dell’anno scorso.

Quanto ti sentivi consapevole di questa perdita del controllo, prima di questo avvenimento del furto della borsetta…

Ah, poco e niente. Rubavo già, ma rubavo in casa. E finché rubi in casa pensi “Posso farlo, è lecito perché è casa mia”. Ma la verità era che mi stavo già rovinando la vita. Il gioco mi stava rovinando la vita (da notare la correzione tempestiva “Mi stavo

rovinando…”- “il gioco mi stava rovinando…”)

Molti affermano che un problema di questo tipo possa solo peggiorare… Assolutamente. Il gioco mi ha rovinato la vita. Sono stato cacciato di casa, mi sono ritrovato in strada dall’oggi al domani, non ho avuto l’aiuto dei miei familiari (e quella è stata una mazzata).

Molti dichiarano che, in definitiva, il dipendente è responsabile di curarsi e correggersi da solo…

Anche io mi sento responsabile. Da uno a dieci: otto. E il restante due?

Eh…sono sempre in bilico. Se non hai tutta la forza di volontà sempre con te prima o poi ci ricadi. Ed è faticoso. Dieci non ci sarà mai. Almeno non per me. Perdo troppo facilmente il controllo.

Nella tua esperienza, quali stimoli facilitavano la perdita del controllo… Scusa, non ho capito proprio la domanda.

Quali erano gli stimoli (luoghi, persone, cose) che innescavano il gioco… Ma non lo so… (mi risponde un po’ esasperato).

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Magari la vista di una certa sala giochi, di un amico in particolare…

Beh, ovvio che se sono al bar e vedo le slot mi viene voglia. Poi le slot ci sono

dappertutto. Anche se ho i soldi in tasca mi viene voglia. Infatti non mi portavo dietro mai più di un euro per il caffè. E se passavo in piazza Goldoni, che c’è il Bingo, mi veniva tanta voglia di giocare. Un desiderio fortissimo.

Come potresti descrivere la tua esperienza quando il desiderio di giocare diventa irresistibile…

Alla fine era sempre irresistibile. Era il mio primo pensiero la mattina quando mi

svegliavo. Facevo colazione e poi prendevo e andavo a giocare. Mi svegliavo che avevo addosso una specie di euforia, non vedevo l’ora che aprisse la sala slot per andare a giocare. E ormai era diventato tutto automatico: sveglia, colazione, autobus, slot. Tutti i giorni. Era una routine anche passare in piazza Goldoni. E tutte le mattine facevo così… (e mima il gesto di curvare a sinistra), invece che andare dritto. E mi ci ritrovavo senza manco accorgermene.

Ora che hai smesso di giocare come si è modificata questa esperienza di mancanza di controllo.

Ascolta, il mese scorso ho avuto un lutto: è morto un mio amico. Il giorno del funerale avevo 20 euro in tasca per prendere qualcosa insieme a un altro mio amico. Però questo mi ha chiamato e mi ha detto “Guarda che sono quaranta minuti in ritardo”. Quelle sono situazioni che in teoria ti portano a giocare. Perché ero triste per il lutto, avevo tempo buco e avevo soldi in tasca, e in più, di fronte a me c’era un bar che so che ha le macchinette. Eppure mi sono seduto sulla panchina, proprio di fronte al bar e ho aspettato fermo per quaranta minuti. Mi sono auto-controllato quel giorno lì. E infatti ero molto fiero di me stesso.

28) -Uomo, 33 anni-

1- Molte persone dipendenti dichiarano di usare la sostanza per diverse ragioni: per far fronte alle difficoltà della vita, per ridurre la loro depressione, per evadere da situazioni familiari negative…

Nella mia esperienza personale forse per noia. Forse, ancora di più, per la compagnia di amici. Quando ero piccolo che iniziavo ad uscire avevo una compagnia che giocava. E forse probabilmente li ho seguiti in quello che facevano. Anche se non è chiaramente giusto, alla fine ho legato sempre con gente che giocavano anche loro (cerco di riportare fedelmente le parole che mi dice). Magari ogni tanto andavamo fuori insieme, anche senza giocare, ma quasi

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sempre il punto di ritrovo era là (fa riferimento alla sala slot). Avevo un amico in particolare. Io finivo di lavorare, lui finiva di lavorare e ci ritrovavamo là. Ogni giorno. E la gente che mi conosceva e che mi vedeva mi diceva “Ma cosa ci fai qua? Vatti a fare un giro che c’è pieno di belle mule!”. Ma tante volte non avevo proprio voglia di andare in giro, preferivo stare là, mi sentivo più al sicuro, mi capisci?

Assolutamente…

E così rispondevo “No, sto qua”. E ci stavo tanto, eh? Tutti i giorni dopo il lavoro e poi il sabato tutto il giorno. La domenica forse un po’ di meno, ma il sabato sempre, mattina, pomeriggio e sera, tornavo a casa a mangiare e poi tornavo là. 2- Alcuni vedono la dipendenza come segno di debolezza e mancanza di volontà

e le ricadute come fallimenti personali…

Debolezza sì…quando uno comincia, che prende il vizio. Poi soprattutto diventa una abitudine. Mancanza di volontà…non so. Perché conosco gente che è sempre stata forte in tutto, eppure c’è caduta lo stesso. Non lo so, è

un’infatuazione quella del gioco, che cambia proprio le persone, le fa diventare diverse. Se io penso che sono dodici anni che gioco… a quanti soldi ho perso. Mi mangio le mani. Altro che casa! Sarei riuscito a comprarmi una villa, e avrei messo tanti soldi da parte. Mi dà fastidio anche solo pensarci. Adesso non ho niente, capisci? Ho solo la macchina. Potevo stare bene, dopo dodici anni di lavoro. Avendo avuto un po’ di testa, dopo dodici anni, sai quanto sarei riuscito a mettere da parte? Alla fine vivevo con mia mamma, le pagavo le spese sì, però sarei comunque riuscito a mettere da parte dei soldi. Sono sicuro. Ma non ci devo pensare. Che mi viene angoscia. Tanto quei soldi lì ormai sono persi. E sono cifre abbastanza alte. Non si possono recuperare. E anzi, devo ‘resettare’ e non pensarci proprio più. Perché se solo penso di poterli recuperare è la fine. Gioco di nuovo. Sai quante volte è successo? Non lo so, mi sono sempre detto che se uno magari ha un hobby, o uno sport, o qualcosa da fare oltre il lavoro non finisce come me. Magari non ci passa nemmeno davanti ai centri scommesse, alle macchinette, nemmeno le vede. A parte che sarà stanco, poi arriva subito ora di cena…

3- Molti affermano che un problema con una sostanza possa solo peggiorare… 4- Molti dichiarano che, in definitiva, il dipendente è responsabile di curarsi e

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5- Come potresti descrivere la tua esperienza quando il desiderio di consumare diventa irresistibile…

6- L’idea di dipendenza rimanda alla perdita del controllo del comportamento sull’uso di una sostanza. In che modo questa mancanza di controllo si è espressa nella tua personale esperienza.

7- Nella tua esperienza, quali stimoli facilitavano la perdita del controllo

Nel documento Quale dipendenza? Dipende (pagine 157-161)

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