Per finire…
Appendice 1. Interviste agli utenti del SerT dell’Asuits di Trieste Trieste
3- Mi potresti proprio questa esperienza? Quando il desiderio di bere diventa irresistibile…
Eeeeeeeh, non mi chiedi mica una roba facile…
Lo so, hai ragione, sono consapevole di fare domande difficili. Rispondimi come riesci… Diciamo che io inizio stando male a livello psicologico. Sono tremendamente triste. E quando bevo il primo bicchiere mi sento proprio più rilassata. E sono consapevole che un bicchiere di vino non è che abbia questo effetto miracoloso, però per me, per quello che significa, è importante. Mi fa stare meglio. Mi sento proprio più sedata, meno preoccupata. E poi, come ti dicevo prima, non mi fermo mai al primo bicchiere. 4- Alcuni vedono la dipendenza come segno di debolezza e mancanza di volontà e le
ricadute come fallimenti personali…
Beh certo. Nel mio caso ancora di più si tratta di pigrizia. È il problema fondamentale: sono un po’ pigra. Un po’ tanto pigra. E questo non mi aiuta per niente. Quanto mi sento in colpa per ‘sta pigrizia! Soprattutto quando mio figlio se n’è andato di casa, e sono rimasta di nuovo da sola. Mi dicevo “Vabbè, son sola, son libera di fare quello che voglio”. Non mi ci impegnavo nemmeno a fare dell’altro. È stato così per le ricadute. Lasciavo che le cose andassero come andavano senza fare resistenza. Non mi
importava.
5- Molti affermano che un problema con una sostanza possa solo peggiorare…
Da tutti i punti di vista: fisicamente ma anche mentalmente e moralmente. Ti distrugge dentro e fuori: aggrava la depressione perché l’alcol è un depressogeno e poi mi faceva
138
diventare aggressiva con gli altri. È un tratto del carattere che ho sempre avuto: tengo le cose dentro e poi sbotto all’ultimo. E l’alcol accentuava abbastanza, non che facessi danni o alzassi le mani, però rispondevo male, tanto acida.
6- Molti dichiarano che, in definitiva, il dipendente è responsabile di curarsi e correggersi da solo…
Mah… La buona volontà non basta. Te lo dico subito. Bisogna seguire quello che loro, che sono specialisti e lavorano in questo campo da anni e anni, ti indicano. Magari prendere un pochino da ciascuno, quel pochino che fa il caso tuo. Tutte le indicazioni che ti danno, soprattutto quelle di vita: non stare sempre da sola, vai da una tua amica e chiacchiera un po’, trovati un hobby, fai dello sport, qualcosa che ti faccia star
bene…tutte queste piccole cose aiutano. È che
19) –Uomo, 55 anni- inizia a bere in modo patologico 6 anni fa. Alterna momenti di ricaduta a periodi di recupero: è ricoverato in alcologia da tre settimane per un’ultima grave ricaduta.
1- Molte persone dipendenti dichiarano di usare la sostanza per diverse ragioni: per far fronte alle difficoltà della vita, per ridurre la loro depressione, per evadere da
situazioni familiari negative…
D’accordo su tutto. Quando ero piccolo mio papà beveva duramente e aveva pochissima voglia di lavorare, anzi quasi niente. Mia mamma andava a lavorare per mantenere noi tre bambini. Bambini? Vabbè ragazzi… perché io ero il più piccolo, ma mia sorella maggiore aveva dieci anni in più di me. È stata lei a farmi da
mamma. Povera, è morta a 48 anni per un brutto tumore… anche mio padre è morto, ma di cirrosi. E beveva tantissimo: fuori, con gli estranei era un coccolone, ma appena arrivava a casa, non ti dico, urli, minacce, non ci picchiava, però tante di quelle baruffe con mia mamma, povera. E io ero iperprotettivo nei confronti di mia mamma, forse perché ero l’ultimo dei tre figli, non lo so. Però ci pativo tanto, mi aveva lasciato scioccato questo modo che aveva mio padre di trattare mia mamma. Infatti negli anni sono diventato così sensibile. Già penso di essere nato sensibile, però queste cose ancora di più mi hanno sensibilizzato. Certi episodi ad esempio mi hanno proprio segnato. Mi ricordo ancora quando avevamo preso la pagella in terza, portavamo tutti a casa dei brutti voti, e mia mamma ci aveva solo detto “Io fossi in voi mi vergognerei”. Gli altri del circondario se ne erano fregati, io invece la notte avevo fatto pipì nel letto. Pensa. Adesso a ripensarci mi viene da sorridere ma è stato un episodio che mi ha segnato. E ce ne sono altri: ho sempre risentito
moltissimo dei rimproveri di mia madre, proprio perché ci tenevo così tanto. E l’alcol per questa mia infanzia ha giocato un ruolo fondamentale. E poi per evadere
139
dalla depressione sicuramente, perché quando sei in stato depressivo vedi tutto nero e tutto buio e cerchi qualcosa che ti tiri su. Io usavo l’alcol come medicina: una medicina risolutiva immediata.
2- Alcuni vedono la dipendenza come segno di debolezza e mancanza di volontà e le ricadute come fallimenti personali…
No, non sono d’accordo. Può essere all’inizio un segno di debolezza forse, per alcuni, ma non per me. Per me è una cura, una cura immediata al mio star male. Ho sempre convissuto con le ansie. Ansie, tensioni, paure, depressioni… e l’alcol è una cura perfetta, anche scema se vogliamo, perché mi sarei potuto prendere un Tavor, ma non sarebbe stata la stessa cosa. L’alcol mi stabilizza l’umore, mi aiuta tanto. E poi si instaura la vera e propria dipendenza…sai come funziona, no? Ti si aprono tutti i recettori cerebrali e si moltiplicano. Poi si chiudono, ma rimangono sempre là e poi si spalancano tutti insieme e non puoi fare a meno di bere. È così che finisci in ricaduta: iniziavo con una birra perché non potevo farne a meno, magari riuscivo anche ad aspettare po’ (anche due settimane), ma poi mi rendevo conto che non mi aveva fatto effetto, e allora ne prendevo un’altra, e con la seconda mi si
spalancavano i recettori e allora non c’era più niente da fare. L’ultima ricaduta che ho fatto, quella per cui sono qui adesso, è stata assurda. Era un periodo bello, stavo bene, ero quasi euforico e un giorno ho deciso “Vado a bere”, ma così, senza un apparente motivo. Ancora adesso sto cercando di capire le motivazioni che mi hanno spinto, ma non ci arrivo. E poi è così fatto che, dopo il primo bicchiere, il desiderio diventa sempre più forte e non riesci a resistere.
3- Come potresti descrivere la tua esperienza quando il desiderio di consumare diventa irresistibile…
Beh, inizia tutto con l’ansia. Un’ansia pazzesca che ti sembra che non si possa risolvere in nessun modo. E sì, a volte ho provato a prendere altri farmaci (usa proprio il termine ‘altri’ annoverando implicitamente l’alcol tra i farmaci), ad esempio il Tavor, ma mi sedano e basta, cioè, non mi calmano l’ansia, mi fanno solo dormire. Mentre l’alcol è diverso: già mentre ti scende il primo bicchiere mi sento meglio. Ma forse è che mi convinco di stare meglio, non so. Solo che poi, appena svanisce l’effetto, le ansie tornano e ancora più terribili di prima, e così bevi di nuovo. E poi di nuovo. E poi di nuovo. Aumentando sempre di più la dose. Perché aumenta l’ansia e aumenti la dose. Vai in escalation e perdi completamente il controllo.
140
4- Questa cosa che mi dici è molto interessante perché l’idea stessa di dipendenza